BOCCA SDENTATA, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 18/3/2011, 16:01     +1   -1







Le corsie degli ospedali sono trafficate al pari dei supermercati. Nelle camere di degenza si spaccia di tutto, dalla droga alla carta igienica. Motivi che inducono la popolazione a pensare che medici, infermieri, tecnici, portantini e addetti alle pulizie, siano maggiormente impegnati ad arrotondare lo stipendio piuttosto che prodigarsi nell'assistere i malati. Ma non è tutto vero, anche se c'è chi ha saputo mettere a profitto fantasia e creatività per arricchirsi alle spalle della povera gente.
Natalino presta servizio come inserviente presso la 9° divisione di medicina dell'ospedale San Francesco. Ma anziché prodigarsi a favore dell'azienda ospedaliera da cui dipende, occupa il tempo trafficando materiale di qualsiasi genere durante l'orario di lavoro.
Trapiantato a Parma da più di vent'anni, ma di origine napoletana, ha mantenuto intatta la verve e la fantasia della gente cresciuta alle pendici del Vesuvio. Calvo, basso di statura, di corporatura gradevolmente abbondante, arrotonda lo stipendio commerciando prodotti di ogni specie. Alle molteplici attività unisce anche quella d'intermediario, infatti, mette a disposizione, a chiunque gliene fa richiesta, operai e artigiani abili nelle piccole riparazioni domestiche. E' a lui che sono solita rivolgermi in caso di necessità.
Quando ieri mattina ho messo piede nella cucina della 9° divisione di medicina, dove Natalino presta servizio, l'ho trovato che stava comodamente seduto sopra una sedia. Un delizioso aroma di caffè aleggiava nella stanza. Sul tavolo c'era una Moka e una tazzina da caffè. Manteneva una mano sul tavolo e faceva tamburellare le dita nervosamente. L'altra mano sorreggeva una sigaretta.
- Ciao, Natalino, come va?
- Bene... bene.
Ha aspirato il fumo dalla sigaretta e ha lasciato che i polmoni dilatassero a dismisura la gabbia toracica, poi ha cacciato il fumo nella direzione della mia persona.
- Avrei bisogno del tuo aiuto.
- Accomodati Erika, posso offrirti una tazza di caffè? - ha detto scrutando in modo indecente le curve del mio corpo.
- No grazie, l'ho già consumato in reparto.
- Una sigaretta allora? - ha insistito.
Mi sono accomodata nella sedia di fronte a lui. Ho accavallato le gambe di proposito, ben sapendo che durante la manovra il suo sguardo sarebbe immancabilmente caduto sulle cosce.
- Non fumo mai di mattina. - ho detto a giustificazione del rifiuto.
- Io invece sono schiavo del tabacco, non ne posso fare a meno. Ti trovo bene, sei meravigliosa... come sempre.
- Ti ringrazio. E' un piacere sentirselo dire da te.
I suoi complimenti erano sinceri. Provenivano da un uomo che, nonostante le apparenze, di donne se ne intende perché ne ha scopate in grande quantità. Nessuno vedendolo potrebbe supporre che si sia fatto le più belle infermiere dell'ospedale, eppure è così.
Dalla posizione in cui stavo seduta potevo scorgere il gonfiore malamente celato dalla patta dei pantaloni. La presenza fra le gambe di Natalino di un cazzo dalle notevoli dimensioni è cosa risaputa fra il personale femminile dell'ospedale. Non ho mai avuto modo di vederglielo, ma in più di una occasione, approfittando della mia mitezza, si è arrischiato a strofinarlo contro miei glutei. In quelle circostanze ho avuto modo di saggiare la consistenza del rotolo di carne che tiene fra le gambe, di cui molte infermiere hanno assaporato la compattezza fra le cosce e nella bocca.
- Avrei bisogno del tuo aiuto.
- Se in qualche modo posso favorirti lo farò volentieri.
- Il water di casa mia ha una piccola perdita d'acqua, sei in grado di mandare un idraulico a ripararmelo?
- Hai fretta?
- No, ma non vorrei che a causa della perdita l'acqua si infiltrasse nell'appartamento sottostante.
- Ti telefono prima del cambio turno per confermarti la venuta di un operaio, va bene?
- Sì, certo, sei un tesoro.
- E'... lo so... a proposito, oggi pomeriggio sei a casa?
- Sì, penso di sì. Se riesci a mandarlo oggi stesso te ne sarò grata.
- Non ti preoccupare ci penso io.
Mi sono alzata dalla sedia e sono andata verso l'uscita della cucina, poi mi sono girata verso di lui e l'ho salutato. Natalino aveva lo sguardo puntato sul mio sedere. Ha acceso un'altra sigaretta, dopodiché ha operato un cenno del capo e ha espirato una lunga boccata di fumo.
Invece di fare ritorno nel mio reparto mi sono intrattenuta sul pianerottolo, a metà scalinata, per fare una telefonata col cellulare.
La linea era libera. Trascorsi alcuni secondi la voce di Davide ha fatto capolino al mio orecchio.
- Pronto...
- Ciao! Sono io... Erika.
- Cazzo! Sai bene che non voglio essere chiamato in ufficio. Hai bisogno?
- Avevo voglia di sentire la tua voce, tutto qui
- Non è il momento per questo genere di smancerie, debbo lavorare non ho tempo da perdere.
- A sì? E quand'è il momento? Non ci vediamo mai, ogni volta devo umiliarmi a elemosinare un paio d'ore da trascorrere in tua compagnia e tu vieni a dirmi che non vuoi essere disturbato sul lavoro. Sei uno stronzo, ecco quello che sei!
- Erika, non ho tempo... sto lavorando, per Dio!
- Mi sento sola... Davide, ho bisogno di stare un po' di tempo con te.
- Ne abbiamo parlato una infinità di volte, sai bene in che situazione mi trovo.
- Perché continui a nasconderti dietro queste frasi fatte? Ti ho forse chiesto di lasciare tua moglie? Ti sto chiedendo di parlarmi... non ti ho chiesto di restare con me per una notte intera. Ho bisogno di sentirmi coccolata.
- Dai... ne riparliamo la prossima volta che stiamo insieme. Oggi non ho tempo, magari domani. Ho promesso a Laura che l'avrei accompagnata a fare delle spese, non posso venire a casa tua.
- Allora non hai tempo per me?
- Te l'ho detto, non posso. Non ho tempo... Uffa! Erika! Mi hai rotto le palle.
- Ah! E' così ti ho rotto le palle.
- Sì, con la tua insistenza mi hai proprio rotto le palle!
- Sai cosa ti dico allora? Che mi farò scopare dal primo asino che mi capiterà fra i piedi! Così non ti romperò più le palle.
- Dai non fare la cretina.
- Ti saluto...
Interrotta la comunicazione ho riposto il cellulare in una tasca del grembiule, dopodiché ho percorso gli ultimi gradini che mi separavano dalla porta vetrata del mio reparto, e sono tornata al lavoro.

* * *

- E' qui che c'è un gabinetto da aggiustare?
- La manda Natalino?
- Sì.
- Venga dentro, si accomodi.
Aprendo l'uscio di casa mi sono trovata davanti un uomo tutto l'opposto di Davide. Vestito in tuta da lavoro aveva un aspetto trasandato e per niente rassicurante.
Mentre lo accompagnavo nella stanza da bagno ho pensato alla promessa fatta a Davide soltanto poche ore prima. Meglio tradirlo con un tipo insignificante come questo, ho pensato, piuttosto che complicarmi la vita con un uomo che sa tutto di me. Una botta e via, per fare dispetto a quell'asino di Davide.
Dopo averlo scortato alla toilette sono rimasta a osservarlo mentre si dava da fare a riparare il guasto, dopodiché, stupendolo, ho lasciato che la cintura della vestaglia si aprisse in modo che potesse vedere le forme nude delle tette e il minuscolo slip che mi ricopriva il pube.
Lui ha subito intuito quali fossero le mie intenzioni e non si è lasciato sfuggire l'occasione per saltarmi addosso e scoparmi.

* * *

Stava coricato su di me da una ventina di minuti e non sembrava decidersi a eiaculare. La sua pelle era unta, appiccicosa, ed emanava un odore acre. Il cazzo, di piccole dimensioni, scivolava nella mia fica senza procurarmi alcun piacere. Si dannava l'anima spingendo le natiche in avanti per raggiungere con la cappella il fondo della fica, ma il cazzo era troppo corto per raggiungere il suo scopo. Ho lasciato che carezzasse in ogni parte del mio corpo dandogli a intendere di provare piacere.
Ho mantenuto per tutto il tempo il viso girato di lato per non incrociare il suo sguardo, anche se a più riprese ha cercato di baciarmi sulle labbra, ma ogni volta ho opposto resistenza scansando la sua bocca.
- Fammi di tutto ma i baci quelli no. - gli ho ripetuto più di una volta.
Ho avuto l'impressione che avesse capito, invece, non pago, è tornato più volte alla carica smanioso di baciarmi.
La sua bocca, in parte sdentata, ha seguitato a premere con forza sulla mia rovistandovi contro. Ho lasciato che stropicciasse le labbra sulle mie senza contraccambiare il gesto, poi sono riuscita a divincolarmi e ho girato il capo di lato.
Abbiamo assunto diverse posizioni del Kamasutra senza che riuscisse a raggiungere l'orgasmo. Prima di scopare con lui non avevo mai incontrato un uomo capace di fare durare così a lungo una scopata.
Il cazzo di dimensioni assai ridotte non aderiva alla mucosa della fica. Motivo per cui non riusciva a venire, questo è quanto ho pensato, esasperata. Infine mi sono scostata e glielo preso nella mano, il cazzo. Sono state sufficienti tre dita per masturbarlo: pollice, indice e medio. Ma ogni volta che pareva sul punto di venire si acquietava.
Mentre glielo menavo ho scorto, vicino al bidet, la sua borsa dei ferri. Osservando gli attrezzi che sporgevano dal contenitore in cuoio ho posato lo sguardo su una lima tonda, e sono rimasta fulminata da una bizzarra idea.
Ho afferrato il manico in legno dell'attrezzo e ho iniziato a strofinare i denti della lima sulla carne del cazzo, lentamente, con spirito di sacrificio, sostituendola alla mia mano. Eccitato da questa che per lui doveva essere una novità ha sborrato quasi subito. Fiotti di sperma gli sono usciti dall'uretra in breve successione insudiciandogli l'addome e la mia mano. Quando il liquido ha terminato di defluire ho abbandonato la presa. Mi sono rialzata e sono andata a darmi una rinfrescata nell'altro bagno di casa.
L'uomo ha impiegato poco più di dieci minuti ad aggiustare il water. Terminato il lavoro ha riposto gli attrezzi nella borsa da lavoro e si è preparato a uscire dall'appartamento.
- Quanto le devo per la riparazione?
- Niente, signorina, siamo a posto così, sarà per un'altra volta.
Entrambi sapevamo che non ci sarebbe stata una seconda volta. L'ho accompagnato alla porta e l'ho ringraziato per il duro lavoro svolto.
Appena se n'è andato mi sono liberata della vestaglia e ho trovato rifugio nel box della doccia. Quello che ho avvertito era un impellente bisogno di fare pulizia fuori e dentro il mio corpo. Davide è uno stronzo, l'ho sempre saputo, ma cos'altro avrei potuto aspettarmi da lui, forse amore? In effetti non mi ha mai ingannata, sono stata io a illudermi che potesse nascere qualcosa di serio fra noi. A modo suo è stato leale, lo sbaglio l'ho commesso quando mi sono messa insieme a un uomo sposato. Dovevo immaginarlo che sarebbe finita così, cosa potevo aspettarmi di diverso?

* * *

Questa mattina ho incontrato Natalino alla garitta della portineria dove sono solita timbrare il cartellino nella macchinetta segnatempo all'ingresso dell'ospedale. L''orologio marcatempo segnava le 05.45. Effettuata la timbratura ho controllato sul cartoncino le cifre dell'ora d'ingresso.
- Ciao Erika, tutto bene?
- Si, grazie. - ho risposto assonnata.
- E' venuto l'operaio che ti ho mandato per la riparazione del water?
- Sì, è venuto... altroché se è venuto...
In sua compagnia mi sono avviata verso gli spogliatoi della clinica sperando che in reparto ci fosse poco lavoro.


 
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