I porcellini e le porcone, di rococo

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°Monique°
view post Posted on 26/5/2011, 16:05     +1   -1




Eravamo compagni di scuola di lungo corso io e Gianluca, eravamo stati insieme dalle scuole materne alle superiori, eravamo insomma come due fratelli. Lui veniva spesso a casa mia, ma ancora più spesso ero io a casa sua. Ad entrambi piaceva la madre dell’altro, Gianluca ero forse più timido di me e si conteneva anche nelle parole quando parlava di mia madre Silvana; io invece gli parlavo liberamente di sua madre Valeria, della quale peraltro si diceva in paese fosse molto facile e calda, anche se non sapevamo si trattasse solo di voci messe in giro da malelingue invidiose.
Un pomeriggio mentre i suoi non c’ erano, eravamo insieme nella sua cameretta e, tolti i pantaloni, come spesso accadeva avevamo cominciato a segarci all’unisono facendo la gara a chi resisteva più a lungo. Al culmine dello sforzo sentii che Gianluca sussurrava quasi a labbra serrate:
“Mamma, sììììì!!!…”
Ebbi un attimo di sconcerto: che Gianluca si scopasse la madre? Evocata all’improvviso e per di più in un contesto di morbosità incestuosa, immaginai in quel momento che sua madre stesse ingoiando il cazzo di Gianluca ed esplosi in una sborrata copiosa.
Persi la sfida, perché venni qualche secondo prima di lui, ma ancora turbato dalle parole che gli erano sfuggite, chiesi subito a Gianluca, fidando del fatto che tra noi non c’ erano segreti (o almeno così credevo):
“Senti, ma hai provato qualche volta a immaginare di scopare tua madre?”
Mi risposi un po’ bruscamente:
“Ma che dici? … sei pazzo?”
“Ma dai… no, una bella giumenta come quella …. “
“Guarda, se lo avessi fatto te l’avrei detto...”
Chiudemmo la parentesi sbrigativamente, anche se il modo con cui aveva reagito mi aveva lasciato un po’ interdetto.
Il giorno dopo tornai a casa sua, ero in anticipo di una mezz’oretta, ma stavolta affacciandomi dalla finestrella dell’atrio di casa restai di sasso: di lì si intravedeva bene il salotto e scorgevo Gianluca di spalle in piedi mentre la madre in ginocchio lo spompinava avidamente.
Restai scioccato, mi ritrassi e aspettai un paio di minuti prima di suonare il campanello. Venne ad aprirmi Gianluca con un’ aria sbattuta da far paura:
“Che c’ è? non ti senti bene?.... hai una faccia scoppiata!”.
“No, è il caldo, oggi si muore... dai, entra!”
Entrai, salutai di sfuggita la madre che si era affacciata sulla porta della cucina e ci fiondammo con Gianluca nella sua cameretta. Ma, appena entrato, non resistei dal riprendere il discorso interrotto il giorno prima:
“Sai, ha una bella bocca tua madre!.... sai che belle pompe farà!...”
“Ma cosa dici?... Guarda che stai parlando di mia madre….”
“Mica ti sarai offeso! … guarda che il mio è un complimento!... L’ho detto perché credo che tu ne sai qualcosa…”
“Ma che vuoi dire?... non capisco….”
“Dai, tra di noi non ci sono mai stati segreti …. Pensi che non ti ho visto quando poco fa le sborravi in bocca?….”
Seguì un silenzio irreale, non si sentiva una mosca volare Gianluca era rosso porpora in viso, balbettava, cercava di scusarsi:
“Scu …. scusami, Ale…. vedi …. non è che … non te l‘ho detto perché non so come mi avresti giudicato ….”
“Ma perché?... perché hai sborrato in bocca a tua madre?.... Guarda che se m lo facesse fare la mia io con la mia non mi vergognerei di niente proprio… anzi!”
Si sentì rassicurato dalle mie parole e così mi raccontò che la madre da qualche tempo se la scopava, anche se entrambi facevano finta di niente. Recitavano una specie di fiction. Quando il padre era fuori per lavoro, dopo che la madre si metteva a letto e spegneva la luce, Gianluca entrava in camera sua e si sdraiava dietro di lei, cominciando a tirarselo. Quando sentiva che il figlio era arrivato al culmine dell’eccitazione, lei sporgeva il culo all’indietro e si faceva penetrare nella fica per poi farsi sborrare sulle chiappe. Poi, in silenzio com’era venuto, Gianluca tornava nel suo letto, e lui e sua madre si comportavano come se nulla fosse accaduto. Col passare dei mesi, però, erano andati oltre e, appunto come quel giorno, limonavano in casa e spesso finiva con un bel succhiotto.
“Beato te!”, dissi a Gianluca con un po’ di invidia, “tu sai che a me tua madre mi va a sangue …. Mica c’è modo che ….”
Gianluca non mi fece finire e avanzò subito le sue obiezioni:
“Ma no, come si fa? ….. mica posso dire a mia madre che tu sbavi per lei …. e che deve scopare con te! …. Mi manderebbe al diavolo!”
Non mi diedi per vinto e allargai il discorso:
“Senti, perché non facciamo una cosa?... tu mi fai andare a letto con tua madre, io vedo come fare per farti scopare la mia? … che te ne sembra come idea?”
Gianluca continuava ad essere scettico e titubante, ma l’idea di farsi mia madre lo stuzzicava, eccome! … Avevo giocato quella carta perchè sapevo della sua debolezza per mia madre e sapevo che avrebbe fatto di tutto per farci l’amore.
Cominciò a sciogliersi, mi chiese se tra me e mia madre c’era qualcosa. Gli spiegai che non avevo avuto occasione di un rapporto ravvicinato, ma che la vedevo inquieta e desiderosa di uscire dal grigiore della vita coniugale. Era chiaramente insoddisfatta di mio padre, assente e distratto, ed era sicuramente alla ricerca di cazzi giovani. L’avevo capito da come (e qui esagerai apposta) si interessava di lui, Gianluca, e da come si strusciava su di me ogni volta che ci incontravamo nei punti più angusti della casa, in cucina o nel corridoio.
Gianluca si convinse e insieme progettammo di costruire due occasioni ad hoc per mettere in pratica i nostri folli propositi.
Tre giorni dopo suo padre partì per una faccenda di lavoro e, d’accordo con Gianluca, io trascorsi la sera a casa sua fino ad ora tarda, con il chiaro intento di restare lì a dormire. Ed è quello che accadde. Dopo cena la signora Valeria mi disse che, vista l’ora, era meglio che restassi da loro e chiamò lei stessa mia madre per avvertirla. Sentii che le due donne parlarono a telefono per un po’ e che concordarono di consumare un the a casa mia qualche giorno dopo.
Poco dopo le 23 la signora Valeria andò a letto. Una volta che ebbe spenta la luce, mettemmo in atto una ardita operazione di sostituzione di persona. Andai nella camera di lei al buio, come mi aveva spiegato Gianluca, mi infilai nel letto dietro le spalle della madre e cominciai a baciarla sul collo e sulle spalle, strofinando il cazzo nodoso contro il suo morbido culo.
Per tutta risposta, come previsto, lei si spingeva indietro con le natiche per attirare meglio il mio cazzo nella sua fica. Era già bagnata e in un baleno il mio cazzo scivolò in quella calda tana, ma lei cominciò ad agitare il suo bacino e mi portò a sborrare senza che me ne accorgessi.
Non emise un gemito, ma sentii che anche lei stava venendo in maniera dilagante. Poi, con un movimento particolare, sentii che stringeva i muscoli della vagina e allargava quelli dello sfintere e, quasi per inerzia, la mia cappella gocciolante si trovò a premere contro il buco del culo che sembrava fremesse per attirarmi dentro. Bastò una piccola spinta, agevolata dal fatto che lei spingeva all’indietro con la sua schiena, e il mio cazzo entrò per una buona metà in quel magnifico culo, dove finii di scaricare la mia crema calda.
Il tutto si era svolto come da copione, in silenzio, quasi fingendo di dormire. E, come programmato, mi tirai indietro, mi levai dal letto e, in punta di piedi, uscii da quella stanza avvolto nel buio. Era stata un’iniziativa davvero spericolata e Gianluca mi aspettava col cuore in subbuglio, ma quando gli raccontai com’era andata si rilassò e ci addormentammo soddisfatti.
La mattina sentii che litigavano, la madre diceva a Gianluca:
“Ma che hai fatto, stronzo? … Te l’ho detto tante volte di stare attento a non sborrare nella figa…. adesso devo fare un test di gravidanza…. Sai che guaio se resto incinta! …. incinta di mio figlio! …. tuo padre ci ammazzerebbe tutti e due!”.
Me la svignai alla chetichella per non creare ulteriori problemi, ma Gianluca ebbe modo di chiarire l’episodio alla madre. Difatti, quando qualche giorno dopo mettemmo in atto la seconda operazione e lui e sua madre vennero a casa mia per un the, la signora Valeria mi fulminò con lo sguardo e mi sibilò all’orecchio senza farsi sentire:
“La prossima volta riempi la pancia di tua madre, non la mia!”.
Entrammo in casa e ci mettemmo io e Gianluca sul divano, mia madre Silvana e la signora Valeria sulle poltrone, entrambe con le gambe accavallate che lasciavano intravedere le cosce coperte dai collant, mentre noi due a bocca aperta sbavavamo su quelle visioni estasianti.
Vidi che le due parlavano fitto tra di loro e ridevano anche un po’ sguaiatamente, come se avessero architettato chissà quale scherzo, quando ad un tratto mia madre ad alta voce disse all’amica:
“E’ diventato un ometto Gianluca!”.
“Eh già, in tutti i sensi…. anche tra le gambe!”, rispose con evidente allusività la signora Valeria.
“Mamma -sbottò Gianluca- ma che discorsi fai?”
“Ma è la verità, amore, anche tra le gambe sei diventato uomo… ti ritrovi un cetriolo!…”
La visione di quelle cosce in esposizione e il tono scurrile della conversazione stavano infuocando il clima e provocandomi un’erezione spaventosa che mi impediva di alzarmi in piedi. Per cui, quando mia madre mio disse:
“Dai, Ale, prendi qualcosa da bere a Gianluca ed alla signora Valeria”.
Risposi un po’ scocciato:
“No, mamma, non ho voglia di alzarmi…. Prendiglielo tu!”
“Dai, su, non vedi che sono stanca… vai a prendere da bere”.
Mi alzai a malavoglia cercando vanamente di nascondere la vistosissima erezione che invece loro notarono subito. E infatti quella troia della madre di Gianluca subito osservò:
“Uuhhmm… Anche Ale è diventato un’ ometto, a quanto vedo…. deve avere anche lui un gran bel cetriolo duro!”
“Beh, non c’è che dire, come madri li abbiamo fatti bene….”, rispose con lo stesso tono mia madre, che dopo qualche istante aggiunse, “…. peccato che debbano essere altre a goderseli!”
Gianluca mi seguì in cucina e mi disse:
“Ma hai sentito che discorsi fanno queste due troie!?”
“Hai visto che avevo ragione…. Queste due dobbiamo solo scoparcele, senza troppi complimenti!”
Ci intrattenemmo qualche minuto in cucina a preparare la bevanda, poi Gianluca mi sussurrò:
“Ehi, non si sentono più …. hanno finito di cazzeggiare… dai, portiamogli da bere!”
Arrivati sulla porta del soggiorno capimmo perché non parlavano più. Non credevamo ai nostri occhi. Le due porche stavano familiarizzando a loro modo, si stavano baciando e si accarezzavano tra le cosce; mia madre aveva già infilato la mano nelle calze dell’amica Valeria, la quale si titillava il capezzolo di una tetta.
Restammo un paio di minuti a goderci la scena, poi, facendo un po’ di tosse annunciammo il nostro rientro in salotto.
“Guarda Valeria, sono arrivati i nostri stalloni con i loro cetrioli duri duri!”, esclamò mia madre, come fosse in stato di ebbrezza.
E la mamma di Gianluca aggiunse subito rivolgendosi sboccatamente a noi due:
“Beh, cosa aspettate? restate lì impalati a guardarci o venite a leccarcela?... Stavamo per farlo da sole, ma visto che siete qui….”
La realtà era ben più avanti della nostra immaginazione. Non eravamo preparati ad entrare in azione in questo modo. Comunque, ci avvicinammo e restammo in piedi davanti al loro senza sapere cosa fare. Le due donne capirono la ragione della nostra titubanza, ci tirarono a loro e cominciarono con lo slacciare la zip dei pantaloni per poter frugare con le loro mani nei boxer. Mia madre disse subito:
“Avevi ragione, Valeria …abbiamo due figli dotati benissimo, tutti e due con cazzi lunghi e grossi”.
Ognuna si prese cura del proprio figlio. In un baleno i nostri cazzi scomparirono nelle loro bocche fameliche, roteavano le lingue sui nostri glandi mentre con la mano segavano su e giù scoprendo completamente le punte.
Io guardavo Gianluca e sua madre mentre giocavano: la signora Valeria, scappellatogli il pene completamente, gli aveva infilato un dito nel culo e lo faceva roteare nello sfintere; poi, tenendosi un seno con la mano, lo porse al figlio e gli disse:
“Vieni, tesoro, che mamma ti allatta!”
Per non essere da meno anche mia madre si tolse la maglietta e il reggiseno e mi disse:
“Dai Ale, succhia le tettone di mamma, succhiale bene!”
Le due donne erano scatenate, parlavano come donne di strada e si eccitavano sempre più a comportarsi come prostitute. Se qualcuno fosse entrato in quel momento avrebbe assistito ad una scena surreale, con noi due in braccio alle nostre madri, intenti a bere il latte come poppanti, mentre loro ci masturbavano lentamente.
“Gianluca”, disse ad un certo punto sua madre, “ma sei già venuto!?... e adesso mamma cosa beve?”
Mia madre prontamente le disse:
“Non ti preoccupare, Valeria, ti fa bere Ale!...”
E guardandomi disse:
“Su, amore, vai da lei…. falle assaggiare un po’ di crema calda”.
Non avevo mai parlato così con mia madre, ma capii che ormai ogni pudore era venuto meno. Mi avvicinai alla madre di Gianluca che prese il mio pene in bocca e, succhiandolo forte con le labbra serrate strette, mi fece svuotare i testicoli nella sua bocca. Nel contempo mia madre cercava di far indurire il pene di Gianluca, usando prima la bocca e poi strofinandolo sulla passera da sopra i collant.
“Uuhhmm … non riesco a farglielo diventare duro….”, disse mia madre rivolgendosi alla signora Valeria, “….aiutami anche tu!”.
La madre di Gianluca mi fece alzare e si inginocchiò davanti a mamma ed al figlio in modo da trovarsi con la bocca all’ altezza dei suoi testicoli; cominciò dapprima a massaggiarli e poi a leccarli, mentre mamma ora lo segava. Non ci volle molto a quelle due troie per far inalberare di nuovo il cazzo di Gianluca.
Allora mia madre, cominciando ad abbassarsi le calze e le mutande scoprendo la sua fica meravigliosa, carnosa e pelosissima, disse:
“Beh, credo che sia venuto il momento di fargli vedere le nostre fighe!.... Perché non andiamo in camera da letto?.... si sta più comodi e poi si possono fare certi numeri!...”
Ci spostammo in camera, le nostre madri si sdraiarono sul letto completamente nude e, mentre mamma si inumidiva il dito e si sfregava il clito, la madre di Gianluca si infilava direttamente due dita dentro la sua figa muovendole velocemente:
“Vi…vi manca tanto? … st…stiamo per venire…. su, venite a leccarcela!… non ce la facciamo più dalla voglia!...”.
Ci inginocchiamo tra le cosce spalancate delle nostre madri e cominciammo a solleticare con la lingua i loro sessi caldi che già cominciavano a colare nettare di donna. Mentre leccavo la passera di mamma, alzai gli occhi e vidi le due porche che si baciavano a labbra aperte … dio che bello avere madri così porche!…che sensazione stupenda vederle lesbicare lussuriosamente!
Abbassai la testa e mi rituffai a leccare il clito infilandole anche un dito nel sedere, cercando di violare il suo buco che prima opponeva resistenza, poi si lasciò penetrare e accolse il mio dito che frugava nell’ intestino; intanto Gianluca non smetteva un attimo di leccare la madre con due-tre dita infilate nella sua vagina:
“Mmmhhh ….. sì sì…. adesso lecca la madre di Ale …. io mi faccio leccare da lui”.
Ci scambiammo le madri e mi tuffai tra le cosce della madre di Gianluca e ricominciai a leccare quel suo clito molto grosso; nel frattempo la signora Valeria stringeva tra le dita un capezzolo di mamma quasi a volerglielo strappare, e mamma ricambiava infilandole un dito in bocca e facendoglielo leccare lascivamente.
Leccavo la figa della signora Valeria e intanto mi masturbavo. La scena era troppo conturbante perché potessi resistere a lungo. Perciò, sentendo arrivare l’orgasmo, mi rialzai e le schizzai il mio sperma sul pelo della sua figa. La madre di Gianluca reagì redarguendomi:
“Ma che fai?….. è rischioso… lo sai che posso ancora restare incinta?”.
Mi scusai e rimasi a guardare Gianluca che ancora leccava mia madre; dopo poco vidi anche lui alzarsi pronto a sborrarle in bocca, ma mamma prese d’imperio il suo cazzo e lo puntò all’apertura della vagina esclamando:
“No, tesoro, godimi dentro… sì, riempimi del tuo piacere”.
A differenza della sua amica, mia madre non si preoccupava minimamente dell’eventualità di restare ingravidata (non so se era già in menopausa, o aveva i suoi buoni motivi per essere tranquilla).
Con un grugnito animalesco Gianluca svuotò i suoi testicoli dentro la calda passera di mamma che si passò la mano sul solco che scende verso il culo per sentire lo sperma che colava dal buco e andava ad imperlare le sue carni e il suo pelo nero.
Restammo rilassati sul letto abbracciati alle nostre madri che, non ancora sazie, ci carezzavano tra le gambe per farcelo indurire di nuovo. A quel punto mia madre venne un’idea alquanto bizzarra, ma particolarmente lussuriosa:
“Voi ci avete viste giocare tra di noi …. adesso vogliamo vedere come lo fate voi”.
La cosa mi sconcertava un poco, obiettai subito:
“Ma mamma, ci avete già visto mentre ci masturbiamo….”
“Ma io non voglio vedere che ti masturbi… voglio vedere che tu masturbi Gianluca, e che lui fa lo stesso con te!”.
“Co… cosa? masturbare io Gianluca?... Mamma, ma mica siamo gay!…”
“E mica devi essere gay per farlo…. non hai mai provato curiosità guardando qualche tuo amico fare pipì?.... Non hai mai cercato di sbirciare il pene di un altro maschio?”
“Mamma, ma che dici?”
Gianluca non parlava, non so se perché basito dalle parole di mia madre o perché l’ idea lo stuzzicava.
“Dai, su, fatelo per noi…. non c’è da vergognarsi”, disse la madre di Gianluca.
Le due troie erano ormai scatenate e, sia pure perplessi, accettammo e ci sdraiammo sul letto uno di fronte all’ altro, ma nessuno dei due aveva il coraggio di cominciare. Finchè la madre di Gianluca intervenne:
“Va bene, ho capito, chiudete gli occhi…. vi aiuto io”.
Li chiudemmo, sentivo la mano di sua madre che impugnava il mio cazzo e lo metteva nella mano di Gianluca e altrettanto fece con me, e così senza rendercene conto ci ritrovammo a masturbarci a vicenda io e Gianluca. Dopo un iniziale imbarazzo, devo dire era intrigante la sensazione del suo pene che scorreva nella mia mano, come era assolutamente piacevole sentire la sua mano che strizzava leggermente la mia asta e me la stirava su e giù. Ora ero sceso con l’ altra mano a carezzare i suoi testicoli mentre con l’ altra mano mi dedicavo al suo pene bellissimo tutto duro e con il glande completamente scoperto, tanto che senza rendermene conto mi avvicinai istintivamente con la bocca e lo leccai un po’, assaporando il suo odore che mi riempiva le narici…
Ormai gli indugi erano rotti, e ingoiai tutto il suo pene scendendo fino alla base dell’ asta in un movimento che inizialmente mi procurò quasi un conato di vomito, ma dopo poco si trasformò in un piacere inedito e indescrivibile:
“Mmmhh…. che buono!... dai Gianluca, leccamelo anche tu!”
Il mio amico aspettava solo che glielo dicessi. Me lo prese subito in bocca e cominciò a succhiarlo divinamente, sentivo la sua lingua frullare sul glande per poi scendere piano su tutta l’ asta e risalire ancora e poi riscendere, facendomi morire di piacere, tanto che misi una mano sulla sua testa e, tenendola sul pene, gli venni in bocca con un urlo liberatorio:
“Ven….vengo… vengooooo!”
Mi lasciai andare sussultando per il piacere che mi procurava il contatto della sua lingua con il glande, man mano fuoriuscivano gli schizzi che riempivano la sua bocca, ma senza dire niente dopo poco sentii anch’io degli schizzi caldi in bocca. Alla fine ci stendemmo sfiniti sul letto cercando di leccare le poche gocce di sperma che colavano dalle nostre bocche, ma a quanto pare non era ancora finita.
“Ma bravi i nostri porcellini egoisti! vi siete venuti in bocca… e adesso? come pensate di soddisfare la voglia delle vostre mamme?”
Dicendo così la signora Valeria si chinò e cominciò prima a carezzare il mio pene facendo scivolare la mano sull’ asta, poi cominciò a leccarlo per farlo ridiventare duro, e ci riuscì dopo un po’. Come ci riuscì mia madre con Gianluca, dopodichè si misero in ginocchio alla pecorina sul letto una accanto all’altra con i culi sporgenti in mostra davanti ai nostri occhi, invitandoci a scoparle:
“Beh, cosa aspettate?”
Mi posizionai dietro mamma e, allargandole le gambe e massaggiando la sua vagina con la mano inumidita per far scivolare il pene dentro senza fatica, la penetrai con risolutezza:
“Piano, più piano… sennò mi fai male, mi sfondi tutta!”.
Incurante continuai a scoparla violentemente dandole anche dei pizzicotti sulle chiappone sode che la facevano sobbalzare, mentre anche Gianluca si stava sbattendo con forza la madre.
Sotto i nostri colpi le loro mammelle ballonzolavano, mentre loro si sdilinguavano in un bacio saffico e perverso. Io e Gianluca continuammo a sbatterle con foga, ma al culmine del piacere sfilai il pene dalla passera di mamma per infilarglielo senza mezzi termini in culo, sconquassando il suo intestino. La sentii che si lagnava per lo strappo doloroso della mia spada dentro il suo stretto canale, ma per effetto di quello sfregamento le sborrai dentro piuttosto presto, tirandola verso di me dai fianchi, mentre lei istintivamente serrava la chiappe come a volermi imprigionare il cazzo nello sfintere. Alla fine gridai esultando:
“Grazie mamma, grazie, ti adoro!”
“Grazie a te piccolo mio, mi hai fatto venire come una fontana”, mi rispose incollando le sue labbra alle mie e dandomi il più caldo e lungo dei baci.
Quasi simultaneamente venne anche Gianluca che fece appena in tempo a togliere il suo cazzo dalla passera materna e a indirizzare il potente getto del suo sperma sulle tette della madre, guardando poi con grande soddisfazione i rivoli che dal seno scendevano sulla sua pancia e sulle sue cosce.
Arrapati e incoscienti, avevamo concepito l’obiettivo impensabile di scoparci le nostre madri e di scambiarcele. Sapevamo che il terreno era fertile, ma non potevamo immaginare che le due porche non aspettavano di meglio e che, rotto l’incantesimo, non avrebbero più mollato le giovani prede.
L’intreccio incestuoso è durato molti anni e si è interrotto solo quando sia io sia Gianluca ci siamo sposati e ci siamo trasferiti in altre città. Ma le porche delle nostre madri, che ormai viaggiano verso i 60 anni, sono diventate amiche inseparabili e, a quel che sappiamo, si prodigano alacremente per soddisfare le loro fighe insaziabili.
 
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