DURO CHE DURI, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 1/11/2011, 16:14     +1   -1




Mentre camminava, diretto verso Piazza della Macina, rifletteva sulla notizia che occupava gran parte della prima pagina del Corriere della Sera. Nel richiamare alla memoria la fotografia della donna oggetto di un eccezionale trapianto d'organi, narrato dalla penna di un paio di giornalisti del quotidiano milanese, Lorenzo non riusciva fare a meno di associarla alla figura di Frankenstein, mitica creatura del cinema dell'orrore, ma anche supremo emblema del "diverso".
Secondo quanto riportato dal quotidiano milanese una equipe di chirurghi italiani aveva trapiantato entrambe le mani a una donna di quarant'anni a cui tre anni prima, a causa di una gravissima infezione, la medesima equipe medica aveva amputato mani e piedi.
La notizia dell'eccezionale trapianto d'organi aveva profondamente turbato Lorenzo. Un simile intervento chirurgico pareva pressoché impossibile da realizzarsi, nonostante la scienza medica avesse compiuto passi da gigante.
La notizia del trapianto gli fece balenare l'idea che prima o poi, dopo i trapianti di cuore, delle cornee, del fegato, e persino della pelle del viso, i medici sarebbero arrivati, nel volgere di alcuni decenni, a trapiantare il cervello e perché no, anche il pene! Proprio l'intervento di cui avvertiva l'assoluta necessità, non perché ce l'avesse piccolo, anzi, tutt'altro.
Infatti, quello che gli pendeva fra le gambe era un pene dalle dimensioni ciclopiche, un pene che gli procurava parecchi problemi tutte le volte che gli capitava l'occasione di scopare.
Essere dotato di un pene dalle grosse dimensioni era una delle fantasie ricorrenti che avevano caratterizzato gli anni della sua pubertà. Ma superata l'adolescenza il sogno si era tramutato in grande preoccupazione stante lo sviluppo esagerato del pene.
Da bambino quando non aveva ancora sviluppato gli attributi maschili secondari, gli era capitato di assistere a più di una proiezione di film pornografici che il fratello, maggiore di qualche anno, guardava di nascosto dai genitori nella camera che condividevano insieme. Emulando le abitudini del fratello, abituato a spararsi una sega dopo l'altra davanti allo schermo del televisore mentre ammirava i protagonisti maschili e femminili delle scopate, aveva incominciato anche lui a toccarsi.
In quelle occasioni, più che sentirsi attratto dalle forme giunoniche delle pornostar, provava una ammirazione persino esagerata per le performance degli attori protagonisti di quelle pellicole, bramando in cuor suo di essere dotato da adulto di un cazzo grosso come il loro. Proprio quello che in seguito la natura gli aveva fatto dono.
John Holmes, interprete maschile di molte pellicole pornografiche, entrato nella storia del cinema americano per le dimensioni del pene, che in piena erezione raggiungeva la ragguardevole lunghezza di 32 centimetri e il diametro di 10, aveva rappresentato per Lorenzo una vera leggenda, al contrario di quanto succedeva ai suoi coetanei che additavano l'attore al pari di un fenomeno da baraccone.
A quell'età era convinto che se fosse stato superdotato come John Holmes avrebbe avuto ai suoi piedi sciami di ragazze, offrendo a ciascuna quell'appagamento sessuale che nessun altro uomo avrebbe mai potuto offrirle, placando i loro bisogni, ma si sbagliava... forse.
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Un cazzo normale! Lungo non più di 15-20 cm. Questo gli sarebbe piaciuto avere fra le gambe. Stava pensando alle dimensioni del proprio cazzo mentre camminava sul marciapiede per raggiungere Piazza della Macina, là dove aveva appuntamento con una donna.
Navigando in internet era venuto a conoscenza che erano molti i maschi, complessati dalle ridotte dimensioni del cazzo, che si rivolgevano a medici specialisti in andrologia con la speranza di modificare le dimensioni del cazzo, disposti a spendere qualsiasi cifra, sottoponendosi a ogni genere di operazioni chirurgiche e supplizi con strumentazioni particolari per allungarlo. Contrariamente a tutti loro Lorenzo aveva il problema opposto poiché la natura lo aveva dotato di un cazzo, seppure ben proporzionato, della lunghezza in piena erezione di 30 cm e una circonferenza spropositata.
Quando a diciassette anni, superata l'età dello sviluppo, aveva preso coscienza delle mirabolanti dimensioni del cazzo cresciutogli fra le cosce, di cui nessuno dei coetanei era parimenti fornito, si era sentito appagato persuaso che gli altri maschi avrebbero guardato a lui con invidia.
La notizia della bestia che nascondeva sotto le brache si era diffusa nel liceo grazie al passaparola. La sua vita era stata stravolta e da brutto anatroccolo, come era stato sempre stato considerato dalle ragazze, d'incanto si era trovato a essere il maschio più corteggiato della scuola.
Nessuna ragazza incontrandolo si soffermava a guardarlo negli occhi, tutte finivano per abbassare lo sguardo più in basso, stupite dallo spessore della tumescenza che traspariva dal tessuto dei pantaloni.
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A differenza di quanto aveva supposto un cazzo così grosso gli aveva creato notevoli problemi, infatti la quasi totalità delle ragazze aveva manifesto dolore nel momento in cui forzava con la cappella per entrare in vagina, tanto che nessuna aveva voluto saperne di ripetere quell'esperienza a causa delle conseguenze dolorose che lui le aveva procurato.
Nonostante le difficoltà a cui era andato incontro molte liceali, eccitate dalla curiosità, non avevano smesso di cercarlo limitandosi a fargli delle seghe, ma c'era anche chi non aveva resistito e lo aveva gratificato con dei pompini.

Se gli anni del liceo erano stati prodighi di seghe e pompini la stessa cosa non era avvenuta all'università. Lì aveva fatto conoscenza con Loredana, una ninfomane con cui aveva mantenuto una storia durata pochi mesi. Facendo l'amore con la ragazza aveva imparato qual era il segreto per non procurare eccessivo dolore alle donne al momento della penetrazione. L'accorgimento consisteva nel prolungare per quanto possibile i preliminari.
Loredana lo aveva catechizzato insegnandogli a non tuffarsi come un caprone fra le cosce cercando di soddisfare esclusivamente il proprio piacere, ma a riversare sulle labbra della figa, soprattutto sul clitoride, dei prolungati passaggi di lingua in modo da rilassare i muscoli attorno alla vagina e prepararla alla successiva penetrazione, senza procurarle dolore come era accaduto le prime volte che avevano scopato.
Inoltre, grazie al paziente aiuto di Loredana, aveva imparato e messo in pratica diverse variazioni nel congiungere i loro corpi, scoprendo che alcune posizioni del Kamasutra sembravano studiate apposta per chi come lui era dotato di un cazzo dalle grosse dimensioni.
Nonostante la ragazza fosse una porca erotomane, pronta a qualsiasi esperienza, non si era mai resa disponibile a farsi inculare, e lo stesso rifiuto Lorenzo lo avevano ricevuto da tutte le donne con cui aveva fatto del sesso.
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Inculare una donna era il cruccio, all'apparenza insolubile, che lo assillava da tempo memorabile e a cui avrebbe voluto dare soluzione. Era questa la ragione che lo aveva spinto a pubblicare un annuncio su alcuni forum erotici, sempre più numerosi in internet, sottoponendo all'attenzione delle donne alcune foto che ritraevano il suo cazzo in erezione a fianco di un righello con triplo decimetro, dicendosi disponibile a incontrare soltanto donne domiciliate a Parma, la sua città, disposte a farsi inculare.
Fra le e-mail rinvenute nella casella di posta elettronica, perlopiù di maschi affascinati dalle dimensioni del suo cazzo, una lo aveva particolarmente incuriosito. Quella di una ragazza che si era premurata di allegare alla lettera di risposta una propria fotografia.
Lorenzo aveva concordato con la ragazza un appuntamento, consapevole che avrebbe anche potuto essere uno scherzo, ma non gliene importava granché poiché non avrebbe corso nessun rischio presentandosi all'incontro, solo quello di non trovarla.
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Quando raggiunse Piazza della Macina, proveniente da Via Cavour, non ebbe difficoltà a distinguere la figura della ragazza con cui aveva appuntamento. Si materializzò su una delle poltrona di vimini che occupavano lo spazio dirimpetto al Bar delle Rose. Capelli scuri come la pece, seno corazzato dalla cui camicetta traspariva il segno delle pinze appiccicate ai capezzoli, anfibi, gonna gialla, mostrava braccia e cosce nude colore del cioccolato. Dalla bocca le cui labbra non avevano niente da invidiare a quella di Angelina Jolie pendeva una sigaretta.
Trovandosela di fronte rimase sorpreso per la sua bellezza. Non se l'era immaginata così sensuale e provocante. Ancora prima di parlarle si trovò col cazzo in erezione, ben visibile sotto la stoffa dai pantaloni. Indeciso sul da farsi indugiò per alcuni interminabili secondi, si guardò intorno tradendo un certo nervosismo, infine soffocò il pruriginoso imbarazzo che l'aveva colto quando l'aveva vista e si avvicinò al tavolo che la ragazza occupava.
- Allyson? - disse.
- Sì, sono io. - rispose la ragazza espellendo dalle labbra un getto di fumo che si sparse nella direzione di Lorenzo.
- Ehm... come avrai intuito io sono Lorenzo, posso accomodarmi? - farfugliò mostrando un certo imbarazzo.
- Sì, certo. - disse la ragazza indicandogli la poltrona di vimini libera dall'altra parte del tavolo.
- Sei qui da molto tempo?
- Ho preferito arrivare con un po' di anticipo per godere del calore di questo sole primaverile che ha fatto capolino sulla città in questo splendido pomeriggio.
- Posso ordinare qualcosa da bere anche per te?
- Sì, grazie, un aperitivo lo prendo volentieri, nell'attesa ho già consumato un caffè.
Lorenzo fece cenno al cameriere di avvicinarsi al tavolo, dopodiché ordinò uno spritz e un chinotto per sé. In attesa che gli fosse servito quanto avevano ordinato cominciarono a familiarizzare. Quando il cameriere, un tipo piuttosto attempato dai piedi piatti, vestito con un gilet nero e giacca bianca, si premurò di collocare sul tavolo ciò che gli era stato ordinato lui e la ragazza erano entrati in confidenza.
Spinta dalla curiosità di sapere qualcosa in più su di lui la ragazza incominciò a porgli delle domande.
- Raccontami qualcosa del tuo lavoro. Di cosa ti occupi nella vita?
- Beh, diciamo che vengo spesso a contatto con donne e uomini nudi.
- Ah...???
- Scherzo, dai, anche se in parte è vero, perché lavoro in ospedale come tecnico di radiologia.
La donna accavallò le gambe sotto il tavolo poi le stese in avanti prima di riprendere a parlare.
- Raccontami qualcosa di speciale. - disse esibendo un paio di occhi larghi e scuri da mettere sottosopra chiunque.
- A proposito di cosa?
- Del tuo cazzo, magari, non siamo qui per questo?
Lorenzo si guardò attorno, arricciò il naso soddisfatto di non averle ancora rivelato nulla di sé. Seduti a un tavolo accanto al loro un gruppo ragazzi seguitavano a guardare nella loro direzione sogghignando in maniera esagerata, forse perché sedotti dalla bellezza della ragazza.
- Ce l'hai una donna?
- No, non ce l'ho la ragazza, perlomeno non una fissa. - disse Lorenzo. - Ma perché me lo hai chiesto?
- Trovo strano che un uomo superdotato, come asserisci di essere, non abbia una ragazza. Lo sai che un cazzo come il tuo non è facile da trovare? E' questa la ragione per cui non vedevo l'ora di conoscerti e... toccarti.
- Davvero è così importante per voi donne la dimensione del cazzo di noi uomini?
- Beh, se ti prendi la briga di chiedere a qualunque donna se le dimensioni del cazzo contano o meno quando fanno l'amore ti risponderanno: "certamente no". Mentono! perché tutte le volte che mi capita di discutere di sesso con le mie amiche regolarmente saltano fuori delle battute sulle dimensioni del cazzo degli uomini con cui scopiamo, e non immagini cosa arriviamo a dire.
- Scusa se te lo chiedo, ma quando scopi pensi solo alle dimensioni del cazzo dell'uomo con cui stai scopando, a prolungare quanto più è possibile il rapporto, oppure soltanto a godere?
- Quando faccio l'amore penso soltanto al gusto della cosa, nel senso del contatto, ma qualsiasi donna, se sincera, ammetterà che quando il cazzo raggiunge delle dimensioni abbondanti lo si sente di più.
- Ma a tutto c'è un limite, non credi?
- Beh, il tuo cazzo non l'ho ancora visto, ma se è come quello che mi hai mostrato in fotografia allora non vedo l'ora di stringerlo fra le cosce e nel culo.
- Una volta, scopando, ho mandato una ragazza all'ospedale.
- Eh...
- Era un tipo minuto, troppo bassa di statura, probabilmente fisicamente inadeguata per fare l'amore con uno come me. E' questo che le ha detto il ginecologo che l'ha visitata, sta di fatto che gli ho sfondato l'utero. Da allora non ho più voluto saperne di fare del sesso con donne di bassa statura, ma ho preferito farlo soltanto con delle stangone.
- C'era tanto sangue?
- Ho dovuto accompagnare la ragazza al Pronto Soccorso. Lì è stata trasferita d'urgenza in ginecologia e operata. Fortunatamente si è risolto tutto bene, ma come puoi immaginare ho preso un bello spavento.
- A me non succederà, ne puoi stare certo. Quando scopo lo faccio scegliendo soltanto uomini con un cazzo bello grosso. Mi piace sentirmelo bene dentro, e poi ce l'ho bella elastica... la figa.
- Non metto in dubbio quello che dici, probabilmente lo si sente di più quando è bello grosso, ma c'è anche il rovescio della medaglia, nel senso che col cazzo che mi ritrovo non riesco andare su e giù allegramente come invece vorrei fare.
- Vuoi dirmi che non sei soddisfatto delle dimensioni del tuo cazzo?
- Non proprio, ma averlo di queste dimensioni mi crea parecchi problemi.
- Non capisco di cosa parli. Quali sono questi problemi?
- Beh, tanto per farti un esempio, nessuna donna ha mai voluto farsi inculare da me.
- Tutto qui?
- E dici poco?
- Con me non ti devi preoccupare ho deformabile anche il buco del culo. L'importante è che tu sappia fare il tuo dovere. Il mondo è pieno di uomini che scopano senza neanche vederti, ma pensano soltanto a soddisfare il loro esclusivo piacere. Penso che il sesso debba essere soprattutto un gioco in cui occorre essere capaci di accelerare, rallentare, incalzare, frenare, per poi ricominciare invogliando in tutti i modi il proprio partner. E poi se devo essere sincera non posso negare, come donna, che alla vista, al tatto, e il gusto di un cazzo abbondante come spero che lo sia il tuo, non c'è paragone con uno piccolo. Insomma l'importante è che sia grosso, ma anche duro che duri.
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Trascorsero una buona mezzora seduti attorno al tavolo del Bar delle Rose a parlare di sesso. Sfiancato dalle insistenti domande della donna scelse di condurla al proprio appartamento.
Non la fece accomodare nella stanza da letto come lei probabilmente si sarebbe aspettata. Appena varcata la porta d'ingresso lasciò cadere i pantaloni sul pavimento, e mise in mostra l'attrezzo che si ergeva dritto fra le sue cosce lasciando che l'ospite se ne impadronisse.
Lorenzo non ebbe difficoltà a incularla, lo sfintere della donna si dilatò senza difficoltà, segno evidente che in quel culo c'erano passati cazzi di ogni tipo e dimensione. Ma quello che di cui non aveva tenuto conto, appartandosi con lei, fu che per tutto il tempo che restarono insieme non smise per un solo istante di parlare e fargli delle domande sfiancandolo più del normale: una vera rompiballe, insomma!
Inculare una donna non si rivelò particolarmente eccitante come invece se l'era immaginato. In quella occasione si convinse che le donne era possibile suddividerle in 4 grandi categorie: le suore (che il culo non lo danno a nessuno); le puttane (che il culo lo danno a tutti); le stronze (che il culo lo danno a tutti tranne che a te); e le rompiballe (che il culo danno a te e solo a te). Ma nonostante tutto non si perse d'animo e seguitò a frequentarla quella troia dalla pelle nera.
 
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