Il club privato, Autore: Morotto

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°Monique°
view post Posted on 10/2/2011, 16:54     +1   -1







Per comprendere meglio questo racconto è opportuno leggere La Terapia.

Stavo facendo il bucato quando sentii suonare il telefono – Pronto la signora Elle? - Quella voce! La riconobbi immediatamente e dovetti sedere: mi tremavano le gambe – Pronto? Pronto? Mi sente? - ora la voce era preoccupata – Mi scusi – risposi a fatica. Non riuscivo a trovare le parole – Chi parla? - Silenzio, poi in tono meravigliato – MI scusi, se non mi sono presentato. Parlo a nome di una ditta di cosmetici che sta lanciando una campagna promozionale e stiamo cercando delle persone interessate a dedicarci qualche ora alla settimana... naturalmente dietro compenso, le può interessare? - Il mio intuito femminile mi diceva che l'interlocutore mi aveva telefonato per tutt'altro motivo e che parlava in quel modo per rendere il più banale possibile la conversazione. Forse pensava ci fossero altri ad ascoltare... Intanto il mio cervello lavorava freneticamente : cosa voleva Stefano, l'uomo dell'istituto? Perché avevo riconosciuto la sua voce anche se era passato un po' di tempo. Come non ricordare quella esperienza? - Di cosa si tratta? - continuai col cuore in tumulto – Ecco – ora la voce era più rilassata – vede, per telefono è complicato da spiegare. Teniamo uno stage all'Hotel Roma, domani alle ore 16, posso contare sulla sua partecipazione? - la voce era quasi ansiosa. Capii che era importante per lui che ci andassi. Cercai di assumere un tono distaccato – Sì, penso di esserci, di chi devo chiedere? - Chieda di Stefano, signora Elle, a domani, e grazie - Queste erano le parole pronunciate ma quelle vere erano più o meno “ Come? non mi hai riconosciuto?” Perdiana se lo avevo riconosciuto! E adesso cosa voleva? Mi accorsi di avere la testa nelle nuvole e mi costrinsi a non pensare alla telefonata. Non fu facile.
Il giorno dopo mi fiondai all'appuntamento con la mia 500. Mi ero preparata per l'occasione: doccia, profumo, vestito appropriato e la pressione a duecento! Arrivata sul posto, lo riconobbi subito. Era bello come lo ricordavo, forse anche di più. Indossava una giacca sportiva e un paio di pantaloni grigi. Una camicia azzurra ed una cravatta a pallini completavano il suo abbigliamento. Alto, dinoccolato, emanava una prorompente sensualità. Mi riconobbe e mi sorrise lasciandomi tutta sottosopra. Mi baciò la mano e mi fece fare un giro su me stessa – Sempre incantevole – mormorò lanciandomi un'occhiata maliziosa – è tanto che non la vedo... - Diventai rossa – Sono stata presa da tante cose – mi accorsi che balbettavo - ma non l'ho dimenticata! - Sorrise e mi fece strada – Di qua signora Elle, ecco abbiamo un tavolo riservato. Immagino abbia capito che la storia della ditta di cosmetici... - Sorrisi – Bene, è proprio come pensavo. Oltre che una bella donna lei è anche molto perspicace. Ho proprio fatto la scelta giusta – Ci sedemmo ed ordinò da bere: lui un caffè ed io una aranciata. Guardò l'orologio – Mi scusi se vado subito al dunque ma sono di corsa. Dunque, il nostro istituto ha aperto una nuova attività, un club privato per persone facoltose e di una certa età. Quindi niente giovani che sono difficili da gestire. Persone non più giovani, ma piene di vita e desiderose di passare qualche ora in un modo diverso dal solito. Io sono stato incaricato di trovare le persone giuste e così ho scelto tre signore, fra le quali la prima è lei, contenta? - Diventai rossa per l'emozione e la curiosità di sapere di cosa si trattasse – Mi ha preso alla sprovvista – dissi muovendomi sulla sedia – posso sapere di cosa si tratta? - Sorrise in modo affascinante – Non glielo dico. Lo scoprirà da sola e spero sia una sorpresa piacevole. Venga l'accompagno – Si alzò e mi aiutò ad alzarmi. Mi prese per mano e questo mi sconvolse. Se ci avessero visti? Mi guardai attorno preoccupata ma nessuno ci guardava. Intanto avevamo lasciato la saletta ed eravamo nella hall dell'albergo. Luci soffuse, mobili d'epoca. Ovunque sfoggio di eleganza e riservatezza. Mi sentivo a disagio, nella mia giacchetta azzurra su gonna grigia. Lo seguii in silenzio mentre mille pensieri si affollavano nella mia mente.
Arrivammo all'ascensore. Il lift in divisa salutò con deferenza Stefano e mi lanciò un'occhiata indagatrice. Io arrossii come se fossi stata nuda. Il tragitto fu breve. Le porte si aprirono e il lift si fece da parte. L'ascensore era arrivato in un appartamento privato. Stesso effetto della hall ma con maggior sfarzo. Volevo andarmene e feci alcuni passi verso l'ascensore – Stia calma – la voce di Stefano, morbida e suadente – non si lasci prendere dal panico. Va tutto bene, si rilassi – Davanti a noi una porta massiccia. Stefano l'aprì e mi cedette il passo. Entrai e mi guardai attorno. Eravamo in una specie di studio enorme: librerie alle pareti, poltrone di pelle, grande scrivania e un camino acceso che scoppiettava. Un uomo era seduto davanti, dandoci le spalle. Si vedeva la testa bianca avvolta in una nuvola di fumo. Il nostro ingresso lo lasciò indifferente. Stefano tossì educatamente e mi strinse la mano. L'uomo si alzò e si voltò. Era di statura media, piuttosto corpulento, vestito con un abito scuro di gran marca. Aveva un viso simpatico anche se gli occhi mandavano sprazzi di gelo. Mi spogliò con lo sguardo ed io involontariamente mi coprii con le mani il petto e il sesso. Sorrise – La signora è molto perspicace. Mi congratulo con lei. Complimenti Stefano, proprio una scelta azzeccata! Posso avere l'onore di conoscere il suo nome? - Elle – sussurrai con la gola secca – Il nostro amico le ha già spiegato...tutto? - Io rimasi in silenzio mentre sentivo che la vista mi si annebbiava. Cosa potevo dire? Mentre guardavo Stefano implorante l'uomo riprese in tono beffardo – Come immaginavo! E' molto più eccitante così. Bravo Stefano! Bene, signora, vuole per favore togliersi la giacca? - Io eseguii e rimasi con la giacca in braccio – La appoggi su quella sedia, grazie. Ed ora le scarpe – Mi tolsi le scarpe – Ora signora la camicetta... - Impallidii: ecco c'eravamo! Mi sbottonai la camicetta e la misi sulla giacca. Le mie grandi mammelle erano sostenute dal reggiseno e coperte in parte dalla sottoveste. L'uomo si avvicinò. Prese le bretelline della sottoveste e le abbassò. Io avvampai. Senza una parola, mi venne dietro e mi sganciò il reggiseno – Lo tenga su, per favore – disse con voce languida. Io sostenni il tutto mentre lui tornava davanti. Sorrise – Ora lasci andare – Con gli occhi fissi su di me osservò le grandi mammelle bianche dondolare lentamente sul mio petto. Con una mano prese un capezzolo e lo saggiò – Molto bene signora, le sue mammelle così bianche sono molto gradite ed anche i capezzoli sono chiari. Ottima scelta Stefano. I soci saranno contenti di questo acquisto. Vediamo ora signora il resto. Si può togliere la sottana e la sottoveste ma tenga le mutandine. Quelle lo voglio togliere io... - Con la testa in fiamme mi tolsi la gonna e la sottoveste e rimasi in attesa che quell'uomo finisse la sua indagine. Come una mucca al mercato – pensai, ricordando i miei parenti contadini – o come una puttana? Vidi l'uomo chinarsi ed abbassarmi le mutande – Cara signora bisogna che lei però si depili, sa è più eccitante. Le labbra così sono nascoste dal suo vello che sento umido. A noi piace vederle in rilievo. Ci sono dei problemi? - Stefano rispose per me – Nessun problema signore – Bene – continuò l'uomo – lei sta molto a cuore al nostro collaboratore. E' da tanto che mi parla di lei e devo confessare che è nel vero. Lei ha una sensualità notevole. Ed ora l'ultima parte ma non la meno importante. Si giri per favore – Mi sembrava che mi mancasse l'aria. Respirai profondamente e mi girai – Ecco signora – disse il vecchio – ora si abbassi col busto ed apra bene le natiche. Così brava. Anche qui deve essere depilata. Sentiamo, bene, bene, Stefano mi raccomando l'apparecchio. Lei sa che il nostro socio anziano vuole fare poca fatica... mi scusi signora. Complimenti lei è perfetta. Si può rivestire ora. Stefano le spiegherà le modalità e il compenso. Buona sera –
Mi sentii prendere per mano da Stefano e trascinare fuori dalla stanza. Ero completamente priva di volontà. Dire che ero turbata era un eufemismo. Ma cosa stavo facendo? Mi riscosse il trillo di un cellulare: veniva dalla mia borsetta. Stefano si accorse del mio disagio e con delicatezza estrasse l'apparecchio e me lo mise in mano. Meccanicamente lo aprii – Pronto? - era mio marito – dove sei? - Sono qui, allo stage... - Ah! E com'è interessante?Ci sono prospettive economiche? - Soldi! Sempre soldi! Non pensava ad altro. - E' ancora presto – mormorai guardando Stefano e misi il viva-voce – Ci vorrà molto? - mi chiese mio marito. Stefano mi fece cenno due – Ma sta andando per le lunghe – continuai mentre Stefano sorrideva e mi dava l'okei – forse due ore... - Ah! Beh! L'importante è trovare un buon lavoro. Ci vediamo cara, divertiti se è possibile – e riattaccò. Stefano mi baciò sul collo e sussurrò – Ci puoi contare...vieni ora – Mi portò in un'altra stanza piena di vestiti. Mi indicò una porta in fondo – Là c'è il bagno. Fai una bella doccia e chiamami. Ti aiuterò a depilarti - Mi avviai col cuore in tumulto. Cosa aveva in mente? Entrai nella stanzina e feci per chiudere la porta poi ci ripensai: a cosa serviva? Mi spogliai ed entrai nel box doccia. Lasciai scorrere l'acqua a lungo mentre pensavo a quello che sarebbe successo. Sentii bussare al vetro: era Stefano. Con malizia aprii la porta e sussurrai – Vuoi entrare anche tu? - Lui sorrise – Non ora. Abbiamo diverse cose da fare. Vieni che ti asciugo – Chiusi il rubinetto e mi consegnai nelle sue mani. Mi coprì con un grande asciugamano profumato e cominciò a strofinare la mia pelle. Cominciò con la schiena scendendo sui miei glutei. Poi mi fece voltare e mi asciugò accuratamente le grandi mammelle. Scese sul ventre e sul pube strofinando con delicatezza. Sfiorò le grandi labbra ed io spinsi il bacino vogliosa. Lui sorrise e mi mandò un bacio. Poi mi fece uscire, così, nuda. Mi fece cenno di stendermi su un lettino e mi depilò accuratamente davanti e dietro. Sentivo le sue mani percorrere le mie intimità e smaniavo dal desiderio. Finì con una crema lenitiva che mi passò fra le gambe e lungo il canalino del sedere. Si chinò a baciare la mia passerina ed io istintivamente trattenni il suo capo con le mani. Come ero eccitata! Lui si sciolse con garbo – Dopo, tesoro...ogni cosa a suo tempo – Mi fece alzare ed uscimmo dalla stanza. Io cercai di fermarlo ma lui mi fece cenno di stare calma. Nel corridoio mi prese per mano. Lui vestito di tutto punto ed io completamente nuda e scalza, col viso rosso di vergogna. Ad un tratto si aprì una porta ed uscì un giovane. Feci per coprirmi ma Stefano disse seccamente – No! Non farlo mai! - Poi più gentilmente – Scusami, ma non devi farlo mai, nel modo più assoluto, e in nessuna occasione. E' la regola numero uno. Ricordalo. Vuoi rinunciare? - No! - risposi – ma è difficile per me – Lo credo – mi rassicurò – ma è importante – Intanto il giovane era passato accanto a noi senza guardarmi. Rimasi un poco seccata: neanche uno sguardo! Chissà, forse era abituato a simili spettacoli. Dopo il primo corridoio ne imbucammo un altro, con numerose porte. Poi in fondo entrammo in una grande sala con poltrone e divani. C'erano alcune persone, tutti anziani che si voltarono verso di me. Mi sentii avvampare. Nuda davanti a degli sconosciuti! Stefano sempre tenendomi per mano attraversò la sala quando uno disse a bassa voce – Un momento per favore – Stefano si fermò. L'uomo si avvicinò. Era un bell'uomo , sulla sessantina, con i capelli bianchi e un portamento arrogante. Sentii il suo profumo e ne rimasi stordita. Udii Stefano sussurrarmi – Occhi a terra! – Li abbassai prontamente. L'uomo mi tastò un capezzolo, poi mi mise una mano fra le gambe – Stefano sussurrò – Aprile bene – Io allargai le gambe e l'uomo mi inserì un dito nella vagina – Sorrise e girò dietro di me. Sentii un dito nel buchetto dietro – Lorenzo – disse l'uomo – bisogna allargare un poco. Per il resto va benissimo. Spetta a me l'iniziazione – Benissimo signore – rispose Lorenzo – fra dieci minuti sarà pronta – Io ero senza parole. Mi lasciai trascinare fuori.
Una volta usciti Stefano si complimentò con me – Hai visto come ti guardavano? Sei contenta? - Io ero senza parole. Non riuscivo ad assorbire tutte le emozioni scatenate dagli ultimi avvenimenti. Stefano mi strinse a sé – Ti capisco se sei frastornata, è naturale, ma sappi che hai fatto un'ottima impressione. Pensa sei in tariffa A. Trecentomila lire ad ora! - Sbarrai gli occhi. Una cifra simile! Non riuscivo a crederlo – Sei rimasta meravigliata vero? Tutto merito del tuo bel corpo, e del tuo senso del pudore. Ma ora andiamo, abbiamo ancora diverse cose da fare e il nostro cliente è impaziente. E' uno dei più esigenti. Mi raccomando, fammi fare bella figura -
Entrammo in una sala con tanti specchi e luci violente. Riconobbi, senza averlo mai frequentato un camerino per il trucco. Una ragazza giovanissima, coi capelli rosso fuoco e le lentiggini si alzò di scatto in piedi e mi guardò con attenzione – Questa è Luana, la nostra truccatrice. Luana questa è Elle. - Ti affido a lei. Ci vediamo dopo – Così dicendo mi baciò sulla guancia e sparì. Per nulla meravigliata del fatto che fossi nuda la ragazza sorrise - Si accomodi – mi disse indicando una poltroncina. - I capelli vanno bene così corti – continuò – ecco qui la parrucca per lei. Mi mise in testa una specie di parrucca da damina del settecento, bianca. Guardò l'effetto – Bene, ci siamo, cominciamo col trucco – Prese tutto il suo armamentario e cominciò a truccarmi – Così lei è nuova? – disse sorridendo – certo che deve avere colpito Stefano, perché non l'ho mai visto baciare una prescelta. E' proibito dal regolamento. Le prescelte sono solo a disposizione dei soci. E' nervosa signora? - Dovrei esserlo? - chiesi fingendo tranquillità mentre invece ero tesissima – Beh!– continuò -la prima volta lo sono tutte, Comunque essere stata scelta è già un grande successo, beata lei! Io ho provato tante volte ma mi hanno sempre scartata. Bisogna essere, come dice il colonnello opulente, materne e sensuali. Evidentemente lei lo è. Ma veniamo a noi. La devo preparare per l'iniziazione. La prima volta è un poco dolorosa...non mi fraintenda..intendo la preparazione...ma poi passa e diventa, penso piacevole – Io ero impallidita a quelle parole pensando a torture o percosse. Luana sorrise – Non si spaventi signora,le faccio vedere subito così si tranquillizza – Si alzò e prese una sedia con un buco in mezzo. Aprì un cassetto ed estrasse una specie di forcipe. Lo unse con un liquido scuro – Ora signora si deve chinare in avanti, ecco così, brava, allarghi le chiappe e si rilassi – Sentii la ragazza ungere il mio buco, poi avvertii un certo dolore – Si rilassi signora, rilassi il muscolo, sentirà meno dolore – disse spingendo delicatamente lo strumento – ecco ci siamo. Ora apro un poco per allentare il muscolo, ecco così dovrebbe andare. Ora sieda e metta il forcipe nel buco, brava. Ecco fatto. Fa male? Poco vero? Vedrà fra dieci minuti non sentirà più niente. Intanto continuo il trucco- I n effetti l'attrezzo, passato il primo momento non mi dava che un leggero fastidio e così parlammo del più e del meno, come fossi dalla parrucchiera. Certo qui era leggermente diverso ma se non fosse stato che ero nuda e con un aggeggio nel buco del sedere le cose sarebbero state uguali. Lentamente mi rilassai e quasi mi assopii – Ecco fatto! - disse Luana con un sorriso. Mi mise la parrucca guardò il viso imbiancato con un neo e sorrise soddisfatta – Passiamo ora ai vestiti – Prese un bustino rigido che aveva il compito di tenere sospese le mie grandi mammelle , per il resto perfettamente agibili, compresi i capezzoli e me lo adattò – Questa era la moda delle donne cretesi – sentenziò Luana, ammirando l miei grandi globi bianco latte eretti e pronti ad essere manipolati – grande civiltà! - Poi sotto mise una gonna lunga fino ai piedi formata da strisce di stoffa. Camminando, le gambe uscivano e rientravano mostrando anche, nel movimento il sedere e il bacino. Mi aiutò a calzare un paio di scarpe col tacco alto – per slanciare la figura – disse, poi suonò. Apparve Stefano. Appena mi vide rimase affascinato, poi mi fece la riverenza come fosse un cicisbeo, quindi mi porse il braccio alla moda del settecento. Mi sentivo ridicola in quell'atteggiamento ma non lo feci capire. Anche se ero meno venale di mio marito, la tariffa che mi avevano attribuito avrebbe risolto tanti problemi...
Mentre ci avviavamo verso la nostra destinazione Stefano mi sussurrò in un orecchio – Ora mia cara, ricordati alcune semplici regole ma importantissime. Primo, non guardare mai negli occhi i soci. Secondo non parlare se non sei interrogata. Terzo ubbidisci subito, senza discutere minimamente qualsiasi cosa ti chiedano, d'accordo? - Feci cenno di sì mentre il terrore si impadroniva del mio essere. Temevo di svenire da un momento all'altro tanta era la tensione. Entrammo nella sala di prima dove c'erano alcuni uomini.
Tenevo gli occhi bassi ma riuscii a scorgere che alcuni erano seduti ad un tavolo a giocare a carte, mentre altri , vicini al caminetto, stavano parlando. Senza una parola Stefano mi condusse al centro della sala e mi salutò con un sussurro. Rimasi ferma immobile, mentre il cuore batteva all'impazzata nelle tempie. Chiusi gli occhi e sentii che stavo per piangere. Mi feci forza. Non potevo: avrei rovinato il trucco. Intanto gli uomini sembravano non essersi accorti della mia presenza. Continuavano a giocare e a parlare come non fossi stata presente. Lentamente mi calmai e prestai orecchio alla loro conversazione. Parlavano di titoli di borsa e di quotazioni. Poi uno disse – E' inconcepibile. Ho visto nel parcheggio una 500. Chissà di chi sarà? Con quello che paghiamo le nostre prescelte, sarei curioso di sapere chi si ostina a girare con quelle carriole.? - Gli altri risero argutamente – Sarà una neoassunta. Vedrai che la prossima volta cambierà macchina - Io ero annichilita: parlavano della mia macchina! E adesso? Poi sentii una voce – Signora Elle, mi può portare il libro sul tavolo? -
Guardai nella direzione e preso il libro mi avvicinai al gruppetto, sempre con gli occhi bassi. L'uomo prese il libro, poi, aprì il vestito davanti e mise in luce la mia passera depilata. Mi fece voltare e scoprì il mio ampio sedere. Saggiò il buco con un dito, quindi senza una parola si aprì i pantaloni ed estrasse il pene – Si chini – mi ordinò, indicando una poltrona. Mi appoggiai al bracciolo mentre il mio viso diventava rosso fuoco. Essere penetrata in pubblico! Questo non me lo sarei aspettato. L'uomo intanto aveva appoggiato una mano su un mio fianco, come facevano i contadini con le mucche, poi prese il suo pene e lo appoggiò sul mio buchetto. Con un colpo secco lo introdusse. Sentii un certo dolore ma strinsi i denti. Una volta dentro, si mosse alcune volte poi lo estrasse – Direi che è perfetto...qualcuno vuole approfittare? - Uno alla volta, sempre in silenzio, gli uomini presenti mi penetrarono con indifferenza, scaricando il loro liquido seminale nel mio intestino. Dopo la terza penetrazione un rivolo di sperma colò lungo la mia coscia. Mi sentii mettere in mano un fazzoletto – Si pulisca, prego – Mentre asciugavo la coscia fui penetrata altre due volte – Ora può andare a sedere in quella poltrona laggiù grazie – Mentre io mi dirigevo verso il posto indicato gli uomini ripresero a parlare , come non fosse successo nulla. Io feci uno sforzo per camminare dritta. Il sedere mi bruciava e sentivo colare lungo la gamba il liquido che avevo ricevuto.
Nel passare accanto al tavolo dove giocavano quattro signori, sentii una voce – Si fermi – Mi fermai all'istante, rimanendo immobile – Si avvicini – continuò l'uomo. Quando fui accanto ad uno dei giocatori, questi disse – Due carte grazie – Raccolse le carte e le mise insieme alle altre senza guardarle. Poi mi infilò una mano fra le gambe cercando il mio sesso. Io aprii le gambe per rendergli più facile la cosa. Inserì un dito nella mia vagina che si era lubrificata durante le penetrazioni anali e lo portò sulle carte ricevute – Spero mi porti fortuna – continuò. Io rimasi ferma in attesa. Non avevo ricevuto l'ordine di andarmene e quindi dovevo restare. Vidi che giocavano una forte somma. Ci furono rilanci e contro rilanci. Io assistevo immobile mentre l'uomo che mi aveva toccato aveva rimesso la mano fra le mie gambe e con fare indifferente, mi titillava il clitoride. Io cercavo di rimanere ferma, ma la posizione non mi permetteva di resistere a lungo, per cui mi mossi un poco sentendo l'orgasmo montare. L'uomo continuava a tenermi la mano nella vagina e a masturbarmi. Piegai leggermente le gambe non resistendo e cominciai a tremare. Intanto il gioco erano arrivato al clou. Dopo i vari rilanci si andava a vedere. Con gli occhi velati dal godimento vidi che l'uomo che m i possedeva era rimasto per ultimo a mostrare le carte. Nel silenzio dei giocatori lui continuava a stimolarmi.
Non riuscivo più a resistere e con un leggero lamento venni, così in piedi, bagnando la sua mano col mio umore.. L'uomo estrasse la mano, umida dalle mie gambe e scoprì le carte – Scala colore – disse – ho vinto – Mentre gli altri uomini borbottavano contro la sua fortuna, l'uomo portò al naso la mano, intrisa del mio umore e dopo averla annusata la leccò – Ottima annata – disse guardandomi – grazie è stata di grande aiuto – Poi raccolse alcune fiches e me le mise fra le tette – Queste sono sue signora - continuò – alla sua salute. Gli altri applaudirono divertiti – Ne approfitti – disse poi rivolto agli altri giocatori – oggi è il primo giorno della signora. Coraggio fatele un omaggio – Come in trance vidi gli altri giocatori mettere alcune fiche fra le mie mammelle e toccarmi nelle parti intime umide di umore. Ero senza parole. Sentii prendermi per un braccio. Mi voltai senza guardare e sentii il profumo di Stefano. - Venga – mi sussurrò . Andiamo a cambiare le fiche – Mi sembrava di essere in un sogno. Mi accompagnò presso un uomo seduto ad un tavolo con una cassettina davanti. Consegnò le fiches e vidi con gli occhi fuori dalle orbite contare un certo numero di biglietti da centomila lire. Non capivo più nulla. Guardavo i biglietti di banca appoggiati sul tavolo e temevo perfino di toccarli. Poi si avvicinò l'uomo che mi aveva penetrata per prima e appoggiò una mano sulla spalla di Stefano – Complimenti Stefano, la sua prescelta ha ricevuto l'unanimità. Può approfittarne se vuole – Vidi Stefano sussultare e guardarmi – Subito signore? - chiese in tono deferente. - Subito – rispose l'altro accendendo una sigaretta e sedendo in una poltrona. Io guardavo senza capire. - Va bene signori – rispose Stefano. Uscì, lasciandomi sola. Cosa significavano quelle parole? Stefano rientrò spingendo un lettino. Lo posizionò al centro della sala mentre gli altri uomini facevano circolo attorno in silenzio. - Spogliati – disse poi, rivolto verso di me. Con la gola secca, mi tolsi la gonna e il bustino rimanendo nuda. Le mie grandi mammelle, non più sostenute scesero un poco ondeggiando. Stefano mi fece stendere sul lettino. Cosa sarebbe successo? Prese una crema dalla tasca e me la passò più volte sul sedere insistendo nel buco e nelle vicinanze. Alternava i massaggi a baci su tutto il corpo che risvegliarono i miei istinti più soffocati. Ero davanti ad un gruppo di uomini che mi guardavano eppure non riuscivo a resistere. Cominciai a dimenarmi sotto le sue carezze in un crescendo di desiderio. Era incredibile come quell'uomo riuscisse a eccitarmi. Gli presi le mani, stringendo i denti e le portai sul mio sesso implorandolo di penetrarmi, ma lui tergiversava. Continuava ad accarezzarmi i seni e a succhiarmi i capezzoli mentre io gli avevo aperto i pantaloni e cercavo il suo voluttuoso membro. Lo trovai e lo afferrai come una furia. Mi gettai su di lui e lo presi in bocca cominciando a succhiarlo avidamente. Stefano mi lasciò fare accarezzandomi i capelli. Ero in estasi. L'odore del suo membro era inebriante ed io mi sentivo una giumenta in calore, bisognosa di essere riempita come solo lui mi aveva fatto sentire. Mentre succhiavo, sentii la sua mano scendere fra le mie cosce e bagnarsi nel liquido che sgorgava dalle mie labbra infuocate. Cominciò ad accarezzare l'apertura poi mi sussurrò – Vuoi farmi venire in bocca o vuoi sentirlo fra le gambe? - Sorrisi, smisi di leccarlo e aprii le gambe davanti a lui, sudata e fremente: non mi interessava se c'erano altri uomini a vedere. Non volevo altro che lui. Mi venne sopra e mi appoggiò la cappella sulla fessura poi entrò in modo regale. Mi sentii tutta la vagina chiusa da quel dominatore che la percorreva avanti e indietro provocandomi un godimento incredibile. Io lo assecondavo il più possibile e spingevo per riceverlo totalmente. Sentivo che toccava quasi l'utero e mi sembrava di impazzire. Quanto tempo lo avevo desiderato e sognato questo momento. Mi agitavo con tutto il corpo , lo abbracciavo strettamente, premevo i miei seni contro il suo petto. Avrei voluto diventare parte di lui, totalmente. Intanto lui continuava col suo ritmo regolare ed io ebbi diversi orgasmi, uno dietro l'altro, in un crescendo di intensità che mi faceva quasi star male. Il tempo si era fermato e non esistevamo che io e lui. Ci guardavamo negli occhi e vedevamo riflessi i nostri volti contratti dallo sforzo e dal godimento.
Poi lui cominciò a respirare affannosamente mentre il suo moto accelerava sempre più. Con alcuni colpi poderosi mi spezzò quasi per terminare in un prolungato grido inondandomi del suo caldo sperma. Lo sentii tracimare fuori e con una mano raccolsi alcune gocce e le portai alla bocca sfuggendole voluttuosamente. Nel silenzio generale dei presenti mi sorrise e mi baciò – Allora sei contenta? - mi chiese. Io risposi – Di più -

Ero a casa a stirare quando sentii trillare il telefono – Pronto? - Ciao, mi sei mancata – Era Stefano! Un fremito mi percorse lungo la schiena solo a sentire la sua voce. Non sapevo cosa rispondere – Pronto? Non mi dici nulla? - Mi ripresi – Sono emozionata – balbettai – è tanto che non mi chiami – Hai ragione, ma sono stato lontano per affari, scusami se non ti ho avvertito ma temevo di non riuscire a partire se avessi sentito la tua voce – Forse mentiva ma io non volevo pensarci. L'importante era che ora mi stava parlando
– A cosa devo questa tua telefonata? - dissi con la voce leggermente imbronciata – Ho una sorpresa, posso parlare? - Sono sola – Sei libera domani pomeriggio per un nuovo incontro, un po' speciale?- Sentii nuovamente un brivido attraversarmi – Di che si tratta? - chiesi curiosa – E' una sorpresa – rispose tenendomi sulla corda – vedrai, ti piacerà – Cominciai a picchiettare con i piedi per il nervosismo– A che ora? - Dalle tre fino alle sette, pensi di poter venire? - Direi di sì. Mio marito è rimasto sorpreso del buon esito del mio nuovo lavoro – E tu? - chiese languido – Da morire... - sussurrai.
- Bene a domani, al solito posto. Ciao e pensami -
Rimasi col telefono in mano e lo sguardo perso nel nulla. Mi sentivo rinascere. Era passato un mese da quando ero stata presentata al circolo e non ero più stata chiamata. E adesso, quando avevo perso ogni speranza, ecco di nuovo Stefano.

Questa volta decisi di prendere un taxi. Arrivata all'albergo lo vidi che mi stava aspettando. Scesi e gli corsi incontro. Mi abbracciò e baciò. Sentire di nuovo il suo profumo mi inebriò – Sei sempre più bella – mi sussurrò all'orecchio – sono geloso sai. Mi pento di averti proposto al circolo. Vorrei tenerti tutta per me – Io gli strinsi la mano felice. Era bravissimo ad eccitarmi col suo modo di fare – Pensi che dovremo dare spettacolo come l'altra volta? - gli mormorai mentre entravamo nella hall – Non credo – mi rispose come rattristato – oggi è una ricorrenza del circolo e tu sei a disposizione dei soci...e delle socie – terminò la frase in un sussurro. Rimasi folgorata: anche delle donne! Non l'avrei mai pensato! La notizia mi preoccupò e nello stesso tempo mi eccitò. Desideravo avere nuove esperienze e non mi ponevo limiti.
Salimmo al solito piano ed entrammo nel camerino del trucco. Appena Luana mi vide batté le mani entusiasta – Signora Elle come sono contenta di vederla. Sono stata promossa sa, merito di Stefano. Farò coppia con lei – Così dicendo mi lanciò un'occhiata languida che mi impressionò. Chissà cosa intendeva dire per coppia? - Si spogli presto – disse. Sembrava impaziente. Mi aprii la camicetta e vidi che occhieggiava all'interno con occhi sfavillanti. Appena mi fui slacciata il reggiseno lei batté di nuovo le mani – Eccole finalmente! Era tanto che le sognavo! -
Mentre io la guardavo esterrefatta, si avvicinò e posò le sue mani sui miei capezzoli. Si chinò e li prese in bocca succhiandoli. Era tale la mia sorpresa che non reagii e mi limitai a guardarla a bocca aperta. Intanto Luana, non perdeva tempo. Mi aveva messo una mano sotto la gonna e mi stava accarezzando le mutande in cerca della mia fessura. Io cercai di liberarmi ma la voce di Stefano mi bloccò – Tesoro, ricordati le mie raccomandazioni – Le avevo dimenticate. Non dovevo mai reagire. Mai, in nessun caso. Con una certa emozione mi limitai a guardare Luana che mi aveva sollevato la gonna ed era entrata sotto le mie mutandine penetrando nella mia fessura che si stava eccitando. Cominciò a masturbarmi ed io aprii le gambe per agevolarla. Si chinò e mise la sua testa contro il mio ventre, cercando con la lingua la fessura. Cominciavo ad eccitarmi e le accarezzai i capelli. Allora Luana si liberò del vestitino che aveva e vidi che era nuda, completamente nuda. Aveva due piccoli seni graziosissimi, punteggiati di efelidi, un corpo magro e sottile, due anche appena pronunciate ed un delizioso sederino a mandolino.
Mi prese le mani e le portò sui suoi seni, poi mi baciò sulla bocca inserendo la sua lingua fra i miei denti. Ero in imbarazzo. Era la prima volta che toccavo una donna. Lisciai i suoi piccoli seni e mi fermai sui suoi graziosi capezzoli. Mi chinai su di loro e li presi in bocca, succhiandoli dolcemente. Luana spinse col bacino contro di me e mi accompagnò fra le sue gambe dove trovai, in mezzo alla peluria rossiccia una sottile passerina appena pronunciata. Mentre la toccavo, esitando, con le mani, mi prese il capo e lo abbassò lentamente, guardandomi fissa negli occhi. Sembrava mi implorasse di farle provare piacere. Mi trovai così davanti al suo boschetto con le labbra a pochi centimetri dalla sua vulva. Inalai il profumo acre del suo umore e vidi alcune gocce perlacee apparire fra le labbra del sesso.
Mi spinse verso di loro ed io presi in bocca il minuscolo grilletto e cominciai a succhiarlo e a mordicchiarlo.
Luana emise un gemito e chiuse gli occhi. La cosa mi stava eccitando. Cominciai a inserire la lingua nella sua vagina, spingendola più in fondo possibile quando Stefano mi mise una mano sulla spalla – Tesoro, ora che avete fatto conoscenza, sarà meglio che vi prepariate – Mi staccai a malincuore da Luana e vidi che anche lei era imbronciata. Poi , cominciò a vestirmi. Mi mise un corpetto come la prima volta, coi seni scoperti e bene in mostra e sotto un vestito scuro a lamelle. Infine, dopo avermi profumato, mi mise una mascherina sul viso che mi rendeva irriconoscibile e si vestì a sua volta .Notai che i due vestiti erano simili anche nel colore, un viola pallido. Terminata la preparazione uscimmo dal camerino e ci dirigemmo verso la sala delle riunioni.
Quando entrammo, vidi che al centro c'era un grande letto, circondato da numerose poltrone in cui sedevano diverse persone, tutte con la mascherina sul viso. Avendo la maschera ora potevo girare con la testa alta e mi guardai attorno curiosa. C'erano una ventina di persone e fra queste, da come erano vestite c'erano cinque donne. Lana mi accompagnò per mano verso il letto quando si alzarono due socie che si vennero vicino e mi presero per mano. Erano snelle e longilinee come Luana. Io pensavo al mio corpo giunonico, alle mie grandi mammelle e mi chiedevo cosa ci stessi a fare fra quei corpi efebici. Raggiungemmo il letto mentre gli spettatori rimanevano in assoluto silenzio. Le due socie si avvicinarono e mi tolsero la gonna e il bustino. Ero nuda, con le mie grandi mammelle che dondolavano non più sostenute dal corpetto, il ventre leggermente rigonfio e le cosce carnose. La mia opulenza contrastava notevolmente con l'androginità delle donne che mi circondavano e che avevano cominciato a palpeggiarmi desiderose di intrufolarsi nelle mie parti intime. Una cominciò a succhiare una mia mammella, l'altra pose le labbra sul capezzolo dell'altro seno mentre Luana si chinava sulle mie grosse grandi labbra che spiccavano nel biancore del mio ventre.
Gli spettatori si scambiavano commenti mentre il lavorio delle tre donne cominciava ad eccitarmi. Si cambiavano di posto alternandosi sui miei seni e sulla mia passera leccando e insinuando le dita nella mia fessura. Intanto a turno portavano le loro passerine sul mio viso per ricevere da parte mia un piacevole massaggio. In breve mi portarono all'orgasmo e venni copiosamente mentre continuavano fra di loro masturbandosi a vicenda. Mi sentii toccare e aprii gli occhi. Un uomo mi si era seduto a fianco e si era calato i pantaloni. Senza parlare mi indicò la bocca e il petto.
Mi chinai su di lui e gli presi in bocca il membro bagnandolo e lubrificandolo, poi me lo misi fra le mie mammelle e lo portai all'orgasmo. Mentre lo manipolavo ero col mio sedere a disposizione di chi voleva e non tardai a sentire delle mani che frugavano le mie intimità e un pene che si era appoggiato al mio buchetto. Mi penetrarono diverse volte sia nell'ano che nella vagina, alternando le posizioni in un ordine quasi teutonico.
Sentivo lo sperma e il mio umore che scendevano lungo le cosce e dita e lingue che lo asportavano con sospiri e gemiti. L'uomo che avevo portato all'orgasmo e che mi aveva inondato il petto col suo liquido mi accarezzava le mammelle ungendole col suo liquido e passandolo sui miei capezzoli. Io tenevo in mano il suo membro sfruttato e cercavo di farlo rinvenire. Vidi che si stava rialzando e lo sollecitai riprendendolo in bocca e leccandolo dalla punta fino ai testicoli coperto di peluria.
Lentamente riprese le sue dimensioni e la sua durezza. Avevo la mascherina e lo guardai in viso, non sapendo che fare. Sorrise e a gesti mi invitò a salire su di lui offrendogli la mia micina. Mi alzai e mi portai all'altezza del suo pene. Lui fece cenno di inserirlo. Lo presi e lo feci entrare nella mia vagina oltremodo lubrificata dalle penetrazioni precedenti. La mia posizione attirò l'attenzione di qualche altro socio che si portò alle mie spalle e inserì il proprio membro nel mio buchetto. Questi cominciò a muoversi, tenendo le mani sui miei fianchi. Ero penetrata contemporaneamente da due membri che scorrevano in due canali contigui.
Le sensazioni che scaturirono da questa doppia penetrazione furono amplificate dall'intervento di due donne che presero a succhiarmi i capezzoli e a cercare il mio clitoride al di sopra della mia micina. Ero in un mare di sensazioni sconvolgenti in balia dei due uomini che mi spingevano uno contro l'altro alternativamente. Poi una mano sollecitò il mio interesse. Aprii gli occhi e vidi due peni all'altezza del mio viso, eretti e che reclamavano la mia attenzione. Li presi con le mani e cominciai a succhiarli alternativamente mentre i proprietari mi accarezzavano i capelli e il viso. Non so quanto durò il tutto. So solo che sentivo rifluire dal mio corpo le energie mentre mi usavano e che il godimento aveva delle continue cadute e riprese. Finalmente i due peni mi irrorarono il viso e gli altri due si scaricarono nelle mie cavità. Fui lasciata libera e caddi sul letto sfinita. Mi sentii sfiorare da un bacio sulle natiche e sulla nuca ed una voce, la voce di Stefano mi sussurrò in un orecchio – E' finita tesoro...riposati, sei stata superba. Hai superato l'esame. Sei diventata anche tu membro del club -
 
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