BUNGA BUNGA, di Farfallina

« Older   Newer »
  Share  
<Jocker>
view post Posted on 12/2/2011, 13:01     +1   -1





Odio la metro. E' un posto sudicio e malsano, pieno di pidocchi e zecche. Mi fa schifo. Purtroppo sono costretta a metterci piede ogni giorno, al pari di migliaia d'altre persone, per andare al lavoro.
Il sottosuolo della metropolitana è un luogo talmente infimo e degradato che mette addosso un po' di paura. Muovendomi negli intricati camminamenti, scale mobili, e gallerie vengo quotidianamente a contatto con un gran numero di extracomunitari e clochard che trovano rifugio nella metropolitana; una ciurma di sbandati che sopravvive in condizioni di estremo degrado e scarsa cura dell'igiene personale. E' questa la ragione per cui nella borsetta mantengo nascosta una boccetta di amuchina. All'occasione me ne servo per lavarmi le mani quando vengo a contatto con gli arredi della metro. So bene che non è granché come prevenzione e non mi mette al riparo da germi e infezioni, ma qualcosa devo pur fare se non voglio contrarre qualche malattia.
L'aria che si respira nella metro abbonda di polveri ed è altamente tossica. Mi tocca respirare 'sta merda due volte al giorno, per cinque giorni la settimana, anche se ne farei volentieri a meno. A volte penso che potrei morire soffocata respirando per troppo tempo quest'aria putrida, invece anche stasera viaggio sopra uno dei convogli che mi porterà fino a casa.
Ho talmente schifo della metro che a volte sono tentata di raggiungere il posto di lavoro in macchina, anziché muovermi su questi vagoni puzzolenti. L'unico problema, se mai decidessi di mettere in pratica questa soluzione, è che dovrei impiegare più di un ora in mezzo a un traffico caotico per raggiungere il posto di lavoro.
La metro mi incute paura, mi sento intrappolata quando sto prigioniera qui dentro. Stasera, nello scompartimento, i sedili sono occupati in prevalenza da extracomunitari. Io me ne sto in piedi. Preferisco restare in piedi piuttosto che stare seduta accanto a della gente di colore. Stamattina quando sono salita sul vagone per recarmi al lavoro sono stata circondata da tre zingare. Tutte di giovane età appestavano l'aria da fare schifo tanto puzzavano i loro abiti. Davanti a una delle porte di uscita dalla carrozza hanno seguitato ad alitarmi in faccia la loro puzza, mentre con la mano tesa mi chiedevano dei soldi. Impaurita ho stretto al petto la borsetta che portavo tracolla con tutta la forza che avevo in corpo fintanto che, alla prima fermata del convoglio, sono scesa giù, dopodiché ho aspettato che giungesse il treno successivo per recarmi al lavoro.
I tunnel mi danno il batticuore. Preferirei muovermi alla luce del sole evitando di utilizzare la metropolitana, anzi, lo farei anche adesso nonostante la giornata piovigginosa, se non fosse che impiegherei troppo tempo per fare ritorno a casa. Una sgradevole sensazione di angoscia mi ha catturato dal primo pomeriggio e sembra non abbia nessuna intenzione di mollarmi tanto presto. Spero soltanto che questo stato di scoramento non duri troppo a lungo perché vorrei tornare al più presto a guardarmi l'ombelico.

* * *

Sono sola dentro casa. Fuori seguita a piovere. Distesa sul sofà, il capo appoggiato su un mucchio di cuscini, impilati uno sull'altro, sono in attesa di una telefonata che tarda ad arrivare. Non so darmi ragione di questo contrattempo e la cosa mi fa arrabbiare. Con Francesco siamo rimasti d'accordo che mi avrebbe telefonato prima delle 19.00 per andare a cena. Ormai è trascorsa mezz'ora e ancora non si è fatto vivo.
Osservo le gocce di pioggia che picchiettano contro la finestra e non posso fare a meno di pensare che la mia vita sentimentale è un vero fallimento. Lo è da sempre, credo, al contrario della mia vita professionale piena di soddisfazioni. Francesco rappresenta l'ennesimo tentativo di impegnarmi in una relazione stabile. Ci frequentiamo soltanto da poche settimane e non posso fare a meno di chiedermi se è normale che io sia innamorata di una persona che conosco da molto poco tempo. Non so di preciso come definire questo sentimento, però mi sento fortemente attratta da lui, ma non vorrei che anche questa storia finisse come tutte le altre che l'hanno preceduta.

Troppo spesso, quando faccio conoscenza con un uomo che mi interessa, mi frullano per la testa una infinità di fantasie. Purtroppo va sempre a finire che rimango delusa dalla realtà. Sono cosciente che dovrei accettare gli uomini per quello che sono, soprattutto per le cose belle che li caratterizzano e da cui mi sento attratta, in questo modo non ne rimarrei delusa.
Con Francesco devo mettere da parte le mie fantasie, perché se mi prende la malinconia, allora la mia fantasia preferita diventa quella scomparire.
Sto per piangere, pensando a quanto sono cretina, quando squilla il telefono. Resisto alla tentazione di sollevare la cornetta, decido di lasciarlo squillare per alcuni secondi prima di rispondere; non voglio dare l'impressione di essere in attesa della sua telefonata, se come spero c'è Francesco in linea.
- Pronto? - dico sforzandomi di mantenere il tono della voce sufficientemente pacato.
- Ciao, scusami del ritardo ma non sono riuscito a liberarmi prima. In ufficio avevo un cliente importante e non potevo interrompere il colloquio con lui per telefonarti. Mi capisci, vero?
- Non fa niente, non ti devi preoccupare.
- Beh, mi spiace di averti lasciata per tutto questo tempo in attesa. Sei pronta per uscire? Non dirmi che hai già cenato?
- No, affatto, ero sicura che prima o poi mi avresti telefonato. - dico fingendo di non essere arrabbiata. - Quando è squillato il telefono mi hai trovata coricata sul divano e stavo riflettendo...
- Su cosa?
- Ho rimuginato, fantasticato, per tutto il tempo che sono rimasta in attesa della tua telefonata.
- Ah, sì?
- Che c'è di strano? A te non capita mai di stare con la mente fra le nuvole e fantasticare?
- Io ehmm... ho solo fantasie erotiche.
- Allora sei uno sporcaccione.
- No, affatto.
- Raccontamene qualcuna, dai. - dico incuriosita dalla strana rivelazione.
- Davvero sei interessata ad ascoltarle?
- Sì, certo.
- Beh, una delle mie fantasie più ricorrenti è quella in cui mi ritrovo a legare una donna alla ringhiera del letto. Lo faccio con una corda abbastanza spessa, senza fare dei nodi troppo stretti in modo da lasciarle la possibilità di liberarsi. Mentre è legata abuso di lei in vari modi, sino a quando si libera e mi lega a mia volta alla spalliera del letto per approfittarsi del mio corpo nei modi che ritiene più opportuno.
- Ti piacerebbe metterlo in pratica con me questo diversivo?
- Se ti va di fare dei giochi sadomaso li potremmo concretizzare insieme, magari anche stasera. Tu invece che fantasie erotiche c'hai? Sono davvero curioso di sapere cosa ti gira per la testa.
- Le fantasie erotiche sono fra le cose più intime di una donna, mica a tutte piace renderle pubbliche.
- E tu non me ne vuoi raccontare almeno una?
- Le fantasie hanno origine dal proprio vissuto, penso che ogni donna ne abbia di diverse. Quello che voglio dire è che una fantasia erotica che mi eccita non è detto che funzioni con un'altra donna. Mi hai capito?
- Sì, certo, ma narramene una, dai.
- La fantasia erotica che preferisco, quella che più mi eccita, è abbastanza strana...
- Scusa se t'interrompo, ma ti masturbi tutte le volte che ci fantastichi su?
- A volte sì, ma non troppo spesso come invece sei portato a credere tu in questo momento.
- Vai avanti allora, dai, racconta.
- L'uomo con cui fantastico spesso di scopare non ha un volto preciso, ma so per certo che da qualche parte deve pure esistere, non credi? Me lo immagino alto più di un metro e ottanta, con la testa rapata a zero come va di moda oggigiorno. Ha spalle larghe, grandi pettorali, e fianchi stretti. Quest'uomo, che poi è un ragazzo, lavora in una pizzeria al taglio, di quelle che fanno le consegne a domicilio.
- Humm, ti sei scelta un tipo macho, eh...
- Nella mia fantasia succede che ogni volta gli ordino una pizza per telefono. Poco dopo si presenta davanti ala porta della mia abitazione con stretto nelle mani il cartone della pizza. Vado ad aprirgli vestita con abiti succinti, il più delle volte con indosso delle shorts e una canotta bianca. Lo faccio accomodare dentro casa, dopodiché quando sto per pagarlo mi accorgo di non avere moneta sufficiente per la mancia.
- Possibile che tu non abbia quei soldi?
- Uffa! Lascia che vada avanti nel racconto.
- Va bene, dai, continua pure.
- A quel punto il pizzaiolo dice. "Non fa nulla, non si preoccupi". Sta per andarsene deluso, dal momento che ho disatteso le sue aspettative, quando lo chiamo indietro. Sollevo la canotta, e scopro le tette prive di reggiseno, e gli dico: "Ti soddisfano come mancia queste che ti mostro?". Lui mi guarda compiaciuto e sorride. Non gli lascio il tempo di bofonchiare una sola parola e lo trascino dentro l'appartamento. Mi inginocchio davanti a lui, gli sbottono la patta dei pantaloni, e gli faccio un pompino come dio comanda.
- Ah!
- Lui però non si accontenta solamente che glielo succhi. Prima di venire vuole anche scoparmi. Mi fa sdraiare sul pavimento, mi invita a liberarmi di shorts e mutande, dopodiché mi allarga le cosce e me lo ficca dentro tutto, il cazzo.
- E ti masturbi quando hai questa fantasia?
- Il più delle volte sì, te l'ho già detto.
- E come va a finire la storia? Mangi la pizza?
- Succede che a volte lo facciamo alla pecorina, come predilige lui, ma il più delle volte io sto sopra, nella posizione dello smorzacandela perché in quella posa dovresti saperlo che godo di più. Adesso raccontami una delle tue fantasie, dai...
- Preferisco ascoltare le tue fantasie, sai eccitami moltissimo con le tue avventure. Mi hai fatto venire il cazzo duro, ti fa piacere saperlo?
- Beh, sì, certo...
- Allora vai avanti, dai, raccontami un'altra delle tue fantasie.
- Ma non andiamo a cena? E' tardi.
- Sì, dopo che me l'hai raccontata.
- Ti stai mica masturbando eh?
- No, te lo assicuro, ma vai avanti, raccontami un'altra delle tue ricorrenti fantasie.
- Prima però raccontamene una delle tue, sono curiosa di sapere qual è quella che ti eccita di più.
- Lo farò, te lo assicuro, magari nel dopo cena, adesso però dimmene un'altra delle tue, dai.
- Dunque... allora, un'altra delle mie fantasie più frequenti è quella dell'inviata speciale. Immagino d'essere una giornalista che lavora per le pagine rosa del più grande quotidiano sportivo italiano. Hai capito di cosa parlo?
- Sì, vai avanti.
- Immagino di stare nello spogliatoio di una squadra di rugby. Gli atleti hanno appena terminato la gara e io sono andata lì a intervistare uno dei giocatori. Il tipo che mi sta davanti è un mulatto molto sexy, un vero stallone da sballo. Tutt'a un tratto, mentre lo intervisto, abbassa i pantaloncini e mi mostra il cazzo bello in tiro. Mi toglie la gonna, scosta il tanga strappandomelo con forza di dosso, dopodiché s'inginocchia ai miei piedi e incomincia a leccarmi la passera. Dopo un po' che lecca, facendomi gemere di piacere, mi sbatte la schiena sopra una delle panche dello spogliatoio e mi scopa di brutto.
- Ma i suoi compagni di squadra che fine hanno fatto?
- Lascia che finisca di raccontarti. D'improvviso, mentre mi monta come un maiale assatanato, compaiono intorno a noi gli altri giocatori. Si piazzano tutt'intorno a noi con il cazzo stretto nella mano e si masturbano, poi ciascuno di loro mi scopa a turno. Mi eccita da matti questa situazione, anche ora sono tutta bagnata, ci credi?
- Non lo metto in dubbio. Piuttosto, sei pronta per andare a cena? Ti passo a prendere e ti porto in un posticino davvero speciale.
- Pronta la sono da un pezzo... - dico sfinita e con la figa umida.
- Adesso non esagerare.
- Va bene, dai, però non mi hai raccontato la più ricorrente delle tue fantasie.
- Lo saprai a cena, te l'ho detto..
- Ci conto.
- Allora fra dieci minuti sono sotto casa tua.

* * *

Il locale dove Francesco mi ha condotto a cena è una trattoria alla periferia della città, poco distante dalla tangenziale, nella direzione che conduce all'aeroporto. Non ci sono mai stata prima di stasera, ma lui ha insistito perché venissimo qua e io non ho saputo rifiutarmi. Che altro avrei potuto fare?
La trattoria è un posto strano. Occupa la stalla e un fienile di recente ristrutturati. I tavoli in legno e le sedie impagliate, così da conferire all'ambiente un'atmosfera campagnola, assomigliano a quegli arredi che i rigattieri si procurano svuotando cantine e solai. Il pavimento in cotto è chiazzato qua e là, probabilmente è unto di cibo. I tavoli attorno a quello dove un cameriere ci ha fatto accomodare sono occupati perlopiù da donne che hanno tutta l'apparenza di essere delle mignotte, e dai loro clienti.
La luce è affidata ai lumi di candela che trovano posto sui tavoli e creano una atmosfera strana, magicamente elettrica, come se dovesse succedere qualcosa da un momento all'altro. Mi chiedo cosa ci siamo venuti a fare in un posto lercio come questo. Vorrei andarmene ma non trovo il coraggio per dirlo a Francesco perché nello stesso tempo sono affascinata dalla variegata gamma di personaggi che abbiamo tutt'attorno. Uomini e donne sembrano avvertire il medesimo turbamento di cui sono soggetta anch'io, complici consapevoli dei momenti speciali che probabilmente ci attendono fuori di qui.
Il tremolio del lume di candela sistemato sul nostro tavolo precede l'arrivo di un cameriere. La serata è appena iniziata e ho voglia di scappare da questo posto.
- Cosa posso servirvi? Avete già consultato la carta del menù? - dice il cameriere
- Non abbiamo ancora deciso. - dà risposta Francesco.
- Beh, allora ritorno fra un po' quando avrete deciso.
- Grazie.
Aspetto che l'uomo si sia allontanato, dopodiché fulmino Francesco con una domanda.
- Posso sapere perché mi hai portato in un posto come questo?
- Che ha di strano?
- Mi stai prendendo in giro? Credi che non mi sia accorta che le donne sono tutte delle puttane e gli uomini dei magnaccio o dei probabili clienti. - dico girandomi col capo d'intorno. - Non dirmi che non te ne sei accorto.
- E allora?
- Come sarebbe a dire "allora"?
- Non trovi che la cosa sia eccitante?
- Beh, più che eccitarmi mi sento un po' a disagio, se permetti.
- Io invece c'ho il cazzo duro. A me piace questo ambiente, tutte queste troie, i magnaccia e i clienti mi mettono il fuoco addosso. Non sei contenta?

* * *

Non sono riuscita a gustare appieno la bistecca alla fiorentina che, unitamente a un contorno d'insalata, ho chiesto di servirmi al cameriere. Ne ho assaggiato meno della metà: un quarto forse. Francesco invece l'ha fatta fuori tutta la sua, anzi, c'è mancato poco che mangiasse anche l'osso.
Siamo stati ospiti della trattoria fino a mezzanotte. A quell'ora il viavai di puttane era diventato continuo, solo allora Francesco mi ha confidato qual è la sua fantasia ricorrente. Me l'ha confessata a fatica, ma infine me l'ha rivelata.

Stanotte Francesco e io abbiamo fatto l'amore come non c'era mai accaduto prima. Quando mi ha condotta a casa sua, dopo avermi confessato che la sua fantasia erotica ricorrente è quella di praticare il Bunga Bunga, un rituale di sesso violento, un'orgia anale, uno stupro di gruppo selvaggiamente brutale che si ispira a una pratica introdotta nel suo harem dal colonnello Gheddafi, ha voluto che assomigliassi in tutto e per tutto alle puttane che stasera ci hanno tenuto compagnia nella trattoria.
L'ho accontentato e adesso me ne sto qui, coricata nel suo letto, accanto a lui. Francesco dorme saporitamente, io invece non riesco a prendere sonno. Ho lasciato che mi scopasse selvaggiamente nel culo come avrebbe fatto con una qualsiasi di quelle puttane che praticano il Bunga Bunga. Adesso ho un grande dolore all'ano, credo che mi stia sanguinando, ma non ne sono certa. L'inconfessabile fantasia erotica consisteva nel mettermelo nel culo, stuprandomi in maniera brutale come se tutt'e due facessimo parte del trenino del Bunga Bunga. E l'ha realizzata.
Dopo quanto è accaduto stasera preferisco di gran lunga prendere posto su uno dei convogli della metro, attorniata da zingare ed extracomunitari, anziché fare parte del trenino del Bunga Bunga. Prima di stasera non avevo concesso a nessun uomo il mio culo. Quello che provo adesso è solo vergogna. E vorrei realizzare anch'io una mia fantasia: scomparire.




 
Top
0 replies since 12/2/2011, 13:01   112 views
  Share