CAMERA CON BUCHI, di Farfallina

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<Jocker>
view post Posted on 16/3/2007, 08:35     +1   -1




Quando era stata invitata a partecipare alla festa nel castello era consapevole di quello che sarebbe stato il suo ruolo. Sofia si considerava un habitué del maniero, una merce prelibata, particolarmente appetita dagli ospiti che prendevano parte alle orge allestite fra le mura del fortilizio. Ancora una volta Giorgio l'avrebbe data in pasto ai suoi commensali desiderosi di scoparsela. Sofia ne era consapevole, ma non si sarebbe sottratta al compito assegnatole dal padrone di casa, pronta a soddisfare ogni fantasioso desiderio degli ospiti.
Una fitta pioggia scendeva sulla città dal primo mattino. Le autovetture procedevano a rilento nel traffico convulso della città. Sofia stava percorrendo la tangenziale ovest alla guida della sua Bmw preceduta da una lunga colonna di autoarticolati. L'avrebbe abbandonata da lì a poco per immettersi nella statale n° 62, e proseguire il viaggio in direzione delle colline.
Le spazzole del tergicristallo portavano via a fatica le gocce di pioggia che tamburellavano sul parabrezza. In prossimità del cartello che indicava l'uscita per la Statale della Cisa Sofia rallentò la corsa e imboccò la superstrada. Fornovo distava soltanto una decina di chilometri. Al bivio per Borgotaro, girò a sinistra e imboccò la strada sterrata che conduceva al maniero di proprietà di Giorgio.
L'imponente costruzione medievale era collocata su di una sporgenza rocciosa alla confluenza delle valli del Ceno e del Taro, antico baluardo a quella che in una epoca assai lontana era considerata una importante via di comunicazione verso la Lunigiana e il mare.
Il maniero, residenza di famiglie nobili, apparteneva da alcuni anni a Giorgio che aveva provveduto a farlo ristrutturare investendo parecchio denaro in quella impresa. L'edificio, provvisto di fortificazioni, era dotato di una cinta muraria con garitte di vedetta e numerosi camminamenti sui bastioni. Le molteplici torri merlate, dislocate attorno all'intero perimetro, conferivano al complesso un aspetto tipicamente medievale.
Sofia percorse il tragitto che la separava dalla residenza guidando la vettura con prudenza, soprattutto per la presenza nella sede stradale di frammenti rocciosi staccatisi dalle rupi che si trovavano a ridosso del percorso sterrato. Dopo una interminabile serie di tornanti raggiunse il castello. Oltrepassò il barbacane che precedeva il ponte levatoio ed entrò in un'ampia corte delimitata da mura sopraelevate. Un portone di legno, posto all'estremità dello spiazzo, conduceva alle antiche scuderie e agli edifici degli armigeri. Sul lato opposto, un'ampia scalinata, illuminata con torce, conduceva al palazzo dei signori.
Sistemò l'automobile a lato dell'antico pozzo in muratura posto al centro del cortile. Il selciato, di ciottolato di sassi, era disseminato di pozzanghere. Oltre alla sua vettura c'erano parcheggiate solo altre due macchine: una Ferrari Testarossa, presumibilmente di Giorgio, e una Mercedes cabriolet.
Giovanni, uno dei camerieri della casa, le venne incontro portandosi appresso un largo parapioggia.
- Buonasera signorina Sofia. Posso esserle utile con l'ombrello?
- Sì, grazie, Giovanni.
Una volta scesa dall'auto prese sottobraccio l'anziano cameriere e raggiunse il portone d'ingresso del palazzo residenziale. Oltrepassata la soglia si fermò nell'androne.
- Vuole che l'accompagni di sopra?
- La ringrazio Giovanni, conosco la strada.
L'uomo produsse un inchino di circostanza e tornò a vigilare l'ingresso. Sofia proseguì verso lo scalone che conduceva ai piani di rappresentanza e alle camere. A piccoli passi salì i gradini, intralciata nei movimenti dallo stretto vestito in lamé che portava indosso. L'abito le giungeva fino alle caviglie ed era provvisto di una profonda scollatura a V sul davanti. Il tessuto, ricco di sottili fili d'argento e lamine celesti e blu, cingeva le sue sinuose forme conferendole un aspetto armonioso del tutto fuori dell'ordinario.
Ai lati dello scalone, lungo tutto il percorso, trovavano posto delle torce distanti alcuni metri una dall'altra. A Sofia piacevano quei lumi, già dalla prima volta che aveva messo piede in quel luogo era rimasta affascinata da tanta raffinatezza e buongusto. Giunta nell'ampio pianerottolo, luogo da cui era possibile accedere al salone delle feste, ebbe un attimo di esitazione, infine proseguì verso i piani superiori in direzione delle stanze da letto.
Quando al mattino Giorgio l'aveva invitata le aveva posto un'unica condizione: soddisfare qualsiasi fantasia erotica le fosse stata suggerita da chi fosse entrato nella camera da lei occupata. Inoltre le aveva raccomandato di farsi trovare nuda, coricata sul letto, con gli occhi bendati da una maschera. Per nessun motivo avrebbe dovuto rivolgere la parola alle persone che le avrebbe fatto visita nella camera, pena la mancata corresponsione della somma pattuita.
Il camuffamento cui doveva sottostare indossando la maschera serviva a preservare l'identità degli ospiti, in maggioranza gente facoltosa che non voleva essere riconosciuta durante quei convegni.

Sofia raggiunse la Camera Blu, così denominata per il colore dell'arredo della stanza. Un antico letto a baldacchino con la copertura di tessuto damascato occupava la parete della camera di fronte alla porta d'ingresso. Ai piedi del letto trovavano posto due sedie in velluto stile Luigi XIV. Sofia levò l'abito di lamé che portava addosso e lo posò su di una sedia, poi si liberò delle mutandine e del reggiseno. Infine si ritrovò ad essere nuda.
La luce soffusa che illuminava la stanza proveniva dalle lampade incastonate in due nicchie del muro ai lati del letto. Il giaciglio su cui da lì a poco avrebbe preso posto era rivestito con lenzuola di seta blu. I due guanciali, foderati dello stesso colore, erano ricamati con cura ed eleganza. Sulla sommità di uno dei due era riposta la maschera che avrebbe dovuto indossare. Prese posto sul letto e si sdraiò sul duro pagliericcio di crine.
Il corpo nudo di Sofia entrò a contatto con la morbida seta delle lenzuola e alla donna sentì venirle addosso una dannata voglia di fare del sesso. Accostare la pelle a quel tessuto pregiato le fece percepire ancora una volta il valore di tutti gli oggetti che arredavano la camera. Guardò l'orologio al polso: le lancette segnavano le ventitré. Fra non molto sarebbero arrivati i primi ospiti, succedeva ogni volta a quell'ora.

Sofia si considerava una piacevole distrazione che Giorgio metteva a disposizione dei suoi commensali come digestivo dopo la cena. Chi le sarebbe capitato nel letto stasera? Ipotizzò varie possibilità, ma senza alcun costrutto. I compagni di letto che venivano a farle visita erano per lo più uomini di una certa età con la pelle flaccida e il cazzo cadente. Raramente le era capitato di fare del sesso con uomini giovani. Quest'ultimi erano soliti penetrarla in gruppi di due o tre per volta scopandola davanti, nel didietro e in bocca contemporaneamente.
Giorgio era un uomo generoso ed era solito ricompensarla con regali di valore o denaro. La Bmw con cui aveva raggiunto il castello era uno dei doni che le aveva fatto il padrone di casa.
Guardò attentamente il tessuto damascato che ricopriva il baldacchino appena sopra la sua testa e rimase incantata dalla trama della tela, poi indossò la maschera e rimase in attesa degli eventi.

Nella stanza regnava il silenzio più assoluto. Trascorsero diversi minuti prima che il rumore provocato da una maniglia della porta che si apriva spezzasse la quiete della stanza da letto.
All'epoca dei lavori di restauro del maniero, l'architetto, dietro suggerimento di Giorgio, aveva inserito nelle pareti di pietra e sassi della Camera Blu dei grossi fori, comunicanti con un alloggiamento attiguo. Lì, in compagnia di altri voyeur, il padrone di casa era solito stare a guardare chi faceva l'amore nella camera. Sofia era a conoscenza della presenza di quegli occhi indiscreti, occultati dietro la parete, che l’avrebbero guardata masturbandosi.
La porta della camera si aprì. Sofia percepì un rumore di tacchi avanzare sul pavimento di cotto. Doveva trattarsi di una donna. Subito dopo percepì il rumore di una cerniera che si schiudeva. Segno evidente che l'ospite stava sfilandosi l'abito di dosso. Consumare un amplesso saffico per Sofia non era una novità, ma lo era per quel luogo. Fare l'amore con una donna, anziché un uomo, era quanto di meglio le potesse capitare.
Gradiva la morbidezza del corpo di una donna e quella che le stava di fronte doveva essere di una donna molto importante, altrimenti non avrebbe potuto accedere in quella camera per certi versi esclusiva.
Il corpo dell'ospite sprofondò sul materasso accanto a quello di Sofia completamente bendata. Avvertì il respiro della nuova venuta avvicinarsi e annusarla mentre con le dita della mano prese a lambirle la pelle con molta discrezione.
Le dita sfiorarono delicatamente l'addome di Sofia, indugiando sulla sottile striscia di peli colore arancio che la ragazza conservava sul pube, appena sopra la fica. Continuò a carezzarla a lungo, in ogni anfratto del corpo, soffermandosi a cadenze regolari sui capezzoli.
- Ti piace se ti tocco?
La visitatrice scandì quelle poche parole con sufficienza, fiera del proprio ruolo dominante. Sofia non rispose alla domanda e nemmeno fece un solo gesto di assenso: non poteva farlo. Il patto che aveva stretto con Giorgio glielo impediva. Restò a godere del piacere derivatole dal contatto della mano che le esplorava il corpo.
- Allora è vero! Me lo avevano detto che non parli, ma non ci avevo creduto.
Il timbro della voce era quello di una donna apparentemente forte e decisa, certamente abituata a comandare.
- La tua pelle bianca è incantevole, oserei dire... splendida! Ora capisco perché gli uomini vanno pazzi per te.
La mano dell'ospite scivolò sulla parete interna delle ginocchia di Sofia. La carezzò con movimenti epidermici, provocandole brividi in tutto il corpo.
Sofia era eccitata, il cuore sembrava salirle sino in gola, ma non poteva rivelarlo e nemmeno muoversi, anche se avrebbe desiderato farlo. L'ospite, forte del suo ruolo, continuò a lusingare Sofia con apprezzamenti senza smettere per un solo attimo di toccarla.
- Ehi! Hai le labbra della fica lucide. Non dirmi che ti stai eccitando eh? Allora sono davvero brava. Potrei fare concorrenza ad una porca come te. Che ne dici?
Dopo avere pronunciato quelle parole la donna mutò di posizione sul materasso. Si mise inginocchiata a fianco di Sofia, appoggiò le mani sui seni della ragazza e cominciò a carezzarli ambedue.
Ci sapeva fare! Eccome se ci sapeva fare, la porca, pensò Sofia mentre ne subiva le carezze. I rilievi epidermici delle dita della donna lambivano i seni di Sofia gonfi all'inverosimile. I continui palpeggiamenti cui la sottoponeva le avevano ispessito i capezzoli rendendoli particolarmente sensibili al tatto.
- Hai dei capezzoli armonici e ben fatti. Mi sono sempre piaciuti quelli rosati e non troppo grossi come i tuoi. Sono perfetti!
Le parole turbarono profondamente Sofia. Durante i convegni al castello non era solita ricevere né complimenti né lusinghe, il più delle volte riceveva solo botte, peraltro ben remunerate.
- Ti spiace se ti accarezzo i capelli? No, non rispondere... non devi, lo so.
Si abbandonò a carezzarle la fronte ed il viso con le dita lisciandole i rossi capelli ondulati.
- Chissà com'eri da bambina. Sì lo so, non dirmelo. Eri pestifera, vero? D'altronde lo sono tutte le femmine dai capelli rossi.
Sofia avrebbe voluto risponderle di sì, che aveva ragione. Le medesime parole gliele ripeteva sua madre ogniqualvolta veniva a farle visita in città, rimproverandola per il disordine che regnava nell’appartamento in cui viveva.
- Vieni a sederti al bordo del letto. - ordinò in modo perentorio l'ospite.
Sofia ubbidì. Si mise a sedere e appoggiò i piedi a terra sul tappetino al margine del letto. L'ospite s'inginocchiò e le divaricò le gambe facendola coricare di schiena sul letto, poi accostò le labbra sulla fica umida e iniziò a leccarla.
I movimenti della lingua seguivano una cadenza disordinata, levigava la superficie interna delle labbra incaponendosi a leccarle l'ingresso alla vulva per poi succhiarle il clitoride. Sofia abbandonò ogni riserva contravvenendo agli ordini che le erano stati impartiti da Giorgio. Afferrò il capo della donna e lo attirò a sé nel momento in cui l'ospite stava giocando con la punta della lingua sul clitoride. Strinse con le dita il capo della donna intrufolandosi fra i capelli. Erano lisci e corti, a malapena coprivano le orecchie.
La donna si liberò della stretta ritraendosi all'indietro.
- Ah! Ma allora vuoi davvero partecipare, non ti accontenti di subire le mie attenzioni. E' così, eh?
La donna avvicinò l'indice e il medio della mano alla fica di Sofia e la penetrò.
- Masturbati il clitoride, dai, fammi vedere come lo fai. - disse sollecitandola nell’adempiere questa fantasia.
Sofia diede seguito alla richiesta. Inumidì le dita di saliva e le posò sul corpo erettile che spuntava da sopra la vulva, dopodiché iniziò a masturbarsi. I movimenti delle dita all'interno della fica, e quelli sul clitoride, la condussero a un intenso piacere nell'arco di breve tempo, ma non furono sufficienti per trascinarla all'orgasmo. Fremiti inconsulti le attraversarono il corpo. La donna la trascinò di nuovo sul letto e intrecciò le cosce con le sue ponendo le fiche a stretto contatto.
Sofia e la compagna iniziarono, di comune accordo, a muovere il bacino in sincronia sfregando i clitoridi uno contro quello dell'altra, continuando a strusciarsi senza alcun ritegno fino a raggiungere entrambe l'agognato orgasmo. L'ospite, non paga, abbandonò la postura e si adagiò col corpo sopra quello di Sofia. Cercò le labbra della ragazza e la penetrò con la lingua nella bocca.
Era il loro primo bacio. Nell'abbraccio Sofia cominciò ad avvertire il calore che sprigionava il corpo dell'ospite. Ne poteva percepirne le forme tonde che fino ad allora aveva solo sfiorato. La pelle era liscia e morbida quasi quanto la propria. Accostò le mani sui glutei cingendoli d'attorno: erano sodi e privi di qualsiasi smagliatura.
Sofia avvertiva la pressione dei seni dell'ospite contro il proprio petto. Erano compatti e dalle forme abbondanti, molto più dei propri. La donna con cui stava facendo l'amore doveva avere una trentina d'anni o poco più, perlomeno questa era l'impressione che ne aveva ricavato dal contatto diretto del corpo. Le loro bocce presero ad intrecciarsi una sull'altra vellicandosi reciprocamente con la lingua, provocando a Sofia un forte eccitamento dei sensi.
Avrebbe desiderato prolungare l'amplesso facendolo durare a lungo godendo del piacere che sapeva infonderle la carne della sua ospite. Stavano baciandosi con avidità quando la mano dell'ospite si posò ancora una volta sul clitoride di Sofia e iniziò a trastullarlo con le dita. Sofia fu attraversata da brividi inconsulti in tutto il corpo. Si sciolse dall'abbraccio e scivolò ai piedi dell'ospite. Le fece divaricare le cosce e s'infilò con la bocca nella fica di lei. Era bagna fradicia. Inglobò il clitoride fra le labbra e iniziò a succhiarlo con sfrenata passione, inalando il profumo che in quei momenti emanava la fica.
- Mi fai godere... mi fai godere... basta... basta... ti prego!
Sofia impresse maggiore movimento alle labbra trattenendo a sé il bacino dell'ospite che sculettava, dimenandosi, e cercando in tutti i modi di liberarsi dall'abbraccio che le prolungava all'infinito l'amplesso.
- Godo... godo... basta... ti prego... basta... mi fai male!
Una serie di orgasmi a grappolo fecero precipitare l'ospite in stato confusionale, Sofia la liberò dall'abbraccio e, sfinita, si sdraiò supina a fianco dell'ospite. Restarono lì, fradice di sudore e trafelate, una accanto all'altra, con gli occhi puntati sul plafond del baldacchino fino al momento in cui, l'ospite si alzò dal letto. Sofia la sentì rivestirsi e abbandonare la camera. Quando l'uscio della porta si chiuse si liberò della maschera e guardò l'orologio al polso. Le lancette segnavano l'una e trenta. Avevano fatto l'amore per più di due ore. I convitati, presumibilmente sistemati ai fori nei muri della stanza, dovevano avere già abbandonato le postazioni, sazi per ciò che avevano visto consumarsi sopra il letto.
Nella mente di Sofia si era fatto spazio più di un dubbio. Perché Giorgio le aveva nascosto che avrebbe fatto l'amore con una donna? E chi era di così importante? Le sue domande non avrebbero mai avuto risposta e lei lo sapeva bene. Indossato l'abito in lamé scese lo scalone e raggiunse l'androne d'ingresso. Giovanni, il cameriere, era lì ad aspettarla e a lui si rivolse.
- Ha visto Giorgio?
- Se n'è andato da poco, era in compagnia della figlia.
- La figlia?
- Sì una gran bella ragazza. Abita con la madre a Torino, stasera è stata a cena dal padre.
- E non c'era nessun altro oltre loro due?
- No, stasera no. Solo lei signorina Sofia. A proposito il padrone mi ha detto di consegnarle un pacchetto. Lo troverà sul sedile della Bmw.
La pioggia era cessata, il selciato di sassi del cortile era disseminato di pozze d'acqua. Giovanni le fece strada e l'accompagnò fino all'autovettura.
- Buonanotte signorina. – il cameriere si congedò chiudendole la portiera dell'auto su cui la ragazza aveva preso posto. - Anche a lei, Giovanni.
I fari dell'autovettura riflettevano la luce del selciato stradale bagnato dalla pioggia caduta per tutta la notte, fra non molto avrebbe raggiunto la propria abitazione. Accanto a sé, sul sedile, c'era il pacco di Giorgio, lo avrebbe aperto al ritorno a casa, dentro c'era la risposta a tutti i quesiti che si era posta durante la serata, ma molte risposte se le era già date da sola.

 
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