I piedoni di Sonia, dal web

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<Jocker>
view post Posted on 14/6/2012, 22:27     +1   -1




Otto… nove… dieci! Sonia è esausta. Dopo un’ora e mezza di pesi, ha ancora il turno davanti: ed è quello della notte, che a lei non piace molto. Sonia ha 30 anni molto ben portati, una bella bruna che vive al nord, ma l i con orgoglio non nasconde le sue origini meridionali. Alta, soda, due gambe lunghe e robuste, un petto che già prima era generoso come le donne del sud tendono ad essere, e che ora con il bilanciere ha preso ad essere più pretenzioso ed alto, coi due seni i tosti e caldi, di quelli che fanno girare quando la si incrocia per strada. Sonia è circa un anno che fa culturismo, è dilettante, ma i risultati si vedono, eccome.

E’ un fascio di muscoli, sebbene aggraziatissima e femminile. E’ una donna tonica, e lo sport la rilassa molto. Il suo lavoro? Sonia fa il controllore alle Fs (è del personale viaggiante, per intendersi). Da quando la malavita è in aumento, l’andare in palestra e fare dello sport diventa quasi obbligatorio per chi come lei ha a che fare con certa gente, non si sa mai, anche se avrebbe dovuto fare karate, che era più indicato. Ma a lei piacciono i pesi, ha cominciato da non molto, mette passione in questa disciplina, ed il suo preparatore (che le fa anche un po’ la corte) è molto soddisfatto de suo profitto con le tabelle. Sonia è implacabile, un rullo compressore di regolarità in tutto ciò che fa. Col suo ex marito (è separata) ha troncato appena lui ha sgarrato, ed è stata inflessibile, ed è al limite del crudele con i trasgressori sul lavoro. Anche molti suoi colleghi che le gravitano attorno come mosche l’hanno un po’ antipatica, per questa sua intransigenza.
Non sopporta essere presa in giro, quindi chi se la trova davanti ha da fare i conti con lei. Stasera ha finito un po’ tardi, non se n’è accorta. Ha finito lo squat davanti allo specchio, e sta parlando con Romolo, il preparatore, che le dice come regolare meglio lo sforzo durante le ultime salite. Sonia è ancora vestita da palestra, ma non si è accorta che se non si sbriga, rischia di ar partire in ritardo l’espresso su cui deve salire; fortuna che la stazione è a cinque minuti di strada a piedi. Sulla bella Sonia Romolo non toglie gli occhi di dosso. Ha un seno da favola, duro, generoso, al naturale. La canottierina a stento trattiene le poppe che con lo sforzo muscolare sono ancora più dilatate. Sotto, il reggiseno nulla camuffa del bel contenuto: ma andiamo più sotto: il fuseaux azzurrino mette in mostra il culo rotondo e sodo, le belle gambe tozze al punto giusto, senza essere deformi. Sonia ha una caratteristica quando lavora di pesi: è scalza!
Usciti dai fuseaux, i bei fiaschetti del polpaccio si raccordano alle caviglie nude che sfociano in due piattaforme dure, venate, robuste, grandi, ingentilite solo dallo smalto bellissimo e rosso, come Sonia porta anche l’inverno. Quelle fette numero 42 scorrazzano per tutto il pavimento verde poco imbottito da mesi, impregnando le suole, che si abbrancano con le lunghe dita e i grandi alluci al pvc, di ogni genere di schifezza, che Sonia di norma lava con la doccia. Ogni qual volta che lei esegue delle serie sulle macchine per le gambe, è uno spettacolo indescrivibile osservarle i piedi: in spinta sulle cosce, lo strato di pvc si flette raccordandosi sotto le dita forti di Sonia, le piante fanno per allargare la base, le dita tendono ad unirsi e si muovono nervose per dare equilibrio al corpo, le grosse vene che si diramano su su per la gamba ed il polpaccio sono tese, e portano linfa ai due bei piedi, che sudano sotto sforzo, compressi come sono da una superficie sintetica che non li aiuta certo a smaltire la forte traspirazione.
La cosa non preoccupa Sonia, tutta presa nell’esecuzione dell’esercizio, sta di fatto che dopo le serie, e dopo i passi di decontrazione che fa tra le varie serie, le suole non sono certo più come ieri sera quando è uscita dalla sua ultima doccia. Due talloni giallognoli, tagliati di netto con un bordo calloso al bordo, lucidissimi, con striature grosse di polpastrello che risulta compromesso dal nerastro dovuto al vizio di Sonia di camminare scalza per la palestra; le grinze sotto l’arco ben arcuato, che sembrano essere la parte più ‘pulita’ dei due soggetti, l’appoggio prima delle dita che è un frammisto di duroni, grinze, solchi grandi ed irregolari di polpastrelli impregnati di depositi, che portano alle dita, forti e lunghe, ed agli alluci in particolare, grandi, dritti, nodosi, la cui pelle bruna dà avvisaglie tremende ad un ipotetico adoratore circa lo stato igienico.
Dovevate vederla, 15 minuti fa! Si è messa sul lettino per fare le serie ai femorali. Per innalzare il contrappeso, lei distesa ha dovuto piegare le gambe. Per non far scappare la barra imbottita, Sonia è stata costretta ad inarcare le punte dei piedi e piegare i polpacci, che sforzano ad ogni flessione. Quei piedi tirati, lucidi aggressivi, nodosi, con quelle suole grinzose che si stagliavano nell’aria fino agli alluci piegati dalla pelle spessa e scurita dal non lavaggio sventagliano l’aroma di piede per mezza palestra! Chiunque era là si godeva lo spettacolo dei chiaroscuri delle suole che ondeggiavano fisse in tiro sulle punte, dando sfoggio di pieghe lucide e arcuate di due piedi da modella fetish!
Tutti gli atleti presenti, pur facendo finta di niente, hanno avvertito che i piedi di Sonia sono arrivati a puzzare ben bene durante gli ultimi allenamenti! Ma che vuoi farci. Per così poco, lasciala fare, no?! Oltre a ciò, oggi prima hanno lavorato quelle del judo, quindi il pvc è pregno di aroma, che Sonia a sua insaputa prima assorbe sulle calde piante, che poi generosamente rendono il maltolto, elaborando il forte odore dai suoi potenti piedi. Poverini, questi dolci esseri, stasera dopo la fatica che hanno fatto meriterebbero un premio, ma vedremo che lo avranno, anche se non con la consueta e stranecessaria doccia.
Dopo lo squat, Sonia si asciuga un po’ la fronte col suo telo e parla con l’istruttore Romolo, mentre tende distrattamente di decontrarre i polpacci piegando alternativamente le gambe e puntando il piede con l’alluce in basso, strusciando il relativo collo sull’altro polpaccio. Le forti suole lucide danno mostra nello specchio, ed essendo l’unica che lavora scalza in palestra, Romolo le nota, essendo lui proprio di fronte allo specchio. Che spettacolo! Pur non essendo feticista, Romolo le fissa mentre Sonia li manovra tutti grinzosi e generosi di pose sexy. Anche lui non può fare a meno di pensare che spesso le donne riescono ad arrapare con la seduzione dei soli piedi. Sonia nota lo sguardo un po’ vuoto di Romolo e gli chiede a cosa stia pensando La distrazione di entrambi fa correre lo sguardo di Sonia sul suo orologio. Le nove! Accidenti! Sonia è in ritardo. Corre nello spogliatoio dove non ha più tempo di fare la doccia: sarà costretta a fare il turno senza essere lavata. Si toglie i fuseaux e la canottierina da palestra in tutta fretta. Deve ora indossare la divisa Fs per risparmiare il tempo perduto. Il reggiseno bianco va bene sotto la camicetta, bianca pure quella. La gonna verde, piuttosto corta per Sonia vista la satura è per sua fortuna comoda e l’indossa senza problemi. Cosi vestita, Sonia mostra due belle gambe brune, nude, abbronzate. Volutamente, non indossa i suoi collant fumè, perché ha fretta. Ripone i vestiti con criterio nel borsone, infila la giacchetta blu di servizio, una pettinata, raccoglie i capelli lunghi, ricci e neri con un bel fermaglio, e prende la borsetta. I suoi collant li ripone in una tasca della borsetta, contrariamente a quanto ha fatto per tutti gli altri indumenti, compreso il ricambio, conservato nel borsone.
Certo che ai piedi di Sonia quei collant hanno subito un bel trattamento. Da stamani che li indossa, mai un momento ferma, due piedi grandi e duri come due zattere hanno cosparso di aroma tutta la zona del piede e del rinforzo. Però una volta che le belle gambe sono fasciate dal collant, con le scarpe col tacco blu indosso, le gambe fanno un’altra figura, e se anche i piedi puzzano, l’immagine di una operatrice Fs nell’esercizio delle sue funzioni è impeccabile. Questo Sonia lo ha pensato, è conscia del fatto che i suoi piedi hanno un forte aroma, ed era consapevole che dopo 90 minuti di palestra con i piedi scalzi sul pvc del pavimento, in quelle condizioni, avrebbe avuto dei seri problemi di igiene. Li per lì ha pensato anche, prima con leggero imbarazzo, via via con risentimento crescente, che i due ragazzi che spesso si allenano con lei possano dire qualcosa dei suoi piedi così poco attraenti per il forte odore che emanano in un ambiente ampio ma chiuso, ma ha trovato anche delle giustificazioni inconsce e un po’ sadomaso. Con le Nike suda molto, non ha buona presa per gli esercizi alle macchine, non può farci niente, poverina. Sente ogni tanto i 2 ragazzi vociferare ridacchiando, soprattutto quando lei è intenta a fare l’esercizio che ho prima descritto. Sia quindi per essere più libera, più comoda quando lavora alle macchine, e sia un po’ anche per ‘punire’ i ragazzi per i loro commenti inopportuni, lei continua imperterrita a sfoderare i suoi arnesi callosi ed odorosi sotto il loro naso. Nella sua mente immagina quale potrebbe essere la discussione. Non vi sta bene? Ma perché non pensate a fare i vostri esercizi, invece di guardarmi i piedi? Vi piacciono tanto, visto che li fissate sempre? No? Non vi piacciono? E allora perché siete sempre lì a osservarli? Dite che sono i miei piedi a puzzare. E chi lo dice, eh? Voi non puzzate mai? E poi, che, ci avete messo il naso sopra per sentire se sono i miei piedi a puzzare? Che razza di impuniti! L’unico che le porta rispetto è Romolo, l’istruttore, che di questo suo andare scalza per la palestra non ne ha mai fatto un problema.
Stasera non si sono presentati, quei due. Strano, ci sono sempre.. Beh, meglio così Sonia non ha avuto nessuno che la importunava e così ha fatto le serie in scioltezza, senza che nessuno le rimarcasse di fare quegli esercizi a piedi sporchi. Ora basta pensare! Via di fretta in stazione! Sonia ha cercato con dosi massicce di deodorante di sopperire alla mancanza di doccia coprendo l’odore del corpo, insistendo anche con un po’ di profumo. Per i suoi piedi non c’è altro da fare che lavarli! Ma non c’è tempo, quindi Sonia ha escogitato il seguente progetto: arrivo in stazione, timbro, poso il borsone nello stipetto, mentre il collega mi compila il foglio di viaggio, ho giusto il tempo di sfilarmi le scarpe e mettere il collant nel bagnetto. Per quanto anche i collant siano in cattive condizioni igieniche, Sonia ha pensato di fare da ‘tappo’ al fetore, anche perché il turno è quello lungo, e si vuole sfilare le scarpe in un momento di pausa. Sonia ha ppena finito di vestirsi, e prende il borsone, la borsetta e le scarpe: già, le scarpe! Che scarpe ha Sonia? Non certo un paio con cui si può correre! Sono due belle “pumps” blu a tacco alto, con l’interno panna, massacrato dalle visite di quegli squartatori incalliti (è proprio il caso di dirlo!) che soggiacciono senza sforzi agli 80 kg di Sonia! L’effetto è quello di rendere aggraziati due piedi selvaggi, callosi, duri, dritti, mai a riposo, o per sport, o per lavoro, quindi a pagare alla fine sono le malcapitate scarpe di Sonia, messe a durissima prova (se ne vedono gli effetti anche se non è neanche un mese che le porta), con l’orma della pianta scura stampata di netto sull’interno in panna, con dei “regali” che Sonia ha lasciato una volta distaccatisi alla pelle spessa delle sue piante larghe, con le dita nodose e lunghe, impazienti di riacquistare la libertà e quindi sempre aggressive contro quelle punte che sforzano di dare grazia a due belve di piedi così. Per di più, ora stanno per entrare privi di alcuna protezione nelle scarpine, quindi la loro calda pelle dura viene a diretto contatto con quella soffice color panna. Col risultato che a rimetterci sono sempre i deboli! Prima di infilarle, Sonia si è ricordata di chiedere un favore a Romolo. Con il borsone nell’atrio, corre nel salone scalza portando in mano la scarpe, reggendole per il bordo del tallone. Mentre parlano di fretta, Romolo non può fare a meno di notare in che stato sono i martoriati interni delle scarpe di Sonia, e gli sovvengono le immagini ammalianti di poco fa, quando i teneri dolci piedoni si pavoneggiavano allo specchio agli occhi di Romolo, con quella collezione di pelle dura che ha in dote Sonia!
Ora, che Sonia gli ha mostrato le vittime, capisce di cosa sono capaci quei due cos lì in basso, tanto leggiadri in apparenza, ma tremendi nel dominare qualsiasi cosa vi sia sotto di loro. Dopo un affettuoso saluto ed un augurio di buon lavoro, Sonia prende la sua roba, si infila (finalmente!) le scarpe e giunge in stazione. Dopo un saluto di rito ai presenti nel locale del personale Fs, ripone il borsone nello stipetto, tenendo con sè la borsa più leggera. Chi lavora in coppia con Sonia? Stasera ha Bruno, un collega simpatico col quale da anni è in coppia: bene, il lungo viaggio sarà più piacevole. Non ha ancora finito di dire a se stessa queste parole, che già messe le mani nella tasca della borsa per prendere il collant da infilarsi, che le arriva una brutta notizia. E’ previsto un treno espresso straordinario per il sud, che parte 5 minuti prima di quello per cui era prevista la coppia di Bruno e Sonia. Come sempre succede, gli eventi saltuari comportano degli stravolgimenti. E così, Sonia non è più con Bruno, ma con Michele, col quale Sonia non si è mai trovata bene. Michele è volubile, dispettoso, a volte scortese. Ma d’altra parte, i colleghi non si scelgono. E’ stato deciso poi che Sonia parte con Michele con lo straordinario, che è già in stazione, e che parte tra 7 minuti. Bisogna andare, quindi. Sonia non ha tempo nè di mangiare un boccone, nè di mettersi i collant, che ripone in borsa.
A questo punto li metterà sul treno, se avrà tempo e voglia, anche perché i cessi dei treni sono ben sporchi. Presi documenti di viaggio e borse varie, i due dopo essersi scambiati delle brevi informazioni tecniche si dirigono verso il marciapiede dove l’espresso li attende per partire: vi sono ancora dei documenti da compilare, ma visto che la prossima fermata è prevista per le 5 del mattino (ora sono le 22) c’è tutto il tempo. Michele e Sonia agitano le pile, ai piedi delle porte di 2 carrozze lontane: il semaforo è verde. La 656 celestina e blu accende i compressori dell’aria e il macchinista dà corrente ai potenti motori: Via! Le 10 carrozze sfileranno per tutta la penisola effettuando pochissime fermate, fino ad arrivare a Reggio Calabria. Oggi è Lunedi, quindi in effetti le Fs potevano risparmiarsi questo convoglio, perché il grosso si è già mosso ieri, quando Sonia faceva la mattina sul locale. Sul treno quindi non si prevede ci sia molta gente e Sonia ne approfitterà per trovarsi qualche momento in più da dedicare a sè. Appena fuori dagli scambi di Milano Centrale, Sonia va incontro alla posizione di Michele. Sa che in coda c’è una sezione per Lamezia, con una carrozza senza cuccette, di quell vecchiotte, rosse e grigie, che sono spesso in composizione ai treni del sud. Michele ha già riservato uno scompartimento per il capotreno (che è lui), ed ha già sparpagliato le sue scartoffie su tutti i sedili. Arriva Sonia. Attende con pazienza che Michele sbrighi le carte più urgenti, poi si va a sedere vicino al finestrino. Dopo un breve scambio di battute senza entusiasmo da parte di entrambi, Sonia si offre per un aiuto alla compilazione dei moduli.
Michele gliene dà un paio, che lei rende diligentemente qualche minuto dopo, compilati correttamente. Dopo circa mezz’ora di questo andazzo, Michele continua a scartabellare sui documenti sparsi sul sedile davanti a lui, sul sedile di centro, in diagonale rispetto a dove sono entrambi. Sonia sa bene che la burocrazia essenziale è completa e a posto, quindi rovista nella borsa per mangiarsi il panino al pollo che si è portata per cena, visto il ritardo con cui è arrivata in servizio. Senza pensare molto a ciò che stava per fare, per la stanchezza, forse per la fame, sfila il piede sinistro dalla scarpa e posa con grazia il tallone sul sedile opposto al suo. Non paga di ciò, osa inconsciamente sfilare il secondo piede nudo e porlo sul bracciolo. Se Michele alla prima incursione ha esitato a polemizzare, sul secondo fardello calloso che sa di formaggio affumicato di palestra, sbotta dicendole di tutto, anche se Sonia non dava fastidio a nessuno. Li per lì, Sonia comincia a non prenderlo sul serio, e comincia a scherzare provocandolo prima a parole, poi unendo le belle gambe semipiegate e posando con dolcezza ma con ferma ironia i suoi numero 42 salati sui moduli del capotreno. Con l’appoggio, i moduli di formato A3 si sono spiegazzati arricciandosi, e hanno fatto da contorno a quei burloni di visitatori. Pensate sui seriosi moduli Fs dell’espresso per Lamezia, si posano le aromatiche sagome delle suole di Sonia! Chi sarà mai il fortunato funzionario che controllerà quel foglio? Comunque sia, quel cretino del capoturno si incazza ancora di più, e Sonia lo schernisce ancora, forse per mantenere anche lei la calma e non mandarlo a quel paese.
Torcendo il busto verso destra, mentre il compare sinistro prolunga la sosta sui documenti di Michele, la bella gamba destra si slancia dritta dritta minacciosa verso di lui. Sonia gli spara verso la faccia il piedone destro dritto in punta, la suola calda di scarpa chiusa, dura per il lavoro di un giorno e lucida per il tanfo che ha stazionato sulla pelle, dicendogli: -Hai ragione Michele! Senti come puzza! E terminando la minacciosa affermazione con una risata. In effetti il piede puzzava, eccome! Quindi a questo punto se prima Michele non aveva sentito nulla, ora che aveva ricevuto la visita a domicilio della suola destra di Sonia a pochissimi cm dal naso, la sensazione lo aveva eccome raggiunto. Ma lo stronzo continuò ad offenderla, in tono anche più minaccioso: -Sei proprio una terrona di merda! Neanche i piedi ti lavi! A questo punto le vennero in mente quei 2 ragazzi della palestra, e allora Sonia si incazzò anche lei rispondendogli a tono. Rimise nervosamente prima la scarpa destra, poi la sinistra. Lo lasciò ai suoi fogli (sia quelli sotto sale che gli altri meno interessanti) da riempire, prendendo la borsa con sè, dicendogli: -Tu arrangiati! Io vado a fare un controllo dei biglietti. Forse nel frattempo ti calmi! E sbatté lo scorrevole, voltandogli le spalle. Le belle gambe tornite compivano passi nervosi fino in fondo al treno, da cui voleva cominciare i controlli.

Obliterare il biglietto!
Dopo sei o sette scomparti, arrivata in fondo, vide due giovani in atteggiamento sospetto che cercavano di eludere il suo arrivo. Vista l’esperienza e la sua intransigenza, non se li voleva far sfuggire: – Vedrai che questi non hanno il biglietto! Disse tra sé. Aspettando che uscissero dalla latrina, facendo finta di essere andata nella penultima carrozza, ecco che i 2 pivelli escono baldanzosi. – Biglietto, prego! Disse in tono deciso ai due. Incredibile! Ma erano Andrea e Franco! I due ragazzi della palestra, si“, quelli che la prendono in giro! I ragazzi erano in visibile imbarazzo, ed anche Sonia in un certo senso, che non si aspettava certo di vederseli lì, anche dopo la discussione con Michele. Ecco perché non erano in palestra!
Sono in viaggio! Ma gli sfortunati ragazzi hanno incontrato Sonia in un momento sbagliato, forse. Sonia infatti, aveva in poco tempo avuto a che fare con i personaggi per i quali tutti le avevano avuto lo stesso atteggiamento strafottente per la medesima cosa. La bella Sonia allora venendo via arrabbiata dallo scomparto dove stazionava il burbero Michele, e trovandosi questi due che in passato la schernivano, visto che le altre volte loro non hanno avuto comprensione per lei, non ne dà neanche a loro: – Allora, dove li avete i biglietti? Titubavano, e parecchio. Allora Sonia, che dentro di sé stava sentendo crescere la voglia di dar loro una bella lezione, li invitò perentoriamente a mostrarle dove erano alloggiati. Li seguì nello scomparto dov’erano solo loro, e fu a quel punto che Sonia fece: – Li avete o no, i biglietti? Guardate ragazzi che non scherzo, eh? Anche se mi conoscete, questo non vi dà il diritto di prendermi in giro. A proposito, cos’è che avete da commentare quando faccio le serie al lettino, eh? Era talmente collegata la rabbia per il collega con quella che nutriva per gli atteggiamenti di Andrea e Franco che stava convogliando la voglia di vendicarsi di tutti in una botta unica.
Loro cercarono di portare il discorso sugli apprezzamenti riguardo agli esercizi in palestra. Dopo poche domande decise senza risposte convincenti, e visto che Sonia si sentiva ormai padrona di gestire il panico dei 2 ragazzotti, si voltò e chiuse con energia lo scorrevole, tirò le tendine e chiuse col chiavistello di servizio la serratura. – Visto che il biglietto non lo avete, visto che non mi volete dire cosa avete da sparlare di me quando faccio palestra scalza, e che non ho voglia di andare da quello stronzo di capotreno a prendere i verbali, so io come vi faccio passare la voglia di prendervi gioco di me! Sonia stava allentando l’autocontrollo e stava dando sfogo a rabbie soppresse, che voleva e doveva sfogare, ora, con qualunque mezzo le venisse in mente, contro chiunque avesse di fronte. Pensò: – visto che questi due impotenti mi sfottono perché andando scalza in palestra i miei piedi inevitabilmente sprigionano forte aroma, visto che me li stanno sempre a fissare, e che il loro perbenismo non accetta che una ragazza stia scalza in un luogo pubblico , allora è il momento di farglieli conoscere da vicino, così imparano! Il treno intanto correva senza soste. Michele aveva finito di scartoffiare e aveva cominciato a leggersi la gazzetta.
Meglio! Sonia aveva così tutto il tempo che voleva per farsi giustizia. Li invitò a sdraiarsi ognuno per un lato sui sedili. Andrea e Franco sembravano ipnotizzati da Sonia, e si sdraiarono. Sfilò dalla borsetta il suo collant usato fino al pomeriggio. I ragazzi continuavano spudoratamente a negare di aver fatto commenti sull’atteggiamento di Sonia scalza. Questa ostinazione rese Sonia ancora più decisa. Disse:- Qualcuno mi sa dire che commenti fate su di me? No? Allora forse con questo sotto il nasino saprete meglio ricordare cosa dicevate l’altro ieri di me e della puzza dei miei piedi, vero? Sonia aveva Andrea alla sua sinistra e Franco sulla destra. Srotolò il collant, mentre i ragazzi si guardavano in faccia, allibiti. Consegnò a Franco i collant, dicendogli: -Annusali bene sulle punte, e dimmi se ti ricordano la nostra palestra. Un po’ sì, vero? Franco prima fece un movimento per sottrarsi alla sottomissione, ma Sonia non transigeva, e glielo schiaffò sotto il naso premendoli con forza e alzando la voce: -Puzzano, vero? Sanno molto dei miei piedi, vero? Pensa, questo profumo in confronto a quello che faccio sentire al tuo amico Andrea! Sfliò a questo punto la scarpa sinistra, rimanendo con l’alluce puntato poggiato a terra per darsi equilibrio. Raccolse la scarpa ancora ben calda e la porse ad Andrea, ordinandogli: – se metti il naso qui sembra di essere proprio sulla lat-machine, dopo che ci sono stata io ed ho impregnato la pedana di finta pelle con il mio inconfondibile aroma! Andrea aveva in carico un compito ancora peggiore: la calda scarpina di Sonia tutta per lui, sul suo viso! Già sapeva che non poteva dire di no, e quindi doveva immergere il naso in punta, dove aveva stazionato il caldo e saporito alluce di Sonia, in compagnia di altri 4 stupendi compari di brigata. Mentre Franco stava ancora immobile con le punte del collant sul naso, sembrava che Sonia si stesse scatenando sul povero Andrea. Finita l’esibizione della scarpa, se la fece riconsegnare, e la depose a terra per indossarla nuovamente.
A questo punto, sollevò la gamba sinistra e portò l’estremità de la scarpa sulla faccia di Andrea dicendogli: – Vedi che è peggio se cammino con le scarpe! Non ti devi lamentare più dei miei piedi odorosi, capito? Andrea si trovava il naso pressato dalla suola della scarpa sinistra di Sonia, che gli ordinò a questo punto di sfilargliela dolcemente. Purtroppo per lui doveva obbedire, e quindi esaudì la richiesta. Lo spettacolo prevedeva un arcobaleno di pieghe in armonia con l’alluce messo a nudo che ora si poggiava sul naso di Andrea, in preda ad un effluvio senza pause da parte di quel superpiede di femmina. – Ora respira e sfioralo con le labbra, ma non leccarlo, se no gli togli l’aroma! Ad Andrea mancava il respiro, ma era costretto a sfiorare e a baciare in più punti la piastra dura del tallone, portando il naso nell arco, aiutandosi con la mano, per poi giungere sulla larga parte della pianta, oggetto di forti sapori speziati! Ma il lavoro comportava ancora il sublime lavoro all’alluce, visitando le altre 4 dita della corolla di questo splendido margheritone calloso al profumo generoso ed esotico, erotico persino! – E’ meglio per te se mi sopporti scalza in palestra, no? Andrea era senza parole. Aveva subito tutto dalla Walkiria dai piedi odorosi. Giurò di non fare più apprezzamenti sulle abitudini di Sonia. – Ora tocca a te pagare il biglietto, sia per il tuo viaggio, sia per quello che hai detto su di me col tuo amico! E tutto questo solo perché sto a piedi nudi davanti a voi? Non mi dirai che i miei piedi puzzano, vero? Non lo potevate dire prima di averli gustati a vicino, e ora che li avete sotto il naso, non potete più dire niente, anche se è vero che hanno un cattivo odore, che strano eh?
Sonia aveva roteato il piede destro ancora nella scarpa sulla faccia di Franco, senza fare alcuna richiesta particolare. Franco se la faceva già sotto, quando Sonia decretò la sua punizione. Ritirò la gamba, si girò e con un balzo, tenendosi alle griglie per i bagagli, salì sul corpo di Franco, dolorante per i tacchi sul petto. Andrea vedeva le cosce da sotto e si arrapava vedendo la mutandina bianca da quella prospettiva. Sonia disse: – Vedi anche tu che è meglio che cammini quanto più possibile scalza! Franco non rispose per il dolore al petto. Sonia continuò: – Se senti dolore, prova a sfilarmi la scarpa destra, lentamente, voglio che scopra quanto sono belli i piedi di cui hai detto tanto male! Franco eseguì scoprendo con grazia il piede di Sonia, che mostrandoglielo grinzoso e puntato verso il viso, disse a Franco: – Voglio sentire il tuo respiro su tutte le mie dita! Franco respirò a fondo sulla corona di perle di piede fino alla cozza di alluce, restandone estasiato per la forma, la grandezza e la potenza. Cominciava ad adorare quelle creature! Sonia conscia di ciò, appoggiò la pianta destra sul petto, invitando a sfilare l oggetto sinistro, con la stessa dolcezza. Franco eseguì e si trovò a dover ripetere il rito, questa volta accarezzando il piede di Sonia con le mani, senza mai leccarlo. La scena sublime della supina accettazione di quel banchetto di sapori sul naso di Franco è senza fine ed indimenticabile. Le ruvide dita sporche del piede destro di Sonia sulle labbra di franco, l’estasi di Andrea che osservava la scena impietrito , con le dure cosce di Sonia che puntavano fin su alle mutandine chiare strette dentro la fessura tra vagina e chiappe, i piedi di Sonia, protagonisti accattivanti delle carezze di labbra che la inorgoglivano, tutto creava un erotismo senza mostra di genitali, eppure di forte intensità.
Senza preavviso, Sonia si voltò sempre calpestando il petto di Franco, e allargando la gamba raggiunse col piede la faccia di Andrea poggiandovelo sopra, contorcendogli i connotati con le suole callose ed avvolgenti, con l’alluce ben saldo sulla fronte. Fatto ciò, rapidamente mise il destro sul volto di Franco, e aiutandosi con le griglie dei bagagli si piazzò in posizione simmetrica a gambe larghe, con gli appoggi sulle loro facce. I due poveretti erano massacrati dalla forza dei suoi piedi e dall’abrasione della pelle callosa su quella del loro volto. Sonia infierì ancora, ora in tono anche volgare: Siete due impotenti! Non vi voltate neanche a guardarmi la fregna, neanche ora che ce l’avete sotto gli occhi! Con due come voi, nessuna donna può farsi una scopata! Avete una donna arrapata vicino a voi, e non la guardate nemmeno? Siete dei villani maleducati! Non sapete che alle donne come me piacciono molto i complimenti? E allora perché invece di corteggiarmi, in palestra sparlate dei miei piedi, eh? Ma lo sapete che io lavoro tutto il giorno per venire in palestra con dei froci come voi, eh? Tutto il giorno, senza mai fermarmi, e solo perché mi cerco un momento di distensione con i pesi, solo perché sono scalza due ricchioni come voi mi devono prendere in giro? Continuò: – Romolo e i ragazzi come lui sono dei veri uomini! E’ sempre gentile, educato, e mi fa sempre i complimenti, mi dice che sono carina, mica come voi! Voglio scopare con ragazzi come lui! A voi vi faccio sentire al massimo quanto sono fetenti sti piedi che avete in faccia, perché altro vi meritate che questo!
Ora veniva il gran finale: – Anzi, visto che vi siete persi la lezione in palestra ve la faccio recuperare! Scese scalza a terra dalle loro facce e gli ordinò di alzarsi. Sistemò con risolutezza i sedili in lungo, per poter fare sdraiare una persona. Simulò cosi il lettino della palestra. I due non capivano la follia che aveva in mente, storditi come erano dal trattamento subito, e continuarono ad obbedire. Lei si sdraiò nel mezzo delle trapunte distese con la pancia sotto, e pretese che i due si mettessero in ginocchio a fianco a lei, chinandosi verso il suo sedere e rivolgendo le facce dalla parte opposta a lei, verso cioè le gambe ed i piedi. Disse:- Vi siete messi come vi ho detto? Siete pronti? Uno! Sonia unì le gambe, puntando i piedi duri, e a sdraiata diede un colpo secco, piegando le gambe: in questo modo, aveva colpito le facce dei due ragazzi con le suole dei piedi sporchi con un calcio! Le fette si stagliavano dritte e dure davanti a loro per qualche istante, stordendoli col colpo secco subito dopo con la fragranza delle suole, le cui fessure parevano un sorriso sinistro alla faccia dei due malcapitati. Le muscolose gambe scattarono di nuovo. Due! Tre! Ad ogni flessione i due gonzi si prendevano in faccia le energiche nerbate dei piedi di Sonia, mossi da possenti polpacci.
Il dolore era intenso sulle facce di Andrea e Franco, che rimanevano sempre più infatuati dall’ebbrezza di essere maltrattati da due simili fruste sprigionanti la profonda essenza di piede di donna sporco. – Nove! Dieci Vi è piaciuto il mio esercizio? Vero che lo faccio come in palestra? I ragazzi erano storditi dalla serie di pacche avute in faccia da parte di quei piedi. – Ora, se siete pentiti di quello che avete detto, vi autorizzo a leccarli a dovere. Dopo la ginnastica, cominciano a sudare. Non mi va di puzzare, poi chissà che si dice di me, vero? Detto questo, spinse risolutamente i piedi in faccia a Franco ed Andrea, che dopo aver cercato di schivare l’ennesimo schiaffo con le suole di Sonia, si dovettero prostra e al gran finale di doccia di lingue. Cominciarono dal collo, baciando e leccando a dovere, scendendo fino alle rossissime unghie, dove cominciarono ad incontrare il crescendo d’aroma piccante. Le leccate arrivarono fino alle punte, dove li aspettava il cambio dello scenario. Dalla valle della pelle bruna e idratata, cosparsa di pori e pelle vellutata, d’improvviso il paesaggio visto dalle loro lingue divenne arido, tormentato, duro, pieno di canyons, di fessure, di rilievi carnosi, la cui vegetazione anda a rimossa, dalla grande collina dell’alluce fino all’altipiano del tallone, con l’avvallo delle narici a controllare che solo la puzza rimanesse ad abitare le aride valli delle suole dure di Sonia. Questo lavorìo sui piedi la portò ad eccitarsi, e si avvertiva che il suo atteggiamento non era più quello della dominatrice, ma piuttosto quello della gatta in calore.
Sonia infatti cominciò a mugolare, e chi scrive sa che anche nelle mutandine era bagnata. -MMMHHH! Bravi!, lo vedete che pure voi mi sapete eccitare… mmmhhh! Si!…Sonia ora strusciava le suole piegate in avanti sulle lingue dei partners. Purtroppo però, Sonia avrebbe dovuto abbandonare la compagnia dei due, poiché il lavoro la chiamava altrove. Effettuato lo splendido servizio, Sonia si alzò in piedi, rimanendo scalza. Il treno era nel frattempo nei pressi di Roma Tiburtina, dove Sonia doveva scendere per rientrare col treno della notte che andava in senso opposto, dando così il cambio al collega. Prima di prepararsi a scendere, conscia che quei ragazzi l’avevano bene arrapata, ricambiò con un bacio profondo ad entrambi, con relativa carezza sui cazzi, che trovò duri! -Ahhh.. Visto che allora vi piacciono i miei piedi! Pure se un poco puzzano? I due annuirono senza parole. Come ringraziamento, per commiato Sonia regalò un altro footjob ai nostri amici. Per asciugare i piedi dalla loro saliva, si sedette, mentre loro si erano alzati , e cominciò a strusciare un piede alla volta sui rispettivi pantaloni all’altezza dei gonfiori maschili eccitati. Fu per i tre un gran gesto di goduria, tanto che stavolta era Sonia ad implorare di non staccare le calde piante da quei cazzi arrapati! I ragazzi ora partecipavano attivamente alla scena, aiutando Sonia con le mani e carezzandole le caviglie. A quel punto, Andrea prese i collant sul sedile e le chiese: – Vuoi indossarli?
Sonia, senza parlare gli porse il piede puntato in una posa terribilmente sexy, inclinando i collo all’indietro, come una vera modella. Il piede venne lentamente ricoperto di nylon, prima attrave so il rinforzo che si esaurì sulle prime dita, poi via via verso il secondo rinforzo del tallone. A questo punto era il turno di Franco, che ben volentieri compì la vestizione della seconda bistecca di carne dura. Dietro a quel velo quegli stupendi pezzi i piedi acquistavano ancora più sensualità, quasi a celarsi da occhi vogliosi e troppo indiscreti. Le mani dei due correvano su fino alle cosce, carezzandole la fregna coperta dalla bianca mutandina, per completare il servizio. Continuando nei gesti di riconoscenza, senza che lei comandasse niente, le presero le pumps azzurre, si inginocchiarono avanti a lei, odorarono profondamente per l’ultima volta gli splendidi piedi avvolti da un alone di misterioso e seducente nylon (e di altro alone, meno misterioso specie per il naso), che si arcuarono come per l’inchino dell’attore sul palcoscenico fetish, paghi delle attenzioni dei due, e scomparvero lentamente dentro le povere vittime. Sonia si rimise un po’ a posto, si alzò e riaprì lo scorrevole. – Ci vediamo in palestra, ragazzi, e.. scusate la puzza! Disse ai ragazzi, felici per le belle ore passate insieme alla bella Sonia e stupiti dell’infatuazione per i suoi splendidi piedi. Le sue belle gambe avanzarono a turno fuori dello scomparto, mentre il convoglio ral entava alle porte di Roma Tiburtina.
Arrivò allo scomparto di Michele, avvisandolo che tutto era regolare (!). Mentre lui avrebbe proseguito il presidio, lei aveva in carico un espresso pronto sul binario adiacente. Il treno si fermò ad un binario intermedio. Sonia scese, attese qualche minuto, in mezzo alla stazione deserta, fino a che il collega che montava la raggiunse e le diede il cambio. Siamo convinti che fino a che Sonia rientra dal turno, i due attori protagonisti della nostra storia, rimangano sempre rintanati nelle loro scarpe?

 
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