Athina, di Ashara

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<Jocker>
view post Posted on 19/6/2011, 15:35     +1   -1




Questa storia si ambienta in un mondo di fantasia, dove il sesso non è un tabù ma una parte come le altre della vita delle persone, che lo fanno tranquillamente in pubblico come mangiare o leggere.

In questo mondo di fantasia un ragazzo diventa maggiorenne alla prima eiaculazione dopo il compimento del 37° semestre (18 anni e mezzo) mentre una ragazza diventa maggiorenne alla prima mestruazione dopo il compimento del 37° semestre. Prima di questa data è a loro proibito di avere rapporti sessuali anche non completi, e l'ingresso nella vita sessuale attiva della comunità avviene solo dopo una particolare iniziazione...

Capitolo 1

Athina non stava più nella pelle.

Finalmente, finalmente la sua terza mestruazione dopo il compimento del 37° semestre era finita e, come prescritto, il Sacerdote la stava portando a perdere la verginità. Finalmente non avrebbe più guardato con invidia le altre donne mentre venivano prese, mentre accoglievano dentro di sé falli grossi e piccoli e gridavano i loro orgasmi e lei, troppo giovane, si mordeva il labbro dal desiderio, andando a fuoco tra le gambe, coi seni che le dolevano e non solo per la crescita.

Fortunatamente si era sviluppata tardi, a 15 anni suonati, e l'attesa era stata minore che per le sue amiche: una addirittura si era sviluppata a 10 anni...8 anni di attesa e sofferenza...Ma questo suo sviluppo tardivo aveva un risvolto della medaglia: i ragazzi le preferivano le altre.

La situazione era un po’ migliorata nell’ultimo ciclo lunare quando, come da tradizione, finita la sua seconda mestruazione dopo il 37° semestre il Sacerdote aveva iniziato a insegnarle come, al di fuori del rapporto sessuale completo, un uomo e una donna si danno piacere. Non che non lo sapesse già, concettualmente. Non che da bambina non avesse giocato coi maschietti, come tutte. Ma un pene adulto è tutta un’altra cosa, ovviamente, e solo il Sacerdote poteva darle il suo primo assaggio.

Il primo passo avanti c'era stato alla prima mestruazione dopo aver compiuto 37 mezz'anni: da quel momento infatti era diventata maggiorenne, e aveva potuto assistere al Consiglio del villaggio, partecipare alla vita adulta della comunità, e alla fine dell'anno avrebbe votato il nuovo Consiglio.

Dopo essere stata dichiarata pubblicamente maggiorenne, la mamma, come dovuto, aveva avvertito il capovillaggio e il Sacerdote; quest'ultimo era venuto a casa loro due quarti di luna dopo. Aveva parlato con la mamma, e poi con la sorella maggiore, Menana, deflorata poco più di un anno prima. Poi avevano chiamato Athina: il sacerdote le aveva spiegato, come di rito, cosa sarebbe successo dopo il secondo ciclo e dopo il terzo, l’aveva fatta spogliare ed esaminata, e infine, per mostrarle che non c’era niente da temere, le aveva mostrato il suo grosso pene e, sdraiata Menana sul tavolo, nuda, l’aveva penetrata in un colpo solo, facendola ansimare di piacere, e iniziando una serie di spinte sempre più veloci e poi di affondi più lenti e profondi che avevano portato entrambi all’orgasmo. Come al solito, la vista di un pene che scivolava dentro e fuori da una vagina, così ravvicinato stavolta, e fatto proprio in modo che lei potesse vedere tutto, le labbra arrossate che pulsavano, i liquidi vaginali che colavano, i testicoli che si tendevano prima di riversare fuori il loro contenuto, l’aveva fatta ansimare e bagnare al punto che i suoi succhi le colavano dalle gambe. Il Sacerdote, avendo notato queste cose, l’aveva guardata con un luccichìo negli occhi, e poi era venuto.

Finita la seconda mestruazione la mamma l’aveva accompagnata al santuario, e lui l’aveva fatta entrare nella stanza riservata a queste cose. In un batter d’occhio le aveva tolto la tunica, e aveva tolto la propria rivelando il pene già in stato di erezione, col glande arrossato che sporgeva dalla pelle circoncisa. Ma quella volta non gliel’aveva lasciato toccare: l’aveva fatta sdraiare sui cuscini, con le gambe aperte, e toccando e leccando grandi e piccole labbra e il clitoride, l’aveva fatta venire. Tre volte. Alla terza aveva sollevato la testa, si era leccato le labbra e aveva detto, con aria soddisfatta: “Mi sa che ci divertiremo un sacco, io e te”. E l’aveva rivestita e mandata a casa.

Quella sera lo zio Gavio (in realtà non era uno zio, ma un lontano cugino di papà, di qualche anno più giovane di lui, che lavorava con lui come vasaio nel laboratorio dietro casa e che da quando era rimasto vedovo, tre anni prima, viveva con loro), dopo che tutti erano andati a dormire, l’aveva raggiunta nella stanzetta che divideva con la sorella e le aveva chiesto cosa le avesse fatto il sacerdote e poi, come aveva fatto un anno prima con Menana, l’aveva spogliata e toccata e leccata e fatta venire a sua volta, per poi andare dalla mamma a farsi scopare per sfogare la tensione sessuale accumulata.

Menana l’aveva quindi avvertita di stare attenta a tenerlo a bada, perché se l’avesse lasciato fare lui l’avrebbe penetrata prima del tempo, causandole grande disonore.

Due giorni dopo era tornata dal Sacerdote come richiesto, e stavolta, dopo averla fatta venire una volta, le aveva preso la mano e se l’era posata sul pene, chiudendole le dita intorno (non che ci fosse qualche possibilità che lei potesse effettivamente chiudere le dita intorno: il diametro era decisamente maggiore di quello delle sue dita piegate); le aveva quindi mostrato come fargli una sega, e lei si era impegnata finchè non aveva sentito il membro irrigidirsi e le palle contrarsi, e lo sperma era schizzato dall’orifizio in punta schizzandoli entrambi. Allora il Sacerdote aveva preso un catino pieno d’acqua e una pezza e li aveva ripuliti, soffermandosi molto sui seni e sulla vagina di lei, poi aveva iniziato a succhiarle i capezzoli, a pizzicarli, a leccarle il seno, mentre con l’altra mano le sfregava il clitoride e le labbra, finchè non era venuta di nuovo. E di nuovo l’aveva poi rivestita e mandata a casa. Lo zio Gavio aveva ripetuto il tutto.

Le cose erano poi proseguite, giorno dopo giorno, imparando sempre qualcosa di nuovo: come leccare, prendere in bocca e succhiare un pene fino all’orgasmo, come succhiare i capezzoli, in quali punti mordicchiare, come fare un 69, come accogliere il pene fra i seni. E facendosi regalare sempre nuove sensazioni man mano che le mani e la bocca del Sacerdote – e dello zio Gavio - esploravano il suo corpo. L’unica cosa che le aveva fatto il Sacerdote, ma che non fidandosi non aveva lasciato fare allo zio, era stato, l’ultimo giorno prima delle mestruazioni, fortunatamente puntualissime, sfregarle la punta del pene eretto contro la vulva, avanti e indietro, lentamente, fino all’orgasmo.

Nonostante il numero impressionante di orgasmi che tra tutti e due erano riusciti a farle raggiungere, si sentiva addosso una smania pazzesca, e oggi finalmente andava a soddisfarla.

Quasi saltellando per l’impazienza buttò l’occhio sul Sacerdote, accanto a lei sullo stretto sentiero, e si accorse che il davanti della tunica si sollevava spinto dalla sua erezione. Un fiotto di calore le partì dal ventre irradiandosi ai seni e alla vagina.

Il Sacerdote era vecchio, era già adulto quando aveva deflorato la mamma, una delle prime a cui aveva fatto il rito al posto del predecessore, il Vecchio Sacerdote, che era ancora vivo anche se vecchissimo e allettato da un priapismo tale che gli impediva di assumere non solo la posizione eretta, ma anche quella seduta per più di un paio d’ore al giorno, e mai tutte di seguito.

Nonostante l’età il Sacerdote era ancora piuttosto vigoroso, soprattutto dal punto di vista sessuale – anche se non si sottraeva alla propria parte di lavoro nei campi e di riparazione delle abitazioni, come tutti nel villaggio – a sentire le donne. Anzi, era talmente vigoroso che alcune preferivano evitare la sua compagnia, rivolgendosi al Sacerdote Giovane, il suo successore, che era altrettanto insaziabile ma più gentile nei movimenti e dotato di un membro di dimensioni minori.

Il sentiero ormai si era fatto stretto, procedevano in fila indiana con lui che faceva strada, e ripido. In cima a una salitella sbucarono ai margini di una radura, chiusa da un lato da una parete di roccia da cui scendeva una cascatella che formava una piccola polla, e circondata dal bosco lungo il resto del perimetro. Un grosso faggio si trovava un po’ più addentro la radura rispetto agi altri alberi.

L’aria tiepida della tarda mattinata di fine primavera e il caldo provocato dalla salita e dall’eccitazione la spinsero a dirigersi verso la polla per bere; nell’avvicinarsi notò che dietro a una piccola sporgenza della roccia si apriva una grotta, con la parte superiore dell’ingresso macchiata dal fumo: immaginò che era lì che il Sacerdote portava le fanciulle per il loro primo rapporto quando pioveva o nella stagione fredda, e fu contenta di poter invece stare all’aria aperta. I suoi sospetti ricevettero conefrma quando il Sacerdote le disse “aspetta qui” e sparì per qualche istante dentro la caverna.

Ne riemerse poco dopo con una coperta e una pelle.

Stese la pelle all’ombra, sull’erbetta verde vicino alla polla, e ci stese sopra la coperta. Posò la sacca che si era portato appresso, si sciacquò la faccia accaldata nella polla e si sedette sulla coperta, battendo con la mano accanto a sé per indicarle di raggiungerlo.

Improvvisamente la bocca di Athina si fece arida, mentre sotto si bagnava sempre si più.

Adesso un senso di timore si era unito all’eccitazione, e quasi tremando si sedette a sua volta sulla coperta.

“Non aver paura, non ti farò male” O almeno, non credo, visto come gemevi di piacere, e come ti bagnavi, ogni volta che ti sfioravo, fin dalla prima, disse tra sé il Sacerdote, mentre il pene gli si irrigidiva sempre si più al ricordo di Athina fremente sotto le sue mani e la sua lingua, e al pensiero che finalmente tra poco sarebbe potuto affondare in lei. Ogni deflorazione era speciale, e se le ricordava tutte nei minimi particolari, comprese quelle della mamma, della zia e delle due sorelle di Athina, tutte notevoli, ma in questa percepiva qualcosa di speciale: poche altre avevano risposto con tanto entusiasmo e desiderio alle sue carezze, poche altre non erano rimaste intimorite, almeno all’inizio, dalle dimensioni del suo fallo – alcune lo erano ancora dopo anni di rapporti sessuali!- e poche altre avevano raggiunto l’intensità e la frequenza degli orgasmi di Athina in assenza di penetrazione.

Si alzò quindi in piedi, e si tolse la tunica. La brezza primaverile gli accarezzò il corpo, la pelle ormai rugosa e un po’ secca ma i muscoli sottostanti ancora soddisfacentemente sodi, e soprattutto l’orgoglioso membro che si stagliava eretto, enorme e senza il minimo accenno che la vecchiaia lo potesse intaccare. Athina lo osservava senza poter staccare lo sguardo da quel pene pulsante che emergeva, leggermente ricurvo verso la pancia del Sacerdote, da un cespuglio di peli grigi ma folti, più radi sui grossi testicoli gonfi di eccitazione, le vene in rilievo che arrivavano su fino alla base del glande violaceo e teso. Sotto il suo sguardo una goccia di liquido seminale – inefficace dal punto di vista riproduttivo, tutti i Sacerdoti assumevano regolarmente delle erbe che inibivano la fertilità dello sperma – si formò dall’orifizio in cima alla cappella, e iniziò lentamente a scendere lungo la pelle congestionata.

La ragazza non potè resistere, e alzatasi in ginocchio leccò la goccia, e dato che lui non sembrava opporsi, prese in bocca tutta la cappella e iniziò a succhiarla, facendo a tratti roteare la lingua intorno alla base del glnde o infilandola nell’orifizio, come lui le aveva insegnato, mentre con le mani gli massaggiava il resto dell’asta e i testicoli.

Il Sacerdote le mise le mani tra i capelli, tenendole la testa, lasciandola fare per metterla a suo agio, finchè le sensazioni generate dal lavoro della sua bocca e delle sue mani non lo portarono a un livello troppo alto di eccitazione: allora le allontanò la testa dal proprio membro, che uscì con un plop dalla bocca di lei, e le disse di fermarsi…bisognava andare con calma, farla eccitare, non poteva semplicemente riversarla sulla coperta, strapparle la tunica e penetrarla con forza come avrebbe voluto fare in questo momento: un’inizio traumatico poteva compromettere tutta la sua vita sessuale, e il suo sacro compito di Sacerdote era proprio quello di dare a tutte le ragazze un inizio piacevole.

Nel toglierle la tunica scoprì con piacere che le sue preoccupazioni erano infondate: i capezzoli eretti e il luccichio dell’umidore sui peli che le ricoprivano la vulva gli fecero capire che era già eccitata, e parecchio anche.

La fece stendere, completamente nuda, sulla coperta, con le gambe aperte e i piedi appoggiati a terra, e si stese lì in mezzo, la faccia a pochi centimetri dall’orifizio di lei, che gemette pregustando il piacere che stava per arrivare.

Senza ulteriori indugi il vecchio le sfiorò il clitoride con la lingua, facendola rabbrividire, e poi iniziò a giocarci mentre con le dita accarezzava le grandi labbra e poi le piccole, e infine l’ingresso della vagina. Questo era il massimo che aveva potuto fare finora (e, come lui, anche lo zio Gavio): nessuno infatti poteva introdurre nulla, nemmeno la punta di un dito, nella vagina di una ragazza che non avesse avuto almeno per tre volte le mestruazioni dopo il 37° semestre di vita: così era sempre stato e così sarebbe stato sempre.

Adesso però era finalmente venuto il momento di andare oltre, e avvertendo una fitta di risposta nel proprio pene, il vecchio infilò un dito dentro la vagina, lentamente, mentre continuava a leccare il clitoride, fino a raggiungere l’imene che , constatò con sollievo, era intatto: il rito si poteva compiere normalmente.

Mentre il vecchio infilava il dito Athina gemeva e mugolava per l’enorme e nuovo piacere che il gesto le stava causando; quando al primo dito si aggiunse il secondo, la ragazza gridò e iniziò a perdere presa sui propri pensieri: l’unico coerente che in seguito sarebbe stata in grado di ricordare era: se con due dita è così bello, con quel membro enorme sverrò dal piacere! Con gli occhi chiusi, serrati, muoveva la testa di qua e di là ansimando e gemendo, le mani strette a pugno, il bacino che si sollevava a ritmo con l’entrata e uscita delle dita dalla vagina.

Il Sacerdote muoveva le dita e leccava, allo scopo di portarla sull’orlo dell’orgasmo e nel contempo di rilassare un po’ i muscoli della vagina e allargare l’orifizio, cosicché il passaggio del pene non fosse troppo doloroso, ma le reazioni di lei, i suoi gemiti e mugolii e contorcimenti, il liquido che dalla sua vagina gli colava sulle dita e in bocca, il bacino lei gli spingeva ritmicamente contro il viso, gli rendevano difficile tenere sotto controllo i propri movimenti e soprattutto la propria eccitazione. Strinse i denti –mentalmente, ovviamente, visto che in mezzo ci stava la lingua che lavorava sul bottoncino e sull’imboccatura di lei – e proseguì finchè non avvertì le prime contrazioni che indicavano l’avvicinarsi dell’orgasmo. A questo punto si staccò, causandole un gemito di frustrazione dato che Athina già stava pregustando l’orgasmo.

Il vecchio si sollevò quindi sulle ginocchia e avanzò, per poi scendere ad appoggiarsi coi gomiti ai lati della testa della ragazza, il proprio inguine a livello di quello di lei. Restando appoggiato al braccio sinistro, con la mano destra si afferrò il pene e lo accostò alla vulva, facendolo scorrere sull’esterno fino al clitoride, ma senza entrare, non ancora, mentre lei sotto di lui fremeva di frustrazione.

Quando fu vicino al punto di rottura, accostò la punta del glande all’orifizio, e con piccole spinte leggere riuscì a inserirlo nella parte iniziale della vagina ben lubrificata. Gli ansiti di lei si fecero più serrati.

Piano piano, sempre a piccole spinte, arrivò fino alla barriera dell’imene e qui, stringendo i denti, si fermò, iniziando a sollecitarle con le dita il clitoride. Il petto di lei si alzava e si abbassava freneticamente, pensava di stare per morire di piacere, sempre di più man mano che lui aumentava la frequenza dello sfregamento del clitoride e iniziava di nuovo a muovere il pene avanti e indietro di pochi millimetri.

Sentiva l’orgasmo avvicinarsi, e lo sentiva anche lui: alla prima contrazione era pronto, e spinse a fondo, sentendo un momentaneo dolore alla punta del glande e poi l’imene lacerarsi e finalmente affondò fino a toccare il fondo. Rimase lì fermo, ansimando, mentre sotto di lui la ragazza si contorceva e veniva, le pareti della vagina che si stringevano deliziosamente intorno al suo pene che ormai era duro come l’acciaio e mostruosamente enorme.

Finalmente Athina smise di contrarsi e contorcersi e ricadde all’indietro ansimando, mentre pian piano i pensieri riprendevano forma, non più dominati dal piacere esplosivo dell’orgasmo. Un po’ alla volta la sensazione di pienezza tra le gambe si fece strada nella sua consapevolezza, e aprendo gli occhi si rese conto che il vecchio era ancora sopra di lei. No, non solo: era ancora dentro di lei, e il suo fallo pulsante la riempiva e la stirava, trasmettendole scosse di piacere che le arrivavano fino ai capezzoli, così eretti e duri che quasi le facevano male.

Curiosa, con una mano si toccò la vagina trovandone l’imboccatura completamente distesa intorno alla base del membro, che le sembrava più grosso e duro che mai. La mano di lei che faticava a passare tra i loro corpi indusse anche lui a toccare il punto di congiunzione, e si rese conto con enorme stupore che solo un centimetro del suo pene era fuori, che tutto il resto era dentro allo snello corpo che gli stava sotto. Straordinario! Solo poche donne nella sua vita erano riuscite ad accoglierlo così a fondo la prima volta! Questa consapevolezza, per quanto sembrasse impossibile, lo rese ancora più duro ed eccitato.

Ormai non gli era più possibile trattenersi, e spostando la mano di lei insanguinata dalla rottura della propria verginità, si ritrasse fino a lasciare in vagina solo il glande, e spinse a fondo, lentamente e senza violenza. Gli rispose un ansito di piacere, e allora iniziò a muoversi più velocemente, il bacino di lei che si sollevava ad ogni colpo per accoglierlo. Questo gli fece perdere tutti i timori di farle male, e le sue spinte si fecero più veloci, più violente, mentre con le mani afferrava i lati delle natiche della ragazza aiutandola ad impalarsi.

Lei gemeva, con gli occhi chiusi, concentrata sul piacere provocato dal fallo che entrava e usciva dal suo corpo, inconsapevole di qualsiasi cosa le succedesse intorno, finchè la frizione non divenne insopportabile e un nuovo orgasmo la travolse.

Ne riemerse appena in tempo per godersi la sensazione dei fiotti di sperma con cui lui, a sua volta lanciato oltre l’orlo dell’orgasmo dalle contrazioni della vagina che gli strizzava ritmicamente il membro in una morsa d’acciaio, la stava riempiendo.

Giacquero per qualche minuto addossati, ansanti, finchè il pene non tornò alle dimensioni di riposo scivolando fuori dalla vagina. Il Sacerdote allora rotolò via da lei, che ansimava ancora, con le gambe aperte e gli occhi chiusi, il seno che si alzava e si abbassava ipnotico, i capezzoli tuttora eretti. A quella vista il vecchio avvertì una nuova tensione all’inguine e, incapace di trattenersi, si chinò a leccarle una mammella. Athina rabbrividì di piacere e aprì gli occhi, e vide il membro, insanguinato della sua verginità e impiastrato di sperma e succhi vaginali, che si stava di nuovo ergendo. Decise di dargli una mano. Il vecchio però la fermò prima che potesse toccarlo, aprì la sacca, prese un panno e andò alla polla. Con l’acqua gelida si sciacquò il fallo, i testicoli e le cosce, e per un attimo il processo di erezione si fermò, poi immerse il panno e tornò dalla ragazza, e inginocchiatosi tra le sue gambe iniziò a detergerle la vulva arrossata e le cosce impiastricciate.

Il contatto con l’acqua fredda, anziché diminuire l’eccitazione di Athina, ebbe un effetto rinvigorente, e preda di un istinto che si svegliava per la prima volta, la ragazza si tirò su a sedere e afferrò il pene ancora mezzo eretto e iniziò a massaggiarlo, mentre con l’altra mano toglieva il panno ormai sporco al vecchio e posava la sua mano sul proprio seno. Una volta indirizzata l’attenzione del Sacerdote sulle mammelle, lo spinse indietro, e seguendolo nel movimento gli si pose a cavalcioni. Senza indugio indirizzò il glande verso la propria apertura, e si impalò con lentezza, sentendo l’orifizio aprirsi e poi stringersi sul corpo estraneo che stava entrando. Ah! Tutta la smania accumulata negli ultimi mesi non si poteva dissipare in un solo colpo!

Il vecchio la guardò, compiaciuto ma non del tutto sorpreso: anche sua madre, sua zia e le sue sorelle gli avevano fatto capire abbastanza in fretta che ne volevano ancora, anche se nessuna aveva preso l’iniziativa in modo così repentino. Deciso a godersi la giornata fino in fondo, allungò anche l’altra mano e afferrò saldamente entrambi i seni, per stuzzicarli mentre la ragazza si muoveva.

Abbassò lo sguardo per godersi lo spettacolo del corpo esile di lei che si alzava e si abbassava sul suo enorme fallo, prendendoselo tutto. Pochi minuti di questo movimento lento, poi Athina iniziò a muoversi più velocemente, freneticamente, e infine buttò la testa indietro e gridò il terzo orgasmo della giornata, le mani di lui che le strizzavano i capezzoli. Passata l’ultima ondata di piacere, la ragazza si accasciò sul vecchio, esausta e ansimante. Ma lui non aveva ancora finito. Le passò le braccia intorno, sotto le ascelle, e le posò sul piccolo sedere sodo, le dita bene aperte, per tenerla ferma, e iniziò a muoversi. Di nuovo il pene entrava e usciva, madido del piacere della ragazza, e di nuovo lei gemette a ritmo dei colpi che si susseguivano sempre più veloci.

Per quasi un quarto d’ora il vecchio la tenne in quella posizione mentre la penetrava ripetutamente, e lei si lasciò penetrare grata di poter stare immobile a godersi il ritmico riempimento della propria vagina e infine la forza dei getti di sperma con cui il Sacerdote la colmò per la seconda volta.

Il fallo ammorbidito scivolò fuori, e i due accaldati riposarono uno accanto all’altra finchè il respiro non raggiunse ritmi normali, e il sudore non si asciugò sui loro corpi grazie alla tiepida brezza primaverile.

Rimasero così per un po’, a godersi l’aria tiepida, i suoni del bosco e la sensazione di appagamento, poi vecchio si tirò a sedere e prese la sacca, dalla quale estrasse il pranzo, anche se ormai l’ora era passata da un po’.

Athina fece sparire tutto il cibo che lui le mise davanti in un battibaleno, da tanto l’attività sessuale le aveva prosciugato le energie, e mangiava con tale entusiasmo che il Sacerdote pensò che guardarla mangiare era piacevole quasi quanto guardarla fare sesso. Il suo fallo si mosse in risposta al pensiero, ma lui gli disse di non esagerare. La ragazza però aveva adocchiato la mezza erezione, e tra sé e sé pregustò una nuova sessione di gioco.

Si sedette un po’ più dritta, facendo sporgere i seni, e finito di mangiare si tolse dal grembo il tovagliolo che lui le aveva dato per trattenere le briciole, fastidiose sulla pelle nuda, e mentre con fare noncurante si puliva la bocca, allargò bene le gambe. Lo sguardo del vecchio stava percorrendo il suo giovane corpo, fresco e bello, coi seni ancora giovani ed alti ma di buone dimensioni, i capezzoli eretti, la pelle liscia e morbida che brillava al sole, i capelli folti e un po’ scarmigliati, ma al movimento delle gambe si spostò decisamente sul pube della ragazza, i peli ricci ma non foltissimi che non nascondevano le labbra e il clitoride, piuttosto grosso. Il fallo diede un altro strattone, ma il vecchio si era accorto che la vulva e le cosce della giovane erano impiastricciati di sperma e secrezioni vaginali, e mandò quindi la giovane alla polla a lavarsi, seguendola per ripulirsi a propria volta.

Imbronciata per l’interruzione del processo di seduzione, Athina raggiunse la polla e si inginocchiò su due sassi vicino al bordo, voltata verso il Sacerdote che si stava lavando, e mentre lui la guardava lei raccoglieva l’acqua nel palmo della mano, la gettava sulla vulva e sulle cosce per sciacquarsi, poi fissandogli ostentatamente il membro incominciò a infilarsi le dita bagnate nella vagina, per tirare fuori i residui di sperma e secrezioni.

Il vecchio non poteva staccare lo sguardo dalle dita della ragazza, che entravano ed uscivano dal posto che lui bramava di più.

Quando la sua erezione si fece dolorosa da tanto era tesa, afferrò la ragazza per trascinarla di nuovo sulla coperta. Vedendo il lampo di trionfo nei suoi occhi, il Sacerdote capì di essere stato manipolato, e pensò “Ah sì? Adesso ti sistemo io!” e la gettò in avanti sulla coperta, per poi sollevarle il sedere in modo che stesse carponi; piazzandosi poi dietro di lei prima che la ragazza capisse cosa lui avesse intenzione di fare, aiutandosi con una mano infilò il glande nell’orifizio ancora bagnato della fresca acqua del torrente, e afferratola per i fianchi diede una poderosa spinta, entrando fino in fondo con un solo colpo.

Athina gemette forte, di piacere e dolore insieme, ma non appena il vecchio ebbe fatto pochi movimenti di dentro e fuori il dolore sparì, per essere sostituito da un piacere ancora maggiore di quello provato nella posizione del missionario o stando sopra, misto a una strana sensazione di fastidio, come se dovesse fare la pipì. Il membro di lui sfregava nel punto giusto, nella maniera giusta, e lei non poteva sapere, perché nessuno gliel’aveva ancora spiegato, che quel leggero fastidio era dovuto alla stimolazione del punto G.

Il vecchio spingeva e spingeva, le mani che vagavano sul corpo della ragazza, palpando i seni in fiore, strizzando i capezzoli eretti, accarezzando la schiena, le cosce, le natiche stimolando il clitoride, afferrando i fianchi per spingere più a fondo, mentre dentro di lei una sensazione sempre più forte andava costruendosi, lo sfregamento dell’enorme e durissimo fallo su quel punto che la avvicinava sempre di più al culmine, sempre più vicina, il fastidio trasformato in scosse elettriche, il respiro sempre più corto e affannoso, costellato di gemiti a ritmo coi colpi dei fianchi di lui.

Improvvisamente la ragazza sentì che doveva tirare su un po’ il busto, e staccando le mani da terra se le appoggiò sulle cosce, cosicché la schiena non era più parallela al terreno ma inclinata di 45 gradi verso l’alto, le mani di lui sui seni, e come raggiunse questa posizione la punta del membro colpì il punto giusto con l’inclinazione giusta, poi ancora e ancora finchè la sensazione non esplose nell’orgasmo più travolgente che lei avesse mai sperimentato, in uno degli orgasmi più potenti che lui avesse mai percepito in una donna nella sua lunga carriera di Sacerdote. Ondate su ondate di piacere la colpivano a ogni sfregamento del glande contro il punto G, facendola gridare, il corpo dominato da spasmi incontrollabili, mentre la vagina si contraeva ancora più delle volte precedenti, stringendo ritmicamente il pene e lanciando anche lui sulla strada dell’orgasmo. All’improvviso superò l’orlo, i testicoli si contrassero pronti a rilasciare lo sperma, il fallo che vibrava nel corpo di lei facendolo cadere in un baratro di piacere a ritmo con le ondate di liquido seminale che le riversava nel ventre.

Alla fine caddero entrambi di lato, esausti, ansimanti, gli organi sessuali che ancora vibravano e si contraevano, ancora congiunti.

Poiché si era fatto tardi, era ormai quasi il tramonto, appena si furono ripresi si lavarono di nuovo nella polla, si rimisero i vestiti, misero a posto nella grotta pelle e coperta, e ripartirono alla volta del villaggio.

A differenza del viaggio di andata, poiché erano entrambi più rilassati, soprattutto Athina, mentre camminavano chiacchieravano del più e del meno, toccandosi e accarezzandosi di tanto in tanto, ma entro breve il desiderio si era risvegliato in entrambi.

Arrivati a poca distanza dal villaggio, appena prima del ponte, il vecchio pensò che c’era tempo e modo per un ultimo rapporto, qui nel bosco dove nessuno li avrebbe disturbati.

Prese dunque la ragazza per il braccio e la spinse verso un grosso albero a poca distanza dal sentiero, proprio sull’orlo del piccolo ma scosceso avvallamento nel quale scorreva il torrente che dava acqua al villaggio. Athina, avendo visto il rigonfiamento sul davanti della tunica del sacerdote, intuì cosa voleva fare e con la resilienza e l’entusiasmo tipici della gioventù si apprestò ad assecondarlo.

Nessuno dei due si accorse del giovane che, avendo trascorso il pomeriggio a pescare nelle pozze che il fiume formava proprio lì, a poca distanza dal ponte, adesso stava mettendo ordine tra le proprie cose appoggiate alle radici degli alberi prima di tornare a casa, un paio di metri più sotto di loro.

Avendo sentito le loro voci e il rumore dei loro passi che si avvicinavano, Odalo fece per salutare ma alzando lo sguardo intuì cosa stava per succedere e visto chi erano i due che stavano per accoppiarsi sotto il suo sguardo decise di starsene zitto e immobile.

Bisogna sapere che Odalo aveva sempre avuto un debole per Athina, di un paio d’anni più giovane di lui: apprezzava i suoi occhi vispi e il suo carattere allegro e sbarazzino, anche se gli altri ragazzi preferivano altre ragazze , più serie e posate, più belle: Athina era minuta, e a parte gli occhi non aveva un bel viso..

Inoltre il giovane aveva un problema non da poco: il suo membro era parecchio più grosso perfino di quello del Sacerdote. Non quanto quello del Sacerdote Anziano, ma poco ci mancava.

Quando era stato il suo momento di essere iniziato, la Sacerdotessa l’aveva fatto venire per parecchi giorni usando solo la bocca, le mani e i seni, prima di permettergli di penetrarla, così da smorzare un po’ l’ardore causato dall’astinenza, e anche quando poi l’aveva accolto dentro di sé, le prime volte erano state tutte con lui sdraiato o seduto e lei sopra, che regolava la profondità e la violenza delle penetrazioni. Solo quando il giovane aveva imparato a dominarsi un po’ gli aveva permesso di farlo in tutte le altre posizioni.

Per il timore di fare male a qualcuna, cosa che era purtroppo successa, andava sempre dalla Sacerdotessa o da una delle donne più anziane, preferibilmente le più assidue frequentatrici del Sacerdote Anziano, quando sentiva la necessità di sfogare le sue pulsioni sessuali.

Il rito del passaggio delle neo deflorate era quello che lo terrorizzava di più: in questo caso era costretto ad avere un rapporto sessuale con loro, pena il venire cassato dalla lista dei maschi attivi del villaggio e quindi il vedersi precludere qualsiasi rapporto sessuale. Generalmente stava sotto, immobile, e se la ragazza proprio non ce la faceva ad impalarsi su di lui, le chiedeva di farlo venire con le mani e la bocca, per poi accostare il glande all’orifizio nel momento dell’eiaculazione, per introdurre almeno un po’ di sperma nella vagina come da tradizione, così come le donne troppo strette facevano quando era il loro turno di soddisfare il Sacerdote Anziano.

Ma con Athina non voleva fare così, voleva riuscire a fare sesso con lei, sesso davvero, per questo decise di stare zitto e osservare cosa succedeva, visto che sapeva che oggi sarebbe andata col vecchio a compiere il rito della deflorazione.

Inconsapevole di essere osservato, il vecchio spinse dunque la ragazza verso l’albero, al quale le fece appoggiare le mani, con le gambe tese e il busto flesso. Le sollevò quindi la tunica da dietro, scoprendo il sedere e i genitali, che Odalo potè vedere benissimo dalla posizione in cui era. Il suo membro in risposta si erse e indurì. Era la prima volta che la vedeva così esposta: sebbene d’estate tutti al villaggio girassero quasi sempre nudi, le ragazze non deflorate raramente stavano con le gambe aperte.

Il Sacerdote si scoprì il membro e senza ulteriori indugi ne accostò la punta alla fessura visibilmente bagnata della ragazza, e con un piccolo colpo di reni fece entrare il glande. Un secondo colpo più lungo e vigoroso mandò l’intera asta a sparire fino ai testicoli nel corpo di Athina, che diede un inconfondibile gemito di piacere. Odalo spalancò gli occhi: si aspettava che il vecchio facesse fatica a introdurre il membro nella vagina della ragazza…ricordava bene l’inizio del rito di passaggio della gran parte delle fanciulle del villaggio, quando il Sacerdote dimostrava a tutti l’avvenuta deflorazione penetrando la giovane di turno sull’altare davanti all’intero villaggio: spesso c’erano voluti parecchi minuti prima di completare l’inserimento del pene in vagina, a volte era stato perfino necessario del lubrificante, e comunque quasi mai erano bastati due colpi di reni.

Il vecchio intanto aveva iniziato a muovere vigorosamente le anche, con le gambe leggermente flesse perché la ragazza era più bassa, le mani sui fianchi per aiutarsi a penetrare più a fondo, il fallo che usciva dalla vagina brillante di umori vaginali.

Ora che aveva preso il ritmo le sue mani si spostarono sui seni di Athina, scostando i lembi dello scollo della tunica per scoprirli, palpando, accarezzando, pizzicando, mentre il membro continuava il suo lavoro dentro e fuori dall’orifizio della ragazza.

Lei percepiva la propria vagina riempirsi ritmicamente, i muscoli tesi per accogliere l’enorme fallo, il glande che sfregava sul punto G, e non tratteneva i gemiti e gli ansiti di piacere, più forti, sempre più forti mentre si avvicinava all’orgasmo.

Odalo vide il viso di lei, girato nella direzione del vecchio sebbene con gli occhi chiusi, contorcersi in un’espressione di piacere assoluto, e ora che il vecchio le aveva afferrato di nuovo i fianchi per spingersi più a fondo, sempre più a fondo, con sempre più violenza, la sentì gridare a ritmo coi colpi: “aah! Aah! Sìì! Sì!” e poi “Spingi…spingi più forte…sto per venire! Vengo.. vengo! Aaahhh!” e vide le contrazioni dei suoi organi interni riflettersi in brividi e spasmi lungo tutto il corpo.

Quando le ultime ondate dell’orgasmo si furono calmate, il vecchio, che non era ancora venuto, rallentò il ritmo dei colpi, che ora si fecero lenti e fluidi nella vagina madida, quasi pigri, mentre Athina ansimava per riprendere fiato.

Dopo qualche istante, quando il respiro della ragazza si fu calmato, il vecchio estrasse il fallo, enorme, duro e bagnato, e fece girare Athina con la schiena contro l’albero, le mise le mani sotto le natiche mentre lei si appoggiava con le braccia sulle sue spalle, e la sollevò.

Lei gli avvolse le gambe intorno alla vita, incrociandogliele sulla schiena per sostenersi e lui, tolta una mano dalla natica guidò la punta del pene di nuovo all’imboccatura vagina e, rimessa la mano sulla natica per aiutarsi, spinse il membro fino in fondo nell’apertura ben lubrificata.

Athina gemette di nuovo, e Odalo non potè più trattenersi, estrasse il proprio enorme fallo e iniziò ad accarezzarsi, poi stringendo il pugno, a menarselo con forza a ritmo con le spinte del Sacerdote.

Di nuovo gli ansiti della ragazza e del vecchio si fusero, mentre lui spingeva sempre più velocemente, poi più piano ma più a fondo, poi ancora veloce, mentre la schiena di lei sfregava contro la corteccia dell’albero e i suoi seni giovani e sodi ballonzolavano attraverso la scollatura aperta della tunica.

Il giovane guardava alternativamente i seni e la vagina di lei, che si intravedeva ogni volta che il vecchio si ritraeva, rossa e gonfia per l’eccitazione, bagnata ed enormemente dilatata, ed immaginava che la grossa e dura verga di carne che scivolava dentro e fuori da quel nido caldo fosse la propria, la fantasia supportata dallo sfregamento operato dalla sua mano.

I gemiti della coppia e gli ansiti repressi del giovane si fecero più intensi, finchè le ondate di orgasmo non li colpirono tutti: iniziò il vecchio, che era quello che stava scopando da più tempo senza venire, e la ragazza lo seguì dappresso non appena sentì il primo fiotto di sperma colpire il fondo della sua vagina, e per ultimo il giovane, eccitato oltre ogni dire dalle urla e dagli spasmi di Athina.

Odalo fu il primo a riprendersi, e si schiacciò contro la parete dell’avvallamento per evitare di essere visto. Era molto contento di ciò cui aveva appena assistito: forse, se avesse colto il momento giusto, avrebbe realizzato il proprio sogno di affondare la sua verga nel corpo della sua ragazza preferita…

Gli altri due si staccarono, risistemarono le tuniche e con passo malfermo si avviarono verso il villaggio, fermandosi poco più a valle, sotto al ponte, per sciacquarsi le parti intime.

 
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