L'ingorda, di Ormus da erostorie.com

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<Jocker>
view post Posted on 23/2/2007, 20:29     +1   -1




Ricorderò per sempre l’estate del 1983. Avevo appena compiuto diciotto anni. Il mondo si apriva davanti a me. Pensavo che finalmente sarei entrato a far parte del mondo degli adulti con tutto quello che ne consegue. Patente, quindi auto, ragazze e accesso a tutte le opportunità che un adulto poteva sfruttare. Non ultima quella di poter affittare in tutta tranquillità un gran porno di quelli da vedere stravaccato sul divano col cazzo in mano. Avevo organizzato tutto nei minimi particolari .
La mamma era al lavoro, il papà fuori per uno stage di una settimana sarebbe tornato solo domenica. Avevo aspettato quel lunedì da molto tempo. Avevo deciso che mi sarei fatto tante seghe da farmi venire dei calli sulle mani. Non mi spiego nemmeno oggi perché tutta quella foga, ma ripensandoci era una reazione più che normale di un adolescente che stava diventando uomo. Era una specie di “rito della sega” che volevo realizzare con la maggiore età. Era tutto pronto. Cassetta nel videoregistratore. Maglietta e mutande larghe dove il mio cazzo stava comodo anche in caso si fosse ingrossato. Non attesi oltre. Schiacciai il tasto play. Il rito era iniziato. Il porno rappresentava una storia piuttosto classica di tradimenti. Nonostante la trama non fosse delle più fantasiose mi aveva colpito una parte del film in cui una signora di circa quarant’anni immergeva la cappella di un ragazzo in un barattolo di cioccolata spalmabile per poi gozzovigliare con l’uccello del giovanotto davanti a lei. Più rivedevo quella scena più mi eccitavo. La donna del film era una bionda stupenda. Grandi tette, culo generoso e rotondo, occhi azzurri e sguardo da porca. Grande maestra nell’arte del bocchino. Guardandola ancora meglio trovai in lei delle somiglianze evidenti con mia madre. Anche se da solo credo che diventai rosso di vergogna a quel pensiero osceno. Il mio cazzo però non voleva saperne di scendere al di sotto dell’ombelico. Iniziai a segarmi. Dapprima piano poi sempre più ritmato. La mano saliva e scendeva senza trovare resistenza. La cappella era ben lubrificata dal liquido seminale e dalla mia saliva che avevo fatto cadere sul glande per rendere la cosa più piacevole.
Non avrei dovuto essere a casa quel giorno. La mamma sapeva che sarei andato in palestra e poi al mare. Io sapevo che la mamma non sarebbe tornata prima delle sei dal lavoro. Tutti e due non sapevamo che lo sciopero dei mezzi pubblici ci avrebbe fatto trovare involontariamente in una situazione da ricordare per il resto della vita.
Esplosi in un mare di sperma con schizzi che raggiunsero il pavimento e inondarono il palmo della mia mano. Con la mano libera lasciai in pausa il videoregistratore proprio sulla scena che più mi aveva colpito, cioè quella in cui la donna stava per prendere in bocca il pene del suo giovane amante la cui cappella era coperta di cioccolata. Andai in bagno e cercai di pulire al meglio le mani sudice di sperma. Con qualche strappo di carta igienica tornai verso il salotto per rimediare alle mia abbondante eiaculazione e per ripulire le tracce della mia attività erotica. Tutto filava liscio fin quando non entrai in salotto e vidi mia madre a bocca aperta che nel silenzio più assoluto osservava l’immagine sullo schermo. Non so quale sensazione provasse. Solo adesso ricordando con più chiarezza la sua espressione posso dire senza dubbio che rimase affascinata da quella scena. “ ho un figlio porco” esordì guardandomi piena di rabbia. “ma che cosa fai…ti sembra il modo..sei un porco” non gridava. Si limitava a parlare e guardarmi dritto negli occhi. Ero abbastanza imbarazzato. Non so quanto era durato quel momento ma mi sembrò un’eternità. Fece per tirarmi la custodia della videocassetta. La evitai facilmente e per farla sbollire un po’ decisi di uscire per tornare più tardi mentre la mamma mi gridava dietro frasi di rimprovero che non stavo ad ascoltare. Sulla strada verso il centro città ricordai che dovevo restituire la cassetta proprio quel pomeriggio. Feci ritorno a casa con la speranza che la mamma non ci fosse e che potessi riprendere la cassetta per riportarla dal noleggiatore. Da dietro la finestra che dava sul giardino di casa osservai l’interno. La mamma stava seduta sul divano col sedere sulla punta del bracciolo della poltrona che le solcava le cosce. Sembrava piuttosto interessata al mio film. Lo notai dal modo in cui si leccava le labbra con la lingua e dalle sue fuggenti toccatine con le mani tra le cosce. Improvvisamente fu distratta. Il campanello aveva suonato. Chi poteva essere? Forse aveva un amante. Mi sbagliavo. Era un nordafricano sulla soglia della porta . Uno di quelli che vendono calze accendini e cose simili che quasi mai nessuno compra. La mamma cercò di liquidarlo velocemente per tornare al suo nuovo passatempo. Il ragazzo però era tenace. Era molto scuro di carnagione e la sua pelle faceva contrasto con quella bianca della mamma. Riuscivo a sentire la loro conversazione “ signora prego comprare qualcosa per mangiare Ahmed…io fame tu compra qualcosa” “ senti ahmed ho fretta ho da fare ho una pentola sui fornelli” Pensai maliziosamente che l’unica cosa che bruciava in quel momento era la sua fica. “ io sete io stanco tu mi fa riposare un minuto ..tu mi offre un bicchiero acqua” “ si certo entra un attimo” Era diventata improvvisamente più gentile col giovane nordafricano che sorrideva felice di un pò di ristoro. La mamma vestita solo di una maglietta bianca si era fiondata velocemente in cucina. Era nuda sotto la maglietta che tra le altre cose era semi trasparente. Il marocchino doveva essersene accorto e forse voleva provare ad assaporare a topa di quella bella donna bianca. Bella, si pensai anch’io che era bella e al momento molto arrapata. Forse anche lei avrebbe voluto approfittare del ragazzo. Tornò con un bicchiere d’acqua ed un caffè. Nella fretta inclinò la tazzina. I pantaloni di cotone di ahmed avevano una vistosa macchia. Ahmed sembro contrariato “ adesso pulire tu signora…” disse alla mamma indicando la macchia vicino alla sua patta. “si si ok aspetta “ la mamma prese una pezza umida dalla cucina e si avvicino ad ahmed porgendogliela. “ no tu pulire no io “ la mamma a questo punto si chino lievemente e delicatamente passo sulla macchia. Non credevo ai miei occhi. Il marocchino aveva avuto un’erezione quasi istantanea. Un grosso obelisco svettava dietro la patta dei suoi pantaloni. La mamma si era accorta e non faceva niente per evitare che le cose precipitassero. Anzi con malizia continuava a passare lo straccio sul pantalone vicino al manico del venditore che senza trattenersi aveva cominciato ad accarezzarla. Prima il braccio. Poi sorridendo i capelli. Ma senza fermarsi le aveva passato la mano su un seno.
La mamma non reagiva quasi inebetita. Forse il termine più giusto sarebbe arrapata. Ahmed non perse tempo e in attimo fece uscire dalla gabbia il suo scuro cazzo nodoso. Lo mise in mostra e senza bisogno di sforzarsi lo fece toccare alla mamma. “Che troia “ pensai. Avevo voglia di entrare e ucciderli tutti e due. Non lo feci. Intanto la mamma era partita a succhiare avidamente la cappella di Ahmed dopo essersi inginocchiata davanti al ragazzo. Con la mano destra reggeva i coglioni gonfi del venditore ambulante mentre con la sinistra e con la bocca trastullava l’asta del nordafricano. Fu a quel punto che immaginai di entrare e di approfittare della situazione. Dovevo prendere la palla al balzo e vendicarmi. Entrai di scatto dalla porta che dalla cucina arriva al salotto. Sentivo i gemiti del ragazzo e la mamma che lo leccava avidamente. Mi videro appena, impegnati com’erano nella loro attività. La mamma sgranò gli occhi e rimase ferma col cazzo del giovane in bocca a fissarmi. Adesso di cazzi ne avrebbe avuto due. Mi presentai con la nerchia eretta al suo cospetto. Ahmed sorrise “ scopiamo troia amico..” disse senza scomporsi più di tanto. Non aveva capito che la troia in questione era la mia mamma ”perche no” dissi “ scopiamoci questa cagna” Nel frattempo le avevo posato una mano sul culo. Lei ci stava. Lo avevo capito subito visto che senza pensarci aveva ripreso a spompinare il marocchino fissandomi con occhi languidi e con un arnese da più di 20 centimetri tra le labbra “ tocca a me adesso le dissi porgendogli il cazzo” Non fiatò. Si cacciò in bocca la mia asta ed iniziò a spompinarla senza vergogna. Il ragazzo intanto si era dedicato a per leccare la sua fica da dietro senza trascurare il buco del culo facendola gemere ad ogni colpo di lingua. Non tardò a penetrarla da dietro. “ ahhh si si si “ inizio la mamma dopo aver preso il primo cazzo . Mi aveva abbracciato e adesso limonavamo insieme. Le nostre lingue si avvolgevano in un turbine morboso senza mai staccarsi. Ogni morsetto che ricevevo sulle labbra corrispondeva ad una botta di uccello assestato con vigore da ahmed.
Il marocchino non si accontentava, voleva farle il servizio completo davanti e dietro . Ci disse di metterci sul divano. Io sotto la mamma sopra di me dopo essersi impalata sulla mia cerchia aveva cominciato a cavalcarmi furiosamente in preda ad un raptus erotico. Il venditore ambulante con maestria si era piazzato dietro di lei e dopo averle allargato il buco del culo con la saliva e con dei ditalini anali piuttosto violenti aveva iniziato a puntarle la grande nerchia “ L’aveva presa per le tette e adesso con violenza la inculava mentre io come un tappeto di carne assistevo estasiato alla scena . Le mani scure del ragazzo avvolgevano avidamente le grandi tette della mamma che strabordavano dal reggiseno di seta rossa. Sembrava per un momento essersi disinteressata a me presa com’era dal cazzo nel suo culo per girarsi e limonare con ahmed che sudato continuava a ingropparla. “troia troia troia..” disse ahmed poi di scatto usci dal culo di mia madre che continuava a gemere e le spruzzo sulle chiappe il primo fiotto per poi tornare dentro di lei riempirla di sperma . Ahmed uscì dalla porta di casa carico delle sue cianfrusaglie con un sorriso soddisfatto salutando con la mano. Ero sdraiato sul divano. Non potevo ancora credere a quello che era successo. Stavo per addormentarmi quando sentii qualcosa di morbido e cremoso che avvolgeva la mia cappella. La mamma senza farsi problemi sorridendo stava infilando il mio cazzo dentro un barattolo di nutella.
 
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