Un tocco di rossetto a colazione, dalla rete

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<Jocker>
view post Posted on 30/12/2012, 23:43     +1   -1




Laura apre il secondo cassetto della credenza e prende la tovaglia blu, quella di fiandra che la suocera le ha regalato a Natale, la stende con un colpo secco e la stoffa morbida plana sul tavolo ovale della sala da pranzo. Le tovagliette della colazione sono di lino grezzo, le dispone vicine, al solito posto, come ogni mattina della settimana, formando una geometria colorata ed irregolare. Prende i piattini bianchi col bordo blu e le grandi tazze avorio. Sfila dall’involucro due filtri di tè verde e ne mette uno per tazza. Niente zucchero per percepire meglio l’aroma della bevanda ambrata. Piega a triangolo due tovaglioli gialli, li pone a destra dei piattini e vi posa sopra coltello per spalmare e cucchiaio.
Stringe meglio i lembi dell’accappatoio ed esce un attimo sul terrazzo, prende le cesoie dal tavolino e recide un bocciolo di rosa dalla prima pianta comprata per quella casa. Il vaso di opale è già pieno di acqua fresca, al centro del tavolo, v’immerge il lungo stelo e rimira per un istante una goccia di rugiada scendere attraverso i petali appena dischiusi.
Va allo stereo e abbassa la puntina su un vecchio 33 giri, regola il volume quel tanto da fare della musica un dolce accompagnamento e non un irriverente protagonista.
Una ciocca di capelli le ricade sulla nuca, sfuggendo all’acconciatura improvvisata sotto la doccia.
Dalla cucina giunge leggero il ronzio del forno nel quale ha messo a cuocere quattro croissants. Controlla il punto di cottura mentre riempie di acqua il bollitore per il tè e lo mette sul fornello piccolo, l’altro è occupato dalla moka borbottante. Il caffè è quasi pronto. Gugù, la colomba bianca che ha adottato quella casa, guarda curiosa all’interno della cucina dalla sua postazione sulla finestra.
Si pavoneggia per attirare l’attenzione, dispiega le penne della coda formando una ruota imponente ed armoniosa.
Laura ricava sempre un senso di serenità da quella creatura capitata per caso alla sua finestra in una domenica mattina di gennaio, lo vede come un segno positivo, ben augurante.
Il caffè gorgoglia la sua presenza e sparge l’aroma per la stanza: lo versa in un bicchiere da whisky aggiungendo mezza zolletta di zucchero di canna e un poco di acqua fresca. Mescola lasciandosi cullare dal tintinnio del cucchiaino e continuando a guardare i buffi atteggiamenti di Gugù.
Col bicchiere in mano attraversa silenziosamente il corridoio della zona notte ed entra in bagno. Davide è ancora sotto la doccia e il vapore caldo ha il suo tipico, inconfondibile profumo, quel miscuglio gradevolissimo di talco e lavanda.
Attraverso le pareti di vetro cariche di condensa lo osserva, segue con lo sguardo quel rivoletto di schiuma dello shampoo che s’incanala dalla nuca, attraverso le scapole, lungo il tracciato della colonna vertebrale fino a scomparire tra i glutei.
Laura si è sempre stupita dell’effetto che avevano sul suo corpo gesti consueti e ripetitivi come radersi o lavarsi i capelli da parte di suo marito: eccitazione, gioia, rilassamento, quella sensazione generale di sentirsi bene.
“Bell’uomo la colazione è pronta e il caffè fumante, smettila di trastullarti e vieni a tavola.”
Esce dalla doccia e si avvolge nell’accappatoio dopo essersi asciugato approssimativamente con un telo di spugna porto da Laura. Riceve una scherzosa pacca sul sedere dalla moglie e sorride facendo finta di guardarla in cagnesco.
Mentre Davide si accomoda, lei sforna i croissant e mette in tavola assieme ad un vasetto di marmellata di fragole e al bollitore fischiettante.
Prendono una brioche a testa e la aprono a metà spalmandola per bene di confettura poi si guardano come tutte le mattine: è un modo per sondare le emozioni dell’altro, per scrutare, per capire se è il momento di riempire il silenzio o se di quel silenzio cibarsi avidamente.
“Prevedi di rientrare ad un orario decente stasera?” chiede lei.
Lui sfoglia velocemente l’agenda aperta sul tavolo e fa cenno di no con il capo. Sta inzuppando il croissant nel tè ma si vede che gli occhi già guardano altrove, alla mattinata, al lavoro, al puzzle degli impegni. Poi sfiora delicatamente la mano di Laura e la stringe come a confortarla, per chiederle scusa di non essere lì con lei con la testa.
Dalla cucina giunge il richiamo di Gugù; se non la degnano di attenzioni per un po’ se la prende a male ed inizia a borbottare e a gonfiare le piume: è una colombina davvero vezzosa anche se quello è solo il suo modo di voler far parte di quella famiglia.
Mentre Laura ripone i piatti della colazione nella lavastoviglie e parlotta scioccamente con Gugù, Davide si accomoda sul divano davanti al computer messo provvisoriamente sul tavolino del salotto e scarica la posta. Lo raggiunge e si accovaccia al suo fianco: l’uomo ha ancora i capelli umidi e l’accappatoio si è aperto leggermente lasciando intravedere il petto e la morbida peluria fra le cosce.
Davide fissa le ultime notizie di borsa, Laura guarda il suo uomo e vorrebbe un po’ di attenzioni, proprio come Gugù. Il 33 è arrivato al solco di What a wonderful world, è una canzoncina semplice semplice, forse ripetitiva, che, nonostante il vocione di Louis Armstrong, riconcilia col mondo.
Laura inizia a giocherellare con la peluria del marito, è un tocco lieve, una carezza, un massaggio, la mano si muove a ritmo di musica.. Gli occhi di Davide scorrono attentamente lungo le righe dell’e-mail sembra non accorgersi dello sfiorare così, casualmente, il suo sesso liscio. La indispettisce un poco questa assenza di emozioni e il contatto si fa più accentuato: tocca i testicoli, tira la peluria dell’inguine, si gira sul divano appoggiando il fianco sulle gambe del marito come a fare scudo col corpo allo schermo del computer. Davide le blocca la spalla e allunga il collo per leggere oltre. La mano di Laura insiste, tocca, si incuriosisce sempre di più, stringe maggiormente il sesso, tira la pelle fino a scoprirne la punta. Al marito questo massaggio non fa nessun effetto mentre lei sente chiaramente quel familiare pizzicore al di sotto dell’ombelico. La canzone sta per finire: è bloccata fra le gambe e le braccia del marito, in una scomodissima posizione per di più con la voglia di fare l’amore e di soffiarsi il naso. Le piace toccarlo, le da sempre un senso di complicità, forse di potere, sul corpo e sulla mente di Davide. In effetti il sesso del marito inizia ad aumentare di dimensioni e a farsi più rigido. La mano fa su è giù ancora un poco fino all’ultimo oh yeah di Armstrong.
Laura si alza e va a spegnere lo stereo.
“Dove vai?” la voce di Davide rimanda lo spaesamento più assoluto.
La donna pensa: “Allora ti stava piacendo il massaggio…”
Quelle due semplici parole hanno significato molto più di quanto si possa percepire da un semplice sospiro di piacere.
Guarda il marito sul divano seguirla in ogni movimento, ha allargato leggermente le gambe e l’accappatoio si è aperto definitivamente, il sesso ormai rigido è adagiato all’insù lungo l’inguine.
Laura spegne lentamente lo stereo, estrae il 33, elimina un invisibile granello di polvere, lo infila nella sua busta e poi nella copertina, lo ripone sulla scansia dei dischi cercando attentamente l’esatta collocazione.
Prende un kleenex dalla confezione sul banco della cucina e si soffia per bene il naso. Getta il fazzolettino nell’immondizia e torna dal marito.
Lui è li che la guarda con gli occhi brillanti e un sorriso dolce sulle labbra, Laura ha aspettato anche troppo e non resiste, si accovaccia sul tappeto e china le labbra sul sesso turgido di Davide.
Gioca, sfiora, percepisce, lecca, annusa, ascolta, succhia, bacia, mordicchia, assapora.
Lo tocca proprio come piace a lui con una mano sui testicoli e l’altra a muoversi su e giù ritmicamente. Alterna piccoli e leggeri colpi di lingua a prolungati affondi sul sesso, lo ingoia più che può, come solo il suo caldo scrigno sa fare.
E’ silenzioso, ha appoggiato il capo contro lo schienale del divano, ha chiuso gli occhi e solamente i suoi muscoli lasciano percepire il piacere crescente: fremono involontariamente, si contraggono, tremano.
Dalla portafinestra del terrazzo entra una luce sfavillante, la foschia del mattino ha lasciato posto ad un sole splendente e Gugù è accovacciata sul vaso dei gerani ad osservarli.
Davide fa un sospiro più forte degli altri e libera il suo sperma nella bocca di Laura.
Lo aspetta fino all’ultima goccia di piacere poi posa il capo sulle sue ginocchia facendosi solleticare le guance lievemente arrossate dall’eccitazione dalla peluria fine dell’interno coscia, quella peluria che le piace così tanto sfiorare per rilassarsi.
“Grazie pulcina. Questa tecnica di rilassamento è un meravigliosa.”
Laura solleva lo sguardo appena un po’ annebbiato su di lui e si lecca le labbra.
“Hai un buon sapore… dolce e caldo. Grazie a te tesoro.”
Davide le carezza il volto e le sorride.
Si rialzano, lui finisce di sparecchiare la tavola, lei va in bagno a vestirsi e prepararsi per uscire. Si è fatto dannatamente tardi.
Laura infila mutandine, reggiseno, collant leggeri, poi si lava i denti col dentifricio alla salvia, si mette una camicetta piuttosto trasparente e una gonna classica a tubino. Aggiusta il collo della camicia dopo aver agganciato una catenina d’argento, si spalma un velo di crema protettiva per il viso per poi apporre un lieve trucco: ombretto, un accenno di mascara, e un tocco di rossetto dalle tonalità di una calda terra ferrosa.
Davide entra in bagno e la abbraccia in una nuvola di profumo. La bacia a fondo, come se quel bacio potesse riassumere le mille parole che non ha detto quella mattina.
La osserva mentre si siede su di uno sgabellino per aggiustarsi i collant, lei tutta vestita e lui ancora con l’accappatoio aperto.
“Ti sei messa il rossetto.”
“Si, devo andare in banca.”
“Ti sei messa quel rossetto che ti ho regalato per Natale.”
“Si proprio quello.”
“Quel rossetto che ti fa le labbra carnose ed invitanti.”
“Se lo dici tu tesoro…”
“Dammi un bacio…”
“Ce lo siamo appena scambiato.”
“Voglio un bacio lì…”
Davide le prende la nuca con una mano e le avvicina le labbra al sesso nuovamente eretto.
“Per piacere passerotta.”
Laura sorride e lo bacia lasciando una evidente impronta di rossetto sulla punta.
“Si proprio un piacere…” mormora Davide.
Lei si alza ed esce dal bagno.
“Sono in ritardo tesoro” cerca di giustificarsi.
“Laura cercherò di tornare presto stasera. Voglio fare l’amore con te…”
Sono le ultime parole che sente prima di uscire di casa.
Sale sull’ascensore e si guarda allo specchio aggiustandosi una lieve sbavatura alle labbra. Si vede bella quella mattina, una luce particolare negli occhi, canticchia le parole di wonderful world e si sorride pensando che dovrà usare quel rossetto più spesso. Molto più spesso.
 
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