Provocazioni al matrimonio di Adrock, da I racconti di Milu

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<Jocker>
view post Posted on 17/1/2011, 23:02     +1   -1




Quanto segue è realmente successo qualche giorno fa, al matrimonio di mia cugina.
Eravamo a pranzo in un grandissimo casale e fra un bicchiere e l’altro, io e gli altri ragazzi seduti al mio tavolo cominciamo a guardare le altre invitate al matrimonio, sedute dal lato dello sposo. C’erano alcune donne davvero belle e fra di queste ne notai una che era particolarmente scatenata nel ballo. Era alta, sulla trentina, capelli castani e con la frangia; vestita con dei pantaloni attillati di pelle neri e un vestito bianco con sopra una cintura. Feci notare la cosa agli altri e questi mi incoraggiarono per mandarmi a ballare con lei. Non sono generalmente uno a cui piace ballare, ma avevo bevuto abbastanza ed ero pronto a tutto. Mi alzai e molto gentilmente le dissi.
«Non vorrei sembrarle indisponente, ma sono rimasto estasiato dalla sua bellezza…»
«Grazie, sei molto carino! Ti va di ballare?»
Non me lo feci ripetere, e ballammo per un po’. Erano canzoni abbastanza moderne ed io non perdevo l’occasione per avvinghiarmi a lei. Anche lei dal suo lato si avvicinava sempre di più, e ad un certo punto si voltò dandomi la schiena, e mi poggiò il culo sul pacco. La mia felicità si fece sentire subito e lei ne sembrò contenta. Finito il ballo, ci scambiammo un bacio sulle guance e fra gli applausi di tutti, tornammo a sederci. La cena continuò, ma ad un tratto la donna si alzò dal tavolo per prendere una boccata d’aria. Ammiccò verso di me, ed io la seguii. Andammo al pian terreno dell’edificio a prendere una boccata d’aria. Ci presentammo finalmente e conversammo per qualche tempo. Finché lei non prese in mano la situazione e mi chiese:
«Non è che ti va di scopare?»
Io di certo non mi aspettavo questa domanda, quindi rimasi un paio di secondi in silenzio prima di risponderle.
«Beh… perché no?»
Lei mi prese per mano e mi portò nel bagno del ristorante al primo piano. Era abbastanza grande per ospitare almeno quattro-cinque persone, quindi ci si muoveva benissimo. Dietimo due girate di chiave alla serratura, anche se non c’era nessuno nel piano poiché tutti erano nel salone di sopra. Posai le mie mani sul suo culo, mentre lei metteva le sue sui miei fianchi, avvicinandoci. Lei infilò una gamba in mezzo alle mie per tastare la consistenza del pacco.
«Ammettilo: prima te l’ho fatto rizzare un bel po’…»
«Solo se tu ammetti che ce l’hai bagnata.»
«Che sboccato che sei!»
«Senti chi parla… conviene che ti cucio la bocca.»
Le accarezzai il volto passandole il pollice sulle labbra, che lei dischiuse per far uscire la lingua e leccare la mia mano. Le infilai indice e medio nella bocca per umidificarle poi, senza troppe cerimonie, la feci girare e le calai i pantaloni più che aderenti. Lei si appoggiò al muro del bagno con le mani mentre le spostavo di lato il perizoma e le infilavo le dita bagnate nella figa. Era un pochettino pelosa e, come avevo previsto, era bagnata. La masturbai con decisione, penetrandola in profondità con le dita, che nel frattempo da due erano diventate tre. Mi inginocchiai per leccarle il clitoride. Lei cominciò ad emettere versi di goduria. Tolsi la mano e attaccai la bocca alla vagina, leccandogliela, succhiandogliela e mordendola. Durante tutto questo, non staccai mai le labbra dal suo tesoro. Dopo qualche minuto, probabilmente stufa di essere il soggetto passivo della situazione, andò verso il lavandino. Tirò fuori le tette dallo scollo del vestito, prese del sapone dal dispenser e se lo spalmò per bene su di esse, sui grandi capezzoli. Dopodiché si bagnò le mani e cominciò a lavarsele. Mi venne di nuovo vicino, si accucciò e vogliosissima mi tirò fuori il cazzo che era in tiro. Sollevando le tette, me lo fece infilare da sotto e lo fece emergere da sopra. Scivolava che era un piacere. Mi masturbò con le sue morbide tettone, dimostrando di saperci fare. Ogni tanto smetteva per prendermelo con una mano e masturbarlo normalmente, mentre con la lingua me lo scappellava.
Stavo per venire, quindi non persi tempo e la feci smettere. Lei però, una volta fatta tornare in piedi, era rimasta attaccata al mio cazzo con una mano e mentre mi fissava con uno sguardo acceso di piacere, continuava a masturbarmi rapidamente.
«Smettila, se non vuoi che ti sborro sul vestito»
«Allora sborrami dentro!»
Lasciò la presa, si piegò a novanta tenendo le mani sul bordo del lavandino e io non stetti di certo a guardare. Posai le mani sui suoi fianchi e una volta indirizzato per bene, glielo infilai nella figa tutto in una volta. Lei gridò di piacere mentre ritmicamente la scopavo.
«Sei proprio uno stallone… aah! AAH!!! SIII!!! PIU’ VELOCE!!! Oh mio Dio, non pensavo potesse entrare così dentro!!!»
La sua figa era calda e sufficientemente larga da poter essere fottuta tranquillamente. Le sborrai dentro il suo ventre dopo non molto tempo. Ma avevo ancora qualche colpo in canna, quindi la feci sedere sul lavandino e le ruppi il culo. Lei non se lo aspettava, quindi gridò di dolore.
«Fa male, basta!!!»
«Così impari a scuotermelo addosso, puttana.»
Lei cercò di divincolarsi, ma dopo qualche istante cessò di ribellarsi e si lasciò penetrare il culo in pace.
«No, dai… ti prego… basta… ooh… OOH! CONTINUA!!! DAI, SEI UN GRANDISSIMO FIGLIO DI PUTTANA!!! APRIMI IL CULO!!!»
Ci insultammo in continuazione finché non venni di nuovo, ma stavolta nel culo. Lei si rimise in piedi, ma non riusciva a piegarsi per raccogliere i pantaloni. La rivestii, mentre dal suo culo grondava il mio sperma. Fortunatamente i pantaloni non si erano macchiati all’esterno. Ci impiegai non poco a rimetterle i pantaloni, visto che i pantaloni erano troppo attillati. Una volta usciti dal bagno, la vidi camminare faticosamente. Cercai di aiutarla quanto meno a salire le scale, dopodiché mi avviai al mio tavolo, tra gli sguardi stupefatti dei miei amici, che osservavano la donna che avevo scopato faticare a sedersi per via del culo rotto.
 
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