FANCULO GIUSEPPE VERDI, di Farfallina

« Older   Newer »
  Share  
<Jocker>
view post Posted on 5/3/2011, 17:14     +1   -1




Questa città è piena di pervertiti, ormai non ti puoi fidare più di nessuno. Basta soffermarsi a leggere le notizie di cronaca nera che compaiono quotidianamente sulle pagine della Gazzetta di Parma per rendersene conto. A questo penso mentre dal Lungoparma scendo a piedi sotto le volte del Palazzo della Pilotta che conducono verso Piazza della Pace.
Il sole scalda i muri grigi del complesso di edifici che compongono l'antico palazzo farnesiano. Guardo verso l'alto e resto stupita dal cielo blu che fa capolino fra i tetti. Tutt'a un tratto un coro di voci riempie Piazza della Pace con le note del "Va Pensiero". Guardo alla mia sinistra, nella direzione del monumento consacrato a Giuseppe Verdi, e distinguo un concentramento di persone assiepate intorno alla imponente scultura commemorativa dell'artista bussetano.
Penso che sia difficile trovare in città un parmigiano che non conosca le parole del coro del Nabucco. Incuriosita mi dirigo verso il gruppo scultoreo intitolato al maestro di Busseto emozionata dal coro di voci verdiane che eseguono il celebre brano d'opera.
- Di cosa si tratta? - chiedo a un anziano dai capelli bianchi, mezzo infreddolito, disimpegnato come me dal resto del gruppo di persone che stanno attorno al monumento.
- Davvero non lo sa?
- No.
- La cerimonia è promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune per commemorare l'anniversario della morte di Giuseppe Verdi. L'ho letto sul giornale. E' questa la ragione per cui oggi sono venuto qua. Sono un melomane, io.
- Ah.
- Penso che per una città come Parma sia importante ricordare il Maestro. E poi ascoltare il coro di voci che canta il "Va pensiero" è emozionante, non crede? A me questa musica mette i brividi addosso.
- Penso di sì. - dico mentre due vigili urbani si premurano di depositare un paio di ghirlande di fiori davanti al monumento. Di seguito un uomo bardato con una fascia tricolore tracolla prende la parola, ma dalla postazione in cui mi trovo, abbastanza defilata, non riesco a comprendere cosa sta dicendo.
- Verdi è un vero pezzo da novanta. Fa parte di quella ristretta schiera di personaggi che hanno dato lustro a questa città e al nostro territorio. E non soltanto perché è stato ed è tuttora protagonista della musica mondiale, ma anche perché ha avuto un ruolo significativo nel raggiungere l'Unità d'Italia. Lei è al corrente che quest'anno si celebra il centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia?
Le sue parole, pronunciate con marcato accento meridionale, mi inducono a riflettere sull'opportunità di chi un secolo e mezzo fa ha voluto un'Italia unita. Mi verrebbe voglia di rispondergli che è stato un grande errore storico quello di unire genti così diverse in un unico paese. Chissà come sarebbe la mia vita se fossi cittadina del Ducato di Parma e Piacenza.
- Se Roma è la capitale d'Italia, Parma ha tutti gli attributi per essere identificata come la capitale della lirica italiana. - aggiunge soddisfatto l'uomo che mi sta accanto.
In effetti non ha per niente torto, infatti Verdi è un po' come il petrolio per queste terre, allo stesso modo che Mozart lo è per Salisburgo. Probabilmente ci sarebbe molto denaro da pompare dai giacimenti di "petrolio" delle opere di Verdi, ma paragonare questa città a Salisburgo come troppo spesso traspare nei discorsi di certi politici della giunta comunale mi sembra una eresia. Ho avuto modo di visitare la città austriaca un paio di volte in occasione del Salzburger Festspiele, uno dei più importanti festival di musica classica e operistica che c'è al mondo, e mi sento di affermare, senza il timore di essere smentita, che non c'è paragone fra quel Festival e l'altro minimalista dedicato a Verdi che si tiene da qualche anno a Parma nel mese d'ottobre.
Saluto con un cenno della mano l'uomo con cui mi sono intrattenuta a parlare. Imbocco Strada Garibaldi diretta verso l'ufficio assicurativo di Roberto mentre la cerimonia dedicata a Verdi sta per giungere a termine.


Ci sono giorni in cui non vedo l'ora di cadere fra le braccia del mio amante. Questo è uno di quei giorni. Ne ho voglia subito e basta. Mi piace la parola "Amante", pronunciarla mi riempie la bocca di desiderio.
La parola "Amante" mi richiama alla mente l'omonimo romanzo di Margherite Duras. Una storia autobiografica dolce e violenta che all'uscita del libro ha dato parecchio scandalo. Il libro racconta di un rapporto contrastato fra un adulto e una adolescente di 15 anni, una relazione che non riesce a dissolversi nonostante sia ostacolata da tutti. La storia della Duras è molto simile a quella che mi lega a Roberto, vive della stessa passione carnale. Non riusciamo a stare lontani per troppo tempo. Anche ora mentre cammino ho la figa in liquefazione per la incontenibile voglia che ho di fare sesso. E fra poco sarò sua.
La nostra relazione va avanti da circa sei mesi nonostante la grande differenza di età che c'è fra noi. Roberto ha 52 anni, io ne ho 22: l'età di una delle sue figlie.

Io l'amante non l'ho cercato, è capitato per caso nella mia vita. Stavo attraversando un periodo di crisi in cui mi mancavano le attenzioni del mio ragazzo. Stavamo insieme da quattro anni e il nostro rapporto si era logorato. Delle nostre difficoltà ne avevamo parlato in più di una occasione, ma ogni volta avevamo finito per litigare, ciononostante lui faticava a cambiare atteggiamento. E' successo che ho confidato le mie pene a un'altra persona, un amico di papà che mi conosce da quando ero bambina, e da lui ho ricevuto quelle attenzioni che mi mancavano. Forse è stata la nostra straordinaria confidenza, il parlare dei nostri problemi, dei sogni e dei desideri a farci conoscere così bene da comprendere quanto stavamo bene insieme.
Non l'ho cercato. E' arrivato all'improvviso nella mia vita come un angelo sceso dal cielo per alleviare le mie pene. E' iniziato tutto con un gioco di sguardi, di semplici carezze, poi la cosa ha preso un'altra piega. Mi sono buttata fra le sue braccia con un po' d'incoscienza sperando di trovare in lui quelle attenzioni che ormai non ricevevo più dal mio ragazzo
Adesso siamo diventati amanti. Ho lasciato il mio ragazzo e non ho rimpianti. So che Roberto è mio, che mi ama alla follia, ma è dura seguitare ad andare avanti così. Quando ci separiamo, dopo che siamo stati insieme e abbiamo fatto l'amore, lui mi manca da stare male. Sono gelosa di sua moglie che lo ha tutto per sé. Roberto dice che quando torna a casa, dopo che abbiamo fatto l'amore, rifiuta le avance di sua moglie, anzi, non fa sesso con lei neppure il giorno dopo e nemmeno quello dopo ancora per preservare il ricordo del mio corpo sulla sua pelle. Non so se credergli o meno; quello che è certo è che si vive una volta sola, e io non voglio ritrovarmi fra qualche anno a stare a rimpiangere di avere rinunciato alla mia felicità per paura di amare un uomo sposato, che vive in contemporanea due storie parallele.
E' difficile per me fare un passo indietro, forse dovrei trovare un ragazzo della mia stessa età, ma quello che provo per Roberto è un amore con la A maiuscola, di quegli amori che si possono provare soltanto una volta nel corso della vita.
Io non sono il tipo di donna che si accontenta. Sono felice soltanto quando sto con lui e lo sento esplodere dentro di me. La gente che mi conosce, se sapesse del rapporto che ho con Roberto, sono certa che considererebbe scorretta ed egoista, invece sono soltanto una donna vera che vuole amare ed essere riamata.
La parola amante fa venire a tutti in mente un amore clandestino. Quando ci penso mi incazzo da morire perché con Roberto vorrei viverci insieme per ventiquattro ore tutti i giorni, invece non possiamo farlo. Dice che i suoi figli vengono prima di tutto. Anch'io penso che non sia giusto privarlo dell'amore per loro, anche se ormai sono tutt'e due grandi e non dovrebbero soffrire più di tanto se decidesse di vivere insieme a me. Spero soltanto che nel nostro rapporto non ci sia per sempre un cosiddetto "bene maggiore" che freni il nostro volere stare insieme, perché potrebbe essere una scusa per non esporsi.

Sono pazzamente innamorata di Roberto. Non faccio che pensare a lui. Anche adesso, mentre cammino sul marciapiede di Via Garibaldi per raggiungerlo al suo ufficio dove ho appuntamento a mezzogiorno, ripeto a me stessa che lo amo. Cammino e ho la sensazione di aleggiare sul marciapiede, tanto sono felice. Eppure fra poco, quando lo raggiungerò e faremo l'amore, ci comporteremo come due belve che si sbranano. Affonderà le unghie nella mia carne ed io mi lascerò sopraffare, avvertirò dolore quando dilanierà le mie carni. Gli piace il gusto del sangue ed io ne sono felice perché in lui riconosco molto dello spietato sadismo che c'è in me.

Dinanzi l'edificio che al quinto piano ospita l'ufficio di Roberto arresto il passo. Guardo l'orologio: mezzogiorno è superato da un paio di minuti. Tolgo dalla borsetta il cellulare e compongo il suo numero di telefono. Un attimo di pausa e dall'apparecchio telefonico esce la sua voce
- Pronto...
- Ciao, sono io, Lorenza, salgo su da te? - chiedo.
- Sì, puoi salire, ti aspetto.
Il rumore della serratura del portone comandata elettricamente mi avverte che posso mettere piede nell'edificio. Prendo posto sull'ascensore e in un lampo raggiungo il quinto piano. Roberto sta ad attendermi sulla porta d'ingresso dell'ufficio. Gli vado incontro, ma non l'abbraccio come invece mi verrebbe spontaneo fare. Appena la porta è chiusa alle mie spalle gli salto addosso e lo bacio.
Mentre gli infilo la lingua in bocca si affretta a liberarmi del cappotto che scivola sul parquet. Infila le mani sotto il maglione e le dita, simili ai tentacoli di una piovra, mi avvolgono i seni privi di reggipetto.
Non sporgo la lingua troppo in fuori, preferisco che sia lui a venirmi a cercare. Adesso muoviamo tutt'e due la lingue una contro l'altra delicatamente. E' un bacio dolce e tenero quello che ci scambiamo. Roberto mantiene stretti i capezzoli fra le dita e li stira provocandomi un lieve dolore mentre le lingue si rincorrono nelle nostre bocche.
Voglio godermelo tutto questo momento.

Mi manca il respiro. Ho gli ormoni in subbuglio. Non ho tempo per pensare alla sua lingua che fruga in profondità nella mia bocca. Vengo spinta con la forza delle sue braccia verso il basso. Mi ritrovo inginocchiata ai suoi piedi, davanti alla patta dei pantaloni. Abbasso la cerniera e infilo il cazzo fra le labbra. Lo scopo con la bocca, con lui in piedi che mantiene le gambe divaricate.
Lo sento gemere di piacere mentre la cappella entra e esce di continuo dalle mie labbra. E' un movimento ritmico quello che imprime al cazzo. A ogni colpo un gemito di piacere esce dalla sua bocca.
Mi sta scopando in bocca da un paio di minuti. Adesso il ritmo si è fatto più forte e intenso. Mi circonda il capo con le mani e mi attira verso di sé. Mi adeguo al ritmo che imprime alle sue mani sicura di fargli piacere.
Stacco la cappella dalla bocca e mi rivolgo a Roberto guardandolo in viso dal basso verso l'alto:
- Voglio che tu venga nella mia bocca al più presto. Dai, fammi sentire come fai a venire. - gli urlo addosso.
Mi spinge di nuovo il cazzo in bocca e io riprendo a succhiare. Mi piace farmi scopare in bocca, godo nello strofinare la lingua intorno alla cappella. Assaporare il gusto del suo sperma mi fa andare giù di testa.
Roberto ha dilatato il rumore dei suoi gemiti. Sono eccitatissima e do spinte profonde con la bocca mentre le sue mani, strette attorno al mio capo, seguitano a spingermi avanti e indietro.
- Più forte, dai, fammi sentire che stai godendo. - dico dopo essermi staccata dal cazzo.
Ormai è prossimo a venire. Le sue gambe tremano. Lo scheletro è percorso da fremiti incontrollati. Un fiotto di sperma mi raggiunge la gola. Gli spruzzi si susseguono veloci. In pochi secondi ho la bocca colma di sperma. Mi alzo i piedi e cerco la sua bocca per baciarlo. Gli faccio dono del suo sperma mentre stringe le mani intorno alle mie natiche e mi attira verso di sé.
- Vorrei morire dentro di te. - dice quando le nostre bocche si staccano una dall'altra.


Seduta sulla poltrona collocata dinanzi la scrivania, completamente nuda, le gambe divaricate, lascio che Roberto, inginocchiato davanti a me, si spenda a leccarmi la figa bagnata fradicia. Le grandi labbra, nella massima espansione, sono dilatate e vogliose. Seguita a distendere la lingua sulle labbra muovendo l'apice da sotto verso l'alto in modo rotatorio.
Finalmente entra dentro le labbra con la punta della lingua e risale fino al clitoride. L'ho turgido e pulsa. Spero che me lo spompini per bene e mi conduca al più preso all'orgasmo, invece non lo fa. Si tuffa a capofitto a baciarmi la figa. I movimenti della lingua sono così leggeri e rapidi da farmi apprezzare la passione con cui lo fa. Con tutte due le mani mantiene scostata la selva di peli che circondano la fessura di carne. Si intestardisce a leccarmi e spinge la lingua in profondità come se volesse penetrarmi. Sono bagnata fradicia. Lui si abbevera dell'umore che secerno in grande quantità. Non vuole farmi venire troppo presto. Seguita a leccarmi e succhiarmi le grandi labbra mentre con le mani adesso stringe i miei capezzoli riempiendomi di brividi in tutto il corpo.
Sono eccitata, terribilmente eccitata. E glielo dico.
Roberto risucchia il clitoride e lo trattiene stretto fra labbra. Adesso incomincia a spompinarmelo. L'orgasmo sta montando rapido. Se con il ragazzo con cui stavo prima di conoscere Roberto l'orgasmo era qualcosa di meccanico e scontato ora arriva con una lunga serie di onde anomale che mi esplodono nel cervello mettendomi sottosopra ogni volta che facciamo l'amore.
Sto per venire, anche Roberto se ne sta accorgendo. Arresta il movimento della labbra che stringono tutt'attorno il clitoride e continua a fare pressione con la bocca. Mi raggomitolo su me stessa in preda a violente scariche orgasmiche. Lui non cerca di domarmi, mantiene il capo fra le mie cosce e continua a baciarmi la figa. Tutt'a un tratto dalla appartamento confinate con l'ufficio di Roberto si diffonde la musica della Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner. Sto per rilassami, dopo avere raggiunto l'orgasmo, che il pensiero mi va al film Apocalypse Now, esattamente alla scena in cui sullo schermo compare uno squadrone di elicotteri che attacca un villaggio vietnamita, là dove Coppola, regista del film, ha inserito il brano dell'artista tedesco. Roberto, incalzato dalla musica, riprende a spompinarmi il clitoride. In poco tempo esplodo in una serie di orgasmi multipli che sono la fine del mondo.
Adesso che la musica è finita mi viene da pensare che Wagner sia davvero incomparabile. Allora dico... 'Fanculo Giuseppe Verdi!!!
 
Top
0 replies since 5/3/2011, 17:14   52 views
  Share