BOTTONI, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 9/11/2011, 22:12     +1   -1




-Quanto tempo è trascorso dall'ultima volta che ti sei confessata?
- Una settimana, padre.
- Hai commesso dei peccati durante questo periodo?
- Ho mancato di rispetto a mia madre e anche a mio padre.
- Poi?
- Ho rubato dieci euro dal portafoglio di mio padre.
- Per farne che?
- Mi servivano per fare il pieno di benzina al motorino.
- Ah... e poi?
- Ho commesso degli atti impuri.
- Da sola o con altri?
- Da sola, padre... da sola!
- Ma... quanti anni hai?
- Sedici, padre. Appena compiuti!
- Ti sei solo toccata o hai fatto anche dell'altro?
- Toccata e basta.
- Quante volte lo hai fatto?
- Tre volte, padre... tre volte.
- Come lo hai fatto?
- Mi sono masturbata con le dita.
- Con le dita? Non ti sei aiutata con qualcosa d'altro?
- No, solamente con le dita.
- Dove lo hai fatto?
- Una prima volta in bagno, mentre facevo la doccia. Le altre due volte a letto, poco prima d'addormentarmi.
- In precedenza lo avevi fatto in altri luoghi?
- Se devo essere sincera ovunque. Al cinema, guardando la televisione, in spiaggia... e in ogni luogo che mi andava di farlo.
- Masturbarsi è un peccato grave. Lo sai che è contro natura toccarsi in quel modo?
- Sì, lo so, padre. Ma è più forte di me, non riesco a trattenermi. Il piacere che provo toccandomi è un richiamo troppo forte per la mia natura di donna.
- Per questa volta ti assolvo dai tuoi peccati, ma vedi di non masturbarti più. Per penitenza dirai dieci Pater, Ave e Gloria. Ora vai in pace.
.
Da adolescente avevo preso l'abitudine, ogni domenica mattina, di fare visita a quattro o cinque chiese, riproponendo, inginocchiata davanti alla grata dei confessionali, le medesime ammissioni di colpa. Mi eccitavo nel confessare i miei presunti peccati, specie quando il confessore esigeva una descrizione accurata dei modi in cui praticavo la masturbazione.
Durante la settimana aspettavo con ansia che sopraggiungesse la domenica per svelare a un sacerdote le mie fantasie erotiche. Era eccitante stare ad ascoltare i consigli che ognuno di loro mi impartiva. Con pruriginosa curiosità cercavano in tutti i modi di sapere cosa provavo mentre mi masturbavo. Più mi incalzavano con domande e richieste di particolari, più ero portata a escogitare situazioni e circostanze singolari in cui praticavo la manipolazione dei genitali.
Confessare certe pratiche erotiche lo consideravo un eccitante divertimento. Ma a chi si trovava dall'altra parte della grata, e ascoltava le mie segrete ammissioni, provocavo molto di più che un semplice turbamento ormonale.
Alcuni religiosi manifestavano il loro stato di eccitazione apertamente. Lo percepivo dal tono della voce che assumeva sfumature e gradazioni confidenziali mentre mi addentravo nella descrizione di particolari. Le domande si facevano incalzanti e a volte impertinenti, destando in tutti loro curiosità e piacere, ne ero certa, per questo mi divertiva confessarmi.
I sacerdoti più anziani, specie i frati, erano i più ostinati nel farmi domande scabrose. Questa era una delle ragioni per cui li preferivo ai giovani. A volte avevo persino la sensazione che dietro la grata qualcuno di quei prelati si masturbasse. In quel caso mi divertivo a impreziosire la confessione con particolari ancora più piccanti sino a rendere le storie del tutto inverosimili, ma non per loro.
Trovavo eccitante metterli in imbarazzo, questo solo m'importava. Seguitai a frequentare le grate dei confessionali per un anno intero, poi, forse per noia o forse perché nel frattempo cominciai a scopare con qualche coetaneo, abbandonai quel passatempo.
Ormai sono trascorsi parecchi anni da quando, attraverso le grate di un confessionale, rivelavo a un sacerdote le mie fantasie sessuali. Adesso che di anni ne ho trenta provo piacere nel raccontare ai miei partner le tecniche che metto in atto mentre mi masturbo nell'intimità.
Il loro atteggiamento è pari a quello di quei prelati, l'unica differenza è che mentre i religiosi stavano nascosti dietro una grata i miei compagni di letto li posso guardare negli occhi.
Agli uomini piace farsi raccontare, con minuzia di particolari, le tecniche dei miei toccamenti e le sensazioni che provo quando mi palpo la passera e il clitoride con le dita o mi penetro con degli altri oggetti. Mi eccito nel vederli così attenti a ascoltare le mie parole, forse sono un po' depravata... mah!

* * *

Oggi pomeriggio, quando sono tornata a casa, al termine di un affaticante turno di lavoro in ospedale, mi sono infilata sotto la doccia. Nuda, con la pelle ancora umida, ho preso posto fra le lenzuola e mi sono addormentata quasi subito. Il persistente trillare del campanello della porta d'ingresso della mia abitazione mi ha svegliata di soprassalto. Mi sono rigirata nel letto e ho cambiato di posizione più volte, incurante del perdurante rumore, fermamente decisa a riprendere il sonno interrotto. Ma l'insistenza dello squillo mi ha convinta ad alzarmi dal letto. Ciabatte ai piedi e accappatoio da bagno sopra la pelle sono andata alla porta.
Mi sono premurata d'inserire la catena di sicurezza, dopodiché ho aperto solo parzialmente l'uscio. Sul pianerottolo c'era un uomo di mezza età con i capelli leggermente brizzolati sulle tempie. Il modo di vestire gli conferiva un'aria elegante e raffinata. Alto circa un metro ottanta indossava un abito scuro, mentre la camicia, di colore grigio scuro, all'altezza del collo, presentava una striscia bianca che assomigliava in tutto e per tutto a un clergyman.
- Buongiorno signorina sono Padre Evaristo. Il suo parroco. Nel periodo pasquale sono solito fare visita ai parrocchiani per benedire le case. Spero che abbia ricevuto la lettera pastorale in cui annunciavo la mia visita per oggi.
- A essere sincera è da alcuni giorni che non ritiro la posta dalla buca delle lettere. E' comunque il benvenuto.
Ho tolto la catena di sicurezza e ho accompagnato il sacerdote in salotto.
- Prego si accomodi. - gli ho detto indicandogli il divano.
- Grazie è molto gentile.
L'appartamento dove abito è di piccole dimensioni: settantacinque metri quadri in totale. Il salotto è arredato con un solo divano, due poltrone e un televisore.
Mi sono messa seduta su una delle poltrone di fronte al divano dove mi sono premurata di fare accomodare l'ospite.
- La casa è in disordine. - ho detto scusandomi. - Stavo riposando e non aspettavo nessuna visita. Posso offrirle un caffè, una bibita, oppure preferisce del tè?
- La ringrazio signorina, ma non vorrei procurarle troppo disturbo. Ma un caffè lo prendo volentieri.
In cucina ho preparato il caffè con la Moka, dopodiché ho fatto ritorno in salotto. Abbiamo conversato per alcuni minuti fino a quando l'aroma prodotto dalla macchina per il caffè è venuto a interrompere il nostro colloquio.
Stringendo nelle mani un vassoio con due tazzine e la zuccheriera sono andata a sedermi sul divano, accanto al mio ospite, dopo avere depositato il tutto su un tavolino davanti a noi
- Se posso permettermi signorina, e forse questo le sembrerà strano, ma lei e io abbiamo già avuto modo di conoscerci. E' trascorso molto tempo da allora, forse una quindicina d'anni.
- Strano? In che modo? A me non sembra di conoscerla! Me ne ricorderei altrimenti.
- In quelle occasioni ero solo io a vederla, perché stavo dietro a una grata.
- Mi scusi ma non riesco a comprenderla.
- A quel tempo prestavo la mia opera presso la parrocchia del Buon Samaritano. Quasi tutte le domeniche lei veniva a confessarsi da me. Io ero il sacerdote che stava dietro la grata.
Sorpresa da quella rivelazione non ho fatto caso che aveva appoggiato la mano sopra un mio ginocchio.
- Mi sono sempre chiesto se ciò che lei confessava fosse tutto vero o soltanto frutto della sua fantasia. Quel che è certo è che ogni volta che l'ascoltavo le sue parole mi procuravano un certo turbamento, la stessa inquietudine che provo adesso.
Ha pronunciato quelle parole con voce alterata mettendomi in imbarazzo. D'improvviso si è inginocchiato ai miei piedi, ha appoggiato il capo sulle mie cosce, e ha infilato le mani sotto la vestaglia raggiungendo le mie natiche.
Sorpresa dal suo gesto mi sono trovata in balia della sua esaltazione. Non ho opposto nessuna resistenza quando mi ha slacciato la cintura della vestaglia e l'ha aperta. Il corpo nudo, del tutto privo di indumenti, deve essergli apparso invitante. Mi ha stretto le mani attorno alle chiappe e mi ha trascinata verso di sé. Divaricare le cosce ha lambito con la bocca le pareti rosee della fica riempiendomi di fremiti di piacere.
- Masturbati come facevi da ragazzina, dai... fammi vedere come lo sai fare.
Eccitata dalla insolita situazione ho accondisceso alla sua richiesta. Masturbarmi davanti a un ecclesiastico era una fantasia che mi portavo dietro dall'adolescenza e finalmente stava per avverarsi.
Inginocchiato ai miei piedi ha fatto scendere i pantaloni e le mutande sul pavimento mostrandomi il cazzo. Era di dimensioni normali, con la cappella d'un colore rosato e tutta torta, abbastanza fuori dal comune. Ha iniziato ad accarezzarsi il cazzo e mi ha guardata come se volesse attirare l'attenzione su quella prelibatezza.
Entrambi avevamo gli occhi posati sui genitali dell'altro, incuriositi dalle manipolazioni delle nostre dita. Ho infilato le dita nella bocca e le ho inumidite di saliva, dopodiché ho cominciato a toccarmi il clitoride turgido e disteso.
La sensazione che ho provato guardando il mio ospite che si masturbava, mentre io facevo lo stessa cosa, è stata di ubriacante piacere. Il mio respiro si è fatto affannoso e il cuore sembrava uscirmi dal petto dall'eccitazione. Stimolata dalla sua mano, che scorreva impudica sul cazzo mentre si masturbava, ho provato a provocarlo come facevo da adolescente.
- Ti piace eh! Sporcaccione d'un prete! Ti piace stare a guardarmi mentre mi masturbo. Chissà quante seghe ti sarai sparato stando dietro la grata mentre io e qualche altra ragazza ti confessavamo i nostri peccati, vero? Dillo che è vero, dillo che ti piaceva masturbarti.
- Si è vero, lo facevo si! E' vero lo facevo... - ha continuato a ripetere mentre si masturbava, e io con lui.
Tremavo a ogni toccamento delle mie dita. Anche lui era eccitato. Non saprei spiegare altrimenti la sua confessione. Sono venuta gemendo di piacere urlandogli addosso un'infinità di parolacce oscene e offensive sull'abito che indossava. Lui ha smesso di masturbarsi ed è rimasto a guardarmi per non perdersi la scena del mio orgasmo.
Quando ho smesso di toccarmi si è rialzato e mi ha fatto inginocchiare davanti a sé.
- Succhialo!... Succhialo!... Succhiami l'uccello. - mi ha ordinato
Ho ingoiato il cazzo fra le labbra e ho accondisceso a soddisfare la sua supplica. Spinto dal movimento delle natiche il cazzo è scivolato in profondità fino a toccarmi la gola. La cappella aveva un odore forte e penetrante e la sua vicinanza mi ha inebriato di piacere già ad annusarlo. L'ho tenuto ben stretto con il palmo della mano evitando che mi soffocasse.
Ho leccato la cappella circoscrivendo dei semicerchi con la punta della lingua, poi ho ripreso a ingoiarla nuovamente facendo attenzione a non sospingerla contro la parete posteriore del palato.
L'orgasmo del mio ospite è sopraggiunto d'improvviso quasi inaspettato. E' venuto sborrandomi nella bocca mentre tremava con tutto il corpo, spingendomi il cazzo in profondità fino alle fauci, soffocandomi.
A stento sono riuscita a trattenermi dall'espettorare il seme che in gran quantità avevo trattenuto nella bocca. Ho lasciato trascorrere alcuni istanti, poi ho deglutito tutto. Il prete, forse perché impacciato, mi ha chiesto di potersi ritirare in bagno per riassestarsi. Quando ha fatto ritorno mi ero già ricomposta.
- Beh, allora... - ha detto. - non rimane che salutarci.
- Credo proprio di sì. - gli ho risposto.
- Ciao...
- A proposito, la prossima volta non presentarti con il clergyman. Ti prego! Indossa l'abito talare, quello che probabilmente usavi anni fa quando mi confessavi, con tutti quei bottoncini. Penso che mi ecciterò tantissimo nello sganciarli. Mi raccomando!
Ho aperto la porta, gli ho dato un ultimo bacio sulla guancia, e l'ho salutato. Ho chiuso l'uscio alle sue spalle e sono tornata a letto. Subito dopo mi sono addormentata.
 
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