NONNA ELVIRA, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 3/4/2011, 15:39     +1   -1




Un armadio, due sedie, un tavolo, e due letti sistemati uno di fianco all'altro. Nonna Elvira condivide l'esiguo spazio della camera con un'altra ospite della casa di riposo, la signora Leonida. Nonna è reclusa fra le mura di Villa Maddalena da cinque anni. Vengo a farle visita il sabato pomeriggio quando sono libera da impegni di lavoro, ma ogni volta mi si stringe il cuore per la commozione.
Oggi è sabato e ne ho approfittato per venirla a trovare.
Nonna è seduta accanto al letto. Ha lo sguardo assente, perso nel vuoto. La compagna di stanza, la signora Leonida, è andata a passeggio per il parco.
- Ciao, nonna! Sono io, Erika. Come stai?
Nonna ruota il capo nella mia direzione. Mi fissa a lungo senza pronunciare una sola parola. Il viso è solcato da rughe profonde. Gli occhi sono lucidi. Mi fa un sorriso, ma anche stavolta sembra non riconoscermi.
- Mamma si è raccomandata che ti consegnassi dei biscotti da intingere nel latte. Ti ho portato i tuoi preferiti. I Bucaneve, te li ricordi vero?
Tolgo dalla borsa una confezione di dolcetti e l'appoggio sul tavolo davanti a lei. Quando scorge l'involucro un sorriso prende forma sul suo viso. La mano tremula afferra il sacchetto e lo avvicina al petto.
Nonna Elvira ha ottantadue anni. E' nata il 9 maggio del 1920. Il padre di mestiere faceva l'orologiaio, la madre la casalinga. Sesta e ultima di una nidiata di fratelli ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza reclusa dentro le mura di un collegio gestito da suore. I genitori, indigenti, l'avevano affidata all'Istituto della Misericordia all'età di sei anni. Nel collegio ha consumato la primavera della vita restandovi rinchiusa sino alla maggiore età.
A Nonna Evira non è mai piaciuto parlare del periodo in cui è rimasta confinata in collegio. Da piccola quando facevo i capricci e rifiutavo di mangiare il piatto di minestra mi raccontava della fame che aveva patito negli anni trascorsi in collegio, della mancanza di affetti, della solitudine e delle lacrime versate.
Raccontava che sua madre andava a farle visita solo una volta al mese. Insieme trascorrevano solo pochi minuti, dopodiché se ne tornava a casa lasciandola di nuovo sola per accudire gli altri cinque figli.
Durante la permanenza nell'Istituto femminile raramente le era capitato di uscire da quelle mura. Succedeva in occasione dei funerali di qualche benestante. In quel caso lei e le compagne erano state costrette dalle suore, che ne ricavavano un misero profitto, ad assistere alla cerimonia funebre intonando inni sacri in onore del defunto.
Dalla finestra, l'unica della stanza che ospita nonna, entra qualche raggio di sole. Guardo nel parco e scorgo gli anziani seduti sulle panchine.
- Hai voglia di fare quattro passi nel parco?
- No, oggi non ne ho voglia. Desidero tornare a casa. Quand'è che torniamo a casa?
La domanda ha il peso di un pugno allo stomaco. Non so cosa risponderle.
- C'è Luigi che mi aspetta, se torna a casa e non mi trova si arrabbia, dovresti saperlo.

Luigi, mio nonno, è morto da più di cinquant'anni. Nonna era incinta di sei mesi quando fu chiamato alle armi. Spedito a combattere un conflitto inutile sul fronte albanese, l'8 settembre 1943 era stato catturato dai soldati tedeschi e deportato nel campo di concentramento di Mauthausen. Quando il suo cadavere è bruciato in uno dei forni crematori mio nonno aveva solo 27 anni.
Nonna Elvira non ha conosciuto altro uomo all'infuori dal suo Luigi. A lui è rimasta fedele per tutta la vita. Sul comodino, vicino al letto, due cornici argentate contengono le fotografie degli uomini della sua vita: Luigi, suo marito, e Sergio, mio padre.
I ritratti, entrambi ingialliti, sono una delle poche cose che si è portata appresso quando l'abbiamo accompagnata in questo luogo.

Ieri ho compiuto trent'anni. Sono ancora giovane, eppure la mia vita è costellata da una lunga serie di errori. Uomini sbagliati, tradimenti e aborti sono il pesante carico di vita che mi porto dietro. Ho vissuto pericolosamente, infischiandomene di tutto e di tutti, soddisfacendo ogni tipo di piacere, ma quando vengo in questo luogo e scorgo sul comodino l'immagine ingiallita di nonno Luigi non posso fare a meno di mettere in discussione il mio modo d'intendere la vita.

Il buio della sera fa capolino sulla cinta muraria della casa di riposo. Fra poco verrà servita la cena. La compagna di stanza di nonna è tornata dalla passeggiata. Insieme a lei apparecchio la tavola.
- Ma lo sa che lei è una bella ragazza? Com'è fortunato chi la sposerà.
- Io non ho nessuno signora, nessuno... - rispondo.
Poco più tardi, quando nonna ha terminato di cenare l'aiuto a mettersi a letto. Le faccio dono di un ultimo bacio e l'accarezzo sulla guancia, poi fuggo dalla casa di riposo.
Quando raggiungo casa m'infilo nel box della doccia e subito dopo sono pronta per uscire a divertirmi. E' sabato sera. Ho tutta la notte davanti a me, anche stavolta sono certa che troverò qualcuno in grado di lenire le pene della mia solitudine.
 
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The_Big_Ticket
view post Posted on 2/12/2015, 11:20     +1   -1




Mah
 
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1 replies since 3/4/2011, 15:39   858 views
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