La Luna, di Micia

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<Jocker>
view post Posted on 19/3/2011, 21:48     +1   -1




La stanza è ancora fresca, apro la finestra e socchiudo le persiane, non voglio che il sole d’agosto ci entri. Il ristorante sotto è quasi vuoto, solo un paio di stranieri e le loro birre, mentre la via a fianco è piena del vociare della gente. E’ tutto così rilassante, mi distendo sul letto e lascio rimbalzare lo sguardo, la camera sembra non essere cambiata, tutto è accogliente e caldo come me lo ricordavo. Le voci che arrivano dalla strada sono estive, riposanti ed io mi sento finalmente in pace. Affondo il viso sul cuscino e ne gusto tutta la morbidezza. Un respiro lungo, leggero e mi volto sul fianco, chiudo gli occhi e li riapro sorridendo ai miei pensieri.

Esci dal bagno mentre io continuo a fingere di leggere, ho smesso di farlo nel momento stesso in cui la porta si è aperta. I miei occhi scivolano discretamente sul tuo corpo, ti spio attraverso le pagine e mi sento arrossire. La bellezza del tuo fisico mi sorprende e una scarica calda mi attraversa impunemente la pelle. Hai l’asciugamano avvolto alla vita. Stretto sui fianchi, scende morbido sulle cosce e lascia immaginare le linee coperte dei tuoi muscoli. I capelli corti sono ancora bagnati e piccole gocce d’acqua ti scivolano sparse sul torace e lungo la schiena. Il tuo è sorprendentemente il corpo più bello che abbia mai visto.

Lascio cadere il libro e gattono fino a te, in piedi ed intento ad asciugarti i capelli. Non ti accorgi del mio movimento. Sento il profumo leggero della spugna bagnata e il buon odore della tua pelle, mi sollevo sulle ginocchia e finalmente catturo la tua attenzione. Sorridi o forse è solo la mia immaginazione a pensarlo. Ti guardo negli occhi, scuri, intensi, vivaci, guardo le tue labbra carnose e pronunciate, la tua carnagione olivastra e non dico una parola, scendo soltanto con gli occhi sul collo, sulle spalle e via verso il torace. Fai cadere l’asciugamano che hai fra le mani e impercettibilmente allarghi le braccia, quasi a lasciarti guardare. Mi sollevo sulle ginocchia e mi sposto fino al bordo del letto, fino a sentire la spugna umida sfiorarmi. Respiro il tuo profumo e ti accarezzo con lo sguardo, mentre quasi timorosa appoggio le mie mani al tuo petto.

La tua pelle è morbida, fresca, lentamente ti accarezzo, sul collo, lungo le spalle e solletico i tuoi fianchi regalandoti brividi sottili. Mi arrampico di nuovo fino al petto, i tuoi capezzoli sono piccoli e scuri, li stringo leggermente fra le dita e li sento farsi duri sotto il mio tocco. Mi lascio andare all’indietro appoggiandomi sui talloni e alla fine mi siedo, le gambe che toccano le tue. Sento vicinissimo l’odore della tua pelle, accarezzo il tuo ventre, il contorno del tuo ombelico e gioco con il bordo dell’asciugamano. Scendo sul tuo fondoschiena e sento i tuoi glutei sodi sotto la stoffa. Timidamente bacio i tuoi addominali, li accarezzo con la guancia mentre con le mani sciolgo il nodo della salvietta. La spugna cade e scopre il resto del tuo corpo, nudo come immaginavo. Guardo il tuo inguine senza smettere di accarezzarti le cosce, sento i tuoi muscoli, scendo fino alle ginocchia e lungo i polpacci, chiudo gli occhi un momento e respiro a qualche millimetro da te, mi piace il tuo odore. Mi appoggio al tuo ventre e sento, vicinissima, la carne del tuo sesso.

Ti accarezzo con il viso mentre le mie mani corrono lungo le tue gambe. Inizio a baciarti, piccoli e morbidi baci che ti assaggiano delicatamente. Ti abbraccio e per un istante sento il mio calore fondersi con il tuo, chiudo gli occhi e assaporo morbidamente il mio respiro. Sento allora te tue mani affondare nei miei capelli, massaggiarli piano e piano spingere il mio capo più in basso, verso il tuo dolce piacere Si è fatto buio fuori e l’aria è piacevolmente fresca, le piccole vie sono ancora animate come le luci alle finestre, passeggio giocando con i miei pensieri e gustando ogni angolo della città vecchia, la trovo incantevole. La piazza è deserta, solo qualche ragazzo seduto sui gradini della chiesa, mi piace la sua eleganza, mi piace la sua semplicità.

Rientro piano verso l’albergo, misurando con i passi i miei respiri, l’insegna del Caffè Simo è ormai spenta. Ancora qualche minuto e mi avvicino alla corte, all’osteria non c’è più molta gente. La voce di un uomo scivola amabilmente su due bicchieri di Chianti mentre una ragazza lo ascolta guardandolo dritto negli occhi. Stanotte, forse, avrà il coraggio di baciarlo o forse si addormenterà piacevolmente desiderando di averlo fatto
 
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