| Capita che una mattina ti svegli e scopri che la tua vita potrebbe essere diversa, molto diversa, ma non sei in grado di cambiarla. Mi capisci?
- Certo, capita anche a me di fare queste riflessioni. Penso che sia normale, accade a tutti.
- Sei sicuro?
- A me succede anche troppo spesso di fare delle considerazioni sul significato della vita.
- Esiste una risposta a questo genere d'inquietudine?
- A essere sincero non so dare nessuna risposta al mio e al tuo malessere.
- Pensi che prima o poi troveremo delle risposte?
- No.
- A volte mi ritrovo a pensare che tu e io siamo persone speciali.
- Perché?
- Perché entrambi ce ne infischiamo dei principi morali e di ciò che pensa la gente.
- Penso che non saprei stare molto tempo senza vederti.
- E non provi un senso di colpa quando torni a casa da tua moglie?
- Non ho rimorsi perché quando faccio sesso con te mi sento vivo. La tua vicinanza è una delle poche cose belle che la vita mi ha riservato.
- Succede la stessa cosa anche a me.
- Mi fa piacere che tu lo dica.
- Sei innamorato di tua moglie?
- Vivere per lungo tempo sotto il medesimo tetto ha trasformato l'iniziale rapporto affettivo in qualcosa di diverso. Abbiamo affinato i gusti, condiviso le medesime passioni, assunto uguali tendenze estetiche e stessi valori.
- Allora preferisci lei a me?
- Tu sei tutt'altra cosa, con te non ho bisogno di fingere, con te sono sempre me stesso.
- Sei geloso di tua moglie?
- No, affatto, e tu di Massimo?
- Per niente.
- Fai l'amore spesso con tuo marito?
- Che?
- Ti ho chiesto se fai l'amore di frequente con Massimo.
- Ah... l'amore. Intendi dire se lui e io scopiamo? Beh, quello che posso dirti è che sono costretta ad assecondarlo nei suoi desideri sessuali, mica posso rifiutarmi di concedermi a lui, anche se ne farei volentieri a meno. Ogni volta che ha voglia di scoparmi, specie la sera, quando siamo a letto, escogito una scusa purchessia, negandomi, ma il più delle volte cedo alle sue voglie per non peggiorare il nostro rapporto. Per fortuna non abbiamo figli, e in qualunque momento potrei decidere di lasciarlo, se vuoi.
Distesi uno accanto all'altro, sul letto del camper, guardiamo il cielo attraverso i vetri appannati dell'abitacolo procrastinando il momento in cui dovremo separarci. L'allestimento del pulmino, rigorosamente attrezzato da renderlo simile a una alcova, ci permette un'ampia libertà di movimenti.
Limitati spostamenti di alcuni elementi d'arredo sono sufficienti per ottenere un confortevole letto matrimoniale. Ormai ci siamo abituati a fare l'amore fra le pareti del camper, rifugio sicuro alle afflizioni e gli affanni del mondo esterno.
Nell'intimità di quella dimora ci sentiamo liberi, svincolati da assunzioni di responsabilità e obblighi morali di qualsiasi tipo. Ogni volta che c'incontriamo torniamo a essere noi stessi, e diamo sfogo a quelle effervescenze erotiche che una società puritana come quella in cui viviamo vorrebbe soffocare.
Stiamo bene insieme, ciascuno ha trovato nell'altro un naturale partner con cui soddisfare quei bisogni della carne che i nostri partner giudicherebbero perversi e si rifiuterebbero di assecondare.
Il camper con il suo arredo ha risolto gran parte dei problemi di asilo che caratterizzavano i nostri precedenti convegni. Grazie a questo automezzo possiamo darci appuntamento senza troppi impedimenti. Non siamo più vincolati dal chiedere ad amici e amiche il prestito di case e appartamenti, e nemmeno abbiamo la necessità di rifugiarci dentro squallidi alberghi a ore, né d'appartarci sui sedili della mia autovettura come è accaduto agli inizi della nostra conoscenza.
La nostra relazione ha avuto inizio due anni fa in uno dei camerini di prova dell'Oviesse. C'ero capitato durante una delle mie quotidiane peregrinazioni al Centro Commerciale Panorama dopo che mia moglie era partita per le vacanza insieme ai nostri due figli. Ero solo in città ed ero andato lì per fare la spesa,
Un paio di pantaloni di lino avevano attirato la mia attenzione. La disponibilità della mia taglia, la 48, mi convinse ad accostarmi ai camerini delle prove per provare i pantaloni.
I camerini a disposizione dei clienti per la prova degli abiti erano sei. L'accesso a ognuno era ostacolato da un'anta di legno. Quando mi trovai davanti al primo camerino trovai la porta chiusa, così pure il secondo, finalmente al terzo tentativo l'anta di legno si aprì. Con mia grande sorpresa mi trovai davanti a una donna mezza nuda intenta a provare una camicetta. Il camerino di forma quadrata si caratterizzava per le pareti rivestite da specchi su ogni lato. Il corpo seminudo della donna, riflesso all'infinito nelle pareti di vetro, mi diede la possibilità di vederla in ogni sfaccettatura. Istintivamente avvicinò la camicetta al petto per coprirsi i seni. Ma nonostante la tempestività del gesto fui in grado d'ammirare le forme delle tette riflesse negli specchi.
- Ops... mi scusi. - balbettai sorpreso dall'inusuale impatto.
Per un breve istante mi sembrò di trovare nel suo viso qualcosa di famigliare. Chiusi la porta e rimasi in attesa che una delle altre cabine si liberasse per entrarvi.
Quando uscii dalla cabina, dopo avere effettuato la prova dei pantaloni, ad aspettarmi trovai la donna le cui nudità avevo intravisto poco prima.
- Beh, non dici nulla. Non mi riconosci?
Disorientato da quella affermazione rimasi indeciso sul da farsi. La guardai attentamente e solo allora mi resi conto che era Mariella, una compagna di classe di quando frequentavo le scuole medie.
- Oh, cazzo! Mi devi scusare, ma è passato tanto di quel tempo.
- Vent'anni... o forse qualcuno in più.
- Ti trovo bene. - dissi.
- Anch'io. - asserì per non essere da meno.
Di fronte a me c'era una donna, poco meno che quarantenne, ancora piacente, con qualche chilo d'adipe di troppo rispetto a quando l'avevo conosciuta, e con cui da liceale avevo scambiato qualche bacio e fugaci carezza nei gabinetti della scuola.
In una frazione di secondi mi tornarono alla mente le lettere d'amore che eravamo soliti scambiarci. Le buste che custodivano le mie lettere le incollavo con lo sperma frutto delle seghe che mi sparavo pensando a lei, mentre le sue erano fatte aderire con l'umore della sua figa, perlomeno questo era ciò che asseriva lei allora.
La invitai a consumare un aperitivo alla caffetteria del centro commerciale, cosa che accettò di buon grado. Restammo a chiacchierare a lungo, seduti a un tavolo, uno di fronte all'altro, scambiandoci aneddoti e notizie curiose del tempo in cui tutt'e due eravamo pieni di belle speranze. Prima di separarci ci scambiammo i numeri dei cellulari con la promessa di sentirci presto. Quella sera stessa, sapendo che ero solo a casa, mi telefonò.
Dopo una breve chiacchierata accettò d'incontrarmi di nuovo.
All'appuntamento giunse senza le mutandine. Mi diede modo di scoprirlo dopo un po' che conversavamo, seduti nella mia autovettura, quando feci scivolare la mano fra le sue cosce. Entrambi avevamo una dannata voglia di fare sesso e scopammo sui sedili del Bmw parcheggiato a breve distanza dall'argine del Po, in una torrida giornata d'agosto.
Con Mariella mi riesce facile fare tutto quello che con mia moglie mi è negato e lo stesso succede a lei. Sono conquistato dalla sua semplicità e dal modo in cui s'impadronisce delle mie fantasie erotiche, accondiscendendo nel soddisfare ogni mio desiderio facendolo suo. Dipendo dai suoi giochi amorosi, specie da quel particolare strumento di piacere che è solita custodire nella borsetta.
* * *
Una nebbia fitta nebbia incombe nella pianura e avvolge il camper. Quando ho preceduto Mariella nel luogo dell'incontro pensavo che oggi non mi avrebbe raggiunto, invece è qui, accanto a me.
- Dici che fai sesso con tuo marito, ma non t'importa. Giusto?
- Sì.
- E all'orgasmo ci arrivi sempre?
Mariella esita prima di rispondere, sembra non decidersi a rivelarmi la verità, poi inizia a parlare.
- Beh, sì mi sembra naturale.
- Mia moglie difficilmente ci arriva. Spesso mi domando se è per colpa mia se...
- No, non devi pensarlo. Tu sai farmi godere, e poi non ho mai incontrato un uomo appassionato come te.
- Dici?
- Sì.
Mariella accosta le labbra alle mie e mi dà un bacio. Da poco abbiamo cessato di fare l'amore, entrambi siamo madidi di sudore. Mariella se ne sta sdraiata su un fianco. Tutt'a un tratto solleva le spalle e prende dalla borsetta un pacchetto di Marlboro. Prima d'accedere la sigaretta me ne porge una che rifiuto. Tira alcune boccate e fa uscire il fumo dalle narici. Sotto il piumino d'oca siamo completamente nudi nonostante la temperatura all'esterno del camper sia rigida. A conclusione dei nostri incontri siamo soliti restare a conversare per un po' di tempo. Lo consideriamo uno dei momenti magici e di maggiore intimità che c'è fra noi. Stare accovacciati coi corpi nudi uno accanto all'altro ci fa sentire appagati, anche se lei cerca in tutti i modi di sottrarsi alla mia vista coprendosi col piumino perché non noti le smagliature sui glutei e sulle cosce. Accosto la mano su di una mammella e con gesto impertinente la soppeso.
- Mia moglie ha le tette pendule. - dico. - le tue invece sono ancora consistenti.
- Dici?
Guarda le mammelle e con la mano libera dalla sigaretta si tasta le tette una dopo l'altra.
- Un tempo erano più sode. Sono fortunata a non avere tette voluminose come desiderano le ragazze d'oggi. Oltre a essere ingombranti me le ritroverei cadenti come quelle di tua moglie, penso.
- Le tette mi piacciono della forma come le tue. - le rispondo carezzandole un capezzolo.
- Che stronzo che sei. Lo dici a tutte le donne, ci scommetto.
- Perché?
- Perché voi uomini siete dei commedianti.
- Non lo sono mai con te, non ne ho bisogno.
- Ma va là...
- Mi devi credere, con nessuna altra donna riuscirei a fare ciò che mi chiedi di fare tu.
- Siamo due pervertiti secondo te?
- Penso di sì.
Sto bene in sua compagnia. La parentesi di sesso che ci concediamo stando lontano da tribolazione e affanni della famiglia e del lavoro ci aiuta a sopravvivere.
Fuori dal camper c'è la nebbia, il freddo, la normalità. Il corpo di Mariella emana tanto calore e io ho tanto bisogno di essere riscaldato.
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