Que viva Espana!, di ErosCrooner

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<Jocker>
view post Posted on 19/6/2011, 15:33     +1   -1




Quell'anno, quell'inverno, decisi di andarmene a Madrid a passare il capodanno. Per quel che mi riguarda, a capodanno sento l'esigenza di scomparire, non riesco a sostenere l'attesa per la mezzanotte del primo dell'anno. Il fatto di andare lontano mi dà l'illusione di riuscire a sottrarmi da quelle ore di attesa assurda, ridicola. Attesa per cosa? Li vedi tutti che affollano le piazze, contenti, ubriachi...se fossi buonista penserei che è l'entusiasmo per il futuro a gasarli in questo modo, ma non sono buonista e penso che festeggiano per non pensare, per distogliere i pensieri, almeno per una volta, per dieci secondi...in ogni caso, adoro viaggiare da solo. E' l'unico modo che conosco per scrollarmi la vita di dosso e rendermi inerme e permeabile a nuove storie e nuove avventure, qualsiasi esse siano. E' così che le avventure più lussuriose ti vengono a cercare, è il sesso che cerca chi si denuda e lascia fare al caos...Per esempio, io non ho mai fatto né mai farò turismo sessuale in vita mia. Quelli che vanno nell'Est Europa per credere di scopare a destra e a manca sono dei falliti, e questo è quanto. A Madrid, ci fu una notte torrida in cui vissi la libidine fino alla sua forma più grottesca..che in fondo è quella che più si addice all'erotismo in genere. Ditemi, cos'è un vero orgasmo se non il culmine di una lunga trama che finisce a letto....?



PARTE I



Arrivai all' ostello a tarda sera. Era una struttura colorata di blu Mirò e si trovava alle spalle di Puerta del Sol. Era pieno di gente, si sentiva odore di babilonia lì dentro. C'erano persone da tutte le parti del mondo, Cile, Germania, Argentina, Giappone...mi piaceva mischiarmi in mezzo a loro, mi domandai subito se c'era qualche persona originaria del mio stesso Paese. Ma anche se fosse stato non avremmo potuto comunicare, di spagnolo non parlo quasi più nulla. Esitai qualche minuto a godermi quel vulcano di lingue e colori diversi, sì, mi piaceva molto e mi faceva sentire a mio agio. Sistemai la mia valigia nella stanza; era una camerata di dieci posti letto, molto ben tenuta e con un arredamento minimale ma vivace. Al momento del mio arrivo, i miei nove coinquilini non c'erano. La notte era vicina e presunsi che erano in giro per Madrid a fare baldoria, come era giusto che fosse. Ero stanco morto e mi sdraiai sul letto, promettendomi che avrei ripreso le forze al massimo in un'oretta, per poi darmi una sistemata e ficcarmi nelle strade di Madrid. E' il classico tipo di promesse a cui non faccio mai fede, ragione per cui dopo pochi minuti mi avviavo a sprofondare nel sonno...la strada che porta a Morfeo è sempre vaga e acquosa, ci galleggiano dentro i riflessi dei nostri pensieri, riflessi dilatati, che si scompongono e poi si riaggregano. Pensavo a chi sarebbero state le persone con cui avrei condiviso la stanza...quando si va per ostelli è sempre molto alta la possibilità che la stanza sia mista, maschi e femmine. Questa circostanza a sua volta da luogo a situazioni di promiscuità in cui i classici limiti della privacy tra uomini e donne diventano molto meno stringenti...mi sento a mio agio quando questi limiti vengono meno, mi spoglio con molta disinvoltura davanti alle donne, mi fa sentire libero. Pensai alle varie volte in cui ero andato in spiagge nudiste esibendo senza problemi erezioni molto evidenti, provocate dalla vista di donne che liberamente si godono il sole senza costume e senza farsi problemi di assumere pose oscene...pensai alla sensazione fantastica di quando ti senti sul cazzo lo sguardo compiacente di una donna che apprezza il tuo attrezzo. Ricordo quando una ragazza abbronzatissima e imbarazzatissima si fece coraggio e mi chiese con voce sinuosa di poterlo fotografare mentre me lo stringeva in mano... “posso toccarlo?”, non dimenticherò mai quel momento. Avrei rivissuto la stessa situazione in quell'ostello? Bruciavo dal desiderio all'idea di condividere la stanza con delle donne disinibite e i loro perizoma, i loro reggiseni sparsi per la stanza...con queste immagini in mente mi avviavo al sonno, col cazzo duro che mi tendeva l'elastico dei boxer sul davanti. Una chiave girò nella serratura della porta, il suono secco fu anticipato da un breve e confuso trambusto di passi e voci. Mi girai all'istante verso il muro, cercando di nascondere il pene in erezione. Le voci diffusero poco a poco nella stanza...erano italiani e, fino a quel momento, sentì soltanto voci maschili. I miei pensieri torbidi si schiantarono al suolo. Feci finta di dormire, la porta della stanza rimase aperta per un po' lasciando entrare una luce flebile. Continuarono ad entrare altre voci...

“...e dai Sabrina, hai perso la scommessa...ti tocca!”.

“le tocca, seh...la tocchiamo noi”. Uno scoppio di risate risuonò nella stanza.

“sì, Sabrina, quel bel culone che hai...”.

Poco dopo, sentì entrare in stanza quella che doveva essere la voce di Sabrina. Continuai a fingere di dormire e prestai attenzione.

“..scordatevi che io faccia una cosa del genere, carini!” Sabrina aveva il tono di quella a cui non va essere presa in giro.

“Hai perso la scommessa! E ora paga...anzi..succhia!”. Un'altra risata esplose.

“Ma state zitti idioti, li ho già visti i vostri ridicoli pisellini da adolescenti in calore...”

“ E ti sono piaciuti...” le rispose una voce del gruppo.

“guarda, carino, che probabilmente l'unico pompino della tua vita te l'ho fatto io e solo perchè mi sei amico...come tutti questi idioti”.

“Ragazzi...cacciamolo da fuori e vediamo se le piacerà o no”.

Scrutavo con lo sguardo nel buio. Il tintinnio metallico delle loro otto cinte slacciate mi fece pensare che di lì a poco ci sarebbe stata un'orgia.

“Eccolì qua Sabrina...il pesce fresco come piace a te”.

Non avevo ancora visto Sabrina in viso, dalla posizione in cui stavo riuscivo a vederla solo di spalle. Sabrina finse il suono di uno sbadiglio annoiato.

“Fate ridere ragazzi...io vado a dormire, voi andate in bagno a turno a farvi la sega della buonanotte..”.

Sabrina, come se nulla fosse, iniziò a spogliarsi davanti a quelli che dovevano essere i suoi amici. Sia lei che loro avevano lo stesso accento. Sempre dandomi le spalle tolse via il maglione, poi il reggiseno. La vista della sua schiena nuda e candida nel buio mi fece sentire un sapore dolce in bocca, un sapore come di latte. Tolse via i jeans e nel farlo si piegò mettendo in evidenza il culo. Un culo grosso, rotondo e adornato da uno splendido tanga nero, così ristretto e minuto da far sembrare che fosse nuda. Si piegò quanto più poteva, fino a far vedere i radi peli della fica che fuoriuscivano dai lati del perizoma. Nel buio, il cerchio chiaro del suo sedere mi parve veramente enorme. Pensai immediatamente di sbatterci dentro il mio cazzo, in preda all'eccitazione più selvaggia. Gli amici di Sabrina, da baldanzosi che erano rimasero muti fino a quando la loro amica non si ricompose e indossò un baby-doll, che pronunciava ancora di più le forme del suo culo.

“Spettacolo finito, pistolini...buonanotte...ah Davide volevo dirti...quando te lo succhiai ho avuto l'impressione di avere in bocca una cannuccia” aggiunse a voce bassa e bollente. Sabrina prese posto sulla cima di un letto a castello, dove io non potevo più vederla. La seguì morbosamente con lo sguardo mentre saliva la scaletta ondeggiando il culo a sinistra e a destra. Avevo il cazzo così disperatamente duro che mi vibrava. Il silenzio rimase sospeso ancora per un po', dopo di che risuonarono ancora più forti le risate dei ragazzi, che ora prendevano di mira Davide e quello che era, a detta di Sabrina, il suo mediocre attrezzo. Finito lo spettacolo di Sabrina, gli allegri compari ebbero la calma di accorgersi della mia presenza.

“Cazzo c'è uno qua che dorme!”

“Nooo, e se ha visto tutto?”

“..che figura di merda..”. Continuai a far finta di dormire tra i loro commenti sulla mia presenza.

“...cosa??!” La voce di Sabrina suonò nella stanza con tono stizzoso.

“E' il nuovo coinquilino della stanza...” aggiunse uno dei ragazzi.

“Tranquilli ragazzi, dorme come una pietra. E poi è straniero non avrebbe comunque capito un cazzo”

“Straniero?” Immaginai che Sabrina si fosse sporta dal letto incuriosita dalla mia presenza.

“Sì straniero...sarà ispanico...”. Senza sentirmi parlare è molto difficile non pensare che io venga da quelle parti...



PARTE 2



Mi risvegliai il mattino successivo con poche ore di sonno alle spalle. Passai gran parte della notte a pensare che lì, a pochi passi da me, c'era Sabrina. Mi era bastato poco a capire che era una gran provocatrice capace di badare da sola a otto ragazzi arrapati. La disinvoltura con cui, la sera prima mostrò loro il suo corpo mi fece capire che era un bel tipo... le donne consapevoli in maniera oscena del loro corpo mi fanno impazzire e mi danno sicurezza. So che posso condividere senza remore la mia perversione con loro. Aprì gli occhi con difficoltà, mi sentivo le palpebre di cuoio. Con la vista mezza sfocata, mi resi conto che c'era qualcuno seduto sul mio letto. Era lei, che mi guardava con aria curiosa di circospezione. Le vedevo il viso per la prima volta. Aveva lineamenti marcati ma graziosi, molto femminili, gli occhi grandi e marroni erano sottolineati da un leggero strabismo di Venere. Vestiva con lo stesso baby-doll della notte precedente .

“Holà...tu es...tu espanol?” Non sapeva parlare spagnolo e ci provava lo stesso. Mi fece sorridere.

“No...sono italiano..anche se non sembra.”

Un'aria di timore si dipinse sul suo viso. Capì che temeva che avessi sentito e capito tutto, la notte scorsa.

“Scusa...credevo che fossi ispanico o qualcosa del genere”

“Sì in realtà lo sono...ma sono italiano, lo giuro”. Le sorrisi e lei mi rispose.

“Scusami...ti abbiamo disturbato ieri notte..?”

“Ma no...non mi avete disturbato per niente”

“Sai, sono qui in vacanza con i miei amici, sai la notte com'è..”. Ho l'abitudine di dormire soltanto con i boxer anche in inverno...vedevo il suo sguardo che ogni tanto si affacciava sul mio corpo. Io mi concedevo guardate abbastanza lunghe al suo seno, una bella terza, visibile da sotto il baby-doll.

“Certo che lo so...quando ci sono molti amici maschi..” Lo dissi apposta con l'aria di chi voleva dire che aveva in realtà sapeva tutto. La colsi in controtempo e la lasciai muta per qualche istante. Aveva due strade davanti a lei: far cadere la provocazione o raccoglierla. Scelse per la seconda, lo vidi dall'espressione del viso. Indugiammo in un silenzio pieno di parole non dette.

“sono otto ragazzi e soltanto io come ragazza...sai...tenere a bada gli uomini in certi casi è difficile...”. Allungò lo sguardo al mio pacco che iniziava ad ingrossarsi

“Hai ragione...tenerli a bada è difficile...come ti chiami?”

“Sabrina..” Mi porse la mano puntandomi quei begli occhi castani negli occhi per un bel po'. Gliela baciai ricambiando lo sguardo.

“Eros, piacere di conoscerti”. Altri secondi gocciolarono bollenti

“Sai Eros, devo raggiungere i miei amici che sono già usciti...sarà meglio che ci vestiamo..non trovi?”E sorrise da troia alludendo con lo sguardo alla mia erezione che iniziava a fare sul serio. Rimasi zitto e con la bocca asciutta. Ero eccitato.

“Devo cambiarmi...ti dispiace rimanere girato e passarmi la biancheria intima...?sai, mi vergogno a spogliarmi davanti agli sconosciuti...” assunse volutamente il tono di ochetta provocante, dopo aver visto l'effetto che le facevo e dopo aver capito che avevo visto tutto, la notte scorsa.. Avrei potuto cacciarmelo da fuori e sbattermela al momento ma volevo stare al suo gioco e aumentare l'attesa erotica di questa avventura che stava per iniziare.

“Certo...ci mancherebbe...”

“Vai lì, c'è la mia valigia...non girarti....prendimi perizoma e reggiseno..nel frattempo io mi spoglio”

Sentivo la carezza del baby-doll che si sfilava sulla pelle, mi immaginai il culo enorme mentre si chinava per togliere via il perizoma. Aprì la sua valigia. Era piena di biancheria intima eccitantissima. Mi trovai per le mani una miriade di perizoma ridottissimi, calze a rete larga e reggiseni.

“Sceglila tu la biancheria, Eros..”

Scelsi un perizoma bianco con una trasparenza ad altezza della vagina ed un reggiseno bianco, trasparente anche quello.

“Ora gira il braccio all'indietro SENZA VOLTARTI” scandì queste ultime due parole con tono perentorio. Obbedì. Sentì di nuovo il fruscio della biancheria sulla sua pelle.

“Ecco, ora puoi girarti”

Me la trovai di fronte solo in biancheria intima, con un sorriso di soddisfazione che piegava all'angolo della bocca. Si avvicinò lentamente a me e mi si piantò davanti.

“Sarà bene che anche tu ti dia una sistemata Eros...hai qualcosa che esce fuori” mi guardai e avevo una palla che mi usciva da fuori. Lei continuava a sorridere, mi sentì stupido.

“Stanotte si festeggia il capodanno Eros...mi fa piacere se ti unisci a noi..ti aspetto..”

Si rivestì e si avviò verso la porta della stanza.

“Ah....tieni questo, se vuoi”. Mi lanciò il perizoma che aveva la sera precedente e andò via facendomi ciao-ciao con la mano. Annusai avidamente il profumo della sua fica rimasto posato sulla stoffa del perizoma.



PARTE 3



Era tarda sera, mancava poco alla mezzanotte, mi ero rasato e vestito di tutto punto dopo essere andato in giro per Madrid. Madrid è fantastica...la Gran Via è l'arteria di una metropoli in cui scorre dentro sangue mediterraneo, l'equilibrio tra città e anima latina si mantiene su in maniera perfetta. Incontrai lei ed i suoi amici mentre facevamo insieme ritorno nella stanza. Lei aveva una parrucca verde e dell'uva in mano; a Madrid il capodanno è un po' come il carnevale, si va in giro con queste parrucche assurde in testa. Inoltre, c'è l'abitudine di mangiare l'uva allo scoccare della mezzanotte. Incrociammo gli sguardi senza dirci nulla, lei mi sorrise ancora. L'aria scoppiettante del capodanno era iniziata. Ci incamminammo tutti insieme verso Puerta del Sol, la piazza dove si riuniscono i madrileni per festeggiare il capodanno. Puerta del Sol è in realtà una piazzetta molto piccola che a malapena riesce a contenere l'enorme quantità di persone che vi si riversa a capodanno. Eravamo diretti proprio lì e ci aspettava una ressa da far paura. Scambiai qualche chiacchiera con i ragazzi, avevo bevuto e fumato qualcosa, mi sentivo leggero e libero. Con Sabrina non scambiai nemmeno una parola. Non era quello il momento, lo sentivo. Puerta del Sol: una masnada terrificante di persone aveva già invaso la piazza, un megaschermo luminoso proiettava qualcosa. Gente felice...gente che si ubriaca. L'aria era gonfia di rumore e di botti. Mi ritrovai vicino a Sabrina. Aveva bevuto anche lei.

“Devo andare a fare pipì...mi accompagni Eros?”. Gli amici mi guardarono con disappunto. Me ne fottetti altamente e la seguì, mentre mi teneva per mano. Ero ubriaco, se già normalmente i miei freni inibitori sono fragili, in quell'occasione erano come sciolti nello champagne. Ci allontanammo da Puerta del Sol e imboccammo delle stradine secondarie, sembrava che il frastuono della piazza si fosse allontanato di chilometri.

“Eros....devo fare pipì e non c'è un posto dove farla, sono tutti chiusi...”. Fingeva un'aria da lolita triste.

“....ti dispiace se la faccio qui?”Feci segno di no con la testa. Si allontanò un po' da me tenendomi lo sguardo fisso negli occhi e si abbassò i pantaloni elasticizzati. Rimase in perizoma, lo stesso perizoma che le avevo passato io quella mattina. Si girò e con lo stesso movimento di quella notte lo tolse via . Eravamo per strada ed era nuda, con il suo bel culo da monta davanti a me, lo mostrava in maniera oscena e impertinente. Poi si chinò sulle ginocchia tenendo le gambe aperte, lasciando vedere la fica anche se era di spalle.

“Vuoi che la faccio così....”. Si rialzò, si girò verso di me e scese di nuovo sulle ginocchia, tenendo sempre le gambe ben aperte.

“...oppure così?”

La sua fica era sguaiatamente aperta davanti a me. Iniziò a massaggiarsi il clitoride con una mano e a passarsi il dito dell'altra sulle labbra. Sentivo la salivazione aumentare.

“...non mi viene più di farla, Eros...mi succede sempre, quando sono eccitata”.

Le andai incontro, lei si alzò e mi si avvinghiò al collo. Ci baciammo spudoratamente, ficcando ciascuna lingua nella bocca dell'altro. Le stringevo il culo morbido e grosso tra le mani, come se volessi stracciarlo. Ci ficcai un dito dentro fino a farglielo scendere nella fica, rovente e bagnata.

“Ti è piaciuto l'odore della mia fica, Eros? Hai strappato con i denti il perizoma che ti ho lanciato?”. Ero una belva in preda alla libidine. Affondavo le mani nelle sue pastose natiche, le facevo scendere le dita nella vagina. Aveva una fica enorme, riuscivo a farci entrare quattro dita .

“...visto quanto è grossa? L'ho allenata a furia di cazzi, sai?”e nel dire questo mi infilò la mano nei pantaloni, per tastare la consistenza del mio. Da esperta e intenditrice, lo saggiò a lungo e un'espressione di compiacimento le invase il viso.

“Sei messo bene, hai un bel cazzo...voglio che me lo dai tra la gente, voglio essere guardata”.

Continuando a baciarci e a toccarci ovunque tornammo verso Puerta del Sol, gremita come non mai. Ci buttammo nella gente camminando in fila indiana, io dietro e lei davanti, attaccata a me. Sentivo il suo culo aderire perfettamente alla protuberanza della patta dei miei pantaloni. Oltremodo i suoi pantaloni sottili ed elasticizzati non offrivano nessuna resistenza. Eravamo compressi tra la gente, camminiamo a piccoli passi tra spintoni e sbandate, io le tengo il cazzo premuto tra le natiche. Le faccio scendere le mani fino alla fica e le strizzo il clitoride. Gira la testa verso di me e vedo il suo viso segnato dall'eccitazione e dall'ubriachezza. Decido di spogliarla. Le tiro giù pantaloni fino a mezza coscia, la afferro per le chiappe, allargandogliele fino a rendere visibile l'ano. Ero tremendamente eccitato da questa situazione di sesso in pubblico, in cui al tempo stesso nessuno poteva vederci tanta la gente che c'era. Era la stessa enormità di persone a coprirci e a rendere segreto quello che stavamo facendo in pubblico. Soltanto una ragazza si accorse di quello che stavamo facendo, vidi che urlò con tono divertito e allarmato ad un suo amico “Mira, mira!!”. Sabrina se ne accorse e dedicò loro una lingua passata tra i denti, i due rimasero senza parole, con la bocca che assumeva la forma di una O afona. Sentì la sua mano cercare la cerniera dei pantaloni, la abbassò e mi tirò il cazzo da fuori, la mia cappella scivolo istantaneamente tra le sue natiche. Glielo misi in culo. Urlò forte, come tutti.....

“Sì Eros, inculami davanti a tutti, inculami, inculami!” Urlava a più non posso mentre me la sbattevo da dietro, in mezzo alla gente. La mezzanotte era vicina.

“Andiamo in albergo, Eros....voglio scopare”. Le sfilai l'uccello da dentro e la tirai per la mano, mentre a malapena si tirava su i pantaloni. Un gruppo di uomini di colore la videro mentre si ricompose, uno di loro si toccò il pacco. Il count-down alla mezzanotte iniziò....corremmo a più non posso...



Arrivammo nella stanza dell'ostello allo scoccare esatto della mezzanotte.

“Eros..è mezzanotte, devi imboccarmi con l'uva...è la tradizione..”Stava morendo dal desiderio di farsi scopare.

“La tradizione stasera cambia....ti imboccherò con questo” Mi sbottonai i pantaloni e le mostrai il cazzo.

“...wow Eros...avevo sentito quanto era grosso...quando me lo tenevi in culo...”

“Inginocchiati e succhiami il cazzo...”
“mmmmh....mi piace essere trattata da ZOCCOLA”. Scandì lentamente a voce bassa quest'ultima parola ,mentre si piegava sulle ginocchia. Mi spompinò a dovere, allargando la bocca a più non posso e non risparmiando alla lingua nemmeno un centimetro quadro di cazzo. Scendeva con la lingua fino alle palle, succhiandomele e leccandomele docilmente.



“Chiavami Eros, chiavami come una zoccola”. La girai di spalle, di fronte a noi c'era uno specchio. Vedevo il suo viso implorante, segnato dalla libidine. Le entrai in fica di prepotenza, cavalcandola e montandola mentre la tenevo per i capelli, la manovravo con l'altra mano che le afferrava il culo...la sculacciavo facendo sobbalzare la carne debole del suo culo.

“Sì...chiavami...chiavami ancora...chiavami!!!” Ad ogni colpo del mio cazzo si lasciava scappare un gridolino spezzato, seguiva con i suoi gemiti il ritmo di come la scopavo. Sentivo il frastuono dei festeggiamenti e il suono della nostra carne che si univa, umida, calda. Quando arrivammo insieme, il mio orgasmo esplose così forte che quasi mi annebbiò i sensi. Non avevo il preservativo e feci in tempo ad uscire fuori, il mio sperma le piovve addosso, chiazzandole la schiena. Lei si adagiò sul letto, con il fiato grosso, e gli occhi chiusi. Era capodanno, capodanno a Madrid. La patina di sudore che mi copriva la pelle emanava un odore acre. Lei era adagiata di fianco sul letto e mormorava qualcosa, con il suo culo grosso in bella mostra. La guardai che si addormentava, carezzandole il culo e lasciandomi ossessionare dalle sue forme. Poco dopo, la svegliai strofinandole la punta del cazzo sulle labbra. Si svegliò sorridendo e riprese a succhiarlo con ingordigia, me lo feci spompinare per il resto della notte...Arrivò l'alba , i rumori della città finalmente tacquero con le prime luci, la città aveva avuto gli stessi ritmi della mia avventura...Esanime, mi buttai sul letto e sorrisi alla Spagna...qualche parola confusa mi uscì dalla bocca; non mi ricordò precisamente cosa dissi, ma mi piace pensare che fu “Que viva Espana!”

 
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