Roberta e il certificato di idoneità fisica, dal web

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°Monique°
view post Posted on 29/7/2010, 14:42     +1   -1







La mia fidanzata Roberta aveva necessità di ottenere il certificato di idoneità fisica alla pratica sportiva, che le sarebbe stato rilasciato dall’Ospedale Militare. Mi pregò quindi di accompagnarla, dicendomi che così si sarebbe sentita più tranquilla in un ambiente dove sarebbe stata, probabilmente, la sola ragazza presente. Parcheggiammo nel cortile dell’Ospedale, e Roberta, uscendo dalla macchina, provocò la prima salva di apprezzamenti, certamente dovuti al fatto che aveva una minigonna notevolmente mini (scendendo le si erano viste le mutandine bianche) ed una maglietta polo sotto la quale il reggiseno non nascondeva affatto i capezzolini che sembravano bucare la stoffa di cotone giallo. I commenti, a voce abbastanza alta da poterli udire comodamente, andavano dall’uso che avrebbero fatto i soldati delle tette di Roberta, ad inviti ad usare la bocca per suonare il flauto a pelle (“Chilla tiene ‘na vocca ‘e bucchini” fu il commento di un militare evidentemente napoletano), a commenti sul culo a mandolino di Roberta che lei lasciava ondeggiare con un movimento ritmico e regolare decisamente affascinante. Salimmo le scale dell’Ospedale, e ci recammo nella zona destinata alle visite. Un caporale, decisamente affascinato dalle tette di Roberta, dalle quali non riusciva a staccare lo sguardo, ci fece entrare nella stanza, sfiorando distrattamente il culo della mia fidanzata mentre lei passava la porta, e ci disse di attendere. Seduti sulle sedie, stavamo aspettando, quando la porta improvvisamente si aprì, lasciando entrare almeno quindici militari, alcuni dei quali erano quelli che avevamo già incontrato in cortile. Uno di loro chiuse la porta, a chiave, mentre gli altri fissavano Roberta con evidente desiderio.
- Nuda!
- Facci vedere le tette, zoccola!
- Hai una bocca da bocchinara, troia!
- Dai, figona, spogliati!
- La figa! Vogliamo la figa!
- Il culo!
Erano assatanati, e Roberta era spaventata, e si vedeva benissimo, ma questo sembrava eccitarli ancora di più.
Visto che lei non si muoveva, due di loro la fecero alzare, e la portarono al centro della stanza. Gli altri le furono addosso in un lampo, le sfilarono la maglietta, le tolsero la gonna. Roberta rimase in reggiseno e mutandine e sembrava incapace di reagire, mentre venti mani le accarezzavano le tette, togliendole il reggiseno, ed altre venti iniziavano a levarle le mutandine, facendole allargare le gambe per poterle toccare la fica.
Roberta chiuse gli occhi, mentre un gemito di dolore e piacere le sfuggiva dalle labbra, e si abbandonò al piacere di essere frugata, accarezzata, toccata, leccata, baciata: le sue tette erano ormai bagnate dalle leccate dei militari, i capezzoli mordicchiati erano eretti e turgidi, le labbra della fica erano aperte e dita di tutte le dimensioni entravano ed uscivano dalla sua fessura ormai dilatata.
- Così, troia!
- Sei già tutta bagnata, puttana!
- Dillo che ti piace!
La fecero sdraiare sulla scrivania, le allargarono le gambe in maniera quasi oscena, mentre iniziavano a spogliarsi.
Roberta era lì, offerta a tutti gli sguardi, ancora palpata in ogni angolo, gli occhi semiaperti, il respiro affannoso.
Il primo cazzo le arrivò sulle labbra, lei aprì la bocca, ingoiandolo, e succhiandolo, movendo la bocca avanti ed indietro, con un rumore di risucchio, mugolando.
Subito altri cazzi le sfregarono le guance, le vennero strusciati sulle tette, sui capezzoli, le vennero messi in mano per una sega.
Roberta succhiava, leccava, ingoiava cazzi, masturbava cazzi, soddisfaceva cazzi con le tette, con le mani, con la bocca, mentre quelli si davano il cambio, e chi veniva sostituito continuava ad accarezzarle la fica, a palparle il culo, a succhiarle i capezzoli, in un continuo.
Il primo a chiavarla fu il napoletano, mentre Roberta leccava due cazzi contemporaneamente ed aveva altri due cazzi nelle mani, e così continuarono, finchè tutti e quindici non furono passati nella fica, nella bocca o nelle mani di Roberta.
Ma non gli bastava: ora volevano divertirsi. E ancora non erano venuti, mentre, ne ero certo, Roberta aveva goduto almeno due o tre volte, a sentirsi sfondare la fica da quindici cazzi diversi.
- La stecca!
Gridò uno, e gli altri entusiasticamente approvarono.
Comparve la stecca, un trofeo di legno di circa due metri di lunghezza, dalla forma decisamente fallica: lo avvicinarono alla bocca di Roberta, che aprì le labbra, avvolgendone la punta dalla forma di glande, iniziando un pompino che portò al visibilio i militari.
- In fondo!
- Succhialo, puttana!
- Che troia!
- Leccalo bene!
Roberta continuava nel suo pompino, leccando la punta, come se fosse un cazzo vero.
La ridistesero sulla scrivania, le gambe spalancate.
La fica di Roberta colava, un filo bianco andava verso il buchetto del culo, anch’esso offerto alla vista.
La stecca, manovrata abilmente, penetrò nella fica di Roberta, aprendola oscenamente, ed iniziò un lento movimento in avanti ed in indietro.
Mentre quel cazzo di legno la chiavava, Roberta si trovò la bocca nuovamente piena di cazzi, ma adesso erano i cazzi ad infilarsi tra le labbra della mia fidanzata, e ad uscirne, mentre lei stava immobile, quasi volesse farsi chiavare anche la bocca, oltre che la fica.
Ma non gli bastava: ora volevano divertirsi. E ancora non erano venuti, mentre, ne ero certo, Roberta aveva goduto almeno due o tre volte, a sentirsi sfondare la fica da quindici cazzi diversi.
- La stecca!
Gridò uno, e gli altri entusiasticamente approvarono.
Comparve la stecca, un trofeo di legno di circa due metri di lunghezza, dalla forma decisamente fallica: lo avvicinarono alla bocca di Roberta, che aprì le labbra, avvolgendone la punta dalla forma di glande, iniziando un pompino che portò al visibilio i militari.
- In fondo!
- Succhialo, puttana!
- Che troia!
- Leccalo bene!
Roberta continuava nel suo pompino, leccando la punta, come se fosse un cazzo vero.
La ridistesero sulla scrivania, le gambe spalancate.
La fica di Roberta colava, un filo bianco andava verso il buchetto del culo, anch’esso offerto alla vista.
La stecca, manovrata abilmente, penetrò nella fica di Roberta, aprendola oscenamente, ed iniziò un lento movimento in avanti ed in indietro.
Mentre quel cazzo di legno la chiavava, Roberta si trovò la bocca nuovamente piena di cazzi, ma adesso erano i cazzi ad infilarsi tra le labbra della mia fidanzata, e ad uscirne, mentre lei stava immobile, quasi volesse farsi chiavare anche la bocca, oltre che la fica.
Il ritmo della scopata bestiale aumentò, mentre Roberta godeva ancora una volta, ansimando come una vacca alla monta.
- è venuta, la troia!
- Gode!
- Ti piacciono i cazzi grossi eh?
Roberta annuiva, passandosi la lingua sulle labbra, ormai voleva solo essere chiavata, voleva godere, voleva continuare, voleva cazzi e cazzi.
I militari erano adesso in circolo, intorno a Roberta, che circondata da una selva di cazzi durissimi, li leccava, passando dall’uno all’altro, alternando leccate, pompate, succhiandoli, prendendoli in bocca, leccando le palle.
Le sue tette erano strizzate, tirate, i capezzoli tesi quasi fino a strapparli, mentre Roberta, in mezzo al gruppo, sbocchinava a turno tutti.
- La mascotte!
Tutti si girarono, mentre dalla porta entrava un pastore tedesco, tenuto al guinzaglio.
L’animale, evidentemente attirato dall’afrore della fica di Roberta, si diresse verso di lei, annusandola.
La cosa sembrò eccitare i militari, che distesero Roberta sulla scrivania, aprendole le gambe, e lasciando che il cane iniziasse a leccare, con lunghi colpi di lingua, la fica della mia fidanzata, che iniziava, sotto quel massaggio, a godere nuovamente.
Poi fu il turno di Roberta: si inginocchiò sul pavimento, prendendo in mano il grosso cazzo rossastro del cane, ed iniziando a leccarlo, sempre più avidamente, sino a spalancare la bocca e ad ingoiarlo, iniziando a spompinarlo, con la bocca che andava su e giù, freneticamente, sempre più forte.
La mano di Roberta era fra le sue cosce aperte, e stava accarezzando la fica.
La bocca continuava il suo lavoro, quel pompino bestiale ed affascinante, marciando su quel palo di carne pulsante, che ingoiava e risputava.
Un rivolo bianco apparve fra le labbra di Roberta, che si lasciò inondare la bocca dalla sborra dell’animale, mentre continuava il pompino, quasi non potesse più staccarsi.
Ma venne costretta in ginocchio, mentre il cane iniziava a montarla, mentre il suo cazzo penetrava nella fica di Roberta, ed iniziava a chiavarla, mentre Roberta, ora, godeva come una porca, gridando frasi oscene, mentre i cazzi dei militari tornavano ad infilarsi nella sua bocca, e le sborravano in gola, uno per volta, fino a che non fu ricoperta da sborra, che continuava a leccare con la lingua, per ingoiarla.
 
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