IL GIOCO, dal web

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<Jocker>
view post Posted on 15/3/2012, 21:13     +1   -1




Non era per via dei seni, piccoli anche se ben proporzionati. E nemmeno per il sedere, che pure non era niente male. Se Daniela piaceva da impazzire ai ragazzi, e a non poche fanciulle, era per un carisma particolare, sconosciuto alle sue coetanee. E questo, lo capì presto da sola. Non a quella festa in cui un timido Tonio le regalò un Bacio Perugina con la carta ancora appiccicosa per il sudore delle mani. E nemmeno quando per la prima volta si accorse che un ragazzo si era voltato a guardarla per strada. Fu invece il giorno in cui, uscendo dalla classe in prima liceo, ebbe l’impressione che fosse calato un silenzio irreale e avvertì gli uccelli dei compagni seguire la sua traiettoria come l’ago di una bussola punta irrimediabilmente a nord.

* * *

Come hai potuto finire in questo gioco? Ti stai dicendo che la benda sugli occhi è troppo stretta, che il legaccio che ti serra i polsi ti fa sentire impotente. Che avresti fatto meglio a non accettare l’invito. Che sapevi benissimo dove ti avrebbe condotto.
Eppure sei terribilmente eccitata. Respiri profondo per far penetrare dalle narici l’odore del cioccolato. Tendi le orecchie allo scricchiolio della stagnola che si accartoccia. Sei appesa alla sua voce cava come un aquilone a un filo, ti fai portare dal vento sempre più forte del desiderio.

L’uomo è calmo, posato, sicuro. Ogni sua parola ti scava. Immagini i suoi gesti lenti. Rivedi il piano di legno di rovere davanti al quale ti ha fatto sedere. Il tovagliolo di raso nero che copriva i cioccolatini; accanto, una benda dello stesso colore e una corda spessa, ugualmente nera.

− Siediti e lascia fare a me. Facciamo un gioco, ti va?

Hai risposto senza parole, solo deglutendo, sentendo le ghiandole salivari contrarsi e un rivolo di saliva acida scenderti lungo la gola in fiamme mentre il buio della benda ti velava lo sguardo.

- Dammi le braccia.

Hai eseguito docile, facendoti legare le mani dietro la schiena.
E ora ti stai chiedendo perché.
E chi è lui.
Un estraneo familiare.
Un amante ancora vergine.
Ti ha chiesto l’amicizia su Facebook, poi ti ha sedotto in chat. Nel giro di pochi giorni entravi nel suo appartamento aspettando solo di consegnarti all’uomo che stava facendoti ritrovare la voglia di essere sedotta. Tu, quarantenne piacente e desiderata, ma incapace di fare i conti con la nostalgia dei tuoi vent’anni.

* * *

Tonio odiava la prof di matematica che lo torturava davanti a tutti. Odiava il Brunetti, così deciso e sicuro, che lo umiliava ad ogni occasione. E odiava lo specchio che gli stava rinviando l’immagine di un ragazzo brufoloso, sospeso tra l’infanzia e la giovinezza, a disagio con se stesso e agitato dalle pulsioni e dalla primavera.
In verità, con lo specchio aveva un rapporto di amore-odio.
Dell’odio, abbiamo già detto. L’amore… Beh, amare uno specchio è il primo passo per amare se stessi, mettiamola così.
E infatti quel vetro lucido nella cornice inox anni Settanta era stato il testimone silenzioso dei suoi primi orgasmi nell’ingoio del lavandino; aveva sfogliato con lui una consunta copia di “Le Ore” rubata allo zio; aveva pazientemente sopportato le sue innumerevoli, patetiche imitazioni di faccia-da-fico e di sguardo-da-duro.
Soprattutto, lo specchio aveva dovuto sottostare alle impacciate ma indispensabili prove di lingua-contro-lingua.
Di fronte al panico per l’eventualità, seppur remota, di baciare una ragazza vera, Tonio si era attrezzato con delle personali simulazioni. La prima tecnica consisteva nell’appoggiare le labbra sul vetro e nel provare così a limonare, guardando poi con un accenno di soddisfazione il cerchio appannato che svaniva lasciando un arabesco di saliva. Ma il freddo della superficie e la passiva rassegnazione del partner l’avevano presto deluso. Tonio aveva escogitato così un secondo, più efficace metodo. Si era procurato una scatola di gianduiotti, che teneva gelosamente nascosti al pari del giornaletto, e si esercitava con quelli, lasciandoli sciogliere lentamente in bocca e assaporandone il gusto dolce.
Fino a quel momento, il bacio-al-gianduiotto era stato ciò di più vicino a un’esperienza amorosa che Tonio avesse provato. Adorava quella sensazione di caldo umido, la saliva che magicamente gli allagava la bocca irradiando piacere al cervello. Il dolce sapore e il brivido che lo accompagnava. La pronta risposta della zona inguinale, per una volta stimolata non dalle foto, né dai ricordi, né dalla mano, ma profondamente e direttamente da un senso primitivo e potente come il gusto.

* * *

− Mozartkugel?
− Esatto. Brava. Molto brava. Ti stai comportando bene.
− …
− Le Mozartkugel mi fanno pensare al piacere assaporato con lentezza. A un lento cunnulingus, come quello che vorrei farti tra poco.

La mano calda che ti ha porto il cioccolatino si sfila, umida di saliva, dalla bocca e ti si appoggia sulla nuca, stringe lievemente, invita a spingere il collo in avanti.
Senti l’aroma del cioccolato invadere le narici. E un altro odore ancora.
Questo, lievemente acido, non è cacao; lo riconosci subito, anticipato dallo scorrere della lampo dei pantaloni. Avverti una presenza a pochi millimetri dalle tue labbra.
È il cioccolato, ormai sciolto nella bocca che ti sta aprendo al piacere? O è la situazione, così fragile nel suo lento, inevitabile, procedere?
Socchiudi le labbra e fai spuntare la lingua in esplorazione silenziosa. Senti il contatto con la pelle, ti orienti lungo il filetto di una cappella tesa, gonfia. Avverti una goccia precoce e viscosa scivolare dalla punta e la intercetti mischiandola alla tua saliva.
Con delicatezza percorri i contorni di quel pene che ancora non conosci, ne tracci la geografia, divertendoti a giocare con le pieghe. Stuzzichi la fessura, ti insinui, titilli, baci, solletichi.

− Sì, le Mozartkugel mi fanno pensare al piacere orale. Brava, così. Continua per favore.

* * *

Se Daniela aveva scoperto il suo fascino dal silenzio dei compagni, Tonio, da quello stesso silenzio, rotto solo dal battito sconnesso del suo cuore eccitato, aveva capito che da quel giorno in avanti non avrebbe più avuto bisogno del giornaletto per alimentare le sue fantasie. Daniela era diventata la sua ossessione quotidiana. La sentiva pulsare nell’erezione del mattino, gli faceva compagnia nelle potenti fantasie che lo distraevano dalle lezioni, lo aspettava subito dopo pranzo per un tête-à-tête nel segreto del bagno.

- Te la faresti Daniela, eh?!

La battuta secca e provocatoria del Brunetti lo colpì con violenza insieme alla pacca sul coppino che era un tratto distintivo della comunicazione non verbale del compagno. Tonio strinse nella tasca la mano che racchiudeva un Bacio Perugina comprato nell’intenzione di farsi notare dalla ragazza.

- Allora, te la faresti, Daniela? Io me la sono fatta ieri. Ma a te non la darà mai…

Tonio sentì le gambe tremare. Brunetti bluffava, probabilmente. Ma lo faceva maledettamente bene.

- Scopa da dio… – Chiosò, aggiungendo una valutazione che tutti in classe davano per scontata.

Tonio arrossì violentemente. E come nella sceneggiatura di un B movie mal scritto, Daniela passò in quel momento nel corridoio, costringendo i due a scostarsi, con la stessa squassante potenza che aveva a suo tempo diviso il Mar Rosso.
Sulla riva destra, il Brunetti con un sorriso sfacciato seguiva ostentatamente le tette della ragazza in avvicinamento e poi, con lo stesso sorriso ma in versione più depravata, il sedere in allontanamento.
Sulla riva opposta, Tonio pensava che l’indomani avrebbe portato un nuovo Bacio. Quello di oggi era irrimediabilmente sciolto nella tasca dei pantaloni.

* * *

- E ora vorrei che assaggiassi questo…

Senti la sua mano accarezzarti la faccia, sfregare la guancia per insinuarsi con decisione in bocca a raccogliere saliva tra le dita. E quella stessa mano, ora umida e scivolosa, farsi strada nel reggiseno e inforcare un capezzolo tra i polpastrelli.
Lasci sfuggire un gemito tra le labbra socchiuse, subito riempite da una scaglia ruvida. Non riesci quasi a parlare per l’emozione che questo piacere lungamente ritardato ti provoca.
Ma è il gioco.
Devi indovinare il tipo di cioccolato.
E a ogni assaggio corrisponde un diverso piacere.

Improvviso, ti esplode un ricordo nella mente. Un altro gioco, fatto da ragazzi, al liceo, in quelle feste che spesso erano il preludio ad ulteriori approfondimenti in camera da letto. Come si chiamava quel ragazzo? Lo sfigato arrogante che ti moriva dietro? Che faceva lo sbruffone dicendo a tutti che scopava con te…?
Il Brunetti, ecco! Il nome nemmeno lo ricordi, lo chiamavano tutti semplicemente il Brunetti. E il gioco com’era? Si partiva dal cioccolato al latte, quello della Lindt, un cubetto ciascuno. E ognuno sceglieva chi imboccare.
Poi si passava al nocciolato, infine al fondente.
Sorridi pensando a cosa veniva dopo il fondente, con il prescelto che avevi eletto per quella sera.
E a quando facevi apposta a stringere i denti e mordicchiare i polpastrelli del malcapitato che ti aveva offerto un timido quadretto.
Vedevi la sua faccia contrarsi e il turbamento nei suoi occhi. Ti chiedi improvvisa: ma allora c’erano tutti questi tipi di cioccolato?
Poi ti ricordi che devi rispondere e sussurri:

- Fondente con scorze d’arancia.

Una mano si infila nelle mutande, ormai fradice.

* * *

Era la sua prima festa. Di solito non lo invitavano ai “cioccolato-party” e Tonio per la frustrazione immaginava che vi avvenissero scandalose partouze, ovviamente orchestrate da Daniela. Ma questa volta, proprio all’ultima ora di sabato, il Brunetti gli aveva proposto:

- Vieni anche tu da me questa sera? Facciamo un ciocco. Così poi mi scopo la Dany…

Tonio era impallidito ma aveva subito accettato, subodorando complotti e possibili umiliazioni. Ma l’idea di poter assistere per una volta a queste feste leggendarie aveva prevalso. E così, alle nove in punto suonava alla porta del Brunetti, con il sacchetto del super in mano. In quanto ultimo arrivato, era stato incaricato di comprare il cioccolato. E di sua iniziativa aveva aggiunto un Bacio Perugina che sperava di regalare a Daniela in un attimo di intimità.

* * *

- Al peperoncino! Sì! Peperoncino…
Non è facile descrivere un sapore mentre ti stanno scopando alla pecorina. Ma l’effetto è animale e selvaggio. Tu con la faccia affondata nella carta stagnola e il sedere svettante. Le sue mani sui tuoi fianchi. I colpi decisi e ritmici che fanno sbavare il cioccolato in bocca.
Il lento gioco dell’assaggio ha subito un’accelerazione e lui ti ha strappato i vestiti di dosso, mosso dall’eccitazione.

- Una volta non ti piaceva, al peperoncino.
- Una volta non esisteva nemmeno, al peperoncino.
- Godo! Godo! Sei meravigliosa!
- Come fai a sapere cosa mi piaceva una volta?

* * *

- Che cazzo hai portato, i gianduiotti?

Rimproverato dal Brunetti, Tonio non provava nemmeno a difendersi. A lui i gianduiotti facevano “bacio” e li aveva comprati al posto del nocciolato proprio per quello. Ma al Brunetti non piacevano, per via di un’indigestione che aveva fatto da piccolo.
Tonio era confuso. Aveva appena dato a Daniela il suo Bacio Perugina, estratto prontamente di tasca al momento opportuno, mentre erano andati a prendere le bibite in cucina.
Lei non l’aveva degnato di uno sguardo e aveva appoggiato con noncuranza il cioccolatino sul tavolo. Aveva afferrato due bottiglie di coca e gli aveva chiesto:

- Prendi tu le birre?

Fallito l’approccio, a Tonio restava l’ultima, lontana speranza di essere imboccato da Daniela nel gioco del ciocco. Ma naturalmente tutti aspiravano ad essere scelti da lei, e la selezione era durissima.
I ragazzi sedevano in cerchio sul tappeto della sala scambiandosi sguardi ansiosi.

- A me fanno schifo i gianduiotti. Non bacerei mai una che ha mangiato un gianduiotto. – Sentenziò il Brunetti, esperto e acido.

Era il turno di Daniela, che si alzò in piedi dichiarando:

- Tocca a me!

Prese un gianduiotto dalla scatola e si diresse decisa verso un Tonio di color cremisi cangiante. Strinse il cioccolatino con due dita e molto, molto lentamente lo introdusse in bocca al ragazzo.
Poi, con sfacciata sfrontatezza gli mise una mano dietro la nuca e lo baciò.

Con la lingua.
E con il gianduiotto in bocca.
Davanti a tutti.
A lungo.
Profonda.

E Tonio, confuso dall’emozione, assaporò quel vero bacio al gianduiotto, così lontano eppure così simile dai suoi goffi tentativi solitari.
Poi, come era inevitabile, quella sera Daniela scelse un altro per il giro di fondente. Lo invitò anche per il dopo-fondente. E tornò a ignorare Tonio come sempre aveva fatto.

* * *

I pensieri si scompaginano, trascinati e confusi dall’orgasmo che ti sorprende impetuoso. I tasselli vanno al loro posto mentre il piacere scema. Un nuovo gusto si avvicina alle labbra.
E il ricordo di quel ragazzo impacciato ma sincero ti afferra e ti commuove prima ancora che l’aroma dolce e familiare porti con sé anche il nome di Tonio e il ricordo del suo volto di adolescente eccitato.
L’uomo si sfila, ti afferra il viso tra le mani e appoggia le labbra sulle tue.

 
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The_Big_Ticket
view post Posted on 2/12/2015, 11:09     +1   -1




Benissimo
 
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