Inconsapevole esibizione, dal web

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<Jocker>
view post Posted on 8/10/2011, 14:31     +1   -1




Quel giorno Gian Maria si era recato a scuola col pensiero fisso di confessare finalmente a Laura il sentimento che provava per lei.
Aveva curato molto il suo abbigliamento.
Aveva messo i nuovi pantaloni di flanella color grigio perla, comprati qualche giorno prima assieme alla madre.
Era fiero di quei pantaloni: a 15 anni compiuti lo facevano sentire un uomo.
Davanti allo specchio, nel camerino di prova del negozio, si era rimirato a lungo, di fronte. Quello che vedeva era il risultato di una lunga contrattazione con la madre. Aveva vinto: poteva indossare i pantaloni lunghi. Finalmente a scuola poteva coprire le sue floride cosce glabre…sottrarle allo sguardo ironico delle compagne…
Aveva messo le mani in tasca, spostato il peso del corpo da una gamba all’altra come a trovare la posizione che gli donasse di più… e subito al suo sguardo si era sostituito quello di Laura. Gli accadeva spesso ormai(miracolo dell’amore adolescenziale) , di guardarsi attraverso gli occhi della ragazza che amava, di immaginare l’effetto che quanto lo colpiva,bello o brutto che fosse, avrebbe avuto su di LEI, e come, dall’alto della sua perfezione,LEI, avrebbe vissuto ciò che gli accadeva, minuto per minuto, ogni giorno.
Aveva fantasticato che lei fosse alle sue spalle, in quel momento, e guardasse la sua immagine riflessa nello specchio e che lo trovasse bello e degno di essere il suo prode cavaliere.

Impegnato a controllare come cadeva la piega dei pantaloni ed a fantasticare sullo sguardo ammirato dell’amata, G.Maria non avvertiva quello, reale e malizioso, della giovane commessa,Simona, diretto alla parte più carnosa e prominente della sua, peraltro acerba, figura.

Si allude,caro lettore, a quella parte del corpo sulla quale ci si siede. Per questo madre natura la fornisce, di solito, più imbottita di altri distretti della nostra anatomia.

Ora si dà il caso che per quanto riguarda il nostro eroe, la parte in oggetto tendesse la stoffa quasi a farla scoppiare.

Simona provava, dentro di sé, un leggero turbamento misto ad imbarazzo: cos'era che le impediva di staccare gli occhi da quelle natiche inaspettatamente ampie e carnose di giovane maschio adolescente che contrastavano con la vita stretta, le spalle esili e le membra eleganti?
(Eh sì, il nostro G.Maria,ancorchè inconsapevole, era dotato di un ragguardevole, prominente, ampio ed insolente posteriore.)
Cos'era quella voglia improvvisa di vederle nude, quelle grosse rotondità, di toccarle, di pizzicarle di.... sculacciarle sonoramente, quasi a punirle della loro inconsapevole, quanto arrogante, impudenza?
Nel tentativo di darsi una risposta, confusamente, Simona percepiva che l'attenzione inusuale che si vedeva costretta a prestare all’appariscente posteriore di quel bel giovinetto aveva a che fare con qualcosa di sconosciuto per lei, almeno fino a quel momento. Ciò che la intrigava, facendole provare un tipo di eccitazione mai sperimentata di fronte ad un rappresentante dell'altro sesso, non aveva a che fare soltanto con la particolare,singolare conformazione anatomica che le si era così inopinatamente e sfacciatamente, presentata. Non era solo quello, no: si trattava di qualcosa di diverso e perturbante.
Si trattava della percezione della completa, ingenua inconsapevolezza del giovinetto che, in preda a chissà quali fantasticherie da adolescente,si pavoneggiava dinnanzi allo specchio , ignaro dello spettacolo che offriva. Ma non bastava, c'era dell'altro. La classe sociale cui il ragazzo apparteneva: si capiva che era benestante se non addirittura ricco, si capiva dall'atteggiamento,dalla postura, dalla voce, dal modo in cui guardava cose e persone.
Malgrado l'evidente timidezza (in parte imputabile alla giovanissima età), dai suoi modi traspariva una sicurezza, una placida tranquillità che solo la certezza di agi assicurati può procurare.
La nostra Simona, al contrario, mostrava nello sguardo la famelica volontà di esistere di chi si guadagna la vita con i denti, e quel florido, impertinente posteriore di maschietto viziato era uno schiaffo alla sua condizione di ragazza lavoratrice che tirava la fine del mese. Il suo ragazzo,garzone di panettiere,non avrebbe potuto permettersi un paio di pantaloni come quelli che ora coprivano, esaltandone la sfacciata opulenza, le prosperose natiche di G.Maria.
La madre del ragazzo aveva letto nello sguardo della commessa la meraviglia e l'imbarazzo misto ad una sorta di pudore, alla vista degli attributi posteriori del suo figliolo, attributi dei quali lei era fiera. Si era all'inizio degli anni sessanta, il dopoguerra non era poi così lontano, e, dopo la fame, un sedere grosso e carnoso era di buon augurio, eppoi anche una benedizione ed un piacere per la vista e.... per il tatto. "sono un po'stretti ma in vita gli stanno anche troppo larghi...." aveva sussurrato alla ragazza, poi aveva sorriso con aria complice. "tutta salute..." Simona era arrossita poi aveva guardato Gian Maria che, tutto preso dall'immagine che gli rimandava lo specchio fantasticava di imprese eroiche che avrebbero suscitato l'ammirazione della sua Laura e non aveva compreso ciò di cui parlavano le due femmine che si trovavano dietro di lui in una posizione che permetteva loro di osservare il suo insolente didietro, più prominente, ampio e carnoso di quello di una formosa ragazza della sua età.
Simona si sorprese,di nuovo, ad immaginarle nude quelle due tonde sfere di carne che i pantaloni disegnavano alla perfezione enfatizzandone le scandalose dimensioni. Che le accadeva?
Era una bella ragazza di 22 anni, aveva un fidanzato snello e muscoloso, dai fianchi stretti e dalle spalle larghe , eppure fantasticava sulla nudità di questo straordinario esemplare di imberbe efebo callipigio. Probabilmente,si sorprese a pensare, le grosse natiche del ragazzo erano lisce senza ombra di peluria come il viso delicato dai lineamenti femminei. E come erano esili i polsi e le braccia! Doveva avere le caviglie sottili come un puledro. Caviglie che si opponevano con fatica al peso di quelle sontuose natiche. Le spalle erano strette ma tornite e il ventre lievemente arrotondato dal morbido e puro grasso adolescenziale. Non si trattava di sesso: in fondo, ai suoi occhi , G.Maria era poco più di un bambino ma era certa che sarebbe stata capace di provare un orgasmo solo tirandogli giù le mutandine…. a scoprire lentamente, centimetro dopo centimetro quelle grosse chiappe di giovinetto timido,ingenuo e sognatore. Avrebbe goduto anche solo a fargli prendere coscienza del grosso didietro con cui conviveva, su cui sedeva, che nutriva, lavava e vestiva.
Probabilmente era ancora la madre a svolgere queste incombenze….pensò turbata.

Intanto G. Maria aveva cominciato a camminare a piccoli passi per controllare l'effetto che producevano i pantaloni nuovi: lo facevano sentire così grande,così uomo.
Come poteva non accorgersi che rendevano indecente ogni suo movimento?
La ragazza non aveva resistito alla tentazione di seguirlo fingendo la solerzia della venditrice che esalta,lodandola, la propria merce, anche perché la padrona del negozio ogni tanto gettava uno sguardo nella sua direzione a controllare come procedeva la vendita. Anche lei dalla sua posizione dietro il bancone sul quale giacevano stoffe e capi di abbigliamento, non aveva potuto fare a meno di notare quel ragazzo pallido ed elegante, apparentemente snello se non fosse per... per quel sedere, quelle natiche impossibili da nascondere nella loro inaspettata dimensione, nella loro carnosa, adolescenziale esuberanza. Simona continuava a tallonare Gian Maria controllando come il pantalone cadeva dietro, e non solo per dovere professionale: ormai non riusciva più a staccare gli occhi da quell'eccezionale posteriore foderato di flanella, da quei due glutei imbottiti di sano, compatto, adipe adolescenziale che ruotavano incessantemente mettendo a rischio la tenuta del tessuto e delle cuciture. Per fortuna si trattava di un capo robusto, di ottima fattura.
Restava da risolvere il problema del punto vita, bisognava stringerlo un po’ ,visto che le eccezionali dimensioni posteriori avevano costrettto il giovinetto a prendere una taglia di molto superiore che risultava abbondante in corrispondenza della cintola
La ragazza avrebbe dovuto occuparsi di prendere le misure per le modifiche da effettuare, così entrò nel camerino di prova con G. Maria mentre la madre attendeva fuori. Simona si chinò, il viso all'altezza del grosso sedere, e strinse,tirando delicatamente da dietro, con le mani piccole ed affusolate, i pantaloni in corrispondenza della vita del ragazzo, poi tracciò dei segni col gessetto da sarta, spingendosi sino al limite della parte superiore del mappomondo carnoso, proprio dove la curva delle natiche aggettava, potentemente, verso l'esterno. Ora che i pantaloni erano stretti in vita il sedere assumeva una forma ancor più oscenamente femminile per un ragazzo. A pochi centimetri dalle sue formidabili natiche , la giovane commessa esaminò comodamente il segno del bordo delle mutandine che i due ragguardevoli emisferi avevano risucchiato nell'abisso della profonda fenditura mediana che divideva i grossi globi, sicchè, più in basso, la flanella si tendeva sino all'inverosimile sulla carne nuda. Senza parere armeggiò facendo in modo di sfiorare una natica e fu come attraversata da una scossa elettrica: carne dura, elastica, gonfia che sembrava sul punto di esplodere…

carne da preda di giovinetto ignaro e viziato, destinato a patire dolorose umiliazioni.


Fu allora che Simona fu chiamata a confrontarsi con un aspetto della sua natura che non conosceva e che la spaventava per il modo confuso ed insieme imperioso con cui le si era manifestato. Provò anche il desiderio di combattere quella sottile voluttà che le si era insinuata nell'animo, ma sentì che essa incontrava una corrispondenza, una sorta di predestinata affinità con qualcosa che era già presente da lungo tempo e che quella aveva solo risvegliato. Insomma capitolò col sollievo che coglie il debole dinnazi al dispiegamento di una forza terribile e sconosciuta: decise che doveva vederle nude, quelle natiche... e che avrebbe potuto realizzare il suo perverso disegno grazie al piccolo potere che, comunque, anche se ragazza di umili condizioni, le veniva dall'essere una commessa nell'esercizio delle sue funzioni.
Il ragazzo era timido, e lei sentiva che quella stuzzicante conformazione anatomica non poteva sposarsi con un carattere forte, determinato. Quelle carni non erano altro che il precipitato, al livello del corpo, di una mollezza e di una passività innate. Non avrebbe protestato, se lei rendeva credibile,adducendo motivi professionali, ciò che aveva in mente di fare.
Sapeva che i pantaloni erano così stretti che quando il ragazzo, prevedibilmente a fatica, se li fosse sfilati, avrebbero sicuramente trascinato giù con loro anche l'esile protezione di quelle minuscole mutandine da ragazzino... succedeva anche a lei che era snella e non certo superdotata posteriormente, si trattava solo di fare in modo che, per accidente, o per un'increscioso equivoco lei si trovasse presente nel momento dell'imbarazzante denudamento.

" Abbiamo finito, ora puoi toglierli.. io e tua madre ti aspettiamo fuori."

La giovane commessa scostò la tenda del camerino ed uscì. Con soddisfazione notò che la madre del ragazzo chiacchierava con la padrona accanto al bancone. Restò vicina alla tenda, col cuore che le batteva all'impazzata, percependo il rumoroso fruscio di stoffa che testimoniava la laboriosa operazione in cui il giovinetto era impegnato: far superare alla robusta flanella il formidabile ostacolo di natiche eccezionalmente piene e prominenti.
Quando giudicò il momento opportuno rientrò immediatamente fingendo di aver omesso qualcosa di importante..
" Aspetta... sarà meglio, prima che li togli,che io.."

II tempismo era stato perfetto, quello che vide la lasciò senza fiato: le inadeguate mutandine,come previsto, erano scomparse trascinate in basso ed esponevano alla vista la metà di due candidi rotondi, abbondanti, carnosi (suggerisci altri aggettivi, caro lettore) promontori... l'impresa era riuscita a metà e la cintola,che era giunta all' altezza della parte più prominente dell'insolente mappamondo,premendo su di esso, provocava un tale strabordare di carni sode e compatte parzialmente costrette nella prigione di stoffa che la ragazza provò l'impulso di tagliare il fondo dei pantaloni con le forbici, pur di liberare quel trionfo di sane quanto indecenti, giovani, rotondità.
Il ragazzo si fermò imbarazzato e tentò di far compiere ai pantaloni il percorso inverso... senza riuscirvi.
In quei pochi secondi Simona percepì l'odore della sua femminea debolezza provenire dalla rigogliosa insolenza di quelle carni nude ed indifese e seppe che poteva rischiare e prendersi un ulteriore sottile piacere: "aspetta ..ti aiuto, così li rompi..." Le ultime parole della ragazza,pronunciate anche con una certa apprensione, fornirono al confuso G.Maria un motivo per soccombere, assecondando la naturale,pavida, condiscendenza che caratterizzava la sua indole.
La commesssa era preoccupata per i pantaloni, il motivo per cui si trovava lì aveva a che fare col suo lavoro, di che avrebbe dovuto vergognarsi?
Eppoi il nostro eroe non era consapevole dello spettacolo che offrivano le sue grazie posteriori... "bisogna sapere come fare... dove mettere le mani senza far danni" La ragazza continuava a parlare , in tono professionale, per impedire al giovinetto di rendersi conto che stava per infilare le mani nei pantaloni con il volto a pochi centimetri da quell'abbondante porzione di carne nuda... Sentì la pelle liscia e morbida,senza ombra di peluria, bollente per l'attrito cui era stata sottoposta, tirò con decisione verso il basso trascinando assieme ai pantaloni le piccole mutande di cotone bianco...
..per un attimo vide il grosso abbagliante, strardinariamente rotondo, posteriore esplodere verso di lei, fece in tempo a vedere che le mutandine erano rimaste, in basso, imprigionate nel profondo misterioso solco che divideva quelle due ampie colline di carne... la piccola cabina di prova era come inondata di luce.
Simona uscì immediatamente col cuore che le batteva all'impazzata, inebriata dalla sensazione di potere che l'umiliante svestizione le aveva procurato, e,prudentemente, prima che il ragazzo si rendesse conto dello spettacolo indecente che aveva offerto,anche se per pochi secondi, a quello sguardo femminile. Secondi preziosi che lei avrebbe custodito nella memoria a mò di risarcimento... quell'umiliazione cui l'ignaro giovinetto era stato sottoposto era solo il piccolissimo acconto relativo ad un saldo che le era dovuto e che avrebbe incassato a più riprese più in là nel tempo.

Insomma alla fine l'acquisto fu fatto e Gian Maria concordò di venire a ritirare i pantaloni modificati dalla sarta il giorno seguente.

Il giovinetto tornò a casa con la madre ignaro di aver rivelato alla giovane Simona la sua latente passione di flagellante di grossi sederi adolescenziali.
 
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vergani
view post Posted on 29/8/2012, 13:31     +1   -1




il racconto mi ricorda, in modo veramente singolare, un'esperienza molto simile, da me vissuta a 14 anni.Condotto da mia madre presso il negozio di abbigliamento presso il quale acquistavamo tutto ciò che mi serviva, la commessa una giovane ragazza molto carina ci propose alcuni capi estivi tra i quali un paio di pantaloni bianchi di cotone. Ora va detto che come il protagonista della storia, all'epoca possedevo un grosso impertinente sedere (anche se non ne ero consapevole) e al momento della prova mi resi conto che far entrare le mie grosse natiche dentro quei pantaloni che pur mi piacevano tanto, era impresa pressochè impossibile:probabilmente in vita andavano pure bene ma dietro c'erano ben altre masse da contenere,così li tolsi e scostando la tenda quanto bastava per sporgere fuori la testa dissi a mia madre che la misura era troppo piccola. La bella commessa aggrottò le sopracciglia: era già una misura comoda per un ragazo della mia età. Mia madre tagliò corto dicendo alla ragazza che forse era maglio misurare vita e fianchi e decidere per la taglia giusta. La ragazza corse a prendere il metro ed io stavo per rivestirmi quando mia madre mi bloccò.Secondo lei la misurazione andava fatta con solo la biancheria addosso. La ragazza era già di ritorno e mia madre la fece entrare nella cabina per effettuare le operazioni di misurazione. Io ero in camicia, piuttosto corta ed attillata e mutandine bianche da ragazzino. Oggi posso immaginare quello che vide la ragazza e capire perchè sorrideva scambiandosi occhiate con mia madre. mi misurò in vita e all'altezza dei fianchi meravigliandosi della notevole differenza dei valori rilevati. Mi fece girare e misurò con cura la circonferenza al livello di maggior aggetto delle due grosse natiche, poi disse che occorreva un interventi di adattamento dei pantaloni, allargando all'altezza dei fianchi riducendo la vita, mentre parlava mi sorrideva.... mentre una mana restava mollemente poggiata sul mio sedere.
 
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1 replies since 8/10/2011, 14:31   550 views
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