Il topless di Martina, by proibitaveronica da www.racconti di milu

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<Jocker>
view post Posted on 3/2/2010, 21:38     +1   -1




Il mio monolocale al mare è davvero modesto, ma essendomi organizzata tardi mi sono accontentata di ciò che ho trovato: un piccolo bagno dotato di doccia, ovviamente di servizi e di un lavandino sovrastato da un grande specchio; l’altra stanza invece ha tutto ciò che mi serve per il resto: un angolo cottura, un frigorifero, un tavolo con un paio di sedie, una televisione ed un divano-letto, che la notte mi accoglie tra le sue braccia.
Sono le due del pomeriggio, mi sono appena infilata gli slip azzurro tenue del costume, di quelli che dietro si stringono leggermente, senza però mai diventare un perizoma e mostrare troppo; ora osservo il mio seno riflesso nello specchio, si nota perfettamente la pelle più chiara laddove il triangolo del bikini nei giorni precedenti non mi ha permesso di acquisire quel colore più scuro assunto dal resto del corpo; con la mano destra mi accarezzo il seno sinistro disegnando una semicirconferenza e successivamente afferro la parte superiore del costume, di colore bianco, e la indosso: è abbastanza stretto e fasciante e disegna perfettamente il mio corpo.
Poi, afferro la spazzola sul mobiletto e accompagnandoli con la mano libera spazzolo i miei capelli di colore rosso-castano; qualche spazzolata accurata e ripongo sul mobiletto la spazzola; poi mi osservo nel specchio: osservo i miei occhi azzurri e le mie labbra carnose e poi dico a quell’immagine riflessa: “Complimenti mia cara Martina, oggi sei bellissima!”.
Esco dal bagno e mi infilo il vestitino bianco di velo; infilo nella borsa da mare l’asciugamano e la crema solare: finalmente sono pronta per andare in spiaggia; penso: “A quest’ora in spiaggia non c’è praticamente nessuno e mi posso rilassare ed abbronzarmi in pace”.
Infilo le ciabattine, esco di casa, chiudo la porta e mi avvio alla spiaggia; dopo pochi minuti sono sulla spiaggia, ad una quindicina di metri dall’acqua vedo il mio lettino, prenotato per tutti i 15 giorni della mia permanenza, aperto; la spiaggia è praticamente deserta: alla mia sinistra ci sono tre ragazzi che prendono il sole stesi sui loro asciugamani, e poco più in là due ragazze che parlano con un amico; alla mia destra invece, tre lettini dopo il mio c’è un ragazzo di colore, un vucumprà, che sta dormendo su un lettino di qualcuno che è salito dalla spiaggia visto il sole cocente; vedo con la coda dell’occhio che mi sta seguendo con lo sguardo mentre arrivo vicino al mio lettino; io lo noto e in qualche modo sono compiaciuta di quello sguardo; con gesti molto lenti poso la borsa sulla sabbia piegandomi leggermente in avanti col busto; piegandomi ancora di più estraggo dalla borsa l’asciugamano per posarlo sul lettino; durante tutti questi gesti, tra me penso: “Chissà cosa starà pensando di me quello lì?! Chissà se provoco in lui eccitamento, chissà se stasera, magari quando finirà la sua giornata sulla spiaggia si toccherà, stimolandosi col pensiero del mio corpo?!”.
La spiaggia, come detto prima, è quasi deserta e colgo l’occasione per prendere il sole in topless per un’oretta, almeno fino a quando la spiaggia non si riempie di nuovo. Mi slaccio la parte superiore del bikini e libero i miei seni, ancora bianchi; poi, dalla borsa prendo la crema solare e dopo averla agitata per qualche secondo ne spremo un po’ sul seno sinistro e con la mano destra provvedo a spalmarla per bene; poi ne spremo un po’ sul seno destro e con la mano opposto massaggio la crema fino a farla assorbire; durante questa operazione non osservo il vucumprà, ma mi chiedo se starà guardando, se sarà in qualche modo attratto dalle mie curve. Dopo aver completato la stesura della crema su tutto il resto del corpo mi adagio sul lettino e con la coda dell’occhio do un’occhiata al nero e noto che mi sta osservando.
Sono stesa sul lettino, rivolta verso il mare; non essendo completamente sdraiata osservo i miei piedi, già abbronzati, lo smalto di un rosso tenue che decorano le mie unghie; poi do uno sguardo intorno: vedo che vicino al bagnasciuga ci sono due tavolini di plastica bianca l’uno vicino all’altro: sopra una serie collanine, braccialetti, cd, occhiali e sotto un altro vucumprà di colore che sta dormendo su un fianco, rivolto con la testa verso il mare.
Dopo una ventina di minuti, il sole cocente non mi permette di restare immobile sul lettino, così decido di fare una passeggiata sulla spiaggia bagnata, in riva al mare; mi alzo dal lettino, sempre in topless, e mi avvicino all’acqua, a pochi metri da quel banchetto. Mi fermo a guardare le onde e dopo poco mi avvio per la passeggiata; ovviamente, mi soffermo a guardare gli oggetti posti sui tavolini; mi fermo ad un metro di distanza da essi e, non curante del vucumprà, osservo il banchetto; il ragazzo di colore mi osserva, non può fare altro nella posizione in cui è: vede perfettamente le mie gambe, ovviamente il mio triangolino e, alzando leggermente lo sguardo, può vedere molto bene i miei seni nudi; mi avvicino ulteriormente al tavolino perché attratta da un anello che vorrei comprare per indossare nel pollice sinistro: mi piace molto, decido di acquistarlo. Mentre faccio questi ragionamenti tra me, sento una mano che mi afferra la caviglia sinistra e poco dopo di sofferma sul collo del piede e sento una voce che viene da sotto il tavolo: “Bella italiana, ti interessa qualcosa?!”. Io, non rispondo subito alla domanda, ma abbasso lo sguardo per guardare quel ragazzo; involontariamente il mio sguardo si sofferma in mezzo alle sue gambe; “Allora”, prosegue, “interessa niente?!”. Io a quel punto gli rispondo: “Sì, mi piace questo anello, ma sono venuta in spiaggia senza soldi!”. “Non ti preoccupare”, lui mi risponde, e dicendo quelle parole la sua mano sul collo del mio piede diventa più pesante. In quel momento mi ritornano in mente i pensieri che facevo prima, quando mi chiedevo se l’altro vucumprà avrebbe utilizzato in qualche modo il pensiero del mio corpo per toccarsi; in questo caso non ho dubbi, questo lo farà di sicuro. Dopo un attimo di pausa, prosegue “Non ti preoccupare, tu dai una cosa a me e io do una cosa, anzi due, a te!”. Al momento non capisco e resto ferma; lui dice ancora “Bella italiana, qui fa troppo caldo, non vedi come sudi?”. In effetti una goccia di sudore mi stava colando dal decoltèe verso la riga che divide i due seni. Prosegue, “Andiamo insieme vicino alla pineta che si sta meglio”. Io, penso alla proposta, poi infilo nel pollice sinistro l’anello che avevo notato sul banchetto e dico “Sì, in effetti qui c’è molto caldo, andiamo un po’ all’ombra”. Sentite le mie parole, lui si alza davanti a me, con lo sguardo mi mangia i seni e li sfiora con un soffio che ha l’effetto di inturgidire i miei capezzoli.
Si affianca a me e ci avviamo sul bagnasciuga, proseguendo per una decina di minuti: l’acqua bagna i miei piedi ad ogni onda, scompaiono nella sabbia per riapparire al passo successivo, mettendo in evidenza le unghie ornate dello smalto rosso tenue; il ragazzo non parla, di tanto in tanto rallenta il passo per osservare meglio il mio sedere ondeggiare durante la camminata o avanza di qualche passo rispetto a me voltando la testa per osservare meglio i miei seni nudi. Dopo qualche minuto arriviamo all’inizio di una pineta: un piccolo sentiero si sviluppa tra due fila di pini; lui mi guarda e mi dice “Bella italiana, seguimi, ti porto in un posto dove poter restare tranquilli”. Io lo seguo; dopo pochi metri gli alberi e i cespugli sono più fitti e dopo due una breve camminata, in prossimità di due cespugli posti un paio di metri uno di fronte all’altro, ci fermiamo in un posto abbastanza tranquillo e lui mi dice “Bella italiana, qui possiamo stare tranquilli”. Io annuisco con la testa ed accenno un sorriso che mostra la mia bocca in tutto il suo splendore. Poi in maniera molto diretta, avvicinandosi a me e toccandomi il seno con entrambe le mani mi dice “Bella italiana, per divertirti però, prima di tutto, mi devi far venire con la tua bocca perché è da un mese che non scopo, quindi…”. Io sorrido nuovamente, mi abbasso in ginocchio finché il mio viso non giunge al livello della sua patta; gli slaccio i pantaloni e li lascio cadere; con grande sorpresa noto che non porta le mutande, così il suo pene può uscire completamente allo scoperto: è lì, inarcato come un ramo di un salice piangente, disegna una curva dall’altro verso il basso; con la mano sinistra lo afferro ancora molle, scopro il glande facendo scorrere la pelle indietro e dopo averlo osservato per un po’ lo porto alla bocca; il sapore non è dei migliori, è acre, ma nonostante ciò inizio a succhiare un po’ il suo glande, per poi prenderlo in bocca sempre di più; sento che inizia ad ingrossarsi nella mia bocca, sulla mia lingua; ora avverto con la mano che è ben dritto; a questo punto lo porto fuori dalla bocca e lo osservo: ad occhio è sicuramente più lungo di 20 centimetri. Lo prendo di nuovo in mano e lo faccio salire e scendere un paio di volte, poi lo porto alla bocca, socchiudo leggermente le mie labbra provocando così quell’attrito al passaggio del pene; poi lo porto di nuovo fuori e mi soffermo sul glande con una serie di piccoli colpi di lingua che certo non lasciano l’uomo indifferente; poi ancora in bocca, quasi a soffocarmi; lo sento riempirmi la bocca; continuo in questi giochi per un po’, finché inizio ad avvertire i gemiti di lui che ad un certo punto, ormai in procinto di venire, mi dice di sdraiarmi; io faccio come dice mollando la presa, mentre lui continua a provocarsi piacere toccandosi da solo; quando non ce la fa più afferra con la mano sinistra il mio piede destro, mentre con l’altra mano continua a masturbarsi finché, accompagnato da un gemito di piacere, scarica sul mio piede una quantità incredibile di sperma, denso e caldo, che dal collo del piede scende piano piano verso le mie dita e va a coprire lo smalto rosso tenue delle mie unghie. Lui scarica per bene il suo pene dallo sperma ancora presente, scuotendolo con la mano sopra il mio piede, poi guardandomi negli occhi mi dice “Bella italiana, ora sono pronto per farti godere”. Io annuisco con la testa e allo stesso tempo gli chiedo “Hai il preservativo?”. Lui a quel punto mi dice “Bella italiana, aspettami qui, torno in un attimo”, e mi abbandona lì in quel luogo.
Durante la sua assenza i miei pensieri volano ovunque, sono preoccupata e un po’ timorosa che, passando, qualcuno mi possa trovare lì, in topless, quindi seminuda, con un piede ricoperto di sperma: situazione un po’ imbarazzante.
Dopo qualche minuto il ragazzo di colore è di ritorno; nella mano tiene una scatola di preservativi che agita facendomi vedere per bene; io sono lì in piede, ancora col collo del piede pieno di sperma; lui si avvicina e mi dice “Bella italiana, fammi rialzare il mio arnese e vedrai che bello”. Io mi abbasso ancora vicino a lui e con la mano sinistra impugno il suo pene, dopo aver slacciato i suoi pantaloni, e dopo un paio di movimenti su e giù lo porto alla bocca; portandolo sulle mie labbra avverto ancora l’odore di sperma uscito poco prima; continuo così per un po’, finché il suo pene è bello dritto e pronto a penetrare nel mio sesso; a quel punto lui mi dice di sdraiarmi; mentre mi sdraio a pancia in su. Lui afferra un preservativo lo apre e me lo porge dicendomi “Dai, infilami il preservativo”. Io lo prendo in mano, lo appoggio sulla punta del suo glande e lo srotolo fino alla fine, riuscendo a coprire ¾ del suo pene. Poi mi sdraio per bene e aspetto che lui entri in me; senza perdere troppo tempo, lui si apposta sopra di me, e dopo avermi afferrato i seni con entrambe le mani e averli stretti un po’, con la mano destra afferra il suo pene e lo indirizza nella mia fessura: con un colpo secco lo fa entrare; in quel momento provo un senso di dolore, che si trasforma in pochi attimi in godimento; l’attrito che il suo pene provoca sulla mia labbra è fortissimo e, date le sue dimensioni, mi apre completamente; mentre mi penetra, di tanto in tanto si sofferma con la lingua sui miei capezzoli, li lecca, li morde; ora le sue mani si spostano: dal seno ora passano sui miei glutei, sollevandomi leggermente il bacino fa maggior presa ed in questo modo le sue spinte diventano più forti e profonde; ora anche lui geme, sta per venire, lo sento perché il suo glande sta pulsando fortissimo dentro di me; ad un certo punto sento il suo gemito che rileva il raggiungimento del suo orgasmo: infatti lui ha appena scaricato un’altra quantità di sperma caldo nel preservativo, mentre anche io sono venuta, in preda al piacere.
Ora esce da me, sfila il preservativo senza però fare uscire quel liquido denso e biancastro: ha in mente qualcosa di eccitante; infatti lo posiziona sul suo pene e lo rovescia sul suo glande, poi non contento mi dice di tenere i miei seni schiacciati, uno vicino all’altro, perché ci vuole infilare in mezzo il suo pene ricoperto di sperma; io allora accolgo tra i miei seni quel pene ancora abbastanza duro e lo chiudo tra essi, spingendoli lateralmente verso l’interno; in quel momento lui comincia ad andare su e giù tra i miei seni, di tanto in tanto il suo glande sporco di sperma sbatte sul mio mento, mi sporca tutto il decoltèe e a causa di spinte più forti raggiunge le mie labbra; quella pratica mi eccita ed è così anche per lui perché poco dopo il suo pene è ancora dritto. A quel punto lui prende un altro preservativo e se lo infila molto rapidamente, poi mi dice di girarmi; cerco di penetrare il mio sedere; prova un paio di volte: punta il suo glande in quella sottile fessura, poi con un colpo più forte riesce a forzare l’entrata; quando è dentro comincia con colpi leggeri che comunque per me sono abbastanza: provo un misto di dolore e godimento; lui continua nella pratica per un po’, ma poi, forse non troppo soddisfatto dal fatto che il mio sedere non è abituato a tali pratiche, esce e passa nuovamente a penetrarmi davanti: io sono lì piegata sulle ginocchia, le mani appoggiate a terra col sedere in bella vista; lui ancora mi penetra, va dentro e fuori tenendomi sui fianchi; continua finché non esplode per la terza volta. Questa volta però non viene nel preservativo, ma prima di venire esce da ma, mi fa girare e, dicendomi “Ora, bella italiana, bevi il mio sperma che fa molto bene”, scaricare uno schizzo abbastanza denso sulle mie labbra e ovviamente nella mia bocca. Io accolgo quel liquido caldo e con la lingua lecco quel glande, aiutandomi con la mano destra lo faccio salire e scendere finché la sua erezione non termina.
A quel punto ci rialziamo, io gli sorrido e insieme facciamo ritorno alla spiaggia: io ho ancora dello sperma sul decoltèe e sul piede, così, sperando che nessuno lo abbia notato, mi getto nel mare concedendomi un bagno per togliere lo sperma rimasto sulla mia pelle.
 
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