Non avevamo fatto bene i conti ..., dal web

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°Monique°
view post Posted on 17/4/2010, 13:55     +1   -1




Non avevamo fatto bene i conti, ed eravamo rimasti a corto di soldi. Il che potrebbe non essere un problema, a meno che non siate all’estero in vacanza e vi accorgiate di dover rinunciare ad una settimana di vacanza, anche risparmiando al massimo. Peccato, perchè Londra era uno schianto, e la vacanza veramente fantastica. Ne parlavamo, io e Francesca, cercando di trovare una soluzione, ma nulla da fare: anche lesinando all’osso, e rinunciando al superfluo, non ce la facevamo lo stesso. La sola soluzione che mi era venuta in mente era quella di chiedere al portiere dell’alberghetto dove eravamo se accettava di essere pagato con un assegno postdatato, che avemmo coperto una volta rientrati in Italia: cosi avremmo potuto sfruttare quei pochi soldi in contanti per la settimana in pericolo di saltare. Scendemmo dalla stanza per parlare con il portiere, al quale spiegammo la situazione in modo chiaro e semplice. Altrettanto chiaramente, quello ci rispose che non se ne parlava nemmeno: era stato fregato diverse volte da cose del genere e non si fidava più, anche se si vedeva, ci disse, che eravamo ragazzi a posto. Francesca stava per mettersi a piangere, dalla rabbia, ed io non sapevo più cosa fare; non avevo cose da vendere per realizzare subito danaro. Mentre pensavo, mi accorsi che il portiere stava osservando con attenzione le tettone di Francesca, fasciate da una maglietta attillata che lasciava ben poco spazio alla immaginazione. La cosa mi ha sempre eccitato da morire, perchè amo vedere la mia donna esposta agli sguardi degli altri, specie se poco vestita o in situazioni eccitanti. Ma non in quel momento. Stavo per intervenire, quando il tizio riprese a parlare, senza smettere di lumarsi gli occhi sul tettame di Francesca. C’era, ci disse, una soluzione possibile, sempre che ci andasse: lui conosceva un fotografo che aveva uno studio nelle vicinanze ed era sempre in cerca di modelle, sopratutto se dilettanti e – ccntinuò guardando le tette della mia ragazza – ben fornite. In cambio delle pose, era disposto a pagare: non molto, ma quel che ci sarebbe stato sufficiente per trascorrere quella settimana in più che ci era venuta a mancare improvvisamente. Alla parola foto, Francesca si fece attenta, e chiese al portiere che tipo di foto erano. Quello tirò fuori una rivista da sotto il banco, una di quelle riviste semiporno, dove accanto a foto hard ci sono anche foto di nudo glamour, e ce la mostrò. Sfogliammo le pagine, io col cuore in affanno e Francesca lievemente eccitata, lo sentivo dal lieve tremito delle mani che sfioravo girando le pagine. Le foto di ragazze nude erano relativamente caste, rispetto a quelle ben più esplicite che riempivamo almeno metà di quella rivista. Restityuimmo la rivista al portiere, ci guardammo negli occhi io e Francesca, e dicemmo al tizio che ne avremme discusso e gli avremmo fatto sapere più tardi. In camera non ci fu il tempo di parlare a lungo: eravamo eccitati dalle foto appena viste e dalla potenziale situazione che ci si stava prefigurando, per cui facemmo l’amore senza perdere tempo, ma una volta terminato di scopare, parlammo della cosa. Francesca voleva assolutamente la settimana che avevamo programmato, e se per averla doveva farsi fotografare con le tette di fuori, ok, andava bene. Io non avevo voce in capitolo, e se la avessi avuta, sarei stato favorevolissimo: la sola idea di vedere Francesca posare nuda, e le sue foto pubblicate su una rivista mi faceva letteralmente sbavare. La sera, quando scendemmo, riferimmo al portiere che andava bene e che ci dicesse dove dovevamo andare. Lui alzò la cornetta del telefono, formò un numero e dopo pochi istanti riferì al suo ignoto interlocutore che aveva una ragazza disponibile “al servizio”, come disse lui. La risposta doveva esser stata positiva, poichè il tizio, posato il telefono, ci scrisse su un foglietto di carta l’indirizzo, dicendoci che era vicino all’albergo e che ci aspettavano per il pomeriggio del giorno dopo. Il compenso era quello che ci aveva anticipato, non molto ma una cifra in grado di consentirci un soggiorno di una settimana. Ormai la decisione era presa, e devo confessare che una certa eccitazione mi aveva preso e che non vedevo l’ora che arrivasse il pomeriggio di domani. Detto, fatto: dopo una mattinata passata tra negozi e shopping, a Soho, tornammo in albergo, per prepararci all0impegno che ci eravamo convinti ad accettare. Francesca si fece una lunga doccia e si lavò i capelli accuratamente, poi, mentre si asciugava avvolta in un accappatoio, scelse l’abbigliamento, puntando più sull’intimo che sull’esterno. Un reggiseno nero, lievemente operato in pizzo, avvolgeva le sue tettone, mentre un perizoma nero, di ridotte dimensioni, avvolgeva i suoi fianchi, affondando nel solco fra le natiche. Un paio di autoreggenti nere coprivano le gambe di Francesca, unite ad un paio di scarpe decolletè complete di tacco a spillo. Una camicetta rosa di seta ed un paio di jeans delavè aderenti come un guanto completavano la mise, che rendeva Francesca una vera strafiga.
Ormai la decisione era presa, e devo confessare che una certa eccitazione mi aveva preso e che non vedevo l’ora che arrivasse il pomeriggio di domani. Detto, fatto: dopo una mattinata passata tra negozi e shopping, a Soho, tornammo in albergo, per prepararci all0impegno che ci eravamo convinti ad accettare. Francesca si fece una lunga doccia e si lavò i capelli accuratamente, poi, mentre si asciugava avvolta in un accappatoio, scelse l’abbigliamento, puntando più sull’intimo che sull’esterno. Un reggiseno nero, lievemente operato in pizzo, avvolgeva le sue tettone, mentre un perizoma nero, di ridotte dimensioni, avvolgeva i suoi fianchi, affondando nel solco fra le natiche. Un paio di autoreggenti nere coprivano le gambe di Francesca, unite ad un paio di scarpe decolletè complete di tacco a spillo. Una camicetta rosa di seta ed un paio di jeans delavè aderenti come un guanto completavano la mise, che rendeva Francesca una vera strafiga. La fissavo incredulo, non l’avevo mai vista così sexy. Uscimmo dall’albergo, in fretta, quasi che non vedessimo l’ora di arrivare nello studio, che era proprio dietro l’albergo, in un palazzo degli anni 50 ancor ben conservato, dove trovavano posto alcuni studi medici. Ascensore, terzo piano, la porta, con la scritta “Jones & Greenaway Photos”, suoniamo, viene ad aprire una tizia, una biondina, che ci guarda interrogativa. Le porgo il biglietto del portiere, e quella lo guarda e annuendo ci fa entrare, e ci prega di aspettare mentre va ad avvisare mr. Greenaway. Mi guardo intorno, alle pareti foto glamour di ragazze, ma del tipo soft, certo che qui non appendono le foto hard che abbiamo visto sul giornale, insomma una cosa molto professionale, molto soft, abbastanza di classe. La porta in fondo si apre, ed esce un tizio con i baffi, i capelli neri, alto, che si avvicina e si presente come Mr. Greenaway – ma chiamatemi Bob , dice -. Squadra Francesca dalla testa ai piedi e quello che vede gli deve evidentemente piacere, visto che annuisce più volte, poi ci invita ad entrare. La stanza dove entriamo è lo studio fotografico vero e proprio, ed è deserto. Ci sediamo in un angolo, su un divanetto e Bob ci spiega che lui pubblica foto di ragazze non professioniste, foto di nudi glamour, di nudi integrali. Continua, spiegandoci che le sue pubblicazioni sono varie, e che alcune sono porno, ed anche per quelle lui scatta servizi fotografici, ma che non siamo obbligati a farlo se non lo vogliamo. Francesca mi guarda e dice che siamo lì per le foto, e quindi inutile fare storie, no? Bob sembra attendere una risposta, e Francesca gliela da, alzandosi e dicendogli di essere pronta. Bob le dice di spogliarsi, mentre prende la macchina fotografica. Francesca si porta al centro della stanza ed inizia a sbottonarsi la camicetta, rivelando le poppone coperte dal reggiseno nero, mentre Bob inizia a scattare. Sono foto di prova, mi dice, tanto per vedere come rende il soggetto. Rende bene, mi dico, mentre guarda Fra che lascia scendere i jeans e rimane in perizoma. Ad un cenno di Bob, il reggiseno cade e le tette di Francesca appaiono, libere alla luce dei faretti, i capezzoli larghi come piattini sono eretti e turgidi, e lei si sta stringendo le tettone con le mani. La conosco, e vedo che sta lentamente eccitandosi, la situazione la intriga, e le sue mani stanno palpando le tettone, accarezzandole. Afferra uno dei capezzoli e lo tira, con un sospiro di piacere, poi sposta la tetta verso la bocca, e la sua lingua rosa inizia a leccare il capezzolo. Il tutto mentre Bob scatta fotografie come un indemoniato. Il perizoma scende, piano, rivelando il sedere di Fra, e la peluria della sua fica. Una mano maliziosa scende fra le gambe, ed inizia a giocherellare con i peli del pube, arrotolandoli attorno all’indice, mentre, piano piano, le gambe vanno sempre più allargandosi, e la mano scende, infilandosi nello spazio fra le cosce sempre più aperte. Bob le fa segno di sdraiarsi, e Fra esegue, sdraiandosi sulla schiena, mentre le tette rimangono erte fra le sue braccia. Apre lievemente le gambe, sorridendo a Bob che le si è messo davanti, poi con calma apre le cosce, rivelandogli la rossa fessura della sua fica semiaperta e bagnata, che inizia ad accarezzarsi con il dito indice, facendo su e giù con il clitoride gonfio ed arrossato. Bob fotografa, col fiato mozzo. Io guardo, eccitatissimo. Francesca apre sempre di più le gambe, la sua fica è spalancata, e le dita che prima andavano su e giù adesso penetrano nella fica, come se fossero un cazzo, ed iniziano un lento e sapiente lavoro di penetrazione. Fra si sta scopando dinanzi ad uno sconosciuto che la fotografa! Metto una mano in tasca e inizio ad accarezzarmi il cazzo, di nascosto: sono eccitato da morire a vedere la mia ragazza oscenamente offerta e penso all’effetto che farà a chi vedrà quelle foto. Bob mi mormora qualcosa in inglese, e non afferro bene, senza pensarci rispondo di sì. Lo vedo interrompere la seri e di fotografie, dirigersi al telefono appeso ad una parete e parlare brevemente alla cornetta, mentre Fra languidamente, ad occhi chiusi, continua ad accarezzarsi la fica, sospirando di puro piacere. Bob torna, riprende la macchina fotografica, si avvicina a Fra, le apre le gambe, allargandole al massimo, e le infila un dito nella fica. Fra apre gli occhi sentendosi penetrare, poi mi guarda e quel che legge nel mio sguardo le deve bastare, perchè con un sospiro torna ad abbandonarsi sulla schiena, lasciando che quel dito la penetri sino in fondo, le accarezzi il clitoride, la riempia come se fosse un cazzo. Il respiro di Fra accelera, si vede che sta godendo della penetrazione, ha gli occhi chiusi ed il seno si alza e si abbassa ritmicamente. FINE

 
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