LA PETOMANE, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 25/1/2011, 19:20     +1   -1




Da cinque ore stavo appostato a un tavolo, celato dietro la vetrina del Bar Excelsior, intento a spiare il portone d'ingresso della casa di fronte, ma ancora non era successo niente. Nel frattempo avevo consumato tre o quattro caffè, un paio di bitter e forse anche una birra; nemmeno lo ricordo bene. Fuori, nella strada, c'era la notte buia con le mie paure. Tutto ciò che mi stava d'intorno mi appariva incredibilmente confuso e nemmeno sapevo spiegarmene la ragione.
Dinanzi all'abitazione di Wanda avevo l'impressione di recitare una parte. Non mi sentivo padrone delle mie azioni, bensì attore di un rappresentazione già stabilita da qualcun altro, infatti, il mio contegno era molto simile a quello di un cantante che interpreta una canzone in playback.
Il bar caffetteria, dietro la cui vetrina stavo appostato, mostrava un arredamento ispirato allo stile metropolitano moderno e assai poco accogliente, invece avrei preferito stare a aspettare l'arrivo di Wanda in un posto più accogliente, con maggiore calore e intimità. Tutt'a un tratto, mentre sorseggiavo un altro caffè, mi soffermai a osservare per l'ennesima volta l'orologio al polso. Da poco le lancette avevano superato le dieci e di Wanda non c'era ancora nessuna traccia.

I tavoli della caffetteria erano vuoti di persone. Si sarebbero riempiti soltanto verso mezzanotte quando ragazzi e ragazze, con gli ormoni in subbuglio, avrebbero affollato il locale in cerca di qualcuno con cui scopare. Il tavolo opposto al mio, anch'esso affacciato alla vetrina, era occupato da un paio di ragazze. Mostravano d'avere entrambi meno di vent'anni, perlomeno questa fu l'impressione che ne ricevetti.
Quella delle ragazze che mi stava di fronte lanciò nella mia direzione delle parecchie occhiate mentre si intestardiva a masticare un chewing-gum alzando muovendo di continuo mandibola e mascella. Mi persi a osservarla anch'io senza perdere d'occhio il portone d'ingresso dell'edificio dall'altra parte della strada, là dove da un momento all'altro speravo di scorgere Wanda.
La ragazza, un tipo insignificante, dalla carnagione chiara, leggermente dorata dal sole, capelli lunghi e scuri a scendere sulle spalle, mostrava degli occhi peduncolati e un labbro verrucoso che la facevano sembrare una civetta. Addosso aveva un camicetta damascata, trasparente, sbottonata sul davanti, che lasciava intravedere l'inizio dei seni gelatinosi, ma non tali da mandare in fumo i miei sogni.
Tutt'a un tratto, dall'altra parte della strada, un taxi arrestò la corsa delle ruote a lato del marciapiede. Soltanto quando vidi Wanda, illuminata dalla luce di un lampione, scendere dalla vettura e dirigersi verso il portone dell'edificio, mi accorsi della sua presenza.
Senza perdere tempo mi precipitai fuori dalla caffetteria. Passando accanto alla tipa dal labbro verrucoso, preso come ero dalla fretta di raggiungere Wanda, incespicai e diedi un colpo di gomito al braccio della ragazza che stringeva nella mano un bicchiere di Coca-Cola. Parte della bevanda le si rovesciò sulla camicetta arrecandole un danno. Mentre mi allontanavo non feci caso alle ingiurie e insulti che la ragazza mi scaraventò addosso. Raggiunsi l'uscita della caffetteria e mi precipitai sul marciapiede opposto incurante delle automobili che in quel momento transitavano nei due sensi di marcia della strada. In un batter d'occhio mi ritrovai alle spalle di Wanda nel momento in cui stava per infilare la chiave nella serratura del portone.

Prima di abbracciarla la chiamai per nome. Lei si girò e volse lo sguardo nella mia direzione senza tradire nessuna emozione. La strinsi a me e la baciai mentre mi si spezzava il cuore per l'emozione. Quando le nostre labbra si staccarono non mi venne da dirle niente, ma solo di stringerla ancora più forte a me. Lei, in effetti, non corrispose al mio bacio, anzi, mi obbligò, spingendomi via con le mani, a staccare il viso dalla sua persona, dopodiché mi guardò fisso negli occhi.
- Beh, che significa questa pagliacciata? Posso sapere il motivo della tua visita? Non credo avessimo un appuntamento stasera.
- Per tre giorni ho seguitato a chiamarti al cellulare. L'ho fatto a tutte le ore del giorno e della notte senza mai ricevere nessuna risposta. Allora ho cominciato a preoccuparmi e sono venuto qui. Ho fatto male?
- Eri preoccupato per la mia salute?
- Se devo essere sincero non è questo il vero motivo della mia venuta. Ho avuto paura che ti incontrassi con qualcun altro. Allora mi sono appostato davanti alla tua abitazione in attesa che tornassi a casa. E poi ho una gran voglia di fare l'amore con te, non ci credi?
- Non ti è passato per la mente che non c'avessi voglia di parlare né vedere nessuno, nemmeno te?
- Perché? - dissi confuso.
- A volte preferisco starmene sola e non parlare con nessuno per giorni, non te ne sei mai accorto, vero?
- C'è un altro nella tua vita?
- Ma dai, davvero vuoi farmi credere che sei pazzo di gelosia? No, non ci credo, tu non sei il tipo dall'essere geloso per una come me.

Dopo avere ascoltato quelle parole mi soffermai a guardarla tutta. Wanda indossava una camicetta con dei seni gonfi oltre il normale. Vestiva un giacca leggera e degli stivali con tacchi alti che le arrivavano fino alle ginocchia, mentre le cosce erano parzialmente coperte da una minigonna di jeans. Le cinsi le mani attorno ai fianchi e l'attirai di nuovo verso di me con decisione. Le dissi di sì, che ero molto geloso. E che avevo voglia di fare l'amore con lei, subito, alla nostra maniera, perché solo con lei mi era permesso di scopare in un certo modo.
- Stai buono... - disse allontanandosi da me, poi si guardò intorno come se volesse accertarsi di non essere vista da qualcuno mentre la tenevo abbracciata.
- Sono venuto a cercarti perché ti amo. Lo trovi strano? Ormai non posso avvicinare qualsiasi altra donna che non sei tu.
- So bene perché mi vieni a cercare... e lo sai anche tu, vero?
- Non è soltanto per quello che immagini.
- Tu sei una persona perbene e mi piace scopare con te, ma hai un terribile difetto: manchi di ambizione.
- Perché dici questo?
- Ormai ti conosco fin troppo bene. Sei il classico tipo d'uomo che si accontenta di quello che ha ottenuto. Io invece sono ambiziosa e non sono mai contenta di quello che ho. Voglio ottenere sempre di più. Mi sembra normale, no?
In quel momento ebbi la certezza che Wanda e io eravamo diversi, molto diversi, ma se da parte sua non c'era neppure l'ombra di un vero amore ero certo che provava comunque una forte attrazione verso di me, soprattutto per il modo in cui eravamo soliti fare l'amore. Ero consapevole che la nostra relazione sarebbe potuta appassire da un giorno all'altro, magari anche per noia, e avremmo finito per smettere di vederci e telefonarci, ma sapevo altrettanto bene che non era ancora sopraggiunto quel momento.
- Ti desidero, ti amo con tutto me stesso. In questi tre giorni non ho fatto altro che pensare a te, e maledirti.
- Sei l'ultimo uomo al mondo ancora capace di dire queste cose a una donna. I tipi con cui ho scopato prima di te non le hanno mai dette queste parole, tu invece... Sei divertente e anche molto ingenuo, ma voglio supporre che sei sincero. - disse mentre congiungeva le labbra carnose con una smorfia, esibendo la civetteria di sempre.
- Queste parole non le ho mai dette a nessun'altra donna, ma solo a te.
- Sta a vedere che ti sei innamorato di me e non me ne sono manco accorta. - disse passandomi la mano nei capelli, scompigliandoli tutti, poi avvicinò il viso al mio, nel modo sfrontato che mi attraeva tanto, perché vedessi da vicino quanto fossero irriverenti i suoi occhi.

Mi gettò le braccia attorno al collo e mi offrì la bocca. Mi baciò e subito avvertii la punta della sua lingua che si legava alla mia. Mi passò più volte i polpastrelli sulle sopracciglia, e sulle labbra, mentre i suoi occhi seguitavano ad essere angosciati come se stesse trattenendo la voglia di piangere, ma sapevo bene che non era il tipo per farlo, forse era solo stanchezza la sua. Le nostre labbra si congiunsero, le lingue incominciarono a battagliare vellicandosi una contro l'altra. Lasciò che la baciassi a lungo riempiendomi la bocca della sua saliva, attorcigliandosi a me.
- Anch'io ti desidero. - disse infine. - Mi hai fatto venire voglia di scoparti.
Mi prese per mano e mi accompagnò oltre il portone del condominio. Seguitammo a baciarci dentro la cabina dell'ascensore mentre raggiungevamo la sua abitazione al settimo piano dell'edificio.

Appena dentro l'appartamento la denudai e lei fece lo stesso con me liberandomi degli abiti che avevo addosso. Quando abbracciai il suo corpo nudo fu eccitante sentire, a contatto della mia pelle, i capezzoli ritti dalle piccole corolle granulose. Baciai ogni centimetro del suo corpo nudo, a cominciare dalle tette, odorando il profumo che emanava la sua pelle. Quando lasciai cadere la mano nel mezzo delle sue cosce, coccolando la passera calva, mi ritrovai le dite bagnate dal suo umore.
- Mi piace sentirmi bagnata. - disse senza alcun imbarazzo, io invece mi compiacqui per averle suscitato quello stato di eccitazione.

Si sdraiò sul letto e appoggiò la schiena sulle coperte. Divaricò le cosce per fare posto al mio viso che subito attirò al suo sesso facendomi intuire cosa desiderava che facessi. Quando cominciai a succhiarle il clitoride avvertii subito che pulsava, rigonfio, ed eccitato. Lei chiuse gli occhi e si concentrò nel soddisfare il proprio appagamento, mostrandosi come sempre egoista. In quei momenti, sentendola gemere di piacere mentre le spompinavo il clito, dimenticai persino che per tre giorni non si era mai fatta sentire.
Passando la lingua sul suo minuscolo sesso, succhiandolo, mordicchiandolo, snocciolandole dei baci, scosse ripetutamente il capo torcendosi nel letto. Le piaceva che la facessi godere in quel modo con la bocca. Di solito impiegava poco per raggiungere l'orgasmo, ma quella sera ci mise più tempo del solito.
Seguitai a leccarle la passera fino allo sfinimento delle forze, esaltandomi nel sentire uscire dalla sua bocca dei gemiti concitati mentre si cullava nella vertigine della passione, a conferma di una estrema soddisfazione.
Alla fine un lungo lamento sconvolse il suo corpo riempiendolo di brividi da capo a piedi. Subito dopo, bagnata fradicia, volle che la scopassi.
Mentre l'utero sussultava, contraendosi a dismisura sul cazzo, strangolando la cappella, eiaculai quasi subito venendo dentro di lei tanto ero eccitato.
Il mattino seguente, quando aprii gli occhi, Wanda stava coricata sul letto accanto a me. Nuda mi porgeva quanto aveva di più prezioso: il culo. Tutt'a un tratto, nel riassestarsi, girò il capo dalla mia parte, aprì le palpebre e ancora assonnata si rivolse a me.
- Se lo desideri vado di là, preparo la colazione, e ritorno. - disse con una espressione senza pace del viso da cui trapelava una eccitante forma d'inquietudine.
Assentii col capo un paio di volte prima di rimettermi a dormire, certo che insieme al latte e ai croissant avrebbe sciolto nel latte quelle particolari polveri che le avrebbero riempito l'intestino di gas. Quella dei peti era una delle fantasie erotiche con cui sapeva maggiormente gratificarmi facendomi godere oltre il normale.

Mi svegliai verso le nove di mattina. Wanda aveva di nuovo preso posto nel letto. Allungai una mano sul suo corpo nudo e l'attirai a me impaziente di fare l'amore. Mi piaceva fare del sesso con lei, con nessun'altra donna ho provato quel miscuglio di affettività e desiderio sessuale che Wanda mi ispirava. Dopo un po' che facevamo all'amore si mise a quattro zampe sul letto. Ho ancora impresso nella mente l'immagine del culo di Wanda sollevato davanti a me quando dall'ano lasciò sfuggire una sequela di flatulenze, emesse in breve successione, i cui odori e rumori già in tante occasioni mi avevano provocato fantastiche erezioni.
Wanda possedeva una singolare maestria nel controllo dei muscoli addominali, ma soprattutto dello sfintere del culo che le consentiva di emettere flatulenze a suo piacimento. Infatti, modificando a suo e mio piacimento il tipo di alimentazione poteva emettere peti diversamente aromatici, e io mi eccitavo a annusarne questi aromi mentre la scopavo, specie se lo facevo nella postura alla pecorina.
Averla lì nuda, a quattro zampe, piegata in avanti, che si massaggiava la pancia, emettendo peti, mentre la scopavo inspirando a pieni polmoni l'aroma procurato dalle roboanti fuoriuscite d'aria dal culo, era quanto di meglio mi potesse capitare facendo l'amore con una donna.

L'amore non è fatto di misteri. Su questa terra ci si sta una volta sola e per tutto il tempo occorre starci bene e con Wanda ci stavo davvero bene. E' un vero peccato che si sia sposata con il direttore della filiale di Parma, cui era impiegata insieme a altre trecento persone, e sia andata a scoreggiare a Milano dove è andata a abitare. D'altronde non mi aveva mai nascosto le sue ambizioni.
Sta di fatto che in quella occasione, mentre la scopavo, il mio sguardo andò a posarsi sul crocifisso appeso alla parete della stanza da letto. E per un breve istante ebbi la sensazione che il cristo inchiodato in croce si fosse liberato di una delle mani, inchiodate al legno, e si fosse tappato il naso per non sentire l'odore dei peti... ma era soltanto una illusione la mia, forse...

 
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