GOCCIOLINE DI NEBBIA, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 18/2/2011, 22:16     +1   -1




Era un sabato sera come tanti altri, magari un po' più grigio del solito per la presenza della nebbia. La caligine, calata sulla città nel primo pomeriggio, aveva l'apparenza di un ostacolo impenetrabile. La sospensione di minuscole particelle di goccioline d'acqua presenti nell'aria conferivano al paesaggio notturno un aspetto suggestivo. Fabrizio stava camminando nel parco da poco più di mezzora. Ci sarebbe rimasto ancora per un po' di tempo, percorrendo i sentieri sterrati che si dipanavano in lungo e in largo per il Parco Ducale della città medievale.
Camminare lo considerava indispensabile per ristabilire l'equilibrio psicofisico compromesso dai ritmi frenetici della vita quotidiana. La professione di chirurgo lo costringeva a rimanere chiuso per molte ore dentro le mura di una sala operatoria per molte ore del giorno senza vedere mai la luce del sole.
Muoversi a piedi gli procurava un benefico rilassamento, inoltre lo stimolava alla riflessione e lo rinvigoriva fisicamente. Motivi che lo spingevano a compiere ogni sera quelle passeggiate notturne nel parco.
Mentre camminava manteneva una azione ritmica, faticosa, ma non estenuante. Quel suo modo di andare a spasso gli permetteva di osservare anche le più piccole cose che gli stavano d'intorno. La presenza della nebbia, fattasi sempre più fitta, avrebbe dovuto disturbarlo, invece sembrò rendergli più stimolante la passeggiata.

Nel passo cadenzato Fabrizio aveva trovato un notevole beneficio fisico. Al termine di ogni camminata aveva la sensazione di essersi depurato, anche se ogni volta si sentiva stanco. Ma in quei suoi vagabondaggi serali c'era anche qualcosa di fatalistico. Infatti, all'imbrunire, il parco cambiava di pelle rispetto a come si presentava di giorno. Da parco occupato da anziani, bambini e mamme o da chi lo frequentava semplicemente per portare il cane a fare la pipì, si trasformava in una zona franca.

Il parco, con l'approssimarsi dell'oscurità notturna, diventava terreno di conquista per puttane, transessuali e bande di ragazzi che fra la boscaglia andavano alla ricerca di roba da sballo offerta a buon mercato dai piccoli spacciatori che occupavano i sentieri a ridosso della riva del fiume.
Era sabato sera e le bande di giovani che frequentavano il parco sembravano impazzite, impegnate a procurarsi la roba da consumare durante i week-end.
La nebbia ristagnava nel parco in una immobilità solo apparente inumidendo la pelle delle persone. Fabrizio non si era dato una meta precisa mentre camminava, anche se una certa idea gli frullava per la testa.
Provava abbastanza piacere nel camminare perché avvertiva che gli svuotava la mente dai pensieri, e li riempiva con altri che nascevano dall'osservare quello che succedeva nella semi oscurità, specie quando si perdeva a guardare le giovani che si prostituivano nei viali del parco.
Aveva raggiunto una certa familiarità con molte delle ragazze che si degradavano offrendo il proprio corpo per trenta Euro a botta e a volta anche per venti. Con molte di loro ci aveva scopato oppure si era fatto succhiare l'uccello infrattandosi nella macchia del parco.
A prostituirsi in quella parte della città erano perlopiù ragazze dell'est oppure giovani tossicodipendenti, mentre le donne di colore si prostituivano sui marciapiedi della Via Emilia. Con le africane ci andava a scopare quando aveva voglia di metterglielo nel culo o di fare tutto quello che con sua moglie non aveva il permesso di fare. Quando gli prendeva la smania d'intrattenersi in compagnia con delle ragazze dalla pelle nera sceglieva sempre le più leggere e più fragili, poi le faceva salire nella propria macchina.

Gli piaceva incarnare la parte dello stupratore, come se il fatto di pagarle la tariffa precedentemente concordata gli conferisse il diritto di esigere qualsiasi cosa da loro, persino di picchiarle se si ribellavano e non volevano aprirgli la porta del culo.
Quella d'inculare una donna dalla pelle nera era diventata una vera ossessione per lui. A volte, mentre le sodomizzava, si lasciava trasportare dalla eccitazione e pronunciava frasi del tipo: "Brutta negra", "Che cazzo ci sei venuta a fare qui? Torna nella foresta insieme alle altre scimmie!", "Prendi 'sto cazzo! Così impari a startene in mutande a casa tua".
Lo eccitava parecchio quell'atteggiarsi a carnefice, sicuro di passare impunito perché nessuna di quelle prostitute nere lo avrebbe mai denunciato, e nemmeno avrebbero fatto ricorso alle cure del pronto soccorso dal momento che erano perlopiù clandestine e denunciandolo avrebbero corso il rischio di essere espulse dall'Italia. Quello che le faceva era convinto che fosse una abitudine per tutte loro, non lo considerava qualcosa a cui non sapevano e avrebbero voluto sottrarsi perché di fatto era un vero e proprio stupro il suo.

Stava camminando nel parco da una buona mezzora quando, sotto uno dei lampioni, vicino al fiume, si avvide della presenza di una giovane prostituta. Non l'aveva mai vista battere nel parco, doveva essere nuova, proveniente dall'est, pensò. Si avvicinò alla ragazza con l'adrenalina che gli stava montando in circolo nel sangue provocandogli una intensa eccitazione. Si trovò nella condizione di chi ha milioni di aghi che lo stanno bucando tutti insieme sotto la pelle e la cosa gli mise addosso un particolare piacere.
Quando le fu vicino le diede una occhiata da capo a piedi. Carina la era davvero, magra, ma carina, pensò. Mostrava d'avere poco meno di vent'anni. Bionda, capelli lunghi, indossava una minigonna che ne metteva in risalto le gambe lunghe e affusolate. Era così sicuro che non fosse italiana che, tutto eccitato, le spiaccicò alcune parole.
- Ho un cazzo di venti centimetri duro come la pietra. Se ci mettiamo d'accordo sul prezzo potrei passare la prossima ora a spingertelo in bocca e sborrarti in gola fino all'ultima goccia. Dopo potrei scoparti nel culo finché non sentirò i tessuti lacerarsi e sanguinare. Ti aprirò di nuovo la bocca e te la riempirò di sperma condito con il tuo sangue e con le tue feci. E dovrai inghiottire tutto! Quanti Euro vuoi per fare tutto questo?
- Tesoro, tutto questo potrei fartelo per diecimila euro! - gli rispose la ragazza in un perfetto italiano. - sorprendendo Fabrizio - Altrimenti se ne hai proprio voglia prova a farlo con quella troia di tua madre!
Stupito dalla risposta della ragazza, resosi conto che non era affatto straniera, ma italiana, e che aveva capito alla perfezione tutto quanto le aveva spiaccicato addosso, sollevò un sopracciglio e si rivolse di nuovo a lei.
- Sei troppo costosa per i mie gusti..." disse in modo ironico, poi riprese la sua passeggiata preoccupato per la presenza di un eventuale magnaccia.
- Ma vaffanculo! Stronzo! - furono le parole che la ragazza gli urlò dietro mentre Fabrizio si allontanava, ma non fece niente per raggiungerlo, seppure offesa dalle parole che le aveva scaricato addosso.
Fabrizio arrestò il passo qualche decina di metri più avanti del lampione dove la ragazza stava prostituendosi. Si nascose dietro il fusto di una grossa quercia e rimase a osservare la ragazza illuminata dalla luce del lampione. Abbassò i pantaloni della tuta, afferrò nella mano l'uccello e cominciò a masturbarsi. Non impiegò molto a venire sborrandosi nella mano, trovando finalmente pace ai suoi sensi.

A Fabrizio piaceva camminare per il parco perché muoversi a piedi lo considerava un po' come una metafora della vita con i suoi alti e bassi, con l'andare in salita, l'andare in discesa e l'andare affanculo! come poc'anzi l'aveva congedato la ragazza.






 
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