PORCILE, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 26/2/2011, 18:52     +1   -1





Dicono che quando sei prossimo a morire rivivi in un lampo i momenti più importanti del tuo passato. A me non sta succedendo. Eppure i medici che mi hanno in cura sostengono che potrei morire da un giorno all'altro.
Ho paura della morte, ma non sono disperato, anche se, avendo appreso per tempo che sto per morire, il saperlo mi ha tolto la gioia di vivere. Quello che di cui ho bisogno è di consumare il resto dei giorni e delle ore che mi restano da vivere, prima di tornare a essere polvere, in modo intenso, senza privarmi di niente.
Ogni notte, quando il buio incupisce la città, la vita della gente si trasforma miracolosamente. Tutto diventa nero e eccessivo.
Stasera uomini e donne, alla guida delle automobili, hanno l'apparenza di essere ubriachi. In giro per la città c'è molta confusione. Ma anche la mia vita è un gran casino. A questo penso mentre, al volante del Bmw, mi muovo come un automa per i viali della città senza una meta precisa. Tutt'a un tratto, mentre percorro Via Montassu, scorgo un uomo intento a dirigere un getto di piscio contro la carrozzeria di una autovettura all'incrocio con Via della Liberazione.
Illuminato dai fari del Bmw si gira nella mia direzione e mette in mostra l'uccello come si trattasse di un trofeo. Mentre lo supero ricordo che soltanto la settimana scorsa, nel medesimo incrocio, avevo intravisto un uomo nudo che dirigeva il traffico.

Questa notte, diversamente dal solito, non ho bevuto alcunché, però mi sono fatto con della roba che mi terrà l'uccello duro sino all'alba. Ho voglia di fare tante cose stanotte.
Mentre mi addentro in Via Mazzini, diretto al quartiere dell'Oltretorrente, un autentico paradiso del vizio al di fuori di tutte le regole, mi viene spontaneo pensare che in queste strade la vita, quella vera, è più visibile che in qualunque altro quartiere della città.
In giro per l'Oltretorrente si può trovare di tutto: vampiri, papponi, pedofili, ma anche più semplicemente chi soffre d'insonnia e vaga senza una meta per le strade del quartiere. Qui c'è la meglio figa della città. Donne gialle, nere, e bianche disposte a tutto. In una qualsiasi di queste case è possibile trovare una ragazza vergine che si lascia leccare la figa per soli 20 Euro, oppure per 40 Euro trovi due ragazze vergini che, mentre una ti fa un pompino l'altra si lascia leccare la figa.
A quest'ora della notte la gente in giro per il quartiere pensa solo a fottere. Da quando ho scoperto di essere malato, e ho assaporato i pericoli della trasgressione, sono precipitato in una china senza ritorno. Ormai sono del tutto privo di pudore. Non sono mai sazio di figa e prostitute. Stanotte soltanto le gambe divaricate di una qualsiasi donna placheranno la smania che mi porto addosso. Ho il culo indolenzito e mi brucia l'uccello, ma non è per colpa dell'alcol né delle piattole né della coca che mi sono fatto.

La notte è fredda, da poco ha smesso di piovere e il vento soffia nei viali con estrema violenza. Quando arrivo a Piazza Corridoni compio un intero giro intorno alla rotonda, dopodiché dirigo il muso della macchina verso Via Nino Bixio. Trovo da parcheggiare senza troppo sforzo, contrariamente a quanto mi succede di solito a quest'ora della notte, davanti alla saracinesca di una bottega.
Il "Porcile" il posto dove sono diretto si trova a un solo isolato. Prima di metter piede sul marciapiede mi sparo un'altra riga di coca.
Come la maggior parte dei privé disseminati in questo quartiere, prodigo di fabbriche ormai in disuso, il "Porcile" apre i battenti al tramonto e li chiude all'alba. Mentre mi avvicino al locale, inseguito dalla mia ombra riflessa sull'asfalto umido di pioggia, l'unica cosa che ho per la testa è di metterlo al più presto nel culo di una donna, possibilmente in quello di qualche lesbica. Ho voglia di assistere a un rapporto saffico, questo perché le lesbiche stimolano la mia fantasia e mi eccitano quanto la omosessualità maschile mi ammutolisce.

Il portone d'ingresso al "Porcile", un fabbricato apparentemente in stato di abbandono, un tempo adibito a deposito di una fonderia, è presidiato da due gorilla che fungono da addetti alla vigilanza. Quando sono a pochi metri dal fabbricato mi riconoscono. Con uno di loro, il più basso dei due, ci scambiamo il segno del cinque, dopodiché mi fa cenno d'entrare oltre il portone.
Uno stomachevole odore di resina bruciata mi si infila nelle narici appena ho varcato la soglia del "Porcile". Il chiasso di una musica punk-rock, tutt'altro che narcotica, mi fa da tampone alle orecchie. Scendo l'angusta scala male illuminata che conduce alle cantine. Avanzo per un lungo corridoio camminando a fianco di grosse tubazioni di metallo agganciate alle pareti.
Ogni volta che capito al "Porcile" ho l'impressione di essere dentro un sottomarino. Le luci rosse delle plafoniere, appiccicate al soffitto, pulsano in continuazione e accompagnano il mio avanzare. Non faccio caso alle scritte, eseguite con vernici fosforescenti, che riempiono le pareti dagli intonaci scrostati. Alla mia destra e alla sinistra, a spezzare le tubature, trovano posto degli alloggiamenti. In ognuno intravedo figure di donne e uomini che si danno piacere. L'odore di intimità, il miasma di scorie dei loro corpi, al pari della pulsione fisica si fanno più insistenti e mi introducono ai misteri dei sensi.

Da quando sono stato informato che mi è rimasto poco tempo da vivere ho abbandonato ogni precauzione nel fare del sesso. Cavalco a pelo! Insomma pratico il barebacking e ho rapporti sessuali senza alcuna protezione. E' una scelta consapevole quella che ho fatto, uno stile di vita legato a doppio filo con la possibilità di contrarre e trasmettere malattie di tipo sessuale.
Non voglio più infilare il preservativo. L'ho fatto per troppo tempo soltanto perché avevo paura di contrarre delle malattie, ma nelle mie condizioni ormai non ha più senso. Fare sesso con indosso un affare di gomma rovinerebbe la qualità delle mie erezioni e ridurrebbe le sensazioni di piacere che voglio appagare a pieno mentre faccio del sesso.
Se non avessi così poco da vivere non sarei così incosciente da mettere a rischio la mia salute e quella degli altri solo per provare il maggiore piacere che dà l'ebbrezza del rischio. E' che non ho più rispetto per la vita perché è la vita che ha tradito me. Sono consapevole che questo modo di comportarmi potrebbe rendere più facile la diffusione di tutte le malattie trasmesse con il sesso, sembra quasi che abbia voglia di andare a cercare l'Aids o la Sifilide, ma non è così. Io ho solo voglia di vivere.

Ho 35 anni e un paio di mesi fa mi è stato diagnosticato un cancro delle ghiandole linfatiche. Un male incurabile che non lascia scampo. La prima cosa che ho fatto, appena il medico specialista mi ha informato della malattia, è stato di volere sapere tutto. Il tumore non è stato una mia scelta, è stato lui a scegliere me.
Quando ho avuto i primi segni della malattia ho creduto si trattasse di una semplice influenza, invece chissà da quanto tempo il male stava lavorando nelle mie viscere. Di preavvisi ne avevo ricevuti, ma non ci avevo fatto troppo caso, febbricole, linfonodi ingrossati, herpes alle labbra. Forse se lo avessi preso in tempo...
Ho scoperto di essere malato quando una infezione da un fungo abbastanza diffuso, la Candida, presente principalmente nella vagina delle donne, mi ha provocato una candidosi orofaringea. Un sistema immunitario sano avrebbe mantenuto il fungo sotto controllo, altrimenti chissà quanti uomini leccando una figa sarebbero ammalati. Il mio sistema immunitario, debilitato dalla malattia, non ce l'ha fatta. Il non potere deglutire, impedendomi di nutrirmi, a causa dell'infezione alla gola, mi ha fatto dimagrire di 10 chili in un solo mese inducendomi a ricorrere alle cure mediche.
Un linfoma con proliferazioni maligne del tessuto linfatico ti lascia sbigottito E' quello che è successo a me. Quando mi è stato comunicato l'esito delle indagini a cui sono stato sottoposto non ho saputo fare altro che scena muta, invece avrei voluto solo piangere. Ho avuto bisogno non di un giorno ma di qualche settimana per riprendermi dallo stupore, incredulo per il fatto che una malattia così crudele potesse avere colpito proprio me.
Chi mi sta intorno dice che sono un uomo forte, ma è solo apparenza esteriore la mia, uno scudo che ho messo in atto per proteggermi dalla curiosità degli altri, invece sono disperato. A volte, quando sono solo e la paura si impadronisce di me, cerco di allontanare le idee negative che mi frullano per la mente perché ho ancora tanta voglia di vivere.
Dopo che mi è stato diagnosticato il cancro mi sono rifiutato di fare la chemioterapia. Non ho voluto dare ascolto alle parole dei medici del centro oncologico che mi hanno scongiurato di farla.
Non ho più paura di morire, voglio continuare a vivere i giorni che mi restano facendo le cose di sempre, come quando stavo bene e non avevo il pensiero della morte. Non so dove sto trovando la forza di fare qualcosa mentre aspetto di morire. Quello che è certo è che non voglio mollare.

Seguito a curiosare negli stambugi a destra e sinistra del "Porcile" alla ricerca di qualche situazione eroticamente interessante. La luce nei corridoi e nelle stanze è debole. Gli odori dei corpi si è fatto più intenso. In uno stanzino, illuminato da ceri posti su dei candelabri, scorgo una impalcatura funebre con steso sopra il corpo di una donna. E' avvolta da bende che la fanno assomigliare a una mummia. Arresto il passo incuriosito dalla scena. A farle da guardia, in piedi, a lato del tavolaccio, intravedo la figura di un paio di donne nude. Mi affaccio sulla porta e vengo invitato a entrare nello stanzino da una delle donne piazzate ai lati della mummia.

- Vieni... - dice una bionda dai seni siliconati e dalla figa glabra, indicandomi con uno sguardo eloquente la mummia stesa sul tavolaccio.

Se il corpo incartato come un cioccolatino è pari alla bellezza delle due donne che le stanno attorno, su cui non ho dubbi che siano lesbiche, allora vale la pena che accetti l'invito e mi soffermi a dare una occhiata alla mummia per costatare che piacere può riservarmi.
Accondiscendo alle avance della donna. Mi avvicino al tavolaccio per scartare il corpo avvolto da bende se è questo che desiderano che io faccia.
Il lesbismo mi ha sempre eccitato. Trovarmi da unico uomo insieme a tre donne mi sta scatenando la libido. Il cuore ha cominciato a pulsare in modo accelerato e l'adrenalina sta salendo in circolo. Il sangue mi pulsa sotto gli slip e scorre copioso anche nelle mie guance facendomi tremare per la suggestione.

- Tieni. - la donna che fino ad ora è rimasta muta, una bionda alta e magra con le tette sporgenti come grossi proiettili, mi consegna una forbice che afferro nella mano. - Fai di lei quello che vuoi. - mi fa sapere associando l'invito con uno sguardo torbido. E spogliarla è proprio quello che voglio.

Cedo al vizio e alla inquietudine che mi porto addosso e mi accingo a liberare dalle bende il corpo della donna che mi sta davanti. Mi occupo per prima cosa di liberarle le caviglie tagliando le strisce di tela bianca, aiutato in questo lavoro da entrambe le donne sistemate a fianco del catafalco, mentre io rimango ai piedi della mummia.
Stare a spogliarla mi scatena qualcosa che trascende dalla frenesia sessuale. E' una gran bella scossa di adrenalina e mi provoca una palpitante emozione. In breve successione libero le gambe e poi le cosce, infine mi appare la figa glabra.
Le grandi labbra luccicano e mandano dei bagliori, umide come sono di umore. Sono in affanno. Non vedo l'ora di privarla di tutte le bende per scoprire qual è il suo volto. Sto per farlo, dopo averle liberato il petto e le braccia dalle bende, quando vengo bloccato da una delle donne che mi hanno aiutato a denudarla.
Entrambe si avvicinano a me e mi spogliano dei vestiti che ho addosso. In breve tempo mi ritrovo nudo di fronte alle cosce spalancate della donna mummia stesa davanti a me.
In piedi, davanti all'impalcatura funebre, con la figa che si apre invitante davanti ai miei occhi, attiro il corpo della donna verso il bordo del tavolaccio e mi concedo il prelibato frutto custodito fra le sue cosce. Abbranco le natiche della donna e non fatico ad attirarla verso di me. Affondo la cappella nelle morbide pareti della figa e vado avanti a penetrarla nella cedevole mucosa.
Non posso vedere il volto di chi sto scopando e non mi importa granché, penso soltanto al piacere che il corpo di questa donna sa trasmettermi mentre seguito ad andare avanti e indietro con il cazzo nella figa stretta come il buco di un culo.

Sto scopando da una decina di minuti, chino in avanti, con il corpo imperlato di sudore, quando sento qualcosa che spinge contro il mio culo. Giro il capo e alle mie spalle scorgo una delle due donne, quella bionda e alta, che ha cinto al pube uno strap-on colore della carne. Lascio che la sua compagna mi ammorbidisca il buco del culo depositandoci della saliva, e resto in attesa che l'altra mi penetri.
Digrigno i denti quando il fallo di plastica penetra nel culo e risale rapido per l'intestino lacerandomi le pareti. L'altra donna adesso sta provvedendo a svolgere le bende dal volto della mummia. Finalmente scorgo il suo volto. E mentre godo del piacere dello scopare ed essere scopato non posso che pensare ad altro che le cose che possiedi alla fine ti possiedono


 
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The_Big_Ticket
view post Posted on 2/12/2015, 11:27     +1   -1




Come no
 
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