PAURA D'AMARE, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 5/11/2011, 14:22     +1   -1




Le macchine per la produzione della pasta marciavano a pieno regime giorno e notte. Nello stabilimento il rumore prodotto dalle presse e dalle celle per l'essiccazione dell'impasto era assordante. Loris ci aveva fatto il callo al rumore provocato dal martellamento di quei meccanismi, ormai non ci faceva più caso.
Il suo compito consisteva nel sorvegliare una delle macchine per la produzione della pasta il cui processo produttivo era continuo. I dispositivi non avevano bisogno dell'ausilio di alcuna mano d'opera per funzionare, salvo le periodiche operazioni di pulizia, alla fine di ogni ciclo produttivo, eseguite con poche e semplici manovre da parte degli operai.
La direzione dell'Antico Pastificio Parmense, in spregio agli accordi sindacali, preferiva che gli operai si affaticassero nel fare molte ore di lavoro straordinario e saltare i riposi settimanali, anziché assumere nuovo personale, costringendoli a turni massacranti che ne indebolivano le condizioni psicofisiche.
Loris aveva preso servizio poco prima delle otto di sera, sarebbe uscito dallo stabilimento l'indomani mattina, alle quattro, sempre che il capo reparto non lo avesse costretto a compiere dello straordinario, cosa che succedeva abbastanza spesso in concomitanza con il cambio turno quando qualcuno degli operai, per qualsiasi motivo, non si presentava al posto di lavoro.
Guardò l'orologio al polso e si lasciò andare a una smorfia. Mancavano due ore al cambio turno, dopodiché sarebbe tornato a casa, ma non sapeva se ad aspettarlo ci sarebbe stata Rita, sua moglie.
Una sigaretta, una dannata sigaretta, ecco ciò di cui aveva bisogno. Gli sarebbe servita per placare l'ansia che si portava addosso.
Durante la notte si era assentato una sola volta dalla postazione che occupava attorno alla macchina per la produzione della pasta. Lo aveva fatto per andare a pisciare. Nel cesso aveva fumato una sigaretta, l'unica dell'intera nottata. Adesso però aveva di nuovo voglia di farsi una paglia e aspettava con ansia la fine del turno di lavoro per farlo.
Lavorava alle dipendenze dell'Antico Pastificio Parmense da diciannove anni, troppi. Durante tutto questo tempo era stato testimone dei profondi mutamenti occorsi nei processi produttivi della lavorazione della pasta che, nonostante l'introduzione delle moderne tecnologie, avevano mantenuto intatte le caratteristiche della pasta fatta in casa.
Fra gli addetti al controllo della linea di produzione era quello con maggiore esperienza, ma lavorare di notte lo stancava, di uno sfinimento che andava oltre la fatica fisica provocato dalle alte temperature e dall'umidità dell'ambiente. E poi si era fatto largo nella sua mente il pensiero che nelle notti in cui era assente da casa sua moglie lo tradisse. Il sospetto lo aveva tormentato negli ultimi mesi. Lui però si era sempre rifiutato di vedere ciò che gli accadeva sotto il naso. La conferma l'aveva avuta quella sera stessa durante il viaggio in auto che l'aveva condotto allo stabilimento.
Rita lo aveva rintracciato sul cellulare per confessargli ciò di cui Loris sospettava da tempo, ma di cui non aveva trovato il coraggio di chiederle conferma per paura di perderla, perché aveva bisogno della presenza di sua moglie accanto a sé.
- Ho bisogno di parlarti. - gli aveva detto Rita.
- Dimmi pure, sto per entrare nello stabilimento.
- Ti lascio, Loris.
- Ma cosa stai dicendo? Sei impazzita?
- Hai capito bene, ti lascio.
- Cosa è successo? Perché dici queste parole? C'è un altro?
- Sì.
- Da quanto va avanti la vostra storia?
- Ha importanza?
- Sì, certo che ce l'ha, voglio sapere.
- Da molto tempo.
- Da quando fai l'amore con lui?
- Basta, non farmi queste domande, ti prego.
- E io cosa dovrei fare? Farmi da parte?
- Non tu, io.
- Ti piace fare l'amore con lui? Ti fa godere?
- Finiscila!
- Godi più che a scopare con me?
- Sì...
- E adesso che ne sarà di noi?
- Me ne vado via, ti lascio la casa.
- Quando?
- Tornando a casa non mi troverai, sarò già andata via.
- E' questo che vuoi?
- Sì.
.
La strada bagnata dalla pioggia luccicava a causa della luce prodotta dai fari delle auto che a quell'ora della notte continuavano a muoversi per i viali della circonvallazione attorno alla città. Loris lasciò lo stabilimento poco dopo le quattro, stavolta senza fare degli straordinari.
Alla guida della propria autovettura, una Fiat Punto, prese la direzione di casa senza trovare il coraggio di tornarci, sapendo bene che non avrebbe trovato nessuno ad aspettarlo.
Arrestò la vettura poco lontano dal Picchio Giallo, uno dei pochi bar aperti in città durante la notte.
Si sentiva puzza di marcio nel locale quando ci mise piede. Una densa nube di fumo aleggiava a mezz'aria e rendeva l'atmosfera irrespirabile. Qualche donna, nonostante l'ora tarda, occupava i tavoli in attesa di clienti. Loris non fece troppo caso alle puttane, chiuse la porta alle spalle e andò dritto verso il bancone.
Gli sgabelli a trampolo disposti attorno al bancone erano tutti occupati. Una ragazza alzò d'improvviso il culo dal posto che occupava e se ne andò via in compagnia di un uomo che per l'età sarebbe potuto esserle il padre del padre.
- Dammi una birra. - disse dopo avere occupato uno degli sgabelli lasciati liberi dalla ragazza e dal cliente. Prima che il barista gli servisse da bere Loris si guardò d'intorno e accese una sigaretta. Alcuni clienti, poco lontano dal tappeto verde del biliardo, erano occupati nell'infilare monete nelle fessure delle slot machine lorde di sudiciume.
- Hai una faccia strana stasera. - disse il barista.
- Vorrei vedere te al mio posto.
- Problemi?
- Tanti.
- Il lavoro?
- No, mia moglie.
- Avete litigato?
- Peggio! Mi ha lasciato!
- Non puoi farci niente?
- Non credo.
Il barista si allontanò e andò a servire un altro cliente lasciando Loris ai suoi pensieri e alla birra. La ragazza a cui aveva preso il posto, sedendosi sullo sgabello, fece ritorno dopo una decina di minuti. Andò a sedersi accanto a lui e ordinò un caffè. Loris si girò nella direzione della nuova venuta e guardò con attenzione il suo viso. Quasi certamente era una tossica, pensò. Dimostrava poco più di vent'anni, avrebbe potuto essergli figlia stante l'età.
- Hai bisogno di compagnia? - disse la ragazza.
- Eh?
- Ti ho chiesto se ti va di stare con me.
- Può darsi.
- Cinquanta euro col guanto...
- Eh?
- Ma si può sapere cos'hai?
- Ho paura di sparire nel buio.
- L'importante nella vita è essere amati.
- Tu ce l'hai qualcuno che ti ama?
- Io concedo amore a basso prezzo a chi ne ha bisogno.
- E io secondo te ne ho bisogno?
- Credo proprio di sì.
- Dove andiamo?
- Hai la macchina?
Loris parcheggiò la Fiat Punto nell'area di parcheggio di viale Mentana, lontano da sguardi indiscreti. Una volta abbassati i ribaltabili la ragazza gli consegnò un preservativo, dopodiché tirò su la sottana. Sotto non portava le mutande.
- Come ti chiami? - le chiese dopo un po' che scopavano.
- Che di differenza fa?
- Nessuna... - Ansimò Loris cercando di controllare l'orgasmo che montava, ma che raggiunse in breve tempo.
.
Quando arrivò dinanzi a casa stava cominciando a nevicare. Sistemò la macchina nel garage e a piedi salì i tre piani che lo separavano dalla sua abitazione senza più illusioni.
 
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