je t'aime.. moi non plus, di Ste

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<Jocker>
view post Posted on 4/2/2012, 15:31     +1   -1




Ti va di prenderlo un po’ in bocca?-

Disse lui quasi sussurrando.

-Sì, ti spiego perché non l’ho ancora fatto, stasera ho mangiato pesante, cucina siciliana, e temevo di vomitare, però adesso lo faccio.-

Rispose lei sottovoce.

Fuori pioveva ed era quasi novembre, ma i rintocchi d’acqua, sempre più rari e meno violenti sui tetti e le strade, facevano facilmente intendere che presto la pioggia avrebbe cessato di cadere.

Lei lo baciò sfiorandogli le labbra, lui osservava il suo capo mentre scivolava lentamente sul suo corpo.

Ora, il leggero tintinnare delle gocce di pioggia era solo un lontano sottofondo ai risucchi, e ai sospiri, nella stanza.

Dovevano essere le sette o le otto di sera, fuori era ormai inverno, incurante del freddo, una ragazzina sui quindici anni se ne stava affacciata alla finestra aperta, con uno sguardo un po’ perso, che pareva fisso sulla strada.

Lui era abbastanza sicuro, nella penombra della stanza, di non essere visto, ma la preoccupazione gli balenò comunque nel cervello, sollevò la schiena bruscamente, come per alzarsi.

-Cosa c’è?-

Chiese lei ,interrompendo i risucchi e l’atmosfera.

-No, niente. Ma mi sembrava che quella ragazzina, affacciata lì di fronte, ci potesse vedere, non credo sia possibile, comunque mi alzo, e vado a chiudere la persiana, così siamo più sicuri.-

Disse lui.

-No, ti prego, così toglieresti anche questa poca luce e non potrei più guardarti negli occhi.-

Ribatté lei.

Allora lui si risistemò sul letto, cercando la posizione più comoda, e appoggiò dolcemente la propria mano destra sulla nuca di lei.

Fuori la pioggia smise di cadere, dentro i risucchi e i sospiri ricominciarono.

Lui chiuse gli occhi e stirò leggermente le gambe alla ricerca del rilassamento assoluto.

Nella sua mente apparve l’immagine di lei, quando l’aveva conosciuta ancora sedicenne, quando ancora non aveva un appartamento a disposizione e dovevano vedersi nella sua vecchia auto, poi pensò a quanto fosse diventata più capace col tempo, l’azione scivolava liscia, senza graffi, intoppi o interruzioni.

-Guardami per favore.-

Disse lei mentre cercava i suoi occhi.

Lui si riprese dai suoi pensieri, aprì gli occhi e trovò il suo sguardo, intravedeva i suoi grandi occhi marroni e le labbra piegate dal dolce gesto.

Lei gli spostò la mano dalla propria testa e se la strinse forte tra le sue dita, poi con la mano libera lo prese in mano tenendo tra le labbra esclusivamente la punta estrema. Cominciò a muovere la mano mentre lo accarezzava con la lingua.

Gli sguardi s’incontravano al tenue chiarore di un lampione e dei fari di qualche auto di passaggio, le mani strette una in quella dell’altro, sembrava che si stessero dicendo : -Ti amo…-.

Fuori qualcuno intonò qualche nota di violino, e alcune di queste riuscirono a entrare nella stanza, dove lei, dopo aver gettato un fazzoletto appallottolato nella borsetta, si stava sistemando il reggiseno.

Lui estrasse dal portafoglio due banconote e gliele porse, poi si diedero appuntamento, come di consueto, al martedì seguente.

La porta si chiuse e lei se ne andò.

Lui si versò mezzo bicchiere di whiskey e si diresse verso la finestra, si affacciò, ma la ragazzina, vista poco prima, se n’era già andata.

 
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