Sesso sul lago, dal web

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°Monique°
view post Posted on 23/2/2010, 18:14     +1   -1





Che quella breve vacanza sul lago Maggiore stesse prendendo una strana piega me ne ero accorto fin dal nostro arrivo. Micia, in stato di grazia per i primi tepori primaverili e carica di sensualità, non aveva perso occasione per provocarmi nel primo bar in cui mettemmo piede. Ci eravamo concessi una sosta durante la prima passeggiata per sorseggiare una bibita e lei, mentre io bevevo, si strusciava impunemente contro il mio fianco, incurante di qualche avventore del luogo, lanciandomi sguardi inquivocabili.
Successivamente, ripresa la camminata attraverso il borgo, si era appartata sotto un vecchio arco e nella penombra fresca del mattino si era sfilata le mutandine da sotto la gonna.
- Sto più comoda. Arriva la bella stagione e voglio sentirmi più leggera.- si limitò a dire sorridendo.
Le mutandine finirono nella borsetta per il resto della giornata e io non potei fare a meno di camminare sempre due passi dietro a lei con la malcelata speranza di cogliere un barlume della sua pelle candida. Le rotondità delle natiche ammiccavano continuamente, sostenute dalle gambe muscolose che si slanciavano sugli alti tacchi degli stivaletti.
- Finirai per farmi perdere la testa e non mi godrò il lago - le dissi.
Il nostro primo giro terminò in un piccolo ristorante caratteristico, dove consumammo solo un primo e un dolce accompagnati da acqua minerale. Nel locale c'era parecchia gente, tra cui una coppia di colore seduta ad un tavolo proprio di fronte al nostro. Tra le due portate ebbi la netta sensazione che Micia, benchè parzialmente occultata dal lembo della tovaglia, stesse tenendo le gambe dischiuse e la gonna un po' sollevata nell'intento di mostrarsi a quei due giovani neri.
- L'aria del lago ti rende affascinante. Non so cos'hai in testa, ma...- - Ma?- - Sei troppo in ombra perchè qualcuno possa prendersi una vista del tuo monte di Venere.- Lei rise compiaciuta e sfregò il ginocchio contro il mio.
Nel pomeriggio salimmo con l'auto su un poggio, visitammo un piccolo borgo e ci godemmo il sole e la vista delle acque calme. La concessione di qualche fugace effusione e l'emozione suscitata dal paesaggio vennero più volte interrotte dalle energie sessuali che prendevano il sopravvento. Ci scambiammo promesse d'amore e di momenti erotici sopra ogni immaginazione, come se tutto lo scopo di quella gita fosse la riconferma della passione che ci univa.
Tuttavia fu soltanto lei a rimarcare concretamente i propositi, lanciandomi delle esche a cui sapeva non potevo resistere.
Appena fuori dal borgo, prima di riprendere l'auto, Micia si accovacciò vicino a un muro, neanche tanto nascosta, per fare pipì. Lo fece con una tale naturalezza che il desiderio di iniziare qualche gioco lì sul posto mi avvampò. Si era tirata su la gonna e aveva cominciato a orinare come fosse un gesto automatico; ma conoscendo il suo istinto primevo mi resi conto che c'era dietro una volontà molto calcolata. Mentre la faceva mi guardava e io non seppi dirle nulla, limitandomi a trattenermi dal tirare fuori l'uccello e metterglielo tra le labbra.
Scendendo di nuovo al lago, il breve tragitto automobilistico le offrì l'occasione di stuzzicarmi ulteriormente. A parte la gonna tenuta piuttosto alta, al punto che potevo scorgere con la coda dell'occhio quasi tutta la coscia, Micia cominciò a sistemarsi il reggiseno, mettendo in evidenza con prepotenza le sporgenze scultoree e scoprendo ripetutamente la spalla per regolare le spalline.
La vista incerta del biancore della pelle, il pensiero di quei frutti profumati e morbidi sotto la maglietta viola, mi ipnotizzarono quasi, al punto che mi resi conto di guidare in mezzo alla strada.
- Prima di stasera dovrò saltarti addosso.- - Basta così poco? Mi stavo solo aggiustando.- Quel modo di fare deciso andava ben oltre i nostri abituali schemi di seduzione. Da quando eravamo là Micia aveva cominciato a spingere forte sulle leve delle mie passioni e apprezzai il fatto, anche se non sospettavo fin dove volesse arrivare e quale sconvolgente vortice di sensualità ci stesse per cogliere come una droga.
Nel tardo pomeriggio ci fermammo ad Arona a guardare le vetrine e furono le uniche ore di quiete. Verso l'imbrunire, scelto il luogo ove cenare, lei mi offrì l'aperitivo e ci scaldammo lo stomaco cazzeggiando con un forte cocktail. L'atmosfera era carica di euforia e di strane sensazioni, che ci portarono a mangiare con gusto una pizza bevendo vino e scambiandoci commenti poco educati sugli altri clienti del ristorante. Ne approfittai anche per frugare con la mano sinistra tra la gonna e le carni burrose del suo polpaccio e della coscia, senza raggiungere il folto del sesso, ma aspirando a renderlo umido e arrendevole.
Lei mi guardava e i suoi occhi ridevano di gioia ammaliata.
Assaporò un trancio di panna cotta con il creme caramel e sembrava lavorare con lingua e labbra gli anfratti ripiegati e gocciolanti di una vulva. Era splendida e il suo splendore era reso abbagliante da quella carica erotica che l'aveva colta improvvisamente sulle rive del lago Maggiore.
Dopo cena completammo il giro della cittadina, molto animata e luminosa. L'aria romantica del luogo era l'ideale per smaltire il pasto e le fatiche del viaggio. Micia mi teneva a braccetto e si stringeva a me al punto che potevo percepire il rigonfiamento del seno. Qualche bacio salutò la notte e infine ci dirigemmo in albergo.
Già il breve percorso che ci divideva dal secondo piano e dalla stanza 202 offrì innumerevoli spunti di provocazione reciproca.
Mentre chiedevamo la chiave in portineria, allungai la mano per accarezzarle il sedere. In ascensore lei si voltò con fare sbarazzino e mi mostrò le imponenti chiappe tirandosi su la gonna velocemente. Arrivati al piano, indugiammo senza timore nella cabina e ci scambiammo un intenso bacio sfiorandoci a vicenda il turgore dei sessi: il mio duro come pietra sotto i pantaloni, il suo succoso e proteso come un'orchidea tra i lembi di stoffa.
Giunti in camera non perdemmo tempo a prepararci per una dormita ristoratrice e, invece, tolti i pochi abiti, ci ritrovammo nudi nel bagno a gareggiare con copiosi zampilli di pipì.
- Prima io!- annunciò lei andandosi ad accomodare sul bidet.
- No, prima io - dissi di rimando senza neppure avere modo di fermarmi ad ammirare la sua bellezza, così famigliare e nuova al tempo stesso.
Mi inginocchiai di fronte a lei per poter porre il mio cazzo all'altezza del suo pube e accarezzandole i fianchi abbondanti e femminili cominciai a pisciare tra le grandi labbra. Il getto tiepido invogliò il suo, che poco dopo irrorò con forza la cappella e lasciò stille dorate a mescolarsi tra loro sui peli neri e ricci.
- Che liberazione - ansimò Micia con un sospiro.
- Il tuo elisir ha il potere di eccitarmi come una stregoneria.- Sfregai ancora un poco l'uccello tra le labbra unte di orina e umori e poi mi alzai per offrirglielo da succhiare. Lei non ebbe esitazioni e accostò le labbra sensuali per baciarlo, annusarlo, leccarlo dolcemente, fino a prenderne in bocca almeno metà per gustare gli aromi intensi e giostrare la tonda durezza della cappella tra lingua e guance, ad occhi chiusi, come assorbita da un incanto irreale. Anche la sua mano gentile ebbe l'accortezza di raggiungere i coglioni rigonfi per soppesarli e spremerli piano, in considerazione della quantità di nettare che di lì a poco avrebbe chiesto di riversarle nel ventre.
- E' buono?- - Mmhh... - mugolò con la bocca piena.
Abbassai lo sguardo ed intravidi che l'altra mano era impegnata a stuzzicare la clitoride lubrificata dai liquidi di entrambi.
- Adesso però tu mi lecchi la fica - saltò su improvvisamente.
Il mio cazzo restò a mezz'aria e lei si alzò imbronciata sventolandomi le tette e i grandi capezzoli sotto il naso.
- Andiamo sul letto - annunciò trascinandomi quasi di peso.
Accomodatici sull'ampio materasso, nel chiarore di un'abat-jour, ci posizionammo per quella stimolazione che a lei piaceva da impazzire. Feci in modo di mantenere uccello e coglioni a portata delle sue mani e mi tuffai col viso tra le sue cosce tornite per addentare la pelle rigogliosa della sua fica. Fui inebriato da profumi conosciuti, da sfumature umorali e dall'agrodolce retrogusto della pipì, che io adoravo. Quel sesso aperto e voglioso mi sembrò il frutto più buono che mai la terra avesse donato al palato dell'uomo.
Micia era già notevolmente eccitata e non ci volle molto per provocare nel suo corpo uno squassante orgasmo. Stimolando la grossa clitoride con la punta della lingua e l'imboccatura della vagina con un dito, riuscii a regalarle il doppio apice del piacere interno ed esterno. Le sue cosce vigorose si strinsero attorno alla mia faccia, il suo bacino ondeggiò e sussultò come un mare in tempesta, le sue mani afferrarono con forza incontrollata le mie caviglie, la sua bocca emise gemiti di sconvolgente goduria... per lunghissimi istanti la mia donna si innalzò nel vuoto siderale dell'orgasmo e mi restituì tutta la soddisfazione di ciò che avevo fatto per lei.
Terminata la fase culminante, restammo cinque minuti sdraiati e abbracciati. Le accarezzai leggermente tutto il corpo e la bacia più volte per scaldarla.
Quando si fu sufficientemente ripresa, afferrai nei suoi occhi una luce inappagata di ulteriori voglie e fantasie, comprendendo che quello era stato solo l'incipit di un'energia covata lungo tutta la giornata.
- Hai intenzione di scoparmi? - mi chiese con aria vaga.
- Tu cosa ne dici? - - Io prima voglio succhiarti bene le palle. Se ti metti col culo per aria vengo sotto e ti faccio il servizio.- Sorpreso da quello spirito d'iniziativa così compassato, non mi feci ripetere il consiglio e mi sistemai al meglio per farle penzolare cazzo e palle sulla bocca. Lei venne sotto e cominciò a lavorarsi con dedizione e passione il tutto, contribuendo ad aumentare notevolmente il desiderio di sfogarmi a dovere.
Dopo qualche minuto, ottenuto di avere tra le labbra un membro ai limiti massimi delle sue dimensioni, si dedicò al buco del culo, che reagì con ulteriore godimento all'inaspettata incursione della sua lingua serpentina e invadente. Aiutandosi con le dita, ammorbidì e scaldò quell'area estremamente erogena, senza tralasciare brevi carezze ai coglioni ancora bagnati. La stimolazione anale terminò con un risucchio d'aria che mi riempì la pancia e che trattenni momentaneamente, incerto se il suo indugiare fosse un invito malizioso e perverso a fargliela in faccia.
- Lo voglio tutto dentro - disse sdraiandosi e spalancando la fica con l'aiuto delle dita.
Il tono languido e stordito con cui me lo chiese fu tale da non farmi attendere oltre. Entrai dentro di lei come un coltello nel burro e toccai subito il fondo della sua vagina facendola sussultare.
- Dai, dammi dei bei colpi - cominciò subito a smaniare.
Assestai penetrazioni precise facendo scorrere tutta l'asta dall'apertura fin su al collo dell'utero e mi aggrappai a lei per sostenere il ritmo. Micia mi veniva incontro sollevando il bacino e invocava una subitanea razione di sperma nei recessi del ventre.
Non ci volle molto per accontentarla, perchè ero pronto da tempo e quello stretto sfregamento nell'abbraccio della sua fica fradicia fu il diapason che mi fece vibrare come la canna più bassa di un organo.
- Eccola, eccola...- - Sì, dai. Riempimi. Riempimi. Sborrami nella fica - si arrese lei mentre io dilagavo.
Scivolai dentro più volte per esaurire la scarica abbondante e quando sentii che lei si rilasciava sul letto esausta ripresi fiato.
- Ti ho comprato un regalo, sai? - - Ah sì? - saltò su con inaspettato vigore.
- L'ho nascosto in valigia. A dire il vero sono più di uno.- - Mmmh! Cosa aspetti a darmeli?- - Ma non ti ho appena dato il regalo che volevi?- - Ma questi sono una sorpresa - contrattò lei.
- Qual è l'unico regalo quotidiano a cui non rinunceresti mai?- Micia sorrise e arrossì.
- Lo sai. Il tuo cazzo e la tua sborra.- A quel punto mi alzai dal letto, lasciando che la suddetta sborra scolasse fuori e che il cazzo smaltisse la fatica concentrata di quella chiavata. Lei non si mosse e mi seguì con lo sguardo mentre andavo a cercare il pacco tra i bagagli.
- Si tratta di cose apparentemente normali. Dipende dall'uso che ne farai.- Tirai fuori un sacchetto contenente una scatola e due pacchetti più piccoli e glieli porsi. Lei, con entusiasmo adolescenziale, si precipitò ad aprirli, offrendomi prospettive inedite della sua nudità ancora pervasa dalle gioie dell'orgasmo. Il primo conteneva un paio di collant scuri e fini, con un ricamo nero sulla caviglia. Il secondo un reggiseno di pizzo nero. La scatola un paio di scarpe décolleté nere col tacco a spillo altissimo.
- Belli. Tutto bellissimo. Ma... queste scarpe non sono nel mio stile. Come faccio a stare i piedi su questi tacchi sottilissimi? - - Te l'ho detto. Mica devi indossare tutta sta roba tutti i giorni.
Dipende dal contesto. Fai lavorare la fantasia. Magari ti viene in mente qualcosa di perverso.- Micia restò a rimirare e rigirare tra le mani il reggiseno e le scarpe.
- Mi vanno bene come misura?- - Provale.- - Oddio...- Fece una prova e benchè fosse malcerta nell'equilibrio indossò a meraviglia quelle calzature sexy, che risaltavano ancor più sul suo corpo completamente nudo e candido. Un vero schianto di femminilità.
- Sto bene? - - Sei divina. - - Se me le metto con queste calze e col reggiseno dovrei essere perfetta.- - Proveremo tutte le combinazioni. Intanto fatti venire qualche idea sconvolgente per inaugurarli prima che ripartiamo di qui.- Micia ebbe un lampo di malizia nel sorriso e si sfilò le scarpe appoggiandole con cura vicino al comodino. Finalmente potei osservarla con serenità ed estasiato distacco per la prima volta da quando ci trovavamo sul lago. Ogni curva del suo corpo, ogni gioco di luce ed ombra, ogni punto più scuro (capelli, occhi, pube, ascelle), ogni movimento mi rendevano tangibile il fascino della femminilità. La passione che nutrivo per lei era l'unico fatto inconfutabile del mondo, davanti allo spettacolo della sua persona nuda.
Micia mi si avvicinò con fare gattesco e mi diede un bacio per ringraziarmi. Non mancò di stropicciarsi tra le dita l'uccello in fase di riposo, appiccicoso di sperma, e mi trasmise una nota di prolungata voluttà.
- Hai una faccia che non promette niente di tranquillo. - - Quelle scarpe... se proprio non le riesco a portare... potrei usarle come cesso. Che ne dici? - Non riuscii a risponderle nemmeno ammiccando, perchè quella frase pronunciata con profonda malizia mi suonava troppo inedita. L'immagine di Micia che riempiva la scarpa con le sue evacuazioni semi-segrete svanì in un attimo.
- Vedi di metterle per uscire almeno una volta, prima di rovinarle con qualche bizzarria.- - Domani andiamo a mangiare di nuovo là? - - Speri di incontrare ancora quei due neri? - - Perchè no. Potrei mettermi le scarpe, se mi stanno così bene...
- - Per lui o per lei? - - Per tutti e due. Sono così belli. Lui è un pezzo d'uomo, molto maschile, selvaggio. Lei è così carina... con quei fuseaux, quella scollatura... ha un viso stupendo. - - Invitali qui domani. Magari scopri che anche noi gli piacciamo. - Micia sospirò e glissò. Le piaceva fantasticare e poter confessare la sua attrazione per certe razze scure. Nessuno di noi due avrebbe disdegnato un'esperienza del genere; ma la realtà era ancora distante dai sogni che spesso ci scambiavamo.
- Che ne diresti di andare a dormire? Domani dobbiamo fare due escursioni, di cui una in barca. - - Va bene. Ma prima fammelo ancora un po' succhiare. - - Prego. Anzi... vado a pisciare così dopo posso addormentarmi mentre tu te lo coccoli.- Il mattino seguente ci alzammo di buon ora. Volevamo dedicare la prima luce ad un giro largo dello specchio lacustre. Quindi, dopo pranzo, avevamo intenzione di noleggiare una barca per attraversare due volte la parte bassa tra Ispra ed Arona.
Dopo i consueti saluti intimi, cominciammo a prepararci.
Avremmo consumato la colazione nel bar dell'hotel e cercammo di non perdere tempo.
- Mi sa che sono piena di cacca. Ma ora non riesco a farla.
Semmai dopo che avrò fatto un po' di movimento...- - Fa come credi. Basta che non te la fai addosso in barca.- Ci vestimmo con abiti pratici e uscimmo a goderci il sole e la splendida vista. Con l'auto raggiungemmo in varie brevi tappe l'apice superiore del lago, fino a Luino, ma senza sconfinare verso Locarno. Le sensazioni della sera precedente sembravano essersi stemperate nella rilassatezza romantica del paesaggio e, a mezzogiorno, nulla lasciava minimamente presagire l'esito delle inspiegabili voglie che ancora ci univano così fortemente.
Il pranzo fu occasione per discutere l'opportunità di mettere una maglietta elasticizzata senza niente sotto o una camicetta con il nuovo reggiseno. Ma quello fu l'accenno più erotico di tutta la giornata.
La gita in barca andò a meraviglia e ci consentì di osservare la bella costa da un nuovo punto di vista. Micia fece remare sempre me, che stanco e accaldato fui almeno ristorato d'acqua e di sorrisi dolcissimi. Le luci arancioni del crepuscolo ci colsero come per miracolo proprio quando approdavamo al piccolo molo del noleggio e tutto sembrò magico come un suggello d'amore eterno e di comuni passioni.
Per la cena, auspicata sostanziosa, tornammo nel locale del primo pranzo. La coppia di colore non c'era, ma di personaggi curiosi da bollare la sala era piena. Così gustammo verdure, primi e dolci con appetito ed entusiasmo.
L'atmosfera si riscaldò inevitabilmente con la bottiglia di vino rosso che ci eravamo regalati per festeggiare quella giornata indimenticabile. Micia ridacchiava e faceva battute allusive al fatto che aveva ancora addosso le mutandine. Dal canto mio non mancai di ricordarle lo stato di grazia del mio pisellone e ogni tanto lei allungava spudoratamente il braccio sotto la tavola per saggiarne la consistenza.
Sotto sotto percepivo l'orgoglio reciproco. Lei era più sexy che mai, con la minigonna cortissima, la maglietta attillata e una giacca elegante, le caviglie sottili che accompagnavano la scollatura delle scarpe nuove, gli occhi illuminati da una vitalità ferina e marcati dalla matita nera. Florida e piena, non passava inosservata ed io facevo tesoro della sua bellezza come un re.
Il vino sciolse i nostri istinti, una seconda bottiglia innaffiò la meringata e il caffè, che chiusero la cena tra sparate di futuri progetti e scommesse di prestazioni sessuali al di sopra della norma.
- Ti farò venire due volte in mezz'ora - promise lei.
- Ti fotterò con la mano lubrificandoti di sperma - ribattei io.
E via a gareggiare in un'escalation di giochi audaci, facili a proporsi con le parole, aiutati dal vino e dall'autentica voglia di coronare quella vacanza con qualcosa di memorabile e irripetibile.
Micia scattò come una molla alle dieci e mezzo. Pagammo il conto e quasi mi trascinò in hotel, dove la stanza 202 ci aspettava, teatro di nuovi piaceri e fantasie.
Prima di uscire dal ristorante, però, fece una scappata in bagno per togliersi le mutande e riporle come al solito nella borsetta.
Con tutto che la lunghezza irrisoria della gonna metteva a repentaglio la nudità del suo culo prominente, attraversò la sala con passo sicuro reggendosi sui tacchi a spillo e oltrepassò la soglia dicendo a mezza voce: - Ah, che bell'arietta. Mi rinfresca la fica. - Una volta in albergo, affrontammo con una certa calma i nostri bollenti spiriti. Si capiva che nessuno dei due sarebbe riuscito a trattenersi per più di cinque minuti, ma era tangibile un senso pesante di sensualità che premoniva esperienze intense come non mai.
Micia si toccò in mezzo alle gambe e mi diede da annusare le dita intrise di afrori vaginali.
- Devo lavarla? - - Per carità. Tu me lo laveresti? - Lei non rispose e si inginocchiò per ritrovarsi con la bocca all'altezza del cazzo. Si era lasciata addosso solo la maglietta; io avevo ancora lo slip.
- Vorrei riassaggiare la tua cappella bagnata di pipì. Ieri era così squisita.- - Ma adesso non mi scappa. - - Fa niente. E' ottimo lo stesso - e tirandomi giù lo slip si infilò il pene tra le labbra cominciando a succhiare con foga, ingoiandone ben più del solito.
Le accarezzai la testa e le suggerii il ritmo da tenere. Ma lei badava ad ingurgitare quanto più cazzo poteva, al punto che la sua voluttà mi fece temere un'eiaculazione anzitempo. Ogni tanto alzava gli occhi e leggevo uno strano turbamento sul suo viso, che mi colpiva perchè sembrava che fosse lei a dover condurre tutte le vorticose danze di quella sera.
Quando si staccò dall'uccello si sfilò la maglia e finì di spogliare anche me. Poi tirò giù le lenzuola dal letto e mi invitò a sdraiarmi.
Io obbedii e subito me la ritrovai inginocchiata a cavalcioni sul torace, che mi dava la schiena e sostava col culo a pochi millimetri dalla mia faccia. Si dedicò ancora al cazzo e ai coglioni con le mani e la bocca e intanto scodinzolava protendendo indietro il bacino, in modo da offrirmi l'apertura dischiusa del sesso e il solco profondo delle natiche.
Fu un invito a leccare e succhiare a mia volta e incollai la bocca a quella delizia preso da una smania assoluta di riempirmene le papille gustative. Al punto che, quando lei lasciò andare un breve schizzo di orina neanche me ne resi conto. Lo bevvi con la naturalezza di sempre senza staccarmi dalla fica morbida e sentii i miei genitali gonfiarsi ancora di più per l'eccitazione.
A quel primo sorso ne seguirono altri due, intensi e prepotenti, forti di aromi femminili, un richiamo a piaceri ancestrali verso il ventre. Lei, in quel momento, sapeva dove voleva portarmi e sapeva che sarebbe venuta con me.
- Buona? - - Grazie, amore. Una gradita sorpresa.- Si voltò di fronte a me, sedendosi vicino e senza abbandonare il cazzo.
- Me lo dici tu quando devo mettermi quei collant nuovi. - - Ok. Dobbiamo inaugurarli degnamente. Mi verrà in mente qualcosa. - Micia continuava ad alternare sorrisi arrendevoli e movimenti sinuosi e maliziosi. Aveva la fica in tiro, ma sembrava aspettare un'ispirazione particolare.
- Lo vuoi in pancia? - Lei si mise alla pecorina, riempiendo il mio campo visivo della stupefacente immacolata solidità del suo culo e dei suoi fianchi. La fessura scura e umida occhieggiava tra le cosce, invitandomi muta a soddisfare i suoi pruriti. Mi sistemai in ginocchio dietro di lei e feci saggiare alle grandi labbra la consistenza della cappella.
- Devo finire di pisciare. Allungami quel bicchiere che è sul comodino - disse facendo segno con la mano.
Interruppi quella fase di avvicinamento con un certo disappunto, ma intrigato da quell'idea estemporanea di sfruttare l'attimo per restare lì e svuotarsi la vescica. Presi il bicchiere e lo tenni proprio sotto la fica in attesa che il getto dorato sgorgasse, badando che l'impeto non finisse per bagnare il letto.
- Ecco che arriva... - annunciò Micia con voce goduta e flebile.
- Piscio... piscio...- Lo zampillo gorgogliò nel bicchiere e lo riempì quasi tutto in pochi secondi, scaldando il vetro e i miei sensi. Non tanto lo spettacolo sempre fascinoso della pisciata in sè, quanto le sue poche parole pronunciate come in stato di ebbrezza suscitarono un'emozione nuova, di perversa normalità, di innocenza fatta erotismo, di totale partecipazione al piacere dello svuotamento in quel contesto così sensuale.
Lasciai il bicchiere sul comodino e asciugai con una passata della mano destra il sesso imperlato di gocce iridescenti. Pensai tra me che condividevo pienamente quel modo di vivere una piccola, ma intensa sensazione con trasporto simile ad un orgasmo. Non più il semplice far pipì, ma qualcosa di più intimo, legato alla postura del corpo, alla stanza, al recipiente riempito, alla mia presenza coadiuvante.
- Stasera sei straordinaria. - Così dicendo infilai deciso l'uccello enorme nel suo ventre, iniziando subito a fotterla con trasporto. Mi assestai sul ritmo che piaceva a lei e ricevetti il segnale che tutto andava divinamente. I suoi fianchi poderosi offrivano un buon appiglio per scuotere avanti e indietro il corpo nudo e riuscivo a toccarle il fondo regalandole sbalorditivi apici di intensità.
- Mi sfondi... dai... fottimi così... - ansimava con voce strozzata agitando la chioma corvina.
Continuai per un po' con quel ritmo; quindi diedi qualche affondo lento e misurato raggiungendo con le mani le tette penzolanti e calde.
- Va bene? - le chiesi senza ottenere risposta.
Micia, riavendosi, allungò il braccio tra le gambe per sfregarsi la clitoride e salutare le grosse palle che sbattevano contro il monte di Venere. Non capivo se voleva venire prima di me o se cercava di prendere fiato prima del mio orgasmo.
- Prendimi le scarpe nuove - disse invece.
- Vuoi scopare con quelle ai piedi o cosa? - Afferrai le calzature che si era tolte da poco e gliele porsi. Lei si tirò su e ne prese solo una. Poi allargò le gambe restando in ginocchio, sporse indietro il bacino e mise la scarpa proprio sotto il suo culo. A quel punto mi tornò alla mente la sua vaga promessa della sera prima e non feci a tempo a ricrearmi l'immagine di lei che cagava in quel regalo che un pezzetto morbido di merda spuntò dall'anfratto del suo ano e piombò giù nell'imboccatura della scarpa.
- Allora non scherzavi ieri. Non ti facevo così audace e fantasiosa. - - Piano piano vedi bene che non c'è posto dove non possiamo arrivare insieme.- Guardai il suo culo fremente e la scarpa ancora ferma là sotto col suo piccolo carico erotico.
- Ti offendi se ti dico che l'allieva ha superato il maestro? - - Anzi!... Ne vado orgogliosa. - Il suo sorriso maliardo anche in quella circostanza non aveva perso il mirabile splendore della naturalezza e del romanticismo.
Micia era la miracolosa mediazione tra innocenza e malizia, tra istinto primordiale e raffinata provocazione.
- Vuoi anche l'altra? - domandai allungandole la scarpa che tenevo in mano.
- Sì. Ma prima mi devo mettere questa. - Fui nuovamente colto di sorpresa e lei si sedette per infilarsi nel piede perfetto la calzatura col tacco a spillo. Se la riguardò ruotando la caviglia e poi si inginocchiò per la seconda fase.
- Che sensazione strana. Sembra di aver spiaccicato un cioccolatino col piede. O di stare sulla sabbia dopo la mareggiata.- Io non commentai la sua divertita descrizione e mi approntai ad assistere alla ripetizione di quel gesto così perversamente eccitante. Lei spinse fino a che un nuovo pezzo non slargò il buco e centrò la scarpa, accompagnato da un'esclamazione goduta e liberatoria. Ovviamente calzò anche quella e dopo, ormai dimentica della scopata interrotta, si alzò per fare due passi e testare quella strana condizione epidermica.
Il corpo nudo con le scarpe vertiginose mi procurò la sensazione conosciuta dell'ammirazione appassionata, stavolta moltiplicata dall'idea che lei, con estro creativo, aveva appena cagato laddove aveva infilato i piedi.
- Te l'avevo detto che le avrei usate come cesso. Oggi quei due neri al ristorante non c'erano. Non hanno potuto vedere le mie scarpe nuove. - - Io non capisco il tuo ragionamento. Ma stai facendo delle cose che mi mandano in orbita. Io...- Non mi lasciò finire e si avvicinò per stringermi a sè e lanciarmi messaggi carezzevoli di complicità e dedizione.
- Hai un cazzo stupendo. Un culo stupendo. Anche tu mi fai impazzire. Voglio venire in orbita con te. - La baciai e la riportai al letto, facendola sostare un momento col busto piegato in avanti e le cosce divaricate. Infilai la cappella nella fica ancora umida e bollente con facilità - grazie ai tacchi altissimi - e controllai un rapido getto di piscio che inondò la vagina. Lei ebbe un fremito, afferrando timorosa e intrigata il senso di ciò che avevo appena fatto. La pipì calda inondò dolcemente l'interno del suo ventre, regalandole una sensazione diversa da quella dell'eiaculazione.
- Bello? - Micia annuì vigorosamente con il capo.
- Quando sarai pronta mi svuoterò tutto dentro. - Lei annuì di nuovo.
Allora la feci sdraiare sul letto pancia sotto, mi misi accovacciato sul suo culo e cominciai a sfregare i coglioni e le chiappe sulle sue, masturbandomi con la destra e stuzzicandole il solco con la sinistra. Avevo il cazzo teso allo spasimo, nodoso e durissimo, quasi incapace di trattenersi dallo spruzzare il suo sperma su quel fondoschiena scolpito simmetricamente da madre natura.
- Come vanno le scarpe? - - Bene. Non me ne accorgo quasi che c'è dentro la mia cacca.- - Saresti disposta a cagarti anche dentro le coppe del reggiseno nuovo? - le chiesi smettendo di impugnare l'uccello per la grande eccitazione.
- Forse... - - Non ti senti abbastanza cesso? Mi sembra che oggi ne hai di voglie.- - Hai ragione - disse con voce arrendevole e straniata - Sto scoprendo la mia vocazione di cesso. Ma mi piace anche farla, hai visto? - - Ma non l'hai fatta tutta.- - No. Ce n'è ancora dentro - confessò compiaciuta con un tremore di piacere.
Sollevai un po' il culo in modo da non toccare il suo e cominciai a spingere fuori lo stronzo che da un po' sentivo premere nel retto.
- Stai cagando? - disse Micia percependo i miei movimenti.
- Perché? - - Sì dai. Caga. Fammela sul culo, dai - mi incitò tranquilla con reale convinzione.
Non dovetti faticare più di tanto per posarle tra il solco delle natiche e le reni il lunghissimo e morbido cilindro scuro. Mi voltai ad ammirare quel contrasto: la sua pelle candida, le curve sensuali unite allo stronzo che il mio culo - che tanto adorava - aveva fatto per lei. L'estro creativo che poco prima aveva battezzato le scarpe con la sua prima esibizione sexy di quel genere, si era di nuovo estrinsecato con piena soddisfazione di ambedue.
- Adesso finisco di fotterti. Che ne dici?- La feci tirare su carponi piano, badando che lo stronzo non rotolasse giù dal suo culo, e ritrovai la fessura ancora pronta dove infilarmi per sfogare finalmente l'orgasmo a lungo trattenuto. Con la variante di quella maliziosa sensazione che lei stava cominciando ad apprezzare legando il sottile fascino degli istinti ai piaceri consueti e al ruolo di oggetto compiaciuto dei nostri desideri.
Mi aggrappai ai suoi fianchi prosperosi dividendo tra le mani il grosso stronzo e ricoprendoli a mano a mano che la fottevo, mentre lei mi incitava e gemeva, dandomi carta bianca a patto che le sborrassi nella pancia. Bastarono pochi affondi per estinguere la sua sete e già Micia dimenava il sedere come un'assatanata in calore, contribuendo ad ampliare l'area su cui le mie mani colme si stavano avvinghiando. Tra gli ansimi di godimento reciproco ritrovai il suo culo quasi completamente immerdato, ma lei sembrava noncurante degli aspetti di solito sgradevoli della situazione e si produceva nelle ultime contrazioni residue per spremere il mio uccello e gustarsi fino in fondo quella riempita copiosa.
- Stai meglio adesso? - Assentì con un cenno e si voltò cercando di attraversare con lo sguardo le ciocche scarmigliate e constatare le condizioni del suo posteriore. Vedendo che il suo stato d'estasi non accennava a spegnersi, ne approfittai per continuare a travolgerla in quello scambio di passioni. A quel punto la complicità era assoluta e neanche un velo di dubbio si frapponeva tra il nostro amore e la realizzazione di conturbanti esperienze.
- Ora ti infili le calze nuove.- - Ah sì?- biascicò lei come attonita.
- Ti togli le scarpe, ti infili le calze e poi ti rimetti le scarpe.- - Ma stasera al ristorante non avevi promesso di fottermi in un altro modo?- - Come dovrei fotterti? - Micia sogghignò selvaggia e fece il gesto del pugno chiuso che ruotava.
- Con la mano? Adesso non possiamo. Dopo. Quando ci saremo ripuliti.- Mi alzai dal letto e con tutto che avevo le mani piene di cacca sfasciai la confezione dei collant scuri con il ricamo. Lei si tirò in posizione eretta a fatica e reggendosi in equilibrio con il mio appoggio si sfilò la prima scarpa per riuscire a calzare il sottile tubo di nylon. Il piede era mezzo spalmato dal suo stronzo e nel tentativo di compiere la difficile operazione scontrò lo stinco dell'altra gamba, sporcandola.
- Forse ce la faccio - mormorò.
Quando ambedue i piedi furono vestiti e nuovamente calzati nelle scarpe la aiutai a tirare su del tutto i collant, che fasciarono perfettamente le sue forme e si incollarono alla pelle laddove era ricoperta dallo strato marrone.
- Sei divina.- - Trovi? - si pavoneggiò piroettando sui tacchi altissimi e mostrando tronfia il culo rivestito di nylon e le caviglie col ricamino.
- Sono il cesso più sexy del lago Maggiore. - Una macchia di sperma aveva presto intriso i collant sul davanti e Micia si sfregò la sotto con aria provocante.
- Mi sta colando tutta giù. - - Manca solo il reggiseno nuovo. Tirati su i capelli con la pinza.- Micia seguì il mio consiglio e raccolse la folta chioma in alto, mettendo in risalto il viso splendido e la luce dei suoi occhi. Poi prese il reggiseno di pizzo nero che le avevo regalato e lo esaminò con cura.
- Spero di fare almeno altri due stronzi... uno per coppa... - Pronunciò quelle parole con l'ovvietà delle cose dovute.
- Però tu me lo devi reggere, sennò non ce la faccio. - Mi diede l'indumento intimo e poi mi suggerì di trasferirci in bagno, per non inflazionare l'ambiente e avere la possibilità di muoverci con più libertà. La piena luce del bagno, unitamente all'atmosfera consona, la invogliarono a prodursi con maggiore scioltezza e a prendere l'iniziativa con piglio prima sconosciuto.
Si accomodò sul bidet dandomi le spalle e lasciando spazio sufficiente sotto il culo perchè io potessi tenerci il reggiseno. Mi accorsi che si accingeva a cagare stimolandosi la clitoride e contemporaneamente si lasciò andare in una lunga pisciata scrosciante, che lei accolse con inusitato piacere. La pipì inumidì parte del reggiseno e ne percepii la fragranza salata che per un attimo coprì gli altri intensi odori.
- Ancora un attimo e la faccio. - - La prossima volta devi ripetere la scena delle scarpe davanti alla videocamera. Un'esibizione del genere va immortalata. - - Hai ragione. Voglio rivedere con che classe l'ho fatto. - Aveva il fiato corto per lo sforzo e le contrazioni dei suoi muscoli tradivano un impegno costante per portare a termine quell'ennesima prova di passione viscerale. La sua mano destra si agitava frenetica tra le piccole labbra, strapazzando la clitoride rorida di umori e liquido dorato. I collant tesi tra le cosce sembravano cedere e le natiche, muovendosi sul bordo bianco di ceramica, lasciavano tracce evidenti dello strato di merda che le copriva.
- Stai godendo, Micia? - - Oh, sì - ansimò rapita.
La mia mano sosteneva la coppa destra, pronta ad accogliere quel nuovo frutto proibito. Attendevo il peso della caduta, ignaro delle dimensioni e della consistenza.
- Ecco, amore. Sto cagando. Cago...- sospirò.
In un istante l'ano si dilatò per lasciar scivolare fuori lo stronzo perfetto, che si adagiò nella coppa. Senza esitare spostai la mano e piazzai l'altra coppa, perchè intuivo che non si sarebbe fermata.
Infatti Micia, con un ultimo sforzo liberatorio, spinse fuori un secondo stronzo enorme, pizzicandosi la fica come impazzita, gemendo dal piacere e coronando l'impresa di coniugare sensazioni così diverse e così fisiche.
- Sei stata fantastica. - - Dov'è il reggiseno? Dammelo. Aiutami a metterlo. - Si alzò con fatica, si tirò su i collant e infilò le braccia nelle spalline, mentre io continuavo a reggere le coppe col loro carico perverso.
- Passale a me. Tu allaccia dietro.- Eseguii l'operazione sopraffatto dalla sua decisione e in pochi istanti il reggiseno era indossato, giusto di misura nonostante le protuberanze dei due stronzi che si erano schiacciati tra il pizzo e le tette provocanti. Micia mi guardò con risolutezza, parlandomi senza aprire bocca, mostrandomi con grinta e slancio tutta la carica erotica che ci dominava e che aveva scavato nel suo inconscio i desideri mai sospettati.
- Adesso me la fai sentire la mano nella pancia? - - Sì. Ma prima fatti guardare. Non sei più il cesso sexy? - - Più sexy di così. Mi manca solo un baby-doll. So di merda come una latrina e ho i tacchi a spillo e le calze nere e il regitette di pizzo.- Così dicendo, quasi divertita, si afferrò i seni a piene mani e si aggiustò le coppe soppesandoli.
- Preferisci il bidet o la vasca? - - Mmmhh... il bidet magari è più comodo per star seduta. Ma nella vasca poi possiamo lavarci. Riesci a farlo nella vasca? - - Tu accomodati, che io mi lavo bene la mano e il polso. - Micia si sistemò così nella grande vasca ovale color avorio che l'hotel ci offriva, lasciandosi scivolare sulle natiche fasciate dalle calze e togliendosi poi le scarpe che più tardi avrebbero necessitato di una ripulita. Mentre mi lavavo accuratamente le mani scorgevo la sua immagine nello specchio della mensola e a tratti mi beai immensamente della sua bellezza e del suo fascino ambiguo. Lei era là che mi aspettava, appagata, curiosa di spingersi ancora avanti, determinata a farsi violare ancora una volta per godere di piaceri forti che dopo quella memorabile vacanza, forse, non avrebbe mai più provato.
La vasca era abbastanza capiente per ospitare tutti e due senza contorsionismi. Micia era praticamente sdraiata per porgermi il bacino nella direzione giusta. Io di fronte a lei col braccio teso per lavorarle la fica vogliosa. Le sfilai le calze strisciandola di merda lungo le gambe e le gettai nel bidet. Restò nuda col reggiseno e mi sorrise protendendo il pube verso l'alto.
- Sei sicura di volerla tutta? - Micia annuì con quell'aria da gatta.
Allora cominciai a schiudere il suo sesso con cura, infilando a turno le dita bagnate di saliva, divaricando l'apertura, sfregando la parte superiore della vagina per stimolarla e renderla cedevole, coinvolgendo i suoi muscoli in varie sensazioni che la aiutassero a dilatarsi. Con la sinistra tenevo separate le grandi labbra e ogni tanto insalivavo la mano per scivolare meglio dentro. Prima l'indice assieme al medio, poi il medio e l'anulare, poi ancora l'indice e il medio e l'anulare... in pochi minuti di crescente eccitazione lei era riuscita ad accogliere metà della mia mano e spingeva per fagocitare il resto, aggrappandosi ovunque e smaniando come in preda a una droga.
- Persino questo odore mi sta dando alla testa. Ti prego, finisci di infilarla. - - La senti, Micia? Ti senti riempire? - - Oh sì, se la sento. Mi stai sventrando. Non ho mai goduto così.
Mi stai fottendo con la mano. - - Come sta il tuo culo? - - Eh..? Il mio culo ha cagato tanto oggi... è tutto eccitato... - - Ci sarebbe posto per un bel cazzone nero? - - Ci sarebbe anche per la mano di lei. Il suo cazzone che mi riempie il culo e la sua mano che mi fotte davanti... come stai facendo tu, amore.- Sentirla parlare così mi coinvolgeva moltissimo e alla fine conquistai l'elasticità della sua vagina affondandoci fino al polso e muovendomi dentro di lei con dolcezza e ritmicità.
- Oddio! Mi hai aperta! Oddio, che bello. - - Lo vuoi sempre il cazzo in culo?- - Sì, sì - si affrettò a dire come in trance - Voglio un cazzo in culo. Ma tu fottimi. - Senza un sussulto, quello scambio di battute e il ritmo inesorabile la portarono all'orgasmo e la fecero ondeggiare per oltre un minuto sguazzando col culo sul fondo della vasca.
- E' bellissimo - si limitò a commentare continuando ad impalarsi come un'ossessa e riuscendo a sfilarsi persino il reggiseno.
Le tette turgide balzarono fuori oltre il pizzo e con la mano libera gliele accarezzai, spalmando ciò che restava dei suoi stronzi sulle ascelle pelose e sul costato. Ora che si trovava quasi completamente ricoperta, che il candore del suo corpo era stato trasformato nella più lurida latrina, cominciai a provare il desiderio di lavarla e profumarla, fino a renderla di nuovo il fiore di donna amorevole e delicato dei momenti più romantici.
La lasciai riprendere dallo sconvolgimento orgasmico prima di estrarre la mano e lei, con incontrollati movimenti, sgambettò contro i miei polpacci e posò i piedi sul mio cazzo e sui coglioni, regalandomi in chiusura di serata la giusta dose di cacca. Quando tirai fuori la mano la fica si richiuse subito come una conchiglia e lei indugiò ancora con i piedi a sfregare l'uccello nuovamente duro, per poi tirarsi su e strusciare divertita le tette sulla mia faccia e il culo marrone sulla mia pancia.
- Ecco la tua parte - disse ridendo.
- Adesso che mi hai fatto tornare il pisello duro intendi lasciarlo così?- - Hai la forza di sborrare ancora? - La sua provocazione non cadde nel vuoto. Mi alzai in piedi erigendomi sopra di lei, che restò inginocchiata. Le lasciai penzolare l'uccello davanti al naso e poi, preso da una voglia improvvisa, feci una lunga pisciata che le irrorò le spalle e il seno, sciogliendo in parte lo strato di merda che andava asciugando.
Micia si prese quella doccia fuori programma sghignazzando e mugolando ammirata e ben presto mi accorsi che anche la sua gnocca mai stanca zampillava un fiotto trasparente tra le cosce.
- Sei troppo pulito per i mie gusti. Peccato che ho finito le scorte - mi sfottè ridendo.
- Il cazzo e le palle però me li hai sporcati ben bene. - - E allora non sborrano più? - Afferrai l'uccello con la destra e cominciai a masturbarmi, incurante della cacca che lo ricopriva e Micia, comprensiva, alzò la mano verso i coglioni per strizzarli e invitarli a produrre l'ultimo spruzzo di sperma.
- Dai su, che la prossima volta mi esibisco solo per loro e la faccio tutta per loro.- Per tutta risposta mi lasciai andare e annaffiai di grosse gocce il suo viso e i suoi capelli, godendo come non mai e ringraziandola in cuor mio di quella devozione e della sua impareggiabile sensualità.
L'acqua calda della doccia fuoriuscì come pioggia ristoratrice e ci ripulì di ogni traccia del nostro gioco. Ci dedicammo l'uno al corpo dell'altro con cura maniacale, donandoci freschi balsami e sciacquature di saponi aromatizzati. Tornammo lindi e freschi e ci guardammo negli felici e soddisfatti, animati da uno spirito di perfetta armonia che nulla ci proibiva, uniti da un profondo legame di complicità che trascendeva ogni pregiudizio.
La vacanza volgeva al termine e il sonno ci colse tra i pensieri di sempre, con in più la consapevolezza di aver vissuto un'esperienza totale e indimenticabile. Meravigliosa per il desiderio comune di averla realizzata insieme.
L'alba salutò il lago Maggiore tra splendidi colori e voli di anatre solitarie. Dopo una passeggiata ad Arona, ci spostammo a Laveno e appena pranzato facemmo rotta verso casa.
 
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