IL CASELLO DI PIACENZA SUD, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 8/4/2010, 21:55     +1   -1




Un cazzo o due al giorno è tutto ciò di cui ho bisogno. Li assumo come le vitamine, per stare bene. Una botta e via, di meglio dalla vita non potrei avere. Mi piace il sesso facile. Lo faccio con chiunque, senza preclusioni, perché il cazzo è l'unica ragione per cui vale la pena vivere.
Le dieci sono passate da alcuni minuti quando accendo il motore della Opel Tigra ed esco dal parcheggio dell'ospedale. Il traffico a quest'ora della sera è scorrevole. Abbandono la Via Emilia e prendo la direzione dell'autostrada. Una leggera pioggerellina bagna il parabrezza e mi costringe ad azionare le spazzole del tergicristallo. Alle mie spalle lascio la città e le sue luci. Ho tutta la notte davanti a me.
Ho trascorso l'intero pomeriggio in corsia a curare malati terminali. Uno di loro, un ragazzo di vent’anni, mi è deceduto fra le braccia.
Il sesso è l'unica medicina in grado di lenire il malessere che mi porto addosso. Ho bisogno di stare in compagnia di un uomo, uno qualsiasi, che mi faccia sentire ancora viva.
Stasera ho un appuntamento con un tizio. Di lui conosco solo il nickname: "Marmista". L'ho contattato sere fa in una stanza di chat. La Rete è il mio passatempo preferito. Da quando ho iniziato a frequentarla trascorro la maggior parte del tempo libero a chattare, perché non esiste situazione più intrigante di certe stanze per fare nuove amicizie. Quelli che cerco sono incontri occasionali, alla cieca, e anche stasera ne ho combinato uno.
Mi sono vestita in maniera sportiva in previsione di questo incontro. Una minigonna nera elasticizzata e una camicetta bianca trasparente è quanto di meglio oso portare addosso. Al momento di uscire dalla clinica ero dubbiosa se indossare le autoreggenti o mostrarmi con le gambe nude e lisce, poi ho preferito adottare quest'ultima soluzione.
A contatto della pelle ho un intimo leopardato, di quelli che fanno tanto troia, capace di trasmettermi la carica selvaggia che occorre avere in situazioni come quella di stasera.
In chat non appartengo al genere di donne che amano masturbarsi davanti al monitor. Non mi frega un cazzo se il mio interlocutore sta a menarsi l'uccello mentre digita sulla tastiera parole come: "Ce l'ho grosso e duro". Ciò che mi preme sapere è se all'altro capo del video c'è un tipo d'uomo che fa al caso mio, e non uno sbruffone sparaseghe.
L'uomo lo considero una preda e io sono il suo cacciatore, ma lui non lo sa. Trovo divertente circuirlo. Il più delle volte fingo di essere interessata al tipo di lavoro che fa o alla sua età. L'unica cosa che invece m'importa è sapere in quale città abita e se ha voglia di scoparmi, magari anche subito se la distanza da Parma è poca. Sono gli "affamati di figa" quelli con cui preferisco interloquire. A loro dirigo principalmente le mie attenzioni.
Al momento di prendere accordi sul luogo del convegno (in genere scelgo l'uscita di un casello autostradale), fremo dalla voglia di sapere il tipo di autovettura con cui il mio interlocutore si presenterà all'appuntamento. Spesso la risposta tarda ad arrivare, specie se l'autovettura in loro possesso è modesta. E' strano come il solo pensiero di fare del sesso nell'abitacolo di una Fiat 500 mi ecciti tantissimo.

L'ingresso al casello autostradale di Parma Nord è libero, non c'è nessuna fila di autovetture in ingresso e uscita. Raggiungo la pensilina e premo il pulsante del distributore automatico dei ticket. Ritiro lo scontrino e la barra d'accesso all'autostrada si solleva.
Trascorre un quarto d'ora e mi ritrovo a Fiorenzuola d'Arda. Ancora una decina di minuti e sarò a Piacenza Sud, lì uscirò al casello della autostrada.
Talvolta i compagni di una sola notte mi chiedono cosa mi spinge a sbattermi qua e là in cerca di sesso. La mia risposta è sempre la medesima: la voglia di vivere.
Non credo alle amicizie durature, raramente mi è capitato di fare sesso con lo stesso uomo per lungo tempo, soprattutto con gli uomini che ho conosciuto in chat. Con loro limito gli incontri a eventi occasionali. Uno, due, tre appuntamenti, dopodiché non rispondo più alle chiamate.
Non chatto per il bisogno di trasgredire, lascio alle casalinghe frustrate e alle mogli vanitose l'illusione di non rispettare le regole. Nella vita ho dovuto superare un'infinità di ostacoli. Mi è rimasto ben poco da imparare, soprattutto dagli uomini.
In chat è facile esprimersi e confrontarsi più che in qualsiasi altro modo. Al sicuro dietro lo schermo dei monitor anche gli uomini più timidi riescono a fare amicizia. L'ho verificato di persona, facendo sesso con uomini che altrimenti non avrebbero osato fermarmi per la strada o in qualsiasi locale. La chat è un posto nella Rete in cui tutti possono fare conoscenze e rendere la propria vita più interessante, basta lasciasi trasportare e io lo faccio sempre.
Il Marmista, l'uomo con cui ho appuntamento, mi ha confidato di avere scelto questo nickname perché è sinonimo di durezza. Sono ansiosa d'incontrarlo e prendergli in mano il cazzo per verificare di persona se ciò che ha affermato con tanta spavalderia corrisponde a verità.

I cavalcavia si susseguono tutti uguali, uno dopo l'altro. Una lunga striscia di autoarticolati occupa la corsia di destra dell'autostrada e mi costringe a rimanere per lungo tempo nella corsia di sorpasso. Ancora pochi chilometri e sarò a Piacenza.
Sono agitata ed è colpa di un meraviglioso turbamento ormonale che mi scuote le viscere. Ho la figa umida e il clitoride che sta per scoppiarmi fra le cosce.
I momenti che precedono gli incontri sono i più eccitanti. E' in questi istanti che libero la fantasia e mi prende una dannata paura. Ho i capezzoli turgidi e le tette gonfie come raramente mi succede in occasioni come questa. Infilo una mano nel reggiseno e aggiusto le tette verso l'alto. Mi auguro di non incocciare in un maniaco del BDSM come mi è accaduto il mese scorso quando ho fatto conoscenza con un tizio di Bologna con cui avevo concordato un appuntamento.
In chat avevamo parlato dei mille modi di fare sesso. La maniera erudita con cui aveva descritto certe pratiche sessuali mi aveva incuriosita. Era questa la ragione principale che mi aveva spinta ad accettare la sua compagnia. L'appuntamento era fissato a Modena in un Motel. La camera si era impegnato lui a prenotarla.
Sulla soglia della camera d'albergo mi sono trovata di fronte a un tipo distinto, sui quarant'anni, tarchiato, e dai capelli brizzolati. Il cazzo che gli usciva dalla patta sembrava duro come la roccia. Mettendo piede nella stanza già pregustavo il momento in cui me lo sarei trovato in bocca quel rotolo di carne.
Mi ha fatta spogliare e stendere nuda sul letto. Ho ubbidito senza alcuna reticenza. Soltanto allora ha aperto la borsa 24 ore sistemata sul comodino. Dentro, in perfetto ordine, c'era un vasto assortimento di verghe, frustini, flagelli provvisti di nodi e uncini, gatto a nove code, lacci e catene. Sono rimasta a guardarlo per alcuni secondi, poi sono scoppiata a ridere.
Aveva l'intenzione di farsi flagellare! Lo stronzo voleva giocare alle torture, senza sapere che il dolore e la sofferenza accompagnano le mie giornate di lavoro. Ho lasciato che si gingillasse con l'attrezzatura da sexy shop e me la sono svignata lasciandolo solo con in mano il suo serpente di carne.
Soltanto chi pratica incontri al buio sa quanto sia eccitante l'attesa che precede la conoscenza dell'interlocutore. I preliminari sono parte integrante della pratica sessuale. Hanno inizio nel momento in cui fisso l'appuntamento e proseguono fino all'attimo in cui incontro il mio uomo, dopo è solo sesso.
Abbandono una delle mani dal volante e l'infilo nella borsetta che sta appoggiata sul sedile alla mia destra. Trovo subito quello che cerco. Scartoccio l'involucro e mi assicuro che la scatola contenga i preservativi che sono solita portarmi appresso.

L'uscita dall'autostrada, al casello di Piacenza Sud, dista solo due chilometri. Fra poco sarò di fronte al mio interlocutore. Magari faremo l'amore in macchina o in qualche stanza d'albergo, chissà!
Percorro la curva a raggiera che conduce all'uscita dell'autostrada. Il casellante è lesto a ritirare il tagliando che gli porgo. Sul quadro luminoso compare la cifra del pedaggio. Gli consegno una banconota da 10 euro e resto in attesa delle monete di resto. L'uomo ha gli occhi puntati sulle mie cosce. Mi accorgo che la gonna è risalita e ho le mutandine scoperte. E' su queste ultime che sembra incantarsi. Allargo le cosce e lascio che i suoi occhi sprofondino sulla figa umida. Prendo i soldi che sopravanzo e lo saluto con un cenno del capo.
Fuori dal casello autostradale sostano alcune autovetture a lato della strada. Piove a dirotto e la visibilità è ridotta a poche decine di metri. La prima autovettura è una Bmw blu, ma non è quella del mio interlocutore. La seconda è una Lancia Prisma. La terza è una Fiat Panda di colore grigio metallizzato. E' la sua, ne sono certa.
Parcheggio l'auto e salgo sulla vettura del Marmista smaniosa di verificare se quanto mi ha confidato in chat corrisponde a verità.

 
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