IL GIOCO DELLA BOTTIGLIA, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 8/10/2011, 14:49     +1   -1




Accucciata nel sacco a pelo ascoltavo il rumore delle gocce d'acqua che rimbalzavano sulla tenda da campeggio, poco sopra la mia testa, e quello dei rami degli alberi che si contorcevano mossi dalle folate del vento.
La pioggia era cominciata a cadere sul bivacco di tende dal primo pomeriggio, subito dopo pranzo, obbligandomi a rimanere al riparo sotto la tenda insieme alle compagne.
- Beh, che facciamo? Mica possiamo trascorrere il resto del pomeriggio ad annoiarci sotto la tenda. - disse Barbara.
- Meglio stare qui ad annoiarci piuttosto che sui banchi di scuola, no? - rispose Sonia dopo essersi girata per traverso nell'imbottitura del sacco a pelo dove stava rannicchiata.
- Mi domando cosa diavolo staranno facendo le ragazze che occupano le tende accanto alla nostra. - disse Lucia che delle mie compagne di tenda era senz'altro la più ingenua.
- Ma cosa te ne frega! - dissi io. - Lascia che facciano quello che gli pare, pensiamo piuttosto a noi.
- Giusto! - approvò Barbara. - Pensiamo solo a noi cinque.
- Sarà dura arrivare sino a sera. Se seguita a piovere con questa intensità non potremo andare da nessuna parte. - disse Viviana accartocciata nel sacco a pelo sino al collo.
Barbara e Sonia incominciarono a confabulare fra loro a bassa voce come erano solite fare in classe, poi a ridere entrambe.
- Beh, possiamo sapere anche noi qual è il motivo di tanto ridere? - dissi volgendo lo sguardo nella loro direzione.
- Sono cose nostre. - disse Sonia coccoloni fuori dal sacco a pelo sulla cui maglietta potevo intravedere l'estremità appuntite dei capezzoli.
- Bella risposta, davvero. - ribattei indispettita per il tono di Sonia.
- Non mettiamoci a litigare fra noi, eh! - disse Lucia.
- Ma no, lo sai che scherzo, io. - replicai arrabbiata.
- Dai, ragazze, smettetela di litigare. - disse Viviana assumendo il ruolo di pacificatrice.
- Perché non facciamo un gioco? Tanto per passare il tempo. - disse Lucia.
- Sì, dai, giochiamo, mettiamo la parola fine a questa noia mortale. - approvò Barbara. - Qualcuna ha delle idee?
- Potremmo giocare alle Affinità Elettive. Lo conoscete il gioco? - disse Lucia.
- Io non lo conosco. - dissi.
- Nemmeno io. - obiettò Viviana.
- Il gioco è piuttosto semplice. - disse Lucia. - Ciascuna delle giocatrici dovrà scrivere sopra un foglio il nome della persona, tra quelle presenti, che ritiene più compatibile sessualmente con se stessa. Chi sarà sorteggiata per prima dovrà indovinare, nel tempo concordato, l'affinità elettiva di un'altra giocatrice, opportunamente sorteggiata, scoprendo attraverso delle domande la ragazza che ha segretamente designato come più affine a se stessa. Dopo avere formulato le domande, e ricevuto le risposte, la concorrente dovrà segnalare il nome della persona che è affine alla ragazza che ha intervistato su di un foglio che leggeremo soltanto al termine del gioco insieme ai fogli delle altre giocatrici. Il gioco si farà interessante se, giocando, riusciremo a scoprire le abitudini sessuali di ciascuna di noi suggerite attraverso la malizia delle domande. Che né dite, vi sta bene l'idea? Giochiamo?
- Troppo complicato. - disse Barbara. - Troviamo un gioco più semplice.
- Ad esempio? - la interruppe Viviana.
- Beh, potremmo giocare a... Toccami lì. - disse Barbara sprecandosi in un ambiguo sorriso.
- In cosa consiste? - chiese Lucia.
- Ciascuna delle giocatrici dovrà scrivere sopra un biglietto una parte del corpo, dopodiché faremo la conta per scegliere il nome di una delle giocatrici che dovrà estrarre un biglietto e dovrà baciare la compagna di gioco nella parte del corpo indicata nel bigliettino.
- Per me è una cagata. - disse Viviana. - Una cosa da bambine dell'asilo.
- Concordo. - dissi io.
- Fatela voi una proposta, allora. - brontolò Barbara risentita per la bocciatura della proposta.
- Dando per assodato che ciascuna di noi sappia giocare a Poker potremmo giocare a StripPoker. Che ne dite? - disse Sonia.
- Se ci fosse qualche maschietto il gioco sarebbe stato divertente, ma farlo fra noi ragazze che senso ha? - la interruppe Viviana.
- Cazzo! Ma a te non va mai bene niente. Fai tu una proposta decente, dai, che gioco proponi? - disse risentita Sonia.
- Beh, se siete tanto interessate a fare dei giochi erotici allora facciamo il più classico che ci sia. Il gioco della bottiglia. - disse stupendoci non poco.
Ero cotta di Viviana anche se non glielo avevo mai rivelato. Delle compagne di liceo era la più simpatica e quella con cui trascorrevo gran parte del tempo libero fuori dalla scuola. Vanitosa la era, ma meno delle altre ragazze, e poi era bella da stare male e io ero invidiosa e nello stesso tempo innamorata della sua bellezza.
Avvallai la proposta sapendo che il gioco mi avrebbe dato l'opportunità, nel caso lei e io ci fossimo incrociate, di fare la penitenza che mi avrebbe ordinato di fare.
- Ma anche questo è un gioco che si fa insieme ai maschi. - si lamentò Lucia.
- Vorrà dire che stavolta ne faremo a meno. - la interruppe Sonia volgendo lo sguardo nella direzione di Barbara che la ricambiò con un sorriso a dir poco malizioso.
- Dai mettiamoci in circolo al centro della tenda. - dissi uscendo col busto dal sacco a pelo.
- Qualcuna di voi ha una bottiglia? - disse Viviana.
- Nello zaino ho una bottiglia di Coca-Cola. E' ancora piena, può andare bene? - disse Barbara.
- Sì, certo, va bene, tirala fuori, dai.
Qualche istante dopo eravamo in circolo, al centro della tenda a igloo, animate dalla voglia di prendere parte al gioco della bottiglia. Barbara fece la conta e toccò a Lucia il compito di fare ruotare per prima la bottiglia.
- Prima di fare girare la bottiglia devi specificare qual è la posta in palio. - disse Viviana.
- Cioè?
- Beh, devi dichiarare: bacio, carezza, leccata, schiaffo, pugno e così via. Sono stata chiara?
- Va, bene, ho capito. - disse Lucia convinta dalle parole di Viviana. - Allora dichiaro... Carezza!
La scelta di Lucia lasciò sui nostri visi una palpabile delusione. Tutte ci aspettavamo che esprimesse una preferenza più pruriginosa in modo da rendere interessante il gioco. Ciononostante ci catapultammo nel vortice della bottiglia che cominciò a girare sino a quando, il collo di plastica della Coca-Cola, si orientò verso il punto dove stava accovacciata Viviana.
Lucia scelse di sfiorarle delicatamente il viso con il palmo della mano e la cosa fini lì, nella delusione generale.
Viviana, vittima della giocata, acquisì a sua volta il diritto di fare girare la bottiglia. Appoggiò la mano sulle curve della Coca-Cola, colma della bevanda scura, e si premurò di dichiarare l'intenzione di gioco prima di fare girare la bottiglia.
- Leccata! - disse stupendomi non poco.
Se qualcuno ci avesse scorto, mentre facevamo girare la bottiglia, avrebbe avuto la sensazione di trovarsi di fronte a un gruppo di adolescenti spericolate, pronte a lanciarsi in baci e toccamenti saffici, invece era la prima volta che mi accadeva di farlo. Avevo accettato di partecipare al gioco soltanto per mostrarmi disinibita, ma con i miei sedici anni ero impaurita e cercavo di nasconderlo alle mie compagne per non essere derisa e messa alla berlina.
La bottiglia incominciò a ruotare. Dopo avere effettuato qualche giro il collo di plastica si fermò dove era seduta Barbara che sembrò non dispiacersene.
- Non ho capito se devo essere io a leccare dove mi indicherà Viviana. - disse Barbara. - Oppure se sarà lei a darmi una leccata?
- Non c'è una regola precisa, lo decide chi fa ruotare la bottiglia. In questo caso lo stabilisce Viviana. - disse Sonia, contrariata dalla domanda di Barbara.
- Allora decido di farmi leccare le tette. - annunciò a sorpresa Viviana.
- Dieci secondi deve durare la leccata, non uno di più. - confermò Sonia. - Sono queste le regole del gioco.
- Va bene. - disse Barbara che non stava più nella pelle dalla voglia di leccare le tette dell'amica.
Viviana si liberò della T-shirt che aveva indosso e la fece scivolare sopra il capo. Rimase con indosso il reggiseno e i pantaloni della tuta. Quando si liberò del reggiseno i miei occhi caddero inevitabilmente sulle tette. Gliele avevo viste in altre occasioni, specie quando ci spogliavamo in palestra, ma in quella situazione mi apparvero ancora più belle e sode. Non erano granché grosse come invece lo erano quelle di Barbara, ma più armoniche.
- Voglio che mi lecchi qui. - disse indicando con le dita l'areola di un capezzolo. Subito dopo volse lo sguardo verso Sonia rabbuiata dalla gelosia.
Barbara si chinò in avanti e strinse un seno nella mano. Sporse le labbra sul capezzolo, poi cominciò a leccarlo con la punta della lingua. Viviana accompagnò il gesto della compagna con un lungo sospiro, poi si staccò ritraendo il corpo all'indietro appena furono trascorsi i dieci secondi concordati per ogni penitenza. Quando si rimise la maglietta aveva entrambi i capezzoli turgidi e la cosa non mi stupì.
Barbara afferrò la bottiglia e dichiarò la sua intenzione di gioco. - Bacio. - disse.
Diede una forte spinta alla bottiglia e la fece girare molto velocemente. Mentre la bottiglia di Coca-Cola girava guardò nella mia direzione mettendomi a disagio. Era con me che desiderava scambiare il bacio, ne ero certa, l'avevo capito dal modo in cui mi aveva guardata, ma non volevo stare con lei, avevo voglia di essere baciata da Viviana, da lei sola.
Fortunatamente la bottiglia si fermò dinanzi l'ingenua Lucia.
- Bacio sulle guance. - disse Barbara togliendo dall'imbarazzo l'amica che già si era messa in apprensione.
Mi convinsi che era meglio fare girare la bottiglia piuttosto che essere vittima di attenzioni indesiderate. Quando Lucia dichiarò l'intenzione di gioco, pronunciandosi per uno schiaffo, fui felice della sua scelta tanto più che il collo della bottiglia si fermò proprio dinanzi a me.
La sberla che Lucia mi spiaccicò sulla guancia non aveva niente di amichevole, anzi, me la inflisse con cattiveria e non riuscii a spiegarmi il perché di tanta acredine.
Quando toccò a me fare la dichiarazione di gioco non ebbi nessuna esitazione. - Bacio. - dissi con la speranza di incocciare nella bocca di Viviana.
Appoggiai la bottiglia sul pavimento della tenda e le diedi una piccola spinta facendo in modo che portasse a termine soltanto un giro completo. Il collo della bottiglia andò a fermarsi nello spazio che mi separava da Viviana seduta accanto a me.
- Che faccio. - dissi delusa.
- E' da rifare. - sentenziò Lucia.
- Ma no, sta bene così, la bottiglia ha superato il corpo di Erika facendo un giro completo, quindi il bacio deve darlo a me. - disse Viviana togliendomi dall'imbarazzo.
- Per me è da rifare. - insistette Lucia.
- Se la bottiglia si fosse fermata prima di raggiungere il corpo di Erika allora sì che il colpo sarebbe stato da rifare, ma in questo caso lo ha superato. - disse Viviana.
- Hai ragione. - confermò Sonia sostenuta nella tesi anche da Barbara che a sua volta assentì con un lieve movimento del capo.
- Allora desidero che Viviana mi baci sulla bocca. - dissi pronunciando a fatica quelle poche parole.
In quel preciso momento desiderai che mi spiaccicasse le labbra addosso alle mie infilandomi mezzo metro della lingua salivante tra le tonsille. Viviana mi regalò un lungo, tenero, bacio. Chiusi gli occhi e lasciai che la sua lingua attraversasse per davvero le mie labbra e io feci altrettanto con lei.
- Beh, non ci avrete mica preso gusto eh! - disse Lucia. - Sono già trascorsi i dieci secondi pattuiti, andiamo avanti con il gioco, dai.
Viviana e io c'eravamo appena staccate quando sulla porta d'ingresso della tenda comparve la figura debordante di Don Ermete, il sacerdote che aveva organizzato il weekend in montagna.
- Tutto bene ragazze? - disse guardandosi d'intorno.
- Sì, tutto bene. - confermò Viviana.
- Avete cinque minuti per vestirvi. Ci ritroviamo con le altre ragazze nel salone del refettorio, va bene?
Il gioco della bottiglia mi fece scoprire l'amore saffico. Senza quella bottiglia di Coca-Cola non avrei mai trovato il coraggio di baciare Viviana. La nostra storia, iniziata in quel grigio pomeriggio di giugno, andò avanti per tutta l'estate sino all'inizio del nuovo anno scolastico.

Nel corso della mia vita ho fatto l'amore con uomini e donne in grande numero. A trentatré anni mi ritrovo sola e senza un progetto di vita, anche se posso affermare con molta sincerità che non ne ho mai avuti, e che non ho mai cercato di realizzare dei sogni. Vivo alla giornata aggiungendo nuove avventure a quelle che ho già avuto, così come capitano, come quando ero adolescente e con i miei sedici anni ero piena di vita.




 
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