La mia vita tra Venere e Marte, La storia della mia vita di bisessuale

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giorgiogiorgi54
view post Posted on 20/9/2012, 19:54     +1   -1




Capitolo 1
Sono nato e cresciuto nel popolare quartiere romano di San Lorenzo, dove spesso le famiglie (fratelli, sorelle, cugini) vivevano nello stesso palazzo. Così era anche per noi: sul nostro stesso pianerottolo abitavano, nel loro appartamento, due cugine di mia madre, che qui chiamerò Emma e Giulia (per ovvie ragioni di privacy tutti i nomi che compaiono in questi miei “pezzi di vita” non sono quelli originali...).
Dato che i miei genitori lavoravano tutto il giorno, io e mio fratello (di 7 anni più giovane di me) i pomeriggi li passavamo a casa loro, che invece lavoravano soltanto la mattina. Lì studiavamo, facevamo i compiti, facevamo merenda, in attesa che i miei tornassero dal lavoro.
Emma e Giulia, all’epoca dei fatti che mi accingo a raccontare, avevano rispettivamente 24 e 26 anni, ambedue brune e formose; data l'estrema familiarità giravano per casa senza particolari attenzioni nel vestire, perciò era facile che indossassero, soprattutto d'estate, vestiti succintissimi, magari una vestaglietta con sotto soltanto la biancheria intima. Finché non avevo raggiunto l'età della pubertà devo dire che la cosa non mi faceva né caldo né freddo, ma verso i 13-14 anni, con l'esplosione degli ormoni, iniziai a fare più attenzione alle forme (e talvolta a qualcosa in più) che si intravvedevano sotto i loro vestitini.
La mia famiglia non era benestante (tant’è che infatti abitavamo nel quartiere di San Lorenzo) ma era “colta” e “democratica”, come si sarebbe definita anni dopo una famiglia in cui non si taceva nulla delle cose della vita e a noi ragazzi (e anche alle femmine) veniva impartita un’educazione sessuale ante litteram, senza ricorrere a giri di parole o alle solite pippe sulle api e i fiori, ecc. In breve, sapevo benissimo a cosa serviva (oltre che a fare pipì…) quell’“attrezzo” che avevo tra le gambe e sapevo pure com’era fatta (più o meno, guardando le illustrazioni dell’enciclopedia) una vagina, pur non avendone, ovviamente, ancora vista una “dal vivo”.
Verso i 13 anni, comunque, iniziai ad avere le prime polluzioni notturne e poco tempo dopo scoprii che toccandomi il pisello provavo delle sensazioni gradevolissime, finché una volta lo toccai talmente tanto (o forse talmente bene…) che ebbi il mio primo orgasmo provocato. Ma sto divagando… torniamo alla mia prima esperienza.
Quando a 14 anni iniziai il liceo, mio fratello, che iniziava a frequentare invece la seconda elementare, capitò per tutto l'anno nel turno pomeridiano della scuola, sicché io passavo i pomeriggi dalle mie zie da solo.

Capitolo 2
Fu così che (ricordo ancora tutte le scene che vado a descrivervi come fosse oggi) un pomeriggio di ottobre ero dalle mie zie, facendo i compiti per l’indomani. Erano circa le 5 quando Giulia (la maggiore delle due) fece:
“Io vado a fare la spesa… che serve?”
“C’è la lista in cucina” le rispose Emma.
“Va bene. Giorgio, tu vuoi un gelato?” chiese poi a me.
“Sì, zia, il solito zatterino, grazie!”
“Allora vado. Non fate casini in mia assenza, eh?” fece ridacchiando verso la sorella, atteggiamento che lì per lì non capii.
“Ma no, figurati… Giorgio è tutto lì impegnato a studiare e io penso proprio che mi andrò a fare una doccia.” le rispose Emma, ridacchiando a sua volta.
Fu così che zia Giulia uscì di casa con la borsa della spesa e pochi minuti dopo Emma si alzò dal divano dove stava rammendando non so cosa, andò in camera sua (credo per prendere un cambio di biancheria) e poi entrò in bagno.
Ora, casualmente (o forse no; d’altronde Jung parla di “sincronicità” anche a proposito di casi come questi…), questa era una situazione che avevo immaginato alcune volte mentre imparavo i rudimenti della masturbazione: rimanere solo in casa con una delle mie zie e imparare finalmente “dal vivo” com’era fatta una donna lì in mezzo alle gambe e quale sensazione celestiale dovesse essere infilare per la prima volta il mio uccello in una fica invece che tra le dita della mano stretta a pugno.
Mi alzai così dal tavolo dove stavo studiando, mi avvicinai alla porta del bagno e mi chinai, avvicinando l’occhio al buco della serratura. Per mia fortuna, la chiave era in posizione orizzontale (o forse quella furbetta di mia zia l’aveva proprio tolta), fatto sta che nulla poté ostruire il mio sguardo. Al mio occhio concupiscente si presentò la figura intera di zia Emma che si era spogliata della vestaglietta ed era in piedi davanti al lavabo e allo specchio mentre, con le mani dietro la schiena, si apprestava a sganciarsi il reggiseno.
Una volta che lo ebbe sganciato, tirò giù le spalline e se lo tolse; mi apparve, di profilo, la visione superba di quei globi bianchi dalle punte rosee che tante volte avevo immaginato, mentre il mio uccello ebbe un sussulto di contentezza.
Portai rapidamente la mano a sbottonare la patta dei pantaloncini per dargli sollievo; nel frattempo, zia Emma si prese le tette tra le mani e iniziò a massaggiarle lentamente, con un movimento da sotto in su e soffermandosi poi con le dita sui capezzoli che, lo potevo vedere anche da dov’ero, si inturgidirono immediatamente (e questa fu una prima scoperta: né mi era mai stato detto, né ne avevo mai letto…).
Il cazzo cominciava a farmi quasi male da quant’era duro e neanche il movimento della mano su di esso contribuiva a lenire quella sensazione piacevolissima al punto da essere dolorosa, quando Emma smise di massaggiarsi il seno e infilò i pollici nei bordi delle mutandine.
Il suo sfilarsele e il girarsi verso la porta, quasi volesse mostrarmi il suo sesso scoperto, furono un tutt’uno, così come fu un tutt’uno il primo getto di sperma che mi fuoriuscì dal pisello e che, insieme ai successivi, si andò a infrangere contro la porta del bagno.


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Vi è piaciuto l'inizio del mio romanzo autobiografico? Se sì, venite a leggere il seguito sul mio blog: cazzobsx.blogspot.it
 
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