POLVERE MAGICA, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 19/11/2011, 15:19     +1   -1




All'età di diciotto anni, conseguita la maturità scientifica, era mia intenzione conseguire il diploma d'infermiera. Per realizzare questo sogno fui costretta a sfidare le ire dei miei genitori che su di me avevano riposto ben altre ambizioni.
Quella esercitare la professione dell'infermiera era una passione che avevo coltivato dalla tenera età di otto anni quando avevo scorto mio fratello, poco più grande di me, appartarsi con altri coetanei, cinque o sei in tutto, dietro la legnaia e masturbarsi.
Incuriosita dai loro modi ambigui rimasi a osservarli, sottratta alla loro vista, mentre prendevano posto sul prato formando un cerchio.
L'impressione che ne ricevetti era di un rituale magico, tanto appariva misteriosa quella scena ai miei occhi. Tutt'a un tratto al comando del leader del gruppo, un biondino con la frangia sugli occhi, tirarono fuori il pistolino dalla patta dei pantaloni e iniziarono a menarselo.
Nella mente porto scolpito il ricordo di quella scena congiuntamente a pochi altri accadimenti che hanno segnato la mia infanzia. Quella, infatti, è stata la prima scena erotica a cui mi è capitato d'assistere.
Dal concitato parlare dei ragazzi percepii che doveva trattarsi di una gara, infatti, sarebbe risultato vincitore chi fra loro avrebbe eiaculato per primo sul prato. Mio fratello era il più giovane del gruppo di concorrenti, ciononostante mostrava d'avere un pistolino più sviluppato rispetto a quello dei coetanei. Si aggiudicò la competizione sborrando dopo pochi tocchi di mano sorprendendomi non poco. In quella occasione provai molta invidia nei suoi confronti e dei suoi compagni di gioco. Mi rammaricai di non possedere un "coso" come il loro pendermi fra le cosce. Al contrario avevo soltanto una piccola fessura che detestavo perché mi faceva sentire diversa e non all'altezza delle prestazioni dei maschi.
Mi sarebbe piaciuto fare la pipì contro i muri delle case e gareggiare con mio fratello a chi faceva il getto di piscia più lungo. Ci provai più volte, in tutte le posizioni, col risultato di infradiciarmi di piscia fra le cosce. Visti inutili tutti i tentativi mi convinsi che l'unica cosa che mi restava da fare era prendermi cura dei loro piselli. E' questa la ragione che mi ha spinta a intraprendere la professione d'infermiera.

Sono trascorsi molti anni dall'evento che ha avuto come protagonisti mio fratello e i suoi amici. Ho trentadue anni e lavoro come infermiera in corsia d'ospedale. Uomini ne ho posseduti in gran numero, ma non ho mai abbandonato l'idea di possedere fra le cosce quel "coso" che i maschi si portano appresso come fosse un ciondolo. Non sono lesbica, ma non disdegno essere ammirata dalle donne. Madre natura mi ha dotata di un corpo che molte amiche m'invidiano e che gli uomini giudicano uno schianto. Quando cammino per le strade o entro nei negozi ho addosso lo sguardo curioso della gente che mi circonda. A dire il vero faccio di tutto per non passare inosservata indossando gonne corte e attillate, mettendo in mostra il bordo delle autoreggenti e il tessuto delle mutande quando le ho.
Nei mesi estivi sono solita indossare magliette aderenti, piuttosto scollacciate, deliziandomi nell'esibire le tette ancora sode e compatte come quando avevo sedici anni. Ma il mio vero patrimonio sono le gambe dritte e affusolate. Calzo scarpe con tacchi a spillo di almeno 10 centimetri in ogni occasione, eccettuato sul posto di lavoro. Pur essendo alta un metro e settantacinque, dieci centimetri oltre la media, non ho complessi di sorta. I capelli li porto lunghi, a cadere sulle spalle, ma durante il servizio in corsia ho l'abitudine di raccoglierli con un elastico dietro il capo, a coda di cavallo, nascondendoli all'interno della cuffia o sotto il velo.
Non mi manca niente per essere felice, ma non sono soddisfatta della mia vita, motivo? Mi manca qualcosa fra le cosce! Qualcosa che pende. Un cazzo! Ecco cosa vorrei possedere.
Gli uomini a differenza di noi donne sono più fortunati. Se desiderano mutare di sesso possono farlo riempiendo il torace con delle protesi di silicone e in un batter d'occhio gli spuntano le tette. Allo stesso modo possono allargare i fianchi e trasformare il culo a forma di mandolino. Volendo possono persino farsi asportare chirurgicamente l'uccello, supplendo alla fessura della figa con un brandello d'intestino. Ma una donna come fa a diventare uomo? Ditemelo voi.
No, non preoccupatevi, non ho intenzione di cambiare sesso. Desidero rimanere donna, ma vorrei possedere anche il cazzo, tutto qui, ve l'ho detto no? E poi a me gli uomini piacciono e per nessuna ragione al mondo rinuncerei a farmi scopare da loro.
Forse vi chiederete perché mi sto dilungando in queste disquisizioni. Ebbene quella che sta per venire è una serata particolare, straordinaria oserei direi. Stasera ho un appuntamento. Sì, un convegno d'amore con una donna: la Giusy. Mi sto preparando a questo incontro dalla sera in cui mi ha fatto delle avance. E' accaduto lunedì scorso, nello spogliatoio della clinica, e da allora sono trascorsi tre giorni.
Eravamo impegnate a cambiarci d'abito quando, fingendo di perdere l'equilibrio, mi è venuta addosso e con molta naturalezza mi ha posato una mano sul seno.
- Cavoli! Hai le tette davvero sode! - ha esclamato, evitando di scostare le dita da lì.
Dopo mi ha preso una mano e l'ha accompagnata alle sue tette.
- Senti le mie, che te ne pare?
Al contatto con le sue sporgenze anatomiche un lungo brivido ha percorso tutto il mio corpo. Mi sono trovata fra le dita una delle tette e ne ho colto il capezzolo tumido. Ho lasciato che mi guidasse a toccarle anche l'altra tetta senza scostare la mano dalla sua.
Accostata a me, con indosso mutandine e reggiseno in pizzo nero, Giusy mi è apparsa bella come poche altre volte l'avevo vista. Il viso, già di per sé grazioso, era addolcito dalla mancanza di trucco. Le labbra carnose erano messe in bella evidenza dalla tenue presenza di un lucidalabbra.
Giusy è stata lesta nel fare scivolare le labbra sulle mie predandomi di un tenero bacio. Un rumore alle nostre spalle mi ha convinta a ritrarmi da lei. Alcune colleghe hanno fatto il loro ingresso nello spogliatoio e ho ripreso a rivestirmi, seppure turbata da quanto era accaduto. Dopo quel bacio non le ho rivolto la parola fintanto che si è allontanata dallo spogliatoio e mi ha salutata.
- Ci vediamo giovedì sera! Saremo di turno insieme. Avremo modo di riprendere il discorso dove l'abbiamo interrotto... vero?
Ho chinato il capo in segno d'assenso e ho continuato a vestirmi, poco dopo sono uscita dallo spogliatoio.
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Sono trascorsi tre giorni e tre notti dalla sera in cui Giusy ha effettuato le sue avance. Stasera sarò di nuovo in turno con lei. Non so quale atteggiamento manterrò quando sarò in sua presenza. Che stupida sono stata ad accettare che mi toccasse i seni in quel modo sconveniente, perché l'ho fatto? Come è potuto accadere?
E' vero! Provo una certa attrazione per lei, ma è una sensazione spuria, indefinibile. Prima di toccarle la tetta non avevo mai avuto contatti con altre donne, nemmeno da ragazzina. Ma un conto è godere dell'attenzione e degli sguardi di una femmina, tutt'altra cosa è farci l'amore.
Perché ho lasciato credere a Giusy che avrei accettato le sue avance? Timidezza? Curiosità? O più semplicemente una pazza voglia di provare qualcosa di diverso? E perché proprio con Giusy? Forse perché è una gran fica! E' strano che sia io a dirlo, no?
A lei va il merito di essere riuscita a fare emergere la mia parte maschile. Lo ripeto, non sono lesbica! Ma sono consapevole d'essermi comportata in maniera goffa e impacciata, invece avrei dovuto scacciarla evitando di rimanere passiva di fronte alle sue avance. Cazzo! Non so nemmeno da che parte si cominci a fare l'amore con una donna. Eppure mi resta la consapevolezza del turbamento che ha saputo trasmettermi quando ha posato la mano sul mio seno.
Una cosa però l'ho fatta! Assurda, ma l'ho fatta. Me l'ha suggerita un medico radiologo quando ho prestato servizio come infermiera nel servizio di radiologia della clinica. Tempo fa mi ha fatto dono di una polverina fluorescente, credo sia tungstato di calcio. La sostanza ha la proprietà, se colpita da radiazioni anche invisibili come i raggi X o gli ultravioletti, di emettere una luce azzurrina. E' su questo principio che vengono impressionate le pellicole radiografiche. Stasera, prima di raggiungere il posto di lavoro, ho fatto la ceretta alle gambe. Ho tolto i peli superflui radendomi tutt'attorno la fica e su quelli rimasti ho cosparso un poco di quella polvere invisibile. Non so dire cosa mi ha spinto a farlo: forse dipenderà dal fatto che sono afflitta dal complesso della mancanza del pene, così ho voluto rendere la mia fichetta interessante agli occhi di un'amante donna. Scherzi della mia inesperienza, probabilmente.
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Raggiungo l'ospedale poco prima delle dieci. Lo spogliatoio è un inferno, gente che va e che viene, succede ogni sabato sera. Le ragazze che da poco hanno terminato il turno di lavoro si vestono di fretta mescolandosi a chi come me sta per prendere servizio. C'è pure Giusy, naturalmente, e non posso fare a meno di guardarla mentre si libera degli abiti e rimane con indosso un intimo semitrasparente in pizzo nero. E' bellissima. Mentre le passo vicina mi sfiora con le labbra il viso lasciandomi una striscia di saliva sulla guancia.
- Ci vediamo più tardi. Alle quattro precise in sala operatoria. - sussurra al mio orecchio fulminandomi con un velato sorriso.
Dopo avere provveduto a preparare i contenitori per i prelievi di sangue che utilizzerò al mattino trascorro il resto della notte a leggere riviste di moda. A cadenza di un'ora eseguo brevi visite nelle camere dove sono ospiti i degenti per verificare che riposino tranquillamente. Poco prima delle quattro mi dirigo verso la sala operatoria ubicata nel corridoio fra le due sezioni.
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La sala operatoria è illuminata da una luce a raggi ultravioletti di colore azzurro che serve a mantenere asettico l'ambiente. Il locale è pieno di apparecchiature elettrosanitarie. Ho il cuore in subbuglio e il ritmo cardiaco mi si è fatto più frequente per l'eccitazione.
L'istante in cui sarò di fronte a Giusy sta per arrivare. Sono divorata dalla paura, ma soprattutto da una curiosità lasciva che si fa sempre più forte. Mi rendo conto che l'idea dei preliminari m'imbarazza da morire. Non ho alcuna forza ispiratrice, né punti di riferimento, e mi ritrovo a non sapere cosa fare. Come dovrò comportarmi quando entrerà? La saluto e le do un bacio? Oppure le metto subito le mani addosso? Mi spoglio o aspetto che sia lei a spogliarsi per prima? Uffa... ma che ne so!
Per uscire dall'impasse dei miei pensieri inizio a svestirmi. Mentre levo gli indumenti di dosso mi accorgo che insieme alla stoffa della divisa sembra andarsene tutto il mio (poco per la verità) pudore. Una volta nuda levo dalla tasca del camice la boccetta d'Organza di Givenchy che mi sono portata appresso. Spruzzo il profumo su tutto il corpo, dopodiché, completamente nuda, mi corico sul tavolo operatorio. Divarico le cosce e appoggio le ginocchia sugli alzagambe a uso ginecologico incurante della impudica postura. In questa strana posizione, col capo sopraelevato, posso guardare la rada peluria della mia passera che, illuminata dai raggi ultravioletti della sala operatoria, brilla di colore azzurro. Non so che dire: così combinata mi piaccio da dio!
Sono eccitata, il respiro mi si è fatto affannoso, e oso sperare che nessuno venga a importunarci in questa magnifica nottata. Non è un caso che Giusy mi abbia dato appuntamento in questo posto remoto.
La porta dell'antisala si apre. Il rumore di passi si fa più vicino. Giusy mi appare in tutta la sua straordinaria bellezza di donna mediterranea. Anche lei è nuda; deve essersi spogliata nell'antisala prima di accedere qui. Il suo corpo è una visione divina. Le tette che avevo intravisto pochi giorni addietro nello spogliatoio si ergono come piramidi nel suo corpo colore dell'alabastro. Il velo bianco che indossa sopra il capo le scende sulle spalle fino a sfiorare i capezzoli che percepisco eretti come i miei.
Ho la passera bagnata d'umore. Con la lingua inizio a leccarmi il bordo della bocca. Giusy si avvicina e con naturalezza china le labbra sul mio pube. Inizia a sfiorarmi la fica e bacia le grandi labbra che debbano apparirle rosee e invitanti dal momento che tengo le cosce divaricate.
Sicuramente avrà fatto colpo su di lei il colore azzurro del mio pube. - Che idea geniale ho avuto!
Le sue mani scorrono discrete sulle mie gambe e risalgono fino alle cosce. I movimenti lenti si replicano identici. Con la lingua si sofferma a leccarmi la pianta dei piedi, solleticandoli, insinuandosi negli interstizi, succhiando le dita una dopo l'altra. La fica mi si contrae con impercettibili movimenti. Giusy inizia a leccarmi anche l'altro piede. Alla seconda contrazione non riesco a contenermi ed esplodo in un primo orgasmo.
Mugolo come una donna pazza di piacere e... godo... godo.
Giusy risale con la lingua le mie cosce fino alla passera e inizia a leccarmela intorno alle piccole labbra e le morde. Fa qualche incursione con la punta della lingua all'interno della vulva. Ha un ripensamento. Solleva la testa e avvicina la bocca alla mia. Le sue labbra in quanto a morbidezza non hanno nulla da invidiare all'intimità della sua fichetta che da quella posizione riesco a sfiorare con le dita.
Giusy continua a leccarmi la bocca cercando e trovando la punta della mia lingua che mi adopero a incrociare con la sua. S'impadronisce delle mie tette gonfie e le strizza solleticandomi i capezzoli. Vinco la mia ritrosia fisica e inizio anch'io a darmi da fare sospingendo la bocca sul suo clitoride. Lo scappuccio e inizio a succhiarlo. Devo essere molto brava a spremerlo perché la reazione di Giusy non si fa attendere. Il suo corpo inizia a tremare. E' lei a urlare di piacere come una forsennata. Ci ritroviamo sdraiate sul pavimento della sala operatoria con le guance affondate fra le cosce dell'altra riempiendo di piacere le nostre bocche.
Le sue labbra esperte mi succhiano il clitoride con le stesse movenze con cui sono abituata a succhiare il cazzo di un uomo. Gli orgasmi si susseguono a grappoli uno dopo l'altro nello spazio di pochi minuti. Veniamo entrambe appagate da tanto piacere.
Liberata da ogni residua inibizione provo un irresistibile desiderio di farla mia. Accarezzo le sue tette, sode e di misura più consistente delle mie, stordita da sensazioni spurie del tutto nuove per me. Una sorta d'istinto primitivo sembra guidare la mia azione. Incomincio a leccarle le tette tutt'intorno l'areola dei capezzoli procurandole un sommo piacere. Oramai sto assumendo una parte sempre più attiva. Giusy sta fremendo di piacere conquistata dai miei baci. Le nostre lingue s'incrociano nelle bocche titillandosi a vicenda.
L'inconsueto ruolo dominante mi eccita in modo strano. Mi sento struggere dal desiderio di penetrare la sua intimità e possederla al più presto. M'inginocchio ai suoi piedi e, dopo averle allargato le gambe, prendo a succhiarle ancora una volta il clitoride. Un istinto sconosciuto mi guida prepotente. La mia lingua scivola nell'intimità del suo corpo. Con la punta della lingua le stimolo il clitoride che sento più rigido e sviluppato del mio. Succhio la sommità e subito dopo la radice, spompinandolo fino a scomparire nei suoi recessi mentre con due dita le penetro la fica e la scopo.
Quello che le provoco è un duplice orgasmo clitorideo e vaginale. Godo nel sentirla urlare e fremere di piacere. Ho la sensazione di avere fra le labbra un immenso potere con cui mi è dato distribuire amore e piacere.
Giusy incrocia le gambe fra le mie e inizia a sfregare il clitoride sulla mia fichetta. Le nostre clitoridi ritte e turgide prendono a strofinarsi. Sono conscia che ha preso il sopravvento su di me e sta per condurmi a una danza sconosciuta. Liberata da ogni ombra di ritegno non so per quanto tempo riuscirò a portare avanti quest'estasi erotica. Sto per addentrarmi in un nuovo e inusuale piacere quando il rumore di un campanello che trilla con insistenza in lontananza viene a interrompere il nostro idilliaco incontro.
Un paziente sta male. Qualcuno ha bisogno d'aiuto, penso. In un attimo sono in piedi. Afferro il grembiule, indosso il camice, e mi rivesto. Nella fretta ripongo nella tasca le mutande e il reggiseno senza indossarli. Non abbiamo il tempo di salutarci e tutte e due facciamo ritorno in reparto.
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Stanotte ho vissuto una esperienza fantastica, anche se mi viene da pensare che a renderla così esaltante abbia contribuito, non poco, la polverina che ho depositato sul pube. E' stata lei a farmi andare giù di testa, ne sono certa. Che fosse proprio una polvere magica? Direi proprio di sì, perché ora che l'effetto sta per cessare inizio a vedere le cose con occhi diversi. La verità è che il cazzo è ben altra cosa, niente può surrogarlo. Se non sono nata maschio poco importa, sono nata Farfallina e proseguirò a posarmi là dove mi porta il cuore.



 
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