Il mio professore, dal web

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<Jocker>
view post Posted on 23/12/2011, 21:42     +1   -1




Quando entrai in classe, trafelata per il gran ritardo e lo vidi lì, alla cattedra, dove ci sarebbe dovuta essere la professoressa di italiano mi fermai sulla soglia e lo fissai interrogativamente.
- Tu devi essere… - iniziò lui, puntando il dito sul registro e scorrendo l’elenco – la signorina O. Katia.
- Sì, e lei chi è? - domandai.
- Buongiorno, innanzitutto… e dovrebbe forse scusarsi per il ritardo - ribattè, in tono severo.
Era un uomo di almeno 37 anni, aveva i capelli scuri e gli occhi nerissimi. Come ogni professore giovane, voleva dimostrare la sua autorità e rompere le palle.
- Mi scusi per il ritardo. Dov’è la professoressa?
- È malata, vai al posto - rispose.
Io chiusi la porta e andai a sedere. Ero all’ultimo banco, salutai la mia migliore amica Carola.
- Visto che figo? - mi fece subito.
- Carola! Ti prego!
- Dimmi di no, guardalo bene. Ha l’aria di quelli che quando ti hanno tra le mani, ciao!
Mio malgrado ridacchiai. In effetti era un uomo piuttosto bello. Quando si alzò, notai che era alto e sotto la camicia azzurra si notavano dei muscoli… Niente male.
Quando mise una nota a me e Carola dopo averci riprese per le nostre continue chiacchierate, però, l’opinione della mia amica su di lui cambiò. La mia no. Anzi, più faceva lo stronzo, più mi eccitava. Mi ritrovai a fantasticare su noi due, mentre mi prendeva in classe durante la ricreazione, sul mio banco nell’aula deserta. Iniziai a masturbarmi ogni notte pensando a quel professore.
Quelli grandi non mi erano mai piaciuti, avevo 18 anni e nella mia scuola mi ero fatta almeno 5 o 6 studenti. Eppure mai avevo provato attrazione per un professore, anche se sembrava una fantasia erotica ricorrente, almeno per Carola!
Purtroppo a scuola non ero mai stata una cima. Ero intelligente, ma detestavo studiare. All’ennesima verifica andata male, il supplente decise di darmi una mano.
- Okay, O. - mi disse il giovane professore quando mi vide sola nel corridoio – oggi pomeriggio ci vediamo. Ti aspetto qui alle 15, farai esercizi supplementari! E ti pregherei di non farne parola con i tuoi compagni: non voglio che pensino che io faccia favoritismi.
Una parte di me era felicissima. Decisi di provocarlo in tutto e per tutto. Alle 15 e 20 mi presentai fuori la scuola. Avevo una minigonna rossa scozzese a pieghe, senza collant nonostante il freddo. Una camicetta bianca sbottonata fino all’incavo dei seni. Usavo un reggiseno che accentuava il mio seno già prosperoso.
Sopra un cappotto rosso e scarpe da ginnastica con calzini bianchi.
Arrivai, il professore era davanti al portone.
- In ritardo anche alle punizioni? - mi chiese, squadrandomi.
- Sono una studentessa cattiva.
Lui rise.
- Vieni dentro, c’è freddo.
Entrai, la scuola era deserta.
- Ma ci siamo solo noi? - chiesi, mentre lui chiudeva il portone a doppia mandata e metteva il chiavistello.
Tutto era buio, accese le luci del corridoio ed entrammo in una delle classi.
- Sì - rispose semplicemente.
Si sedette alla cattedra e aprì una borsa di pelle nera. Ne prese dei fogli e mi indicò il banco in prima fila, al centro.
- Questi sono esercizi di morfosintassi, svolgili e vediamo se riusciamo a risollevare i tuoi voti tragici - mi fece.
Io mi misi all’opera e, senza alzare gli occhi, presi a spalancare e chiudere le cosce. Prima poco e veloce, giusto per attirare l’attenzione, poi molto e lentamente, per mantenerla viva. Sotto la gonna avevo un perizoma bianco. Arrischiai uno sguardo sottecchi. Lui sbirciava tra le mie cosce dalla sua cattedra. Era tranquillo. Lasciai le cosce spalancate e continuai i miei esercizi.
Poco dopo mi alzai. Consegnai i fogli.
- Posso andare, ora? - domandai, sperando in una risposta negativa.
Che arrivò: - No. Stai qui, devo correggerli.
Io mi sedetti sulla cattedra, accanto a lui e accavallai le gambe. Mi accarezzavo distrattamente una coscia, mentre lui leggeva i miei esercizi.
- O. sono tutti sbagliati! - mi disse, severo.
Sorrisi tra me, lo sapevo!
- Davvero?
- Scendi! - esclamò, imperioso.
Io obbedii, lui si alzò.
- Basta, O.! Non so che fare con te! - batte la mano sulla cattedra. Sospirò.
- Sono costretto a farlo!
- Fare cosa?
- Appoggiati sulla cattedra e tira il sedere in fuori.
- Come?
- Mi hai capito! - abbaiò.
Spaventata e oltremodo eccitata, mi misi a 90°. Lui mi sollevò la gonna sui fianchi. Un rumore secco e un bruciore sulla chiappa mi fecero trasalire: mi stava sculacciando!
- Questo è per il ritardo continuo! - disse, calmo e senza inflessioni nella voce.
Altro schiaffo: - Questo è per gli esercizi che non sai fare perché non mi ascolti.
Altro schiaffo: - Questo è per l’abbigliamento con cui ti sei presentata oggi pomeriggio.
Altro schiaffo: - Questo è per quello che mi obblighi a fare.
Improvvisamente, avvertii le sue mani tirarmi giù il perizoma. Poi una lingua si intrufolò nel mio sesso.
- Sei bagnata, O. lo sapevo… - borbottò.
Io mi aggrappai alla cattedra: - Professore! - urlai.
Ogni pensiero aveva abbandonato il mio cervello. Il mio prof mi stava leccando la figa in classe: uno dei miei sogni erotici diventava realtà. Mi mossi contro il suo viso e lui mi infilò un dito nella passera.
- Ohhh - esclamai, inarcando la schiena.
Il suo dito si mosse dentro di me come un piccolo pene. Io assecondavo i suoi colpi sperando che mi avrebbero condotta ad un orgasmo lacerante. Non mi interessava il posto, il fatto che fosse un prof, non mi preoccupai di cosa sarebbe accaduto se ci avessero scoperti… mi interessava solo di quel calore che dal mio sesso saliva al cervello, oscurandomi ogni logicità.
Venni, strillando e cercando di far aderire il più possibile il volto del mio prof contro la mia vagina.
Lui si sollevò, io rimasi china sulla cattedra a riprendere fiato. Sentii la zip dei suoi pantaloni e un fruscio.
Poi sentii che mi stava voltando. Era nudo.
Arrischiai uno sguardo all’inquilino del piano di sotto e sorrisi: - E bravo professore.
Le sue mani mi sbottonarono la camicetta. La fece volare attraverso la classe. Poi mi sfilò il reggiseno e quello fece lo stesso percorso. Avevo solo la gonna e le scarpe.
- La mia studentessa è una puttanella - mi disse.
Guardò i miei seni pieni e turgidi.
- Sono rifatte? - mi domandò tastandoli.
- No.
- Ottimo - mi disse. Mi sollevò a sedere sulla cattedra e mi leccò voluttuosamente i seni. Ci sapeva fare: ogni leccata, ogni succhiata, ogni mordicchiata mi sconvolgeva e mi faceva perdere la ragione. Lo strinsi tra le mie cosce e il suo pene dritto quasi mi penetrò. Appena lo sentii vicino alla mia apertura mi offrii volontariamente a quello stupendo cazzo. Lui però si scostò e lasciò i miei seni.
- Scendi dalla cattedra.
Io obbedii diligentemente. Lui si sedette.
- Inginocchiati e succhia - mi ordinò.
Io lo feci. Mai avevo obbedito così ciecamente a un prof. Presi in bocca quel membro pulsante e gli dimostrai che forse come studentessa non valevo niente, ma come pompinara nessuna sarebbe stata alla mi altezza. Lui faceva uno sforzo per non venirmi in bocca e lo sapevo. Poi mi allontanò la testa.
- Brava O., questo pompino merita un 10 e mezzo.
Io mi sollevai e mi sedetti sulle sue gambe a cavalcioni, senza penetrarmi. Doveva calmarsi o sarebbe venuto subito. Lui riprese a ciucciarmi il seno.
- Sa succhiare molto bene professore - dissi.
- Mai quanto te, O. - rispose serio.
Poi morse forte e sussultai di dolore e piacere: - Queste tette meritano un 10!
- Media del 10, mica male - dissi posando la mia bocca sulla sua. Non fu un bacio, noi ci mangiammo reciprocamente. Fu eccitante vedere il professore perdere il controllo per un mio bacio.
- Alzati, adesso - mi disse.
Io lo feci subito.
- A pecorina! - mi ordinò.
Io ero emozionatissima, impaziente di averlo dentro. Mi voltai di scatto e con un unico, forte e violento colpo mi sfondò la figa. I nostri gemiti riempirono l’aula, echeggiando nel corridoio vuoto.
- Professore, professore… - lo chiamavo. Godevo già solo per il fatto di chiamarlo così e non per nome. Mi penetrava profondamente. A volte ruotava il pisello dentro di me oppure restava fermo e mi spostava per i fianchi avanti e indietro. Non mi diede il tempo di venire, poco dopo si sdraiò sulla cattedra e io mi dovetti arrampicare su di lui e scoparlo. Le mie urla di godimento mentre venivo sembravano invasarlo ancora di più. Mi teneva le tette, le stringeva forte oppure a volte mi sculacciava. Mandava scariche di dolore e piacere che mi facevano impazzire. Quando mi sentii vicina all’orgasmo appoggiai le mani sulla cattedra, accanto al suo viso e nonostante lui mi ordinasse di non venire ancora, io aumentai il ritmo. Diventò una furiosa cavalcata, ero intenzionata a provare piacere e così fu. Venni con uno strillo.
- Non hai obbedito.
- Non me ne frega un cazzo - risposi respirando forte per calmarmi.
- Ti rimetto in punizione anche domani? - scherzò.
- Lo faccia, la prego!
Mi alzai e lui fece altrettanto. Mi appoggiò al muro, con le natiche in fuori e mi sculacciò per non avergli obbedito. Fu violentissimo, ma questo non fece che eccitarmi di più. Poi mi portò a un banco e mi sdraiò lì. Mi spalancò le cosce e mi prese. Fu scatenato, mi dava colpi tanto duri e decisi che pensai mi avrebbe sfondata. Ma in quel momento la sua violenza mi eccitava da impazzire. Venni dicendogli che era un porco pervertito.
Poco dopo mi sentii scagliare a terra. Sbattei contro le sedie.
Il mio viso fu schizzato da sborra calda e vischiosa. Io presi in bocca il suo pisello e lo ripulii. Mi rivestii in silenzio, mentre lui ancora nudo guardava il mio compito.
- Professore…
- A domani - mi disse, incazzoso come sempre.
Io obbedii. La mattina dopo mi infilò nel compito un biglietto: “Pompino: 10; Tette: 10; Scopata: 10; Obbedienza: 7: voto 9. Peccato che questi voti non influiscano sulla pagella, ma se vuoi migliorare comunque, questo è il mio indirizzo: ***.”
Lessi l’indirizzo. Gli scoccai un sorriso che ricambiò. Strappai il foglio in minuscole parti e poi lo buttai. Quando tornai al posto, Carola mi chiese: - Cos’era quel biglietto?
- Mi ha detto che se non miglioro verrò bocciata.
- È uno schifoso!
- Sì - risi io – proprio uno schifoso.
 
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The_Big_Ticket
view post Posted on 2/12/2015, 11:24     +1   -1




Ahahahah
 
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