UN CLISTERE PER LUCIA, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 1/2/2011, 21:29     +1   -1




Ho quarant'anni e non li dimostro. Il mio corpo non è più flessuoso come quello di una diciottenne, ma a differenza di molte ragazze di quell'età non ho né adipe né smagliature. Sono alta 1 metro e 68 centimetri, peso 57 chili e vesto indumenti di taglia 44. Siete curiosi di conoscere le misure anatomiche? Non ho difficoltà a rivelarvele: 94-62-94. Appartengo al genere di donne che gli uomini amano definire in carne o meglio una gran fica! Sì, una gran fica! Accidenti! Quella sono io.
Sono rimasta sposata per dieci anni con un marito che adoravo e da cui ero amata alla follia. Era pazzo! Pazzo di me e io ero disposta a fare qualsiasi follia pur di vederlo sessualmente appagato. Questa affermazione potrebbe sembrarvi banale, ma nella vita tutto è relativo, vero?
In dieci anni di vita coniugale non l'ho mai tradito. Eppure le occasioni per farlo non mi sono mancate. Non mi credete? Certo che è così, lo giuro!
Ogni volta che facevamo l'amore lui perdeva il lume della ragione. I travestimenti e le fantasie erotiche che metteva in atto quando scopavamo mi coinvolgevano in maniera anche troppo pericolosa. Queste mie parole potrebbero sembrarvi enigmatiche, ma posso assicurarvi che quando praticavamo il sesso sapeva coinvolgermi in giochi amorosi rischiosi e con esiti del tutto imprevedibili.
Ogni occasione era propizia per mettere in atto una qualsiasi delle fantasie erotiche che elaborava la sua mente malata. Io lo assecondavo accettando di buon grado tutto ciò che mi proponeva perché lo amavo e avrei fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto di fare.
Una mattina si presentò dinanzi l'uscio di casa travestito da imbianchino. In quella occasione pretese che mi denudassi, dopodiché iniziò a spennellare il mio corpo con della vernice per alimenti. Una volta consolidata la tinta sulla pelle iniziò a leccarmi asportando ogni traccia della colorazione con cui aveva colorato il corpo.
Un pomeriggio si presentò all'uscio di casa con indosso la tuta da idraulico. Cosa voleva? Verificare che la mia fica non avesse perdite di alcun tipo. Otturò la fessura che tengo fra le cosce utilizzando come tappo il cazzo e mi scopò seduta stante, sull'uscio di casa. In un'altra occasione si presentò travestito da portalettere e pretese d'imbucare biglietti da centomila lire nel mio buco del culo mentre mi scopava.
C'è stata una volta in cui fece ritorno a casa con il viso cosparso di farina e con indosso un grembiule da fornaio. In quella occasione non riuscii a trattenere le risa e mi rifiutai di lasciarmi penetrare da una baguette. Quella fu una delle rare volte in cui non accettai di soddisfare una delle sue fantasie erotica.
Ogni camuffamento lo eccitava, ma soprattutto gli piacevano quelli che avevano a che fare con le professioni sanitarie. Si deliziava nel presentarsi nella stanza da letto vestito da infermiere, medico, radiologo, biologo o quant'altro gli passava per la mente.
Ieri, durante l'espletamento di una difficile pratica medica, è accaduto l'irreparabile. Ma prima ancora, qualche giorno addietro, tornando a casa dal lavoro, mi obbligò a sottopormi a un'altra pratica erotica: un enteroclisma. Una pratica infermieristica che gli dava molta soddisfazione e praticava spesso.
Messo a punto l'enteroclisma, sciogliendo dei frammenti di sapone di Marsiglia in tre litri d'acqua tiepida, si presentò nella stanza da letto con indosso la divisa da infermiere.
Nuda, sul letto, ero in attesa che iniziasse la seduta medicamentosa quando lo vidi apparire sulla porta. In una mano impugnava l'irrigatore colmo del liquido saponoso, nell'altra stringeva un deflussore in plastica collegato a una sonda che era sua intenzione collocare nell'orifizio del mio culo. Prima che iniziasse il trattamento medicamentoso si premurò di lasciare cadere alcune gocce di vaselina sull'estremità della sonda, poi si rivolse a me.
- Si metta sul fianco sinistro signorina.
Alla vista di quell'enorme quantità di liquido non vi nascondo che fui colta dal panico. Non riuscivo a capacitarmi che tre litri d'acqua saponosa potessero essere contenuti nelle anse del mio intestino. Nelle occasioni precedenti ne aveva adoperato meno della metà e la cosa mi preoccupò. Pochi istanti dopo, con fare deciso, provvide a sollevarmi una natica e mise in luce, suppongo, il buchetto dello sfintere anale.
- Stia ferma signorina, lasci fare tutto a me, vedrà che non sentirà alcun male.
Collocò un dito impiastricciato di vaselina sull'ano e lo distese intorno e dentro lo sfintere.
- Per facilitare l'ingresso della sonda dovrà spingere con forza l'ano verso l'esterno, come quando va di corpo. Ha capito?
- Sì, va bene, farò come vuole lei.
Protendere il culo all'infuori era un tipo d'atteggiamento che ero solita adottare tutte le volte che gli veniva voglia d'incularmi. Ma fra il sottile calibro della sonda e il rotolo di carne che gli pendeva fra le cosce non c'era proporzione.
Si premurò di appendere la vaschetta dell'irrigatore a un chiodo piantato nella parete dove c'era appeso un quadro, poi rimase in attesa. La legge dei vasi comunicanti, secondo quando si premurò d'informarmi, avrebbe fatto precipitare il liquido nell'addome senza bisogno di alcuna pressione. Non percepii alcun tipo di dolore quando spinse la sonda nell'intestino. Fu molto delicato e professionale nella manovra.
- Esegua dei respiri profondi senza troppo affannarsi, vedrà che non sentirà alcun male. - furono le uniche parole che pronunciò mentre presenziava alla caduta del liquido nel mio addome.
Il suo viso traspirava una forte eccitazione. Lo percepii dal modo in cui inghiottiva di continuo la saliva, cosa che gli succedeva soltanto quando era particolarmente eccitato. Mentre il liquido precipitava nell'addome agì più volte sulla valvola del deflussore interrompendo o riattivando la caduta del liquido nell'intestino. Quando ormai erano rimasti pochi centilitri d'acqua nel serbatoio iniziai ad avvertire un certo dolore alle viscere, solo allora decise di togliermi la sonda dal culo. La depositò ai piedi del letto e subito dopo iniziò a spogliarsi.
- Affinché il clistere abbia un effetto benefico sul paziente occorre rimescolare l'intestino con un'asta. Allo stesso modo in cui si mescola la polenta. Adesso glielo mostro.
Si mise supino sul letto e mi invitò a pormi cavallo sopra il suo bacino, nella posizione della smorzacandela.
Fui svelta a risucchiare il cazzo nella fica godendo del piacere dell'iniziale penetrazione. I movimenti del corpo di mio marito, da prima lenti e squisitamente delicati, aumentarono ben presto di consistenza. Accelerò il movimento del bacino rimescolando il liquido che conservavo nelle viscere. Il dolore all'addome si accompagnò al piacere del cazzo che sentivo salire e scendere a contatto della mucosa della fica. Madida di sudore, accaldata come in un giorno d'agosto, percepii un dannato piacere nell'essere scopata in quel modo. Iniziai a contrarre le pareti della vagina sull'uccello stringendolo spasmodicamente in una morsa. Per nessun motivo lo avrei lasciato fuggire dalla fica, tanto era intenso il piacere che sapeva arrecarmi.
Mentre mio marito seguitava a scoparmi iniziai a toccarmi il clitoride solleticandolo con le dita bagnate d'umore. La pancia prese a dolermi nel momento in cui il liquido riempì ogni anfratto dell'intestino premendo contro la parete addominale.
- Come può constatare la terapia che le sto somministrando ha degli effetti benefici su di lei. Se ne accorgerà nei prossimi giorni, vedrà che starà molto meglio.
Queste parole precedettero il momento in cui raggiunsi l'orgasmo e urlai di piacere. Mai avrei immaginato di conseguire un simile godimento. Nel trambusto susseguente l'orgasmo cominciai a perdere liquido e qualche colpo d'aria da dietro, ma fui contenta d'essere stata curata in maniera così professionale dal mio "infermiere".
Carlo mi mise carponi sul letto e, facilitato dall'umido che circondava l'orifizio anale, introdusse l'uccello nel mio intestino senza angustiarsi per gli eccessivi schizzi d'acqua lurida che uscivano dall'ano. Eccitato dalla colata di cacca, frammista a sapone liquido, che gli stava sporcando l'addome aumentò il ritmo della scopata fino a quando raggiunse l'orgasmo e venne dentro di me.

Gelida come una statua di marmo mi ritrovo distesa su un tavolo dell'obitorio. Ieri mio marito è tornato a casa ossessionato dall'idea di essere un anatomo-patologo. Preso da un raptus di follia mi ha fatto distendere sul letto e mi ha squarciato l'addome utilizzando un bisturi, poi mi ha lasciata morire dissanguata. Ai carabinieri giunti sul posto perché allarmati dai vicini di casa che hanno udito le mie urla, ha raccontato che era solo un gioco. Era sua intenzione, una volta fatta l'autopsia, rianimarmi.
Lo amo e se rinascessi un'altra volta sarei pronta a riprendere da capo il nostro rapporto d'amore, stavolta però a parti invertite.
 
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