| Il titolo, stampato a caratteri cubitali, nella rubrica consacrata all'Hi-Tech della Gazzetta Padana, attirò l'attenzione di Roberto. Svolgere la professione di cameraman per un network televisivo era uno dei sogni che coltivava da quando era adolescente, finalmente avrebbe avuto la possibilità di concretizzarlo, pensò.
Conseguita la maturità scientifica si era iscritto alla facoltà di lettere, scegliendo come indirizzo lo studio dei beni artistici, teatrali, cinematografici e dei nuovi media, ma avrebbe abbandonato volentieri l'università se gli fosse capitata l'opportunità di intraprendere la professione di cameraman.
L'articolo comparso sul giornale faceva riferimento a un corso teorico pratico che da lì a poco si sarebbe tenuto in città. L'iniziativa, promossa dal Centro Cinema del Comune, era limitata a soli quindici allievi. Motivo per cui non sarebbe stato facile per chiunque fare parte del ristretto gruppo dei prescelti, soprattutto per chi come lui non poteva vantare conoscenze da cui farsi raccomandare.
Avere l'opportunità di utilizzare e conoscere differenti modelli di telecamere, apprendere dalla viva voce di professionisti il linguaggio della composizione fotografica e dell'inquadratura, sapere fare fronte alla necessità di ricoprire più ruoli all'interno di una troupe televisiva, con la possibilità di eseguire il montaggio delle immagini in precedenza registrate, operare al mixer video e alla messa a punto di un set televisivo, era una occasione che Roberto non voleva assolutamente lasciarsi sfuggire.
Il giorno stesso della comparsa dell'articolo sul giornale fece visita agli uffici comunali preposti per ricevere informazioni più dettagliate in merito al corso.
L'impiegata del Centro Cinema, una donna piacente, dalle forme giunoniche, seppure non più giovane, gli illustrò quali fossero le modalità di accesso al corso. Si intrattenne a parlare a lungo con l'impiegata conquistato dalla strana sensualità che emanava quella donna seppure non più giovane.
Non gli fu difficile assicurarsi i suoi favori consapevole del fascino che esercitava sulle femmine. La invitò a cena senza farsi scrupolo della differenza di età e lei accettò. Ma invece che recarsi al ristorante trascorsero la serata in un pub ad ascoltare musica e bere birra, dopodiché lei lo invitò a salire nel suo appartamento.
Quella sera stessa scoparono. Roberto si fece da prima succhiare la cappella, poi la inculò soddisfacendo la richiesta pervenutagli dalla donna che volle assumere la posizione dell'ostrica viennese.
Nonostante avesse fatto l'amore con diverse ragazze, nelle situazioni e nei modi più impensati, non gli era mai capitato di fare l'amore nella posizione dell'ostrica viennese. Quando Giulia gli suggerì di scoparla in quel modo si trovò a disagio, ma il culo della donna visto da quella posizione era così seducente che le seppellì il cazzo nell'intestino. Sborrò quasi subito per la troppa eccitazione che si portava addosso, scaricandole nelle viscere tutto lo sperma che serbava nelle palle.
Le volte successive Giulia pretese di essere scopata sempre in quel modo, assumendo la faticosa postura dell'ostrica viennese. I loro incontri si protrassero per qualche settimana, poi andarono a scemando fino a quando ognuno prese strade diverse.
Alla pubblicazione della graduatoria Roberto si ritrovò a occupare il primo posto degli allievi selezionati. Per rientravi non fece ricorso ad alcun tipo di raccomandazione, si occupò soltanto di scopare Giulia, la segretaria del Centro Cinema.
Nei mesi di frequentazione del corso di cameraman, oltre ad assistere alle lezioni teorico pratiche, fece tirocinio negli studi di una emittente televisiva locale. Lo fece per impratichirsi nel mestiere, senza pretendere alcun compenso, rendendosi disponibile tutte le volte che era libero da impegni con l'università.
Gli piaceva collaborare con i membri dello staff della emittente televisiva anche se ciò lo teneva impegnato più del necessario. Ma lo considerava uno scotto necessario da pagare per raggiungere una adeguata professionalità, soprattutto se voleva essere assunto dalla medesima emittente una volta terminato il corso.
Ben presto scoprì che il mestiere di cameraman, specie se esercitato in uno studio televisivo, era monotono. Sottostare a regole precise ed eseguire le inquadrature che il regista stabiliva lo rendeva insoddisfatto. Rimanere per delle ore in piedi dietro al view-finder, lo annoiava. Non sopportavo il caldo dei riflettori, le lunghe attese, e i tempi morti. Infine si convinse che i componenti della equipe della emittente televisiva di cui faceva parte, considerassero lui e gli altri cameraman soltanto degli schiaccia bottoni capaci solo di manovrare telecamere super attrezzate, e non dei tecnici in grado di rappresentare con le inquadrature il meglio delle immagine che gli stavano dinanzi.
Al lavoro di cameraman in studio preferiva quello della strada, quando poteva riprendere immagini con il camcorder sistemato sulla spalla. Solo lì poteva dare lustro al senso estetico, al colpo d'occhio, all'estro, alla fantasia e creatività, documentando gli eventi che sarebbe andati in onda nel telegiornale dell'emittente per cui lavorava senza tralasciare nella ripresa delle immagini alcun elemento essenziale.
Gli fu sufficiente lavorare per un anno intero rinchiuso fra le mura di uno studio televisivo per convincersi che il mestiere del cameraman non era adatto a lui. Avrebbe voluto riprendere di nuovo contatto con la cerchia di amici e amiche dell'università e soprattutto riprendere a scopare più spesso, perché da quando aveva interrotto gli studi universitari per dedicarsi al lavoro di cameraman la figa gli era venuta a meno. Aveva ricominciato a masturbarsi rimpiangendo persino le scopate nella postura dell'ostrica viennese fatte con Giulia, l'impiegata del Centro Cinema con cui aveva intrattenuto una breve relazione.
La notizia che Channel Sex, una delle più importanti emittenti televisive nazionali, stava cercando personale per ampliare gli organici della propria sede milanese lo intrigò parecchio. Riprendere con la telecamera i coiti di attori e attrici protagonisti di film pornografici gli mise addosso una forte eccitazione. Si presentò negli uffici della emittente di Corso Buenos Aires per un colloquio informale. Dopo una settimana fu contattato per un periodo di prova.
A Channel Sex il lavoro non era come se l'era immaginato. Non c'era nessun film pornografico da realizzare, il lavoro consisteva nell'inquadrare le pornostar che prendevano posto sopra un divano, al centro del set, e si spogliavano davanti all'obbiettivo della telecamera, sollecitando i telespettatori a comporre dei numeri di telefono dal costo eccessivo, mentre si esibivano mimando inesistenti orgasmi.
Non c'era niente di eccitante nello stare dietro alla telecamera a riprendere quelle scene. Tutto era finto, persino di cattivo gusto, eppure le telefonate dei telespettatori giungevano numerose in regia accompagnate dalle voci rauche di chi si sparava delle seghe in diretta televisiva fissando lo sguardo fra le cosce delle pornostar che fingevano orgasmi protraendo le conversazioni con i telespettatori per guadagnare denaro.
Un pomeriggio, mentre camminava per le strade del centro, incontrò di nuovo Giulia. Stava in compagnia di un uomo molto più giovane di lei e lo teneva sottobraccio. Quando i loro sguardi si incrociarono lei fece finta di non vederlo, e lui fece altrettanto.
Ormai erano lontani i tempi in cui aveva lavorato a Channel Sex. Dopo quella esperienza, durata solo un paio di mesi, aveva ripreso gli studi universitari e si era laureato. Ragazze ne aveva avute diverse, tutte belle e disposte a farsi scopare, ma con nessuna gli era riuscito di farle assumere la posizione dell'ostrica viennese. Alcune ci avevano persino provato a caricare le gambe in quella postura senza però riuscirvi, altre si erano rifiutate di farlo perché se ne vergognavano. A Roberto rimase un grande rimpianto delle scopata fatte con Giulia nella posizione dell'ostrica viennese, ma non disperò di riuscire a ripetere quel tipo di esperienza prima o poi.
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